Gli 8 motivi che hanno reso immortale Georges Méliès Gli 8 motivi che hanno reso immortale Georges Méliès
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Gli 8 motivi che hanno reso immortale Georges Méliès

Il papà degli effetti speciali e del Cinema fantastico

Georges Méliès è uno di quegli uomini che ha realmente fatto la Storia del Cinema: omaggiato recentemente da Martin Scorsese in Hugo Cabret, che lo ha riportato all'attenzione del grande pubblico, sono tantissimi i registi e i professionisti del cinema che devono il loro lavoro e la loro passione al cineasta francese.  

 

Nato l'8 dicembre 1861 a Parigi, fu il primo a concepire il mezzo cinematografico come ricreatore di sogni e fantasie e non solo come rappresentazione della realtà, come invece solevano fare i Fratelli Lumière

 

[Viaggio nella Luna: forse il film più famoso di Georges Méliès]

 


Il suo passato da prestigiatore e illusionista teatrale lo aiutò nel concepire cortometraggi incredibili che sono entrati di diritto nella Storia della Settima Arte

 

Morì il 21 gennaio 1938 all'età di 76 anni, dopo una vita intensissima che nessuno degli appassionati di Cinema potrà mai dimenticare. 

 

Chi frequenta questo sito avrà notato che il primo livello al quale si ha accesso quando ci si iscrive è proprio quello che porta il suo nome, con l'icona del suo ritratto e tre immagini profilo tra cui scegliere, tratte da tre suoi film. 

Perché nonostante i Lumière siano fondamentali nella Storia del Cinema, è Méliès il vero inizio di tutto. 

 

Come disse anche Martin Scorsese: "Ha fondamentalmente inventato tutto lui". 

 

Ecco dunque 8 motivi per i quali ricordare Georges Méliès, 8 ragioni per cui quell'ometto geniale resterà immortale nei secoli. 

 

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Posizione 8

Il primo spettacolo

 

 

28 dicembre 1895, Salon Indien du Grand Café, Boulevard des Capucines 14, Parigi. 

 

 

Una data impressa a fuoco nella Storia del Cinema: alle 18:30 avviene la prima proiezione pubblica a pagamento di 10 cortometraggi di Auguste e Louis Lumière. 

 

 

Nonostante ci siano state precedentemente altre proiezioni organizzate da altri cineasti dei primordi, questa è la data in cui convenzionalmente si fa nascere il Cinema in quanto tale: c'erano soltanto 33 persone quel giorno ad ammirare la meravigliosa novità. 

 

 

Georges Méliès era uno di quei 33: alcuni dicono sia proprio l'uomo che si vede di spalle in questa fotografia, quello stempiato sulla sinistra in mezzo ai due fratelli Lumière che, in piedi, si guardano attorno. 

 

 

Nessuno ha mai confermato la cosa, ma è indubbiamente molto emozionante e romantico pensare che sia così. 

 

 

 

Posizione 7

La prima scoperta

 

Mentre era intento a riprendere la vita dei passanti di Place de l'Opera a Parigi, la cinepresa di Georges Méliès si bloccò. 

 

Ci volle circa un minuto per risolvere il problema e riprendere a girare. 

 

Dopo che la pellicola fu sviluppata e stampata, durante la proiezione Méliès vide un autobus trasformarsi improvvisamente in un carro funebre davanti ai suoi occhi.

 

I passanti in scena improvvisamente scomparvero e lasciarono il posto ad altri che apparvero dal nulla. 

 

 

Oggi la cosa ci fa inevitabilmente sorridere, ma quell'incidente fu ciò che fece scoprire al cineasta le potenzialità del Cinema in termini di effetti speciali: fu il primo caso, anche se involontario, di tecnica stop motion!

 

C'è chi attribuisce a Thomas A. Edison la paternità della stop motion, ma le cose avvennero praticamente in contemporanea con un oceano atlantico in mezzo, ed è fuori di dubbio che fu Georges Méliès colui che, una volta scoperta, ne fece più largo uso e con più successo. 

 

[Nell'immagine un frame di Le Raid Paris-Monte Carlo en deux heures, del 1905] 

 

Posizione 6

L'opinione dei Maestri 

 

Quando il pubblico ti ama hai sicuramente raggiunto il successo, ma quando ti amano, ti stimano e ti ammirano i Maestri del Cinema, allora sei sicuramente da considerare uno dei più grandi di sempre. 

 

Oltre alle lodi di Martin Scorsese e all'omaggio che ha voluto fargli in Hugo Cabret, dove viene interpretato da un somigliantissimo Ben Kingsley, nomi fondamentali per la Storia del Cinema hanno speso qualche parola su Georges Méliès. 

 

 

David W. Griffith, considerato il padre del Cinema moderno, colui che ha praticamente inventato il linguaggio cinematografico definendo dei canoni adottati ancora oggi, disse: 

"A Georges Méliès devo tutto ciò che sono". 

 


Charles Chaplin, uno dei più grandi non solo tra i cineasti ma tra gli Artisti in generale del secolo scorso, disse:  

"Méliès era l'alchimista della luce". 

 

 

Più recentemente Jean-Luc Godard, figura importantissima che ha rivoluzionato il Cinema e uno dei padri della Nouvelle Vague francese, disse che la Storia del Cinema va divisa in due strade: 

"Una è quella dei Fratelli Lumière che scoprirono lo straordinario nell'ordinario, e l'altra è quella di Georges Méliès che scoprì l'ordinario nello straordinario". 

 

Posizione 5

Il primo remake

 

 

Siamo oggi abituati e anzi forse eccessivamente assediati da remake cinematografici di qualunque tipo. 

 


Ma nel 1896 non era certo una pratica abituale, dato che il Cinema era nato praticamente pochi mesi prima. 

 

 

Uno dei primissimi cortometraggi di Georges Méliès - alcuni lo accreditano come il suo primo ma in realtà dovrebbe far parte di una serie di 6 corti girati in pochi giorni - è proprio il primo remake della Storia del Cinema: Une Partie de Cartes è il rifacimento di un lavoro dello stesso anno dei Fratelli Lumière intitolato Partie d'écarté

 


Méliès è l'uomo a favore di macchina, seduto in mezzo agli altri due: il corto non ha ancora nessuno degli effetti speciali che lo resero poi famoso.  

 

 

Posizione 4

La prolificità 

 

Per quello che è dato conoscere, Georges Méliès girò un totale di 534 cortometraggi tra il 1896 e il 1913

Una media di circa 31 all'anno. 

 

Purtroppo se ne sono salvati arrivando fino a noi meno della metà: si stima che siano poco più di 200 i film di Méliès disponibili oggi. 

 

La colpa fu anche sua: il suo successo all'inizio del secolo fu pazzesco, ma la sua politica di sfruttamento delle proprie opere era figlia dell'inesperienza. 

 

Méliès vendeva le copie dei propri film una alla volta, senza preoccuparsi di esigere qualcosa in termini di diritti d'autore per tutte le proiezioni che l'acquirente faceva in seguito dei suoi film. 

 

 

Non riuscendo quindi a stare al passo della velocissima trasformazione del Cinema da arte a vera e propria industria, e non appassionando più il pubblico che era in fretta diventato esigente in termini di struttura della sceneggiatura - e non si accontentava già più di farsi "semplicemente" meravigliare dai trucchi - il regista conobbe un periodo di crisi enorme che lo portò a disfarsi di tantissimo del suo materiale originale. 

 

Nonostante ciò, film come Viaggio nella Luna [nell'immagine], Viaggio attraverso l'impossibile, L'uomo-orchestra e tanti altri sono a più di un secolo di distanza opere dal valore inestimabile, per capacità realizzativa e per l'influenza che continuano a esercitare su chi fa Cinema e su chi lo guarda. 

 

Posizione 3

L'intuito e l'ostinazione

 

Come detto in precedenza, Georges Méliès fu uno dei pochi ad assistere alla prima proiezione cinematografica della Storia.  

In seguito a quella, avendo intuito cosa sarebbe diventato il Cinema di lì a poco, andò a parlare con i Fratelli Lumière e cercò di comprare la loro attrezzatura cinematografica. 

 

Ricevuto il rifiuto categorico dei due fratelli, Méliès decise di guardare con attenzione com'era costruito il proiettore e di farselo costruire ex novo da qualcuno. 

 

Diede l'incarico al proprio ingegnere teatrale e contattò anche Robert W. Paul, un elettricista ed ingegnere londinese che stava già lavorando con T. A. Edison. 

 

Una volta costruitosi cinepresa e proiettore, Méliès cominciò a girare e diventare il cineasta che conosciamo.  

 

Alcune cronache riportano che quando tentò di comprare l'attrezzatura dai Lumière ricevette una risposta da loro padre, Antoine, che disse che era meglio di no perché secondo lui poteva esserci un futuro e non voleva che Mèliès "rovinasse" il loro lavoro. 

Ma soprattutto viene riportata la frase del più grande dei due fratelli, Auguste, che disse a Méliès:  "Dovreste ringraziarci se non vi vendiamo nulla, vi evitiamo la rovina: questa invenzione è una semplice curiosità scientifica senza nessun futuro commericale!" 


Certo, Auguste, come no.  

 

Posizione 2

Il primo studio cinematografico d'Europa 

 

Per realizzare al meglio i propri lavori, Georges Méliès capì in fretta che aveva bisogno di un posto dove poter organizzare, gestire, provare e riprendere le sue idee. 

 


Ecco che quindi nel 1897 rivoluziona la proprietà che aveva avuto dal padre a Montreuil, una piccola cittadina alle porte di Parigi.

 

Su un'area di mezzo ettaro costruisce il proprio studio cinematografico, orientato a nord-sud per catturare più luce diurna possibile, fa costruire il tetto in vetro per poter sfruttare l'illuminazione naturale dall'alto e monta scenografie teatrali su pannelli semovibili come a teatro. 

 

 

È lungo 17 metri, largo 7 e alto 6: è il primo studio d'Europa pensato per creare del Cinema. 

 

Oggi, in quel di Montreuil e a pochi passi da dove c'era il suo studio, c'è una sala cinematografica: indovinate come si chiama? 

 

Georges Méliès, ovviamente.

 

Posizione 1

Gli effetti speciali 

 

Sono la cosa per cui Georges Méliès è famoso anche tra chi conosce poco la Storia del Cinema. 

L'immagine della faccia della Luna con il razzo che le entra in un occhio è una delle immagini più famose di sempre, non solo del Cinema ma delle arti figurative in genere: fa parte dell'immaginario collettivo mondiale ed è nota anche a chi non sa nemmeno chi sia Méliès. 

Al regista e illusionista francese dobbiamo l'invenzione di innumerevoli trucchi ed effetti che sbalordivano, divertivano e a volte spaventavano il suo pubblico, e dai quali la tecnologia cinematografica è partita per arrivare alla contemporanea CGI. 


Le giunzioni sostitutive: dopo averlo scoperto per caso [vedi posizione 7], Méliès montava dei pezzi di pellicola in modo da far scomparire o apparire oggetti e persone in scena semplicemente giuntando due pezzi di scene girate in momenti diversi. 

Oggi, una banalità... ai tempi, una rivoluzione. 

L'esposizione multipla, il mascherino e contromascherino: come si può vedere in questa immagine, tratta da L'uomo Orchestra del 1900, Méliès impressionava la pellicola recitando in una posizione, per poi riavvolgerla e reimpressionarla recitando in un'altra posizione e ottenendo quindi di comparire in scena contemporaneamente due volte... o anche ben più di due. 

Le fotografie time-lapse e la stop-motion: tecniche usate ancora oggi, il cineasta imparò che proiettando in sequenza delle immagini singole otteneva l'illusione del movimento e quindi sfruttò la cosa per far passare velocemente il tempo oppure per far muovere degli oggetti inanimati. 

Le dissolvenze e i colori dipinti a mano: fu il primo a usare le dissolvenze incrociate tra una scena e l'altra e il primo a colorare a mano la pellicola stampata. 

Lo spostamento della cinepresa avanti e indietro: per ingrandire e rimpicciolire un soggetto, in assenza in quegli anni di ottiche zoom, capì che era basilare muovere fisicamente la macchina da presa. 

Nel film L'homme à la tête en caoutchouc del 1901 questa tecnica è abbinata a quella del mascherino per simulare una testa che si gonfia. 

 

Provate ora a pensare alla nostra meraviglia di fronte ai moderni effetti visivi e speciali: siamo oramai spettatori smaliziati e abbiamo visto tanti "dietro le quinte", eppure ogni volta rimaniamo a bocca aperta di fronte alle meraviglie che è in grado di creare oggi la computer grafica. 

Adesso pensate invece agli spettatori dell'epoca, che non avevano idea di come venissero realizzati quei trucchi e ai quali sembrava tutto magico.  

Ecco perché Georges Méliès resterà immortale: perché è l'uomo che ci ricorderà per sempre che dentro a ogni fotogramma cinematografico c'è della vera, incredibile e stupefacente magia. 

 



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1 commento

Terry Miller

9 mesi fa

Una figura che non conoscevo minimamente fino a che non ho letto il libro Storia degli effetti speciali di Giovanni Toro.
Grazie Méliès.

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