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Il Cinema in pubblicità: 8 spot diretti da grandi registi

Chi l'ha detto che la pubblicità non può essere Cinema? Scopriamo insieme 8 significativi spot diretti da grandi registi!

Intorno alla pubblicità - è risaputo - aleggia una certa antipatia; d’altronde parliamo di un mezzo piuttosto insidioso che spesso finisce per negare se stesso, agendo esclusivamente per interessi personali attraverso idee promozionali ridicole e anacronistiche. 

 

Diciamolo pure: la pubblicità, nella maggior parte dei casi, non ha esattamente rispetto per chi la guarda. 

È offensiva perché si inserisce prepotentemente all’interno delle nostre vite, insultando la nostra intelligenza e invadendo i nostri spazi privati. 

 

In questo senso le pubblicità diretti da registi cinematografici rappresentano decisamente un caso a parte, soprattutto per la loro capacità di trasmettere contenuti spesso privi di un messaggio pubblicitario particolarmente esplicito. 

 

Sono infatti numerose le aziende che, attraverso collaborazioni con registi e grandi attori del Cinema, hanno avuto la possibilità di costruire una vera Storia pubblicitaria intorno ai propri prodotti di punta.  

 

[La raffinata pubblicità di Martin Scorsese per D&G con Scarlett Johansson e Matthew McConaughey che girano a bordo di un’Alfa Romeo Cabriolet d’epoca tra le strade di una New York deserta e sulle note de Il cielo in una stanza]  

 

 

Gli spot d’autore attingono allo stile, alla poetica e al linguaggio del cineasta ingaggiato e, allontanandosi apparentemente dal mero scopo commerciale, riescono ad aggirare il meccanismo automatico di difesa del pubblico.  

 

Oltre a rimanere maggiormente impressi nella memoria, gli spot diretti da registi cinematografici possono anche determinare una svolta tanto per l’azienda, quanto per il modo in cui è possibile trasmettere messaggi promozionali di qualità.  

 

La celebre pubblicità della messa in commercio del rivoluzionario Macintosh di Apple Computer diretta da Ridley Scott ne è un chiaro esempio.  

 

Molti registi stringono poi collaborazioni durature con brand per la realizzazione di campagne pubblicitarie ad hoc, proponendo contenuti maggiormente autoreferenziali: di recente Spike Lee ha firmato per Nike un corto pubblicitario d’autore in occasione dei cinquant’anni dell’azienda che fa riferimento alla sua serie televisiva She’s Gotta Have It, basata su Lola Darling.  

 

[1984 di Ridley Scott ha debuttato il 22 gennaio 1984 durante il Superbowl: grazie alla sua forza evocativa, la manifestazione sportiva è diventata negli anni a venire l’evento prediletto dagli inserzionisti di pubblicità]  

 

 

Anche in terra nazionale le campagne sostenute da registi del Cinema sono numerose e trovano le proprie radici nella nascita della televisione e in Carosello, in cui si registrano le prime incursioni cinematografiche.  

 

Una delle collaborazioni italiane più famose è Alta società, una pubblicità diretta da Federico Fellini per Barilla che, sulle note de La bella malinconica di Nino Rota - tema de La dolce vita -, ricrea le atmosfere oniriche tipiche del suo personale stile registico.  

 

Menzione speciale infine per David Lynch, regista estremamente prolifico in questo senso. 

Basta davvero poco per scoprire l’assurda varietà di spot da lui realizzati nel corso degli anni, da Calvin Klein a Playstation 2 fino a Barilla e una serie pubblicitaria per Georgie Coffee - andata in onda solo in Giappone - che il regista ha così commentato: 

“In linea di principio sono molto contrario, ma sono così divertenti da fare. 

 

Erano prodotti esclusivamente per il Giappone, così ho pensato semplicemente: Ok!”

 

[A fronte della sua fama di creatore di atmosfere inquietanti, vi stupirà scoprire che Lynch ha diretto una brevissima pubblicità per l’azienda di test di gravidanza Clear Blue]  

 

 

Grazie agli Amici di CineFacts.it, che come sempre hanno avuto la possibilità di scegliere il tema della Top 8 di questo mese, la redazione ha individuato 8 significativi spot pubblicitari diretti da registi cinematografici.  

 

Opere che hanno saputo distinguersi per qualità, stile e tecnica, dimostrando che anche uno strumento commerciale come la pubblicità può essere considerato un contenuto di innegabile valore artistico.

 

[Introduzione a cura di Matilde Biagioni]

 

[Immagine di copertina a cura di Drenny DeVito

 

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Posizione 8

Sergio Leone per Renault

 

Non solo Cinema: Sergio Leone dedicò parte della sua carriera anche alla regia di spot televisivi, quasi tutti realizzati per l’agenzia francese Télé Hachette, nonostante la sua riluttanza iniziale nel tuffarsi in tale avventura.

 

 

I suoi spot più famosi sono sicuramente quelli legati a Renault, azienda automobilistica per la quale Leone diresse ben tre spot negli anni ’80, tutti tesi a sottolineare la potenza delle auto prodotte dal marchio francese: anche in questi casi il regista si avvalse dell’aiuto di collaboratori storici come il compositore Ennio Morricone, il direttore della fotografia Tonino Delli Colli e lo scenografo Carlo Simi.

 

Il secondo spot di questa ideale trilogia risalente al 1981 vinse anche il Minerva di Platino, all’epoca l’Oscar della pubblicità europea.

 

Girato nell’antico anfiteatro romano di Tunisi, in poco meno di un minuto è mostrata la forza della Renault 18 Diesel, capace di liberarsi con violenza da alcune catene che la tengono immobilizzata al centro dell’arena per poi compiere un giro d’onore all’interno del sito archeologico, il tutto sulla musica di Morricone composta in origine per Un genio, due compari, un pollo di Damiano Damiani, prodotto proprio da Leone nel 1975.

 

 

Da questo e dagli altri due spot, filmati sempre in location esotiche come la Giordania e lo Zimbabwe, si evince il tipico gusto di Sergio Leone per la cura dei dettagli e l’afflato epico della Storia, in questi casi da raccontare in pochi secondi.

 

Il regista non fece mai mistero di essersi divertito durante la direzione di questi spot, amando il confronto con i tempi ristretti della TV e la possibilità di poter viaggiare per il mondo.

 

 

[a cura di Marco Batelli]

 

Posizione 7

Spike Lee per Nike, Air Jordan 4

 

Quello tra Nike e Michael Jordan è il binomio commerciale più famoso e prolifico della Storia, questo è un dato di fatto. 

 

Quando ti capita per le mani il più grande testimonial sportivo di sempre, non puoi fare altro che costruire attorno a lui un immaginario unico, iper-riconoscibile e di grande impatto. 

 

Al quinto anno di collaborazione con His Airness, per il quarto modello di Air Jordan mai progettato, il marchio nato in Oregon ha quindi sfoderato una delle sue migliori trovate commerciali e ha chiamato a dirigere uno spot il regista più legato al basket nella Storia del Cinema: Spike Lee, un altro degli storici uomini-Nike.

 

Il risultato è Can/Can't.

 

Si tratta di 30 sfavillanti secondi in bianco e nero di duetto tra Michael Jordan e Mars Blackmon, l'alter ego fittizio di Spike Lee che nel corto, presentando il suo "assistito", ci mostra una serie di cose che possiamo o non possiamo fare. 

 

Schiacciare come Jordan non ci è permesso ma, invece, comprare le sue scarpe è senz'altro possibile.

 

Un concetto semplice, reso estremamente catchy dalla direzione di Spike Lee.

 

Il regista newyorkese ci restituisce attraverso plongée, riprese dal basso, rapide zoomate e un montaggio iper cinetico al contempo l'idea di dinamismo che caratterizza la pallacanestro e un senso di imperdibilità del nostro acquisto.

 

Efficace, coinvolgente, splendidamente diretto e con il più grande testimonial di sempre, che ci invoglia a comprare il prodotto senza il bisogno di proferire neanche una parola: serve altro per descrivere l'epitome dello spot perfetto?

  

 

[A cura di Jacopo Gramegna]

 

Posizione 6

Baz Luhrmann per Chanel

 

Chanel No. 5, ancora oggi considerato il profumo Chanel più venduto di sempre, ha un’affascinante Storia pubblicitaria e la sua promozione è stata oggetto di sfida di numerosi registi cinematografici. 

 

Solitamente accostata al volto di grandi attrici del Cinema, da Marilyn Monroe a Marion Cotillard, la celebre fragranza fu protagonista di una campagna pubblicitaria del 2004 alla quale prese parte anche Baz Luhrmann.   

 

Il suo luccicante cortometraggio di 180 secondi, girato presso i Fox Studios di Sydney in cinque giorni con un budget di 33 milioni di dollari, inserisce in una dimensione onirica la nascita della più classica delle utopie romantiche: la storia d’amore tra un ragazzo comune (Rodrigo Santoro) e una star del Cinema (Nicole Kidman).  

 

Per No.5 The film, Luhrmann dirige ancora una volta l’attrice australiana ispirandosi al film più rappresentativo della loro collaborazione artistica e professionale, Moulin Rouge!, e portandovi tutte le caratteristiche del suo personale stile registico.  

 

Le immagini di una New York digitalizzata si susseguono in dissolvenze continue, alternandosi con i primi piani e i fermo immagine del volto etereo dell’attrice.   

 

La città, invasa dal logo della casa di moda che appare sugli schermi, sull’Empire State Building e sulle facciate degli edifici, è dominata da un’unica grande insegna a LED che trionfa imponente sul tetto dell'appartamento in cui i due amanti trovano rifugio.  

 

Sulle commoventi note di Clair de lune di Claude Debussy, eseguito dalla Sydney Symphony Orchestra, lo spot prosegue attraverso le parole dell’uomo che racconta l’incontro magico avuto con una donna misteriosa della quale ricorderà, fino alla fine dei suoi giorni, l’inconfondibile profumo.  

 

 

[A cura di Matilde Biagioni]

 

Posizione 5

Martin Scorsese per Freixenet Cava

 

Nel 2007 il cineasta americano Martin Scorsese fece una scoperta sbalorditiva: durante alcune ricerche d’archivio trovò tre pagine di una sceneggiatura inedita e incompleta firmata da Alfred Hitchcock in persona, intitolata The Key to Reserva

 

Per celebrare questo storico avvenimento decise di girare un cortometraggio composto da una parte documentaristica in cui commenta l’importanza del reperto e da una in cui mette in scena lo script come il Maestro del brivido l’avrebbe girato. 

Vediamo quindi una spia (Simon Baker) aggirarsi con un contenitore in legno tra i corridoi di un teatro dell’opera: è in cerca della chiave per aprirlo e anche di un modo per liberare la donna (Kelli O’Hara) tenuta in ostaggio in platea dall’antagonista (Michael Stuhlbarg). 

 

Dopo una strenua lotta con uno scagnozzo travestito da violinista il protagonista riesce finalmente a trovare la chiave e aprire il cofanetto che contiene... una bottiglia di spumante Cava della marca Freixenet

Ebbene sì: è tutto inventato, è tutto falso.

Non esiste nessuna sceneggiatura, nessun ritrovamento. 

Si tratta di una pubblicità, anche se più lunga della media.

 

Scorsese ha voluto omaggiare Hitchcock in ogni dettaglio, creando una summa delle caratterisitiche della sua filmografia: la trama, l’ambientazione, la musica simil-Hermanniana, la fotografia (Harris Savides) e i suoi colori, i costumi, le riprese dall’alto, i primi piani, l'effetto Vertigo, ma soprattutto i rimandi ai capolavori; da Intrigo Internazionale, L’uomo che sapeva troppo, MarnieGli uccelliLa finestra sul cortile, passando per Notorious - L'amante perduta. 

 

Insomma, tutta questa riproduzione non è nient’altro che un MacGuffin per vendere un determinato prodotto. 

 

Ma quando il risultato è così artisticamente pregevole vorremmo che il Cinema incontrasse più spesso il mondo pubblicitario.  

 

[a cura di Jacopo Troise]

 

Posizione 4

Spike Jonze per Kenzo 

 

Non tutti sanno che Spike Jonze oltre che per i suoi lungometraggi – come Lei, Il ladro di orchidee e Essere John Malkovich - è famoso anche per i videoclip musicali.

 

 

Il regista di Rockville infatti ha lavorato con alcuni dei più grandi musicisti degli ultimi 30 anni: partendo dai Sonic Youth, R.E.M., Daft Punk, Björk, Weezer, Dinosaur Jr, Beck e The Chemical Brothers fino ad arrivare a Kanye West, LCD Soundsystem e Arcade Fire.

 

Viene da sé rendersi conto che Spike Jonze abbia familiarità con clip di breve durata, che fanno della musica e dell’immagine il proprio perno; in tal senso non c’è da stupirsi se tra gli spot pubblicitari più emblematici diretti dai registi cinematografici salti fuori proprio il suo nome.

 

 

Kenzo invece è un casa di moda francese fondata da Kenzo Takada, stilista giapponese: il lavoro della celebre maison ha sempre cercato di comunicare libertà e originalità, tramite il connubio tra i costumi tradizionali giapponesi con lo streetwear occidentale e uno studio del design che si rifà alla natura. 

 

Non fa eccezione il lavoro di marketing intorno al profumo Kenzo World  e la pubblicità diretta da Spike Jonze nel 2016.

 

 

La protagonista del videoclip è l’attrice e modella Margaret Qualley: la ragazza presenzia a una cena piuttosto noiosa, è frustrata e sbuffa.

 

Con una scusa si alza, si allontana e inizia a ballare; non è una danza elegante, ma aggressiva, ironica, convulsa, forsenata, una vera e propria liberazione dalle convenzioni sociali, sulle note di Mutant Brain, brano elettronico composto da Sam I e Ape Drums.

 

 

[A cura di Lorenza Guerra]

 

Posizione 3

Edgar Wright per Nike

 

Spesso gli spot d'autore hanno la tendenza a essere solamente partnership artistiche tra due brand: piccoli cortometraggi un cui il regista di turno può giocare con mezzi praticamente illimitati e in cui il marchio vuole principalmente darsi un tono, il tutto mettendo in secondo piano la comunicabilità pubblicitaria dello spot.

 

Choose go! è invece il perfetto esempio di commercial in cui un autore, in questo caso Edgar Wright, ha saputo adattare la propria arte a un altro medium senza snaturare la forma di destinazione.

 

Aiutato probabilmente dalla propria inclinazione estremamente pop, il regista inglese ha infatti creato una pubblicità in cui sono necessari solo i primi e gli ultimi dieci secondi, tutto il resto è divertissement ritmico, visivo e d'ingegno, da adattare a contesti e durate.

 

L'autore britannico mette in scena un concept fortissimo ed estremamente divertente, ma non solo: oltre all'esaltazione del running (e per estensione di tutto lo sport), lo spot si porta dietro una riflessione ecologista e di impegno attivo nella salvaguardia del pianeta.

 

Questi sottotesti, come accade in tutta la poetica di Edgar Wright, non scavalcano il piano narrativo, pop e ironico - che è predominante - ma ci dialogano perfettamente.

 

Un parterre di stelle sportive di primissimo piano impreziosiscono lo spot Nike: da Giannīs Antetokounmpo a Kobe Bryant, da Kylian Mbappé a Simone Biles, passando per Odell Beckham Jr. ed Edinson Cavani.

 

Gli sportivi non sono però da soli: per costruire l'effetto comico e drammaturgico su cui si basa la pubblicità Wright si avvale di volti noti dello spettacolo come Bill Nye, Sadie Sink e Kevin Hart.

 

Un perfetto lavoro di montaggio e regia, capace di capire il contesto in cui l'autore si stava calando e di sfruttarlo al meglio.

 

[A cura di Fabrizio Cassandro]

  

Posizione 2

Fratelli D'Innocenzo per Gucci

 

Quello tra Gucci e i Fratelli D’Innocenzo non è solo un rapporto lavorativo, ma un vero e proprio sodalizio artistico. 

 

 

I due registi italiani nel 2019 hanno pubblicato Farmacia notturna, un libro fotografico realizzato grazie al noto marchio di moda che ha scelto di puntare sui D’Innocenzo anche dal punto di vista dell’immagine, dato che sui red carpet dei vari festival cinematografici - e non - i due gemelli sono sempre vestiti dalla casa di moda fiorentina.  

 

Non è un caso perciò che da questo rapporto sia nato Epilogue, spot pubblicitario mediante il quale il brand chiude la propria campagna pubblicitaria iniziata con Gucci - The Ritual.

 

 

Girato a Roma tra Palazzo Sacchetti e Campo Boario, Epilogue è caratterizzato da un’atmosfera fiabesca ma al tempo stesso straniante, dove i modelli indossano gli abiti che nei precedenti spot stavano ideando.

 

Spazio alle nuove idee, alla creatività dei giovani, all’estro artistico, a un nuovo modo di intendere la moda.

 

I Fratelli D’innocenzo dirigono Epilogue seguendo questa idea di innovazione, attraverso uno stile di regia eccentrico che sposa benissimo l’idea di decadenza dei luoghi delle riprese.

 

Un perfetto connubio tra il passato - da eliminare - e il presente che sarà anche l’immediato futuro: una favolaccia nella terra dell’abbastanza.

 

 

[A cura di Emanuele Antolini]

 

Posizione 1

Matteo Garrone per Dior

 

Le Château du Tarot non è pubblicità intesa in senso classico e nemmeno una sfilata, bensì un connubio tra le due in cui si cerca di elevare il più possibile il contenuto, ovvero la presentazione della collezione Dior Haute Couture Primavera-Estate 2021 della designer Maria Grazia Chiuri, dedicata al mondo esoterico dei tarocchi.

 

 

Il cortometraggio dalla durata di circa 15 minuti si divide principalmente in due parti: nella prima abbiamo un vero e proprio racconto, mentre nella seconda abbiamo la presentazione dei vari abiti con la descrizione.

 

L’atmosfera ricorda un po’ quella de Il racconto dei racconti - Tale of Tales e, più in generale, un mondo incantato molto caro al regista, che si ispira ai tarocchi dipinti da Bonifacio Bembo nel 1400, in pieno Rinascimento.

 

La protagonista è una ragazza (Agnese Claisse) alla ricerca di se stessa.

 

Attraverso la lettura dei tarocchi viene catapultata in uno sfarzoso castello - il Castello di Sammezzano (FI) - e comincia un viaggio onirico in cui si scontra con delle particolari forze rappresentate dagli Arcani Maggiori.

 

Superate tutte le prove dei tarocchi, la giovane incontra il suo io maschile e decide spontaneamente di unirsi a lui, creando l’armonia perfetta. 

 

Matteo Garrone e Maria Grazia Chiuri, alla loro seconda collaborazione dopo il poetico cortometraggio Le Mythe Dior, dimostrano ancora una volta come l’amore e la passione per l’Arte - in particolar modo l’unione di due arti quali Cinema e moda - vadano oltre la semplice vendita di un prodotto, impreziosendolo attraverso la forza del racconto. 

 

 

[a cura di Eris Celentano]

 



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