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8 cose che fino ad oggi non sapevi su Qualcuno volò sul nido del cuculo

8 curiosità per conoscere meglio il film di Miloš Forman

Quando si parla di film che raccontano patologie psichiatriche, della loro sintomatologia e trattamento non si può non citare Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) diretto da Miloš Forman e tratto dall'omonimo romanzo di Ken Kesey pubblicato nel 1962.

 

Qualcuno volò sul nido del cuculo, Accadde una notte (1934) di Frank Capra e Il silenzio degli innocenti (1991) di Jonathan Demme sono gli unici lungometraggi ad aver vinto alla cerimonia degli Oscar i cosiddetti Big Five: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista, Miglior Attrice Protagonista e Migliore Sceneggiatura.

 

La pellicola inoltre vanta un cast d'eccezione: oltre a Jack Nicholson nel ruolo del protagonista ci sono anche Louise Fletcher, Will Sampson, Christopher Lloyd, Danny DeVito, Brad Dourif e Sydney Lassick

 

[Il trailer di Qualcuno volò sul nido del cuculo di Miloš Forman]

 

 

Secoli di letteratura dimostrano quanto l'attenzione di artisti e letterati riguardo le malattie psichiatriche, oltre alla sensibilità di politici e opinione pubblica, abbiano viaggiato sempre su binari differenti; solo negli ultimi decenni queste strade hanno iniziato a convergere.

 

I motivi di tale divergenza - storicamente conclamata - sono molteplici e hanno a che fare con una serie di problematiche di natura pratica e sentimentale; se da un lato i confini della salute mentale sono stati sempre complessi da circoscrivere, soprattutto nella vastissima gamma delle sue declinazioni, dall'altro l'artista non può che subire una proverbiale fascinazione verso tutto ciò che sfida volontariamente o meno lo status quo.

 

Sciorinare quanti più esempi possibili riguardo la trattazione della salute mentale nella Storia dell'arte meriterebbe una digressione a sé ben più ampia e, pur limitandosi solo al Cinema, gli esempi da fare sarebbero molteplici.

 

 

[Jack Nicholson in Qualcuno volò sul nido del cuculo. Non è la prima volta che si cimenta con un ruolo del genere: in questa Top 8 sui film sulle malattie mentali troverete un'altra sua interpretazione]

 

Seppur sia vero che l'arte abbia ampliamente contribuito allo sdoganamento e alla riflessione su alcune patologie cliniche, bisogna anche ammettere che spesso si è resa colpevole di romanticizzare alcuni sintomi, tralasciandone i più scomodi o i meno funzionali dal punto di vista narrativo.

 

Qualcuno volò sul nido del cuculo riesce invece a superare questo assunto e a ritagliarsi uno spazio memorabile anche nella rappresentazione delle difficoltà pratiche dell'ospedalizzazione.

 

Ciò per cui ricordiamo Qualcuno volò sul nido del cuculo però non è tanto l'analisi di una particolare patologia piuttosto che di un'altra, ma il modo in cui queste vengono (o forse sarebbe meglio parlarne al passato?) trattate a livello clinico e soprattutto umano. 

 

[Un brano della colonna sonora di Qualcuno volò sul nido del cuculo, composta da Jack Nitzsche]

 

 

Il titolo originale della pellicola è One flew over the cuckoo's nest ed è basato su un gioco di parole nello slang statunitense: cuckoo significa cuculo, ma anche pazzo e cuckoo's nest indica il nido dei pazzi, cioé il manicomio.   

 

Il “nido del cuculo" nel caso specifico è l’ospedale psichiatrico di Stato di Salem - non un centro qualsiasi, ma uno fornito di tutti i più moderni comfort - in cui nel 1963 giunge un uomo di nome Randle Patrick McMurphy (Jack Nicholson), già in carcere con l'accusa di aver violentato una minorenne.

L'obiettivo del suo soggiorno è decretare se le sue azioni dipendano da una malattia mentale o siano solo frutto del suo atteggiamento sovversivo.

 

Il suo comportamento anticonformista e stravagante spinge gli altri pazienti a riappropriarsi dei propri spazi e a ribellarsi alla rigida disciplina imposta dalla gelida infermiera caporeparto Mildred Ratched (Louis Fletcher).

 

I metodi coercitivi utilizzati dall'infermiera - con l'approvazione e la compiacenza dei suoi ignavi superiori - si riversano spesso in abusi fisici, verbali e psicologici; la totale mancanza di empatia della donna la rende uno degli antagonisti più insopportabilmente iconici della Storia del Cinema. 

 

Forman in tal senso riesce a ribaltare il punto di vista comune: i malati di mente, disumanizzati da una società omologata e sempre più tesa a un'efficienza che patologie del genere non possono garantire, vengono rappresentati nelle loro varie sfumature sia cliniche che strettamente emozionali; il potere, impersonificato dall'infermiera Ratched, è invece privo della curiosità e della compassione che differenziano gli esseri umani dalle bestie.

 

In ambito medico un abuso di potere rischia di diventare un vero e proprio diritto a legiferare sulla vita - o sulla qualità di vita anche nelle sue estreme conseguenze - e sulla morte del paziente.

 

Ci troviamo in un periodo storico in cui non solo si inizia a mettere in discussione la psichiatria tradizionale ma anche alcune fondamenta dello status quo, si parla quindi di razzismo e di discriminazione.

 

Non è un caso infatti che uno dei personaggi più memorabili del film sia Capo Bromden (Will Sampson), un nativo americano. 

 

 

[Jack Nicholson e Will Sampson in Qualcuno volò sul nido del cuculo. Il casting per Capo Bromden non fu semplice: Sampson infatti era un ranger nel Parco dell'Oregon e fu selezionato sia in quanto nativo americano sia per la sua mastodontica stazza]

 

Non è nemmeno un caso che proprio un regista cecoslovacco sia riuscito a dar vita a una metafora così incisiva delle dinamiche asfissianti delle autorità sugli oppressi; Forman infatti ha vissuto sulla propria pelle il nazismo, le purghe staliniane e infine le idiosincrasie del liberalismo americano. 

 

Il registro della pellicola segue il climax drammatico della sceneggiatura: le crepe nella commedia diventano sempre più larghe fino a che il "nido del cuculo" non collassa su se stesso, lasciando ai suoi piedi soltanto macerie.

 

Di seguito 8 curiosità per capire meglio Qualcuno volò sul nido del cuculo... oppure stuzzicare la vostra curiosità!

 

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Posizione 8

Qualcuno volò sul nido del cast

 

A causa dello stress dovuto agli estenuanti ritmi delle riprese e alla lontananza dalla futura moglie Rhea Perlman, Danny DeVito ha sviluppato un singolare - ma nemmeno troppo - meccanismo di coping: trascorreva infatti intere notti a conversare con un amico immaginario. 

 

Il dottor Brooks - uno dei medici dell'Oregon State Mental Hospital - sul set rassicurò la produzione che non c'erano problemi con questo fatto, a patto che l’attore fosse sempre consapevole che si trattava di un personaggio nato dalla sua fantasia. 

 

Non è stato solo DeVito a suscitare preoccupazioni per la sua salute mentale: anche Sydney Lassick (che nel film interpreta Charlie Cheswick) ha avuto più di una crisi di nervi, la peggiore durante le riprese della scena finale del film. 

 

Posizione 7

Tre direttori della fotografia 

 

In Qualcuno volò sul nido del cuculo si sono alternati tre direttori della fotografia: il primo è Haskell Wexler - vincitore di due Oscar alla Miglior Fotografia per Chi ha paura di Virginia Woolf? (1967) e Questa terra è la mia terra (1977) - licenziato e sostituito da Bill Butler.

 

Secondo Wexler il suo licenziamento era dovuto al fatto che stesse lavorando contemporaneamente a Underground (1976), un documentario su un'organizzazione terroristica radicale; Forman negò, sostenendo che la causa fosse da cercare solo nelle divergenze artistiche. 

 

Dopo trenta giorni anche Butler si allontanò per un altro lavoro, tant'è che della scena in barca si occupò William A.Fraker, che non è mai stato accreditato.

 

Sia Wexler che Butler hanno ricevuto la nomination per l'Oscar alla Miglior Fotografia, anche se a detta del primo non c'erano più di due o tre minuti nel film che non fossero stati girati da lui.

 

Posizione 6

One flew OUT of the cuckoo's nest 

 

Il cast ha lavorato a stretto contatto con i veri pazienti dell'Oregon State Mental Hospital, tant'è che ogni attore è stato affiancato da almeno due o tre malati di mente, alcuni dei quali hanno recitato come comparse. 

 

Per favorire l'immedesimazione Forman ha costretto gli attori a guardare Titicut Follies (1967), documentario di Frederick Wiseman

Lo stesso regista ha trascorso un mese nella struttura sanitaria per osservare bene l'ambiente prima di iniziare le riprese. 

 

Sul set c'è stato persino un incidente: un membro della troupe ha lasciato aperta una finestra del secondo piano per installare dei cavi, un vero paziente li ha usati per calarsi di sotto, è caduto a terra e si è ferito. 

 

Il giorno seguente un giornale locale ha riportato l'incidente con un articolo il cui titolo era One flew OUT the cuckoo's nest (qualcuno volò FUORI dal nido del cuculo).

 

Posizione 5

... e se Kirk Douglas avesse interpretato McMurphy?

 

Nonostante McMurphy sia una delle interpretazioni più celebri della gloriosa e lunga carriera di Jack Nicholson, l'attore ha rischiato di non prendere parte alla produzione. 

 

In origine la parte sarebbe dovuta essere di Kirk Douglas; l'iconico interprete di Orizzonti di Gloria (1967) aveva acquistato infatti i diritti di sfruttamento economico del romanzo di Kasey. 

 

D'altro canto il fato non è stato dalla sua parte e la ricerca di produttori che finanziassero il suo progetto è stata lunga e impervia. 

Anni dopo ha ceduto i diritti al figlio Michael che ha realizzato la pellicola in co-produzione con Saul Zaentz e la United Artists, e il buon Kirk era ormai troppo anziano per interpretare il ruolo del protagonista. 

 

Prima del trentottenne Jack Nicholson - che nei tre anni precedenti aveva recitato ne L'ultima corvè di Hal AshbyChinatown di Roman Polanski e Professione: reporter di Michelangelo Antonioni - vennero sondate le disponibilità di James Caan, Marlon Brando e Gene Hackman.

 

Posizione 4

Un segno del destino 

 

In un primo momento per la regia di Qualcuno volò sul nido del cuculo era stato scritturato Hal Ashby

Sembra però un vero segno del destino che alla fine sia stato proprio Forman a prendere in mano il progetto. 

 

Kirk Douglas e Milos Forman infatti si incontrarono la prima volta anni prima in Cecoslovacchia.

Fu proprio in questa occasione che l'attore parlò a Forman della possibilità di adattare Qualcuno volò sul nido del cuculo, un romanzo che riteneva perfetto per il suo stile registico. 

 

Il libro però non arrivò mai nelle mani del regista di Amadeus, presumibilmente per una confisca attuata dalle autorità cecoslovacche.

 

Quando Forman durante il suo esilio statunitense ricevette una copia dell'opera di Ken Kesey da Michael Douglas non aveva la minima idea che si trattasse proprio di quel romanzo di cui gli aveva parlato anni prima il protagonista di Spartacus.

 

Posizione 3

Qualcuno volò in casa Simpson

 

Un antico saggio diceva che se ti dedicano una puntata dei Simpson allora sei destinato a essere ricordato in eterno. 

Ovviamente nella sequela di citazioni cinematografiche mostrate dagli omini gialli nati dalla matita magica di Matt Groening non manca Qualcuno volò sul nido del cuculo, omaggiato in più di un'occasione. 

 

Oltre ai sempreverdi Simpson, non possiamo che citare alcuni brani musicali: dal testo di Welcome home (Sanitarium) del 1986 dei Metallica ai videoclip di Basket Case (1994) dei Green Day, Sunday morning call (2000) degli OasisThe Real Slim Shady (2000) di Eminem

 

"Miss Ratched!" è inoltre un ironico appellativo che il personaggio di Tom Hanks in Philadelphia affibbia al suo compagno.

 

Alla famigerata infermiera bionda è stato dedicato anche Ratched, uno spin-off  su Netflix, prequel delle vicende rappresentate nel film; nella serie televisiva la protagonista è interpretata da Sarah Paulson

 

Le citazioni a Qualcuno volò sul nido del cuculo presentate dalla cultura pop contemporanea sono tantissime: una volta visto il film è piuttosto semplice identificarle ogniqualvolta le si incontra in produzioni audiovisive che omaggiano il capolavoro di Miloš Forman.

 

Posizione 2

Orgoglio e pregiudizio

 

Quando pensiamo a un conflitto tra uno scrittore e un regista rispetto alla trasposizione di un'opera letteraria la mente ci porta subito a Stephen King, Stanley Kubrick e Shining. Il loro, però, non è stato un caso isolato. 

 

Ken Kesey, autore dell'omonimo romanzo da cui nasce l'adattamento di Forman, era molto contrariato dal modo in cui era stato rimaneggiato il soggetto originale: rifiutò di riguardare il lungometraggio completo e citò persino in giudizio i produttori - Michael Douglas e Saul Zaentz - per aver infranto un accordo verbale pregresso.

 

Lo scrittore, anni dopo, ha raccontato che mentre faceva zapping si é trovato per caso a guardare - senza saperlo - proprio quel film che aveva giurato di evitare tassativamente; in un primo momento gli parve interessante, ma cambiò canale appena capì di aver di fronte il tanto odiato lungometraggio di Forman. 

 

Il romanzo è stato scritto nel periodo in cui Kesey lavorava come inserviente nel turno di notte in un ospedale per veterani di guerra a Menlo Park in California, dove ha avuto modo di conoscere molti pazienti del reparto di psichiatria. Uno dei cambiamenti che più ha provocato l'ira dello scrittore è stata l'eliminazione di Chief Bromden come narratore onnisciente.

 

Posizione 1

Lo strano caso di Louise Fletcher e dell'infermiera Mildred Ratched

 

Nonostante l'interpretazione della temibile infermiera Ratched sia valsa all'attrice di Birmingham l'Oscar come Miglior attrice protagonista, Louise Fletcher era così turbata dal suo stesso personaggio da aver evitato di riguardare il film per anni. 

 

Sul set osservava il cast ridere e divertirsi e verso la fine delle riprese, per dimostrare di non essere fredda e spietata come la caporeparto, si tolse il vestito rimanendo con le sole mutandine davanti a tutti. 

 

La sua interpretazione quindi si arricchisce di una nuova sfumatura: una professionista così sensibile da non sopportare il proprio ruolo è riuscita a restituirci comunque uno dei personaggi femminili più agghiaccianti della Storia del Cinema. 

Ottimo risultato, considerando anche che il suo screentime è solo di 22 minuti e 37 secondi. 

 

Ellen Burstyn, Anne Bancroft, Tippi Hedren, Geraldine Page e Angela Lansbury rifiutarono la parte.

 



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