close

NUOVO LIVELLO

COMPLIMENTI !

nuovo livello

Hai raggiunto il livello:

livello

#CineFacts. Curiosità, recensioni, news sul cinema e serie tv

#SuldivanodiAle

Sfida al Presidente - The Comey Rule - Recensione: quando i boyscout non bastano

Serie limited Showtime portata in italia da Sky che racconta la versione di James Comey sull'elezione di Trump

The Comey Rule è una miniserie americana tratta dal libro A Higher Loyalty scritto da James Comey, ex direttore dell’FBI licenziato da Donald Trump.

 

Nel libro Comey parla dei fondamenti della sua storia professionale e personale, affondando in ricchi dettagli riguardo le elezioni presidenziali, l’indagine sulle e-mail di Hillary Clinton e il fallout mediatico creatosi di conseguenza, le ingerenze russe e il rapporto con Donald Trump, portando al pubblico uno dei ritratti più preoccupanti mai messi in letteratura riguardo un Presidente eletto degli Stati Uniti d’America. 

 

Nella serie Showtime troviamo Jeff Daniels nei panni di James Comey e Brendan Gleeson in quelli di Donald Trump. 

 

Escludendo le formalità e le dovute presentazioni di rito, di cosa parla davvero The Comey Rule e perché secondo me merita una visione?

 

[Trailer italiano di Sfida al Presidente - The Comey Rule]

 

 

Leggere il presente

 

Per Socrate “saggio è colui che sa di non sapere”. 

 

Se Socrate fosse vivo ora sarebbe l’uomo più frustrato del pianeta e il suo nome verrebbe schernito al pari di quello di Andy Warhol, la cui profetica citazione sui 15 minuti di celebrità viene reputata spazzatura da gente divenuta accidentalmente celebre, quel tanto che basta e finché dura, grazie a Internet. 

 

La cosa magari non vi colpirà subito, ma sa molto di quello sbadato post della Flat Earth Society che celebrava i migliaia di follower “in tutto il globo”

 

 

Sfida al Presidente - The Comey Rule

 

Appare evidente come per il presente la saggezza sia morta e quello che rimane è il pugno di ferro dell'effetto Dunning-Kruger: ovvero la dittatura dell’imbecille affetto da un bias cognitivo che gli impedisce di riconoscere la complessità delle situazioni e del suo presente, portandolo a sciorinare spiegazioni inconsistenti, incongruenti e insensate a sostegno di convinzioni preesistenti e sulle quali non ha intenzione di ragionare. 

 

La conoscenza è impostazione di fabbrica e non un esercizio di studio.

 

Eppure, in difesa degli imbecilli, senza entrare in troppe complicazioni e rimanendo attinenti all’argomento oggetto di questa recensione e di questo sito, bisogna porre l’accento su come leggere il tempo presente sia estremamente difficile. 

 

Lo è indipendentemente dal tempo storico, probabilmente lo era anche per Socrate e forse questa è stata una delle molte ragioni che lo ha portato a formulare il suo pensiero. 

 

Comprendere cosa succede nel momento e interpretare il presente, un qualcosa in perenne mutamento, è complesso per tutti gli interpreti, tanto quanto per chi si prende la briga di raccontarlo. 

 

 

[Sia chiaro: ci sono anche i fenomeni che capiscono tutto con decadi di anticipo rispetto ai contemporanei, ma si parla di geni, vero ragioniere?]

 

Raccontare l’oggi è una brutta gatta da pelare, soprattutto quando si deve fare i conti con la Storia in cammino, nella quale i risvolti possono cambiare drasticamente con un colpo di scena improvviso.

 

Prendere un abbaglio e gettarsi in una lettura imprecisa e magari guidata dall’emotività di una scottatura ancora fresca, generando un racconto particolarmente enfatico, è molto facile. 

 

Cadere in tale errore non significa necessariamente rendere un brutto servizio al pubblico e ai posteri, considerando come spesso tali operazioni diventino a loro volta parte di un contesto culturale a fare da setting al racconto storico che qualcuno farà in futuro, ma sicuramente condannerà l’opera a una breve vita. 

 

Soprattutto in questo presente. 

Un presente ancora più veloce e nel quale il prezzo di una cantonata può distruggerti in un breve istante. 

 

Sfida al Presidente - The Comey Rule si pone il dilemma di riuscire a raccontare avvenimenti distanti appena quattro anni dal presente, mettendo in scena la versione di un uomo che ha sentito il peso del boyscout sulle spalle e che, pur non cedendo alla pressione, per certi versi ha platealmente fallito cadendo come molti altri sotto la scure di una minaccia senza precedenti. 

 

“Don't wanna be an American idiot

One nation controlled by the media

Information Age of Hysteria

It's calling out to idiot America”

 

 

[Well maybe I'm the faggot America/I'm not a part of a redneck agenda/Now everybody do the propaganda/And sing along to the age of paranoia]

 

 

Sfida al Presidente - The Comey Rule mette in scena una pagina della Storia degli Stati Uniti che, in un breve crescendo, appare come una delle più tetre e degradanti. 

 

Lo show racconta come James Comey e l’FBI si siano ritrovati ad affrontare una serie di situazioni politiche e mediatiche senza precedenti, esponendosi in piena campagna elettorale come garanti della legalità e del corretto funzionamento dell’ingranaggio costituzionale, indagando sullo scandalo delle famigerate mail di Hillary Clinton. 

 

Il Bureau è servito anche da proiettile involontario, sparato da una macchinazione atta a manipolare l’elettore americano medio, il famoso uomo della strada, l’elettore facilmente influenzabile dai media americani, l’american idiot cantato dai Green Day, mettendo in campo il Social Dilemma ora rinnegato, ma sfruttato dal governo russo per minare i cardini del mondo occidentale democratico. 

 

Comey e il suo Bureau dovevano fare la cosa giusta, ma fare la cosa giusta in un dedalo di verità supposte o celate o fabbricate diventa un salto nel buio e l’animo del boyscout diventa una lama a doppio taglio. 

 

Quando poi l’ingranaggio democratico collassa e vince la sceneggiata allora FBI, Comey e l’intera macchina politica devono fare i conti con un despota da reality show che parla come un mobster, non comprende le regole e tratta la gestione del paese e le politiche internazionali con la cura di un bimbo isterico e viziato al quale va sempre data ragione. 

 

 

Sfida al Presidente - The Comey Rule

 

Nel raccontare questa intricata situazione, Sfida al Presidente - The Comey Rule sceglie per certi versi la via della semplificazione.

 

Nello spazio di quattro episodi offre una visione di insieme figlia di quegli Stati Uniti che ora stanno sanguinando da troppe ferite, che si sentono traditi e lividi, mal rappresentati e in forte disagio per aver mostrato la vera natura di buona parte della popolazione, celata e tenuta a bada fino a oggi dalla propaganda nazionalista diffusa con convinzione tramite Cinema e televisione. 

 

Una semplificazione che in certi spaccati è davvero eccessiva e si prende gioco dell’intelligenza dello spettatore.

Soprattutto in un paio di scene nelle quali mette in scena, con troppa ingenuità, le relazioni degli agenti russi impegnati nel produrre fake news

 

Una scelta che irriterà probabilmente chi non ama le semplificazioni in nome della fruibilità di un prodotto, ma che diventa necessaria considerando la vastità di spettatori ai quali si rivolge e la poca dimestichezza del pubblico con opere molto più riuscite. 

 

La Grande Scommessa, per esempio, è stato celebrato dal pubblico e dalla critica soprattutto per aver trovato un modo piuttosto elegante di essere d’intrattenimento senza sacrificare i contenuti, ma di rimbalzo viene ritenuto da parte del pubblico ancora piuttosto tecnico da digerire - nonostante l’idea di far spiegare alcuni concetti finanziari da Margot Robbie, mentre immersa in un caldo bagno sorseggia champagne. 

 

Sfida al Presidente - The Comey Rule risulta retorico in alcuni frangenti, ma in linea di massima si focalizza sull’idea ben riuscita di trasmettere ansia, pericolo e angoscia allo spettatore, trovando nell’elezione di Donald Trump lo spauracchio di un futuro grigio lungo quattro anni. 

 

L’incubo è quello del collasso di un paese condannato al risorgimento del razzismo, dell’intolleranza, della stupidità a tutti i costi, della fuga psicogena a sostenere il carattere di un uomo e di una nazione fatta di folli, incapaci di realizzare la realtà delle cose, anche quando questa è palese. 

 

Lo show, come anticipato, ci riesce e dopo la prima metà, quando lo spettro di Donald Trump cresce e si allarga sopra la vicenda, Sfida al Presidente - The Comey Rule assume le tinte di un incubo sociale, crescendo via via verso arie ansiogene. 

 

L’America e i suoi ideali stanno morendo e l’omicida è il campione delle sue peggiori inclinazioni e dei beceri ideali capitalistici: Donald Trump. 

 

 

[Hey tu! Guarda che lo so che ti sei distratto! Sta parlando di finanza, animale!]

 

 

Una nazione in negazione della realtà

 

Uno dei tormentoni di Gordon Ramsey e del suo Cucine da Incubo è: "You are in denial!" 

Letteralmente: stai negando la realtà!

 

Una frase che lo chef sputa disperatamente su tutti quei soggetti incapaci di realizzare, al cospetto di evidenti prove, quanto la loro professionalità sia in putrefazione e di come i loro debiti stellari siano frutto di una latente incompetenza. 

 

Donald Trump è un personaggio capace di negare l’evidenza, inconfutabilmente intrappolato in uno stato di totale e perenne negazione della realtà, un bugiardo patologico talmente disabituato ad affrontarla da aver scelto di imparare modi e atteggiamenti utili a piegarla da un libro la cui copertina titola: Mobster for Dummies!

 

Sfida al Presidente - The Comey Rule da un lato risulta a mio avviso piuttosto semplicistico ed enfatico nel rappresentare la decostruzione dei migliori ideali americani e il patimento della figura di James Comey, interpretata magistralmente da Jeff Daniels, ma dall’altro lato trovo che sia maledettamente accurato nella rappresentazione di Donald Trump. 

 

 

Sfida al Presidente - The Comey Rule

 

Brendan Gleeson avrebbe benissimo potuto trasformare in una farsa lo show, ma sfodera le sue qualità recitative per diventare Donald Trump, sorretto poi da una sceneggiatura - grazie anche al libro di James Comey e capirete il perché nello show - che gli mette in bocca dei dialoghi credibili. 

 

Se avete mai sentito parlare Donald Trump riconoscerete nell’interpretazione di Gleeson una spaventosa fedeltà. 

 

L’attore si muove come Trump, parla come Trump, utilizzando frasi ed espressioni che sono la grammatica alla base di ogni uscita pubblica del Presidente degli Stati Uniti. 

 

Sfida al Presidente - The Comey Rule, sotto questo punto di vista, è davvero accurato e il Trump dello show non è una macchietta né vuole esserlo, prendendosi maledettamente sul serio e divenendo un vero e proprio uomo nero del tessuto sociale e morale dell’America migliore. 

 

Poiché, essendo onesti, per quanto si possa essere critici verso gli Stati Uniti, per quanto sia stucchevole la loro retorica e per quanto spesso abbiano fatto del male, anche all’arte, con la voglia di difendere il loro nazionalismo spiccio - non dimentichiamo le aspre critiche al film su Sacco e Vanzetti - il Paese ha creato molte ideologie invidiabili che, quando rispettate, sono marchio di una società evoluta. 

 

Sfida al Presidente - The Comey Rule è una miniserie con delle sbavature, che stona in alcuni piccoli momenti e che non è sempre all’altezza nella messa in scena, ma che si preoccupa di raccontare un dramma sociale e un fallout politico attraverso i suoi personaggi e situazioni ordinarie e non, offrendo uno sguardo forse troppo rotondo in certi frangenti e troppo semplice in altri, ma nel suo totale molto affascinante. 

 

Uno show che mi sento di consigliare perché discretamente rispettoso del presente e del passato recente, che vive delle grandi interpretazioni di Brendan Gleeson e Jeff Daniels e che affascinerà chiunque non ha mai davvero guardato ai dietro le quinte delle elezioni americane.

Chi lo ha scritto

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

Articoli

Articoli

Articoli

Lascia un commento



close

LIVELLO

NOME LIVELLO

livello
  • Ecco cosa puoi fare:
  • levelCommentare gli articoli
  • levelScegliere un'immagine per il tuo profilo
  • levelMettere "like" alle recensioni