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Oscar 1999: Elia Kazan e il maccartismo

L'Oscar alla carriera più discusso di sempre

La cerimonia degli Oscar 1999 non viene ricordata solo per l'incredibile vittoria di Roberto Benigni (qui l'articolo della rubrica ad essa dedicata), ma anche per ciò che accadde al momento della consegna dell'Oscar alla carriera a Elia Kazan, grande regista, tra gli altri, di Fronte del Porto, Un tram che si chiama Desiderio e La valle dell'Eden.

 

L'apporto che Kazan diede al cinema americano tra gli anni '40 e i '50 fu considerevole: contribuì a lanciare nell'Olimpo degli attori Marlon Brando e James Dean, cioè i due divi maledetti per antonomasia, tra i primi esponenti del cosiddetto Metodo (l'Actors Studio di New York fu fondato proprio da Kazan nel 1947), che più di altri seppero rappresentare su schermo una generazione intera di giovani smarriti e insoddisfatti del proprio ruolo sociale, anticipando così i temi della futura New Hollywood e assurgendo a modelli per la successiva generazione di interpreti.

 

Ma soprattutto, grazie allo stile e ai contenuti delle nuove storie raccontate, che mettevano in luce un lato oscuro dell'America che fino a quel momento non era mai stato affrontato, Kazan ebbe il merito di essere una sorta di traghettatore, alla pari di pochissimi altri, tra il cinema narrativo classico e la prima modernità hollywoodiana, che sarebbe poi esplosa di lì a poco. 

 

 

[Marlon Brando in Un Tram che si chiama Desiderio (1951) e James Dean ne La Valle dell'Eden (1955)]

 

 

Purtroppo, gli indubbi meriti cinematografici non bastarono a coprire un triste episodio della vita e carriera del regista, che l'avrebbe condannato per sempre agli occhi dell'opinione pubblica e dei colleghi (una parte di essi, almeno).

 

Nel 1952 Kazan, dietro forte pressione del comitato McCarthy, fece numerosi nomi di attori e registi che avessero avuto un passato da simpatizzanti comunisti.
A seguito della soffiata, molte di quelle persone ebbero la carriera finita e/o la vita rovinata.

In ragione di ciò, nell'istante in cui il regista entrò nella sala per ritirare la statuetta (all'epoca aveva 90 anni) il pubblico, memore dei suoi trascorsi, si divise essenzialmente in tre parti: qualcuno si alzò comunque in piedi per concedergli onore, come Meryl Streep, Kathy Bates e Kurt Russel; qualcun altro applaudì, ma in modo tiepido e senza alzarsi, come Steven Spielberg, Jim Carrey e Cate Blanchett; qualcun altro ancora, invece, rimase seduto e a braccia conserte, in segno di chiara protesta, come Ed Harris e Nick Nolte, seduti entrambi in prima fila. 

 

È certamente uno dei tanti episodi di Hollywood che fa riflettere sul confine che intercorre tra Uomo e Artista.

 

Un discorso di cui si è sempre dibattutto nel corso del tempo con riferimento a tantissime personalità del mondo del cinema (da Walt Disney a Kevin Spacey, passando per Roman Polanski) e che oggi è più attuale che mai, soprattutto alla luce degli scandali che si sono verificati nell'ultimo anno e mezzo, dal caso Weinstein in poi, e che hanno causato una sorta di caccia alle streghe nell'ambiente hollywoodiano, per non dire delle vere e proprie epurazioni (alcune anche discutibili, come per il caso di Woody Allen).

 

Queste furono le parole di Kazan:

"Vi ringrazio molto.

Mi piace molto sentire tutto questo. Voglio ringraziare l'Academy per il coraggio e la generosità.

E voglio dirvi che sono stato membro dell'Academy, dentro e fuori dall'Academy, non so per quanti anni, quindi sono grato di poter affermare solo il meglio sul loro conto: sono dannatamente bravi a lavorare.


Voglio anche ringraziare... Marty? Dove sei?

Dove ti nascondi, dietro di me? Dov'è Marty? Eccoti, grazie anche a te.

E Bobby, Bobby De Niro [abbraccia Robert De Niro]. Voglio ringraziarvi tutti quanti.

E penso che ora potrei svignarmela."

 

Qui di seguito il video originale della premiazione.
Da notare l'evidente imbarazzo sui volti di Martin Scorsese e Robert De Niro, chiamati sul palco per introdurre Kazan.

 

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