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Tempi migliori - La speranza in un film ordinario

Tempi migliori: un film ordinario per ricordarsi che, forse, andrà tutto per il meglio

Buonanotte, amici della notte. ''Strani giorni, viviamo strani giorni'', cantava il Maestro Franco Battiato. E quelli che stiamo affrontando non possono che essere raccontati in questo modo. Eppure c'è ancora un sistema per affrontare la noia, un palliativo che noi tutti amiamo tanto: guardare film.

 

 

Chi avesse letto - per errore o per incoscienza - qualche episodio passato di questa rubrica, saprà che nel mio essere una sorta di jukebox cinematografico, salvo rare eccezioni, tento sempre di trasmettere una sorta di "urgenza" rispetto ai film che propongo.

Tra il cazzeggio e lo spunto narrativo, provo sempre a proporre dei titoli che siano di un certo rilievo, o che comunque abbiano qualche peculiarità al loro interno.

 

Questa notte, no. Non sarà così.

 

Perché in questi strani giorni, orribili ed extra-ordinari, penso sia bello tirare fuori dalla sacca della memoria un film che sia invece "ordinario".

Bello, ma non eccezionale.

Uno di quei film da guardare con tutta la famiglia radunata sul divano, che sia semplice, confortantemente normale e che ci possa far pensare che tutto andrà per il meglio.

Che, almeno per un'ora e mezza, ci ricordi che il lieto fine - foss'anche solo nel Cinema hollywoodiano - esiste ancora.

 

 

 


Taft è il prototipo della suburbia americana: un paesello sparuto senza particolari meriti o attrazioni, noioso, dove i giovani bighelloneggiano dopo la scuola in attesa di fuggire al college e gli adulti rimasti sono dei bolsi sconfitti di provincia.

 

Un luogo dove l'unica fonte di sostentamento è il trivellamento del petrolio e le speranze di vittoria sono nulle.

Questo anche per quanto riguarda lo sport, ovviamente.

L'unica occasione di rivalsa di Taft si presenta 14 anni prima degli eventi rappresentati, quando la squadra di Football dei Rockets rischiò di vincere contro gli eterni rivali, i Tigers della vicina Bakersfield.

Negli ultimi secondi di quella - ormai leggendaria - partita, Reno Hightower (Kurt Russell), quarterback dal braccio magico, esegue il lancio perfetto per portare a casa la prima, storica, vittoria di Taft dopo anni di sconfitte umilianti.


Il ricevitore di terza linea Jack Dundee (Robin Williams), insicuro e maldestro, lascia cadere la palla, costringendo la città a rimanere nell'oblio per sempre.

 

 

 

 

Tormentato da quel passaggio mancato, dalle sue ripercussioni e costantemente deriso da amici, parenti e concittadini, Jack - ora vice-direttore di banca - vive nel rimpianto, ossessionato dall'esito di quella partita maledetta.


Reno, con le ginocchia sfracellate, ha abbandonato il football giocato e ha aperto un'officina nella spenta Taft.

 

Deciso a riscattare il proprio onore, ma soprattutto quello della città, Jack proverà a organizzare un re-match che coinvolga tutti i partecipanti originari...

Ce la farà? Riuscirà a convincere il reticente amico/capitano Reeno?

 

Vinceranno la partita?

Sono piuttosto sicuro che abbiate già un'idea in merito...

 

 

 

 

Come avrete potuto intuire dall'introduzione e dalla sinossi, il film del 1986 diretto da Roger Spottiswoode (uno che in carriera non si è propriamente coperto di gloria) non è un capolavoro.

 

E non si avvicina nemmeno vagamente all'accezione del termine.

 

La sceneggiatura scritta da Ron Shelton si contestualizza perfettamente nei canoni e nei tempi classici della commedia hollywoodiana degli anni '80, unendosi a una - non troppo velata - denuncia della situazione desolante di buona parte delle realtà di provincia americane.

Nel pacchetto sono compresi personaggi iper-marcati, quasi fino allo stereotipo, e ben noti anche allo spettatore europeo.

C'è il quarterback di talento, belloccio, ma ormai caduto in disgrazia, che si muove fra sarcasmo, ottusità e paura/rimpianto del ragazzo che non è più.

C'è l'ex-sfigato della classe, tanto sveglio quanto poco dotato nello sport, che vive di ossessione e desiderio di riscatto.

Ci sono le ragazze ormai donne, comari sempre in combutta per coalizzarsi contro i "maschi" che parlano solo di football e motori.

 

Eppure, nonostante un soggetto visto e rivisto, Tempi migliori ha anche delle buone gag e una narrazione scorrevole, capaci di strapparci qualche sorriso e intrattenerci con leggerezza per 104 minuti.


La coppia Williams-Russell, per quanto bizzarra, funziona e diverte, con il futuro Peter Pan che mette in mostra la mimica fisico/espressiva che gli garantirà l'immortalità e l'amore incondizionato di tutti noi.

 

 


 

Tempi migliori è uno di quei titoli che in maniera sistematica, ciclicamente, riguardo.


Quando mi stanco di essere cinico, quando sono stufo del mondo che ho intorno, allora torno a Taft, la cittadina "in letargo", e assisto al miracolo di una narrazione sì ordinaria, ma anche serena e divertente.

 

Credo che, ora come non mai, sia uno di quei film di cui abbiamo dannatamente bisogno.
Per sorridere ancora in questi strani giorni, dimenticare l'orrore fuori di casa e poter sperare che, presto, avremo di nuovo tempi migliori.

 

 

 

- Tempi migliori, di Roger Spottiswoode, 1986

 

Il film, attualmente, è presente sul catalogo di Amazon Prime Video. 

 

Buonanotte, zombie in quarantena, vi abbraccio forte 

 

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1 commento

Adriano Meis

3 anni fa

Grazie a te per aver commentato! E' un film che adoro, nella sua straordinaria e confortevole semplicità. E loro due sono meravigliosi.
Alla prossima!

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