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Via col vento compie 80 anni e noi non ce ne infischiamo

Viaggio in una delle pellicole più iconiche della Storia del Cinema  

Atlanta, 15 dicembre 1939: una folla oceanica si riversò nella capitale della Georgia per assistere alle prèmiere di Via col vento, pellicola destinata a scrivere la Storia del Cinema.

 

A volte, dietro un grande un film c’è un grande libro: nel 1936, la scrittrice statunitense Margaret Mitchell diede alle stampe Via col ventoromanzo ambientato durante la guerra di secessione statunitense, che divenne in poco tempo un best-seller (ad oggi è uno dei romanzi più venduti della storia).

 

David O. Selznick, con ogni probabilità la figura del produttore per antonomasia, intuì le potenzialità del libro ottenendone i diritti per 50.000 dollari, cifra all’epoca elevata; in seguito, ottenne l’aiuto della MGM per la futura distribuzione.

 

[Il trailer di Via col vento

 

 

La storia della produzione di Via col vento assunse contorni epici a causa del lungo travaglio, non solo per la lunghezza delle riprese (sette mesi fra pre-produzione e produzione), ma anche per quanto riguarda l’assembramento di cast e troupe.

 

Selznick fu padre padrone, imponendo la sua visione in più casi: gli anni ’30 erano ancora un’epoca in cui il produttore aveva maggior potere decisionale rispetto ad ogni altra figura professionale legata al mondo del cinema.

 

Egli invitò persino Margaret Mitchell a partecipare alle riprese, con lo scopo di dare consigli in modo che il film fosse il più fedele possibile al suo romanzo, ma l’esito non diede i risultati sperati: i consigli della Mitchell furono sistematicamente ignorati, e lei decise di interrompere l’infruttuosa collaborazione.

 

 

[Un momento di pausa sul set di del film]

 

 

Inizialmente fu chiamato a dirigere il progetto George Cukor, che fu licenziato dopo tre settimane.

 

La causa del licenziamento non fu mai del tutto chiara: da una parte Selznick si rivelò sin da subito una figura ingombrante, e non gradiva che Cukor non si attenesse alle sue indicazioni; dall’altra, sembra che l’allontanamento fu dovuto ad alcune voci riguardanti l’omosessualità del cineasta (di cui si lamentò Clarke Gable, sostenendo che avrebbe voluto essere diretto da un “vero uomo”).

 

Dopo un breve interregno di Sam Wood fu assunto Victor Fleming, che nel 1939 avrebbe girato anche Il mago di Oz: una doppietta niente male.

 

Similmente, altre figure della troupe non furono immuni a cambiamenti in corso d’opera: per esempio, Ernest Haller subentrò a Lee Garmes in qualità di direttore della fotografia: Garmes fu silurato perché, secondo Selznick, utilizzava una gamma di colori troppo morbida mentre secondo il produttore Via col Vento avrebbe dovuto avere colori più vividi, maggiormente adatti al melodramma.

 

Certamente il lavoro di Haller, assieme all’ausilio del Technicolor, valorizzò le scenografie curate da William Cameron Menzies: circa novanta set che, a seconda del momento storico, restituiscono lo sfarzo o la miseria in cui sono immersi i protagonisti. 

 

 

 

 

Anche per gli attori il parere di Selznick si rivelò rilevante.

 

Per la parte della protagonista, Scarlett O’Hara (Rossella nell’edizione italiana), furono provinate circa 1.400 attrici: nomi altisonanti come Katharine Hepburn, che pure aveva il supporto dell’amico Cukor, Bette Davis e Susan Hayward furono scartati; il ruolo andò a Vivien Leigh, attrice semisconosciuta, moglie di Laurence Olivier.

 

Per il ruolo di Rhett Butler, invece, si pensò in un primo momento a Gary Cooper, che però rifiutò favorendo di fatto Clark Gable. 

 

Secondo la leggenda, Cooper era convinto di aver evitato un flop:

“Sarà Clark Gable e perderci la faccia, non Gary Cooper”

 

Le ultime parole famose, considerando che Via col vento è ancora oggi il film che ha registrato il maggior numero di biglietti venduti nella Storia del Cinema statunitense, prima di Guerre Stellari e Tutti insieme appassionatamente: oltre 200 milioni, per un'opera che con il calcolo dell'inflazione è anche al primo posto di sempre come film più redditizio al mondo, dato che i suoi quasi 400 milioni di dollari incassati all'epoca si trasformano in quasi quattro miliardi odierni.

 

 

 

 

Via col vento racconta le vicende di Scarlett O’Hara, figlia del proprietario della tenuta di Tara, ricca piantagione di cotone situata in Georgia.

 

Capricciosa e arrogante, Rossella è innamorata di Ashley Wilkes (Leslie Howard), che abita nella vicina tenuta delle Dodici Querce, ed è destinato a sposare sua cugina Melania (Olivia de Havilland); quest’ultima è una donna buona e caritatevole, caratterialmente l’opposto di Rossella.

 

Durante la “merenda” (una sorta di festoso ricevimento) in cui viene annunciato questo fidanzamento, Scarlett fa la conoscenza di uno sfrontato avventuriero che risponde al nome di Rhett Butler.

I quattro personaggi daranno così il via ad un quadrangolo amoroso che sarà uno dei perni della trama di Via col Vento. 

 

A questa microstoria fa da sfondo la macrostoria della Guerra civile americana, che scoppiò nel 1861 e che spazzò via quel mondo di proprietari terrieri e schiavisti al quale appartengono i personaggi: la Confederazione (il Sud) dovette soccombere all’Unione (il Nord), e la schiavitù venne abrogata.

 

 

 

 

Inutile dire che il delicato tema della schiavitù suscitò non poche polemiche negli Stati Uniti all’uscita del film. 

 

Gli schiavi afroamericani, pur essendo trattati con una certa dose di umanità e bontà, erano pur sempre degli oggetti di proprietà dei padroni, strumenti nelle loro mani atti a rendere la vita più confortevole, spesso picchiati o torturati a morte, come quando ad esempio Scarlett minaccia una serva di fustigarla e venderla.

 

La loro rappresentazione è dunque edulcorata e a tratti stereotipata; ciò vale anche per l’edizione italiana di Via col vento dove il doppiaggio di Mami, domestica di Scarlett, è sgradevole e irrispettoso, figlio dei tempi che furono.

 

Una narrazione da questo punto di vista dunque poco realistica di un tema che è stato recentemente trattato con maggior cura e attenzione da 12 anni schiavo, acclamato lungometraggio di Steve McQueen.

 

 

 

 

Legate alla Guerra di secessione sono due delle sequenze di maggior impatto visivo di Via col vento: quelle della stazione e dell’incendio di Atlanta.

 

Nella prima, Rossella è alla ricerca di un medico per Melania in procinto di partorire e giunge alla stazione della città di Atlanta: un meraviglioso movimento di macchina ascendente (realizzato con una gru) allarga lentamente il campo visivo, mostrando la distesa di feriti e morti che la guerra sta mietendo.

 

Arrivando infine a inquadrare una bandiera della Confederazione, triste presagio sulla fine del conflitto.

 

[Quel meraviglioso movimento di macchina in Via col vento]

 

 

La seconda sequenza, ben più famosa, è quella dell’incendio di Atlanta. 

 

Ispirata a un evento storico davvero accaduto, fu la prima scena di Via col vento a essere girata, e diretta quindi da Cukor, nel dicembre 1938. 

 

Furono dati alle fiamme interi set appartenenti a pellicole realizzate in precedenza, fra le quali spiccava King Kong, regia di King Vidor del 1933.

Il materiale girato sfiorò le due ore, anche se nel film l’incendio è stato - ovviamente - ridotto a una manciata di minuti.

 

 

 

 

La mattatrice indiscussa di Via col vento è senza dubbio Vivien Leigh: Scarlett vive una palese evoluzione, che la porta dall’essere una ragazza egoista e capricciosa a donna caparbia e risoluta; una sorta di femminista ante litteram, secondo una parte della critica.

 

Il punto di svolta è certamente il ritorno a Tara, mentre Atlanta brucia: osservando la proprietà di famiglia ormai in rovina, Scarlett si ripromette di fare tutto ciò che è in suo potere affinché non debba più soffrire la fame, risollevandosi economicamente attraverso la produzione di cotone.

 

Da sottolineare come Leigh ebbe un compenso di soli 25.000 dollari per quattro mesi di lavoro, mentre Gable fu pagato 120.000 per poco più due mesi: una disparità di trattamento che irritò l’attrice, irritazione quantomeno mitigata dalla vittoria per l’Oscar come Migliore Attrice.

 

 

 

 

E non fu l’unica statuetta vinta da Via col vento, che se ne aggiudicò altre sette: Miglior Film, Regia, Attrice non Protagonista, Sceneggiatura, Montaggio e Fotografia a colori.

 

Due Oscar in particolare sono degni di nota.

 

Uno è quello di Hattie McDaniel come Migliore Attrice non Protagonista per il ruolo di Mami, domestica di Rossella: fu la prima donna afroamericana a vincere un Oscar.

 

Il secondo è quello di Sidney Howard, che morì dopo l’uscita del film e fu il primo artista a ricevere un Oscar postumo. 

 

Restò a bocca asciutta il compositore Max Steiner, anche se la qualità del suo lavoro è stata certificata dalla popolarità che a tutt’oggi gode la colonna sonora di Via col vento: si pensi al Tema di Tara, che è possibile ascoltare durante Porta a Porta, storico talk show della RAI condotto da Bruno Vespa.

 

Per realizzare le musiche, Steiner lavorò ininterrottamente per tre mesi, ai ritmi elevatissimi di circa venti ore al giorno.

 

 

[Hattie McDaniel riceve l'Oscar per la sua perfomance in Via col Vento]

 

 

Accusato da alcuni di appoggiare un po’ troppo la causa sudista, da altri di essere troppo prolisso - ma ricordiamo che il romanzo da cui è tratto non è certo breve - Via col vento ipnotizza ancora oggi lo spettatore per il magnetismo che emana in ogni scena, rendendolo insieme a Casablanca di Michael Curtiz prodotto tre anni dopo, il melodramma più iconico della Settima Arte.

 

Un colossal di 238 minuti, impreziosito da battute memorabili: come non ricordare, per esempio, la celebre battuta di Rhett che sancisce l’addio a Scarlett?

 

La frase “Francamente me ne infischio” si è posizionata al primo posto nella classifica dell’American Film Institute "100 years… 100 movie quotes", risalente al 2005. 

 

 

 

 

In conclusione, per quei pochi che ancora non avessero visto Via col vento, il consiglio è uno solo: guardatelo.

In televisione oppure, ancora meglio, in sala: al CNN Cinema 6 di Atlanta, USA, pare venga proiettato ancora oggi due volte al giorno.

 

Casomai vi trovaste a passare di lì...

 

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1 commento

Marco Batelli

4 anni fa

Nemmeno io sono riuscito a finirlo in una volta sola (l'ho diviso in tre parti), ma per una questione di tempo, più che di ritmo. Anzi, proprio ieri stavano trasmettendo la prima parte su Tv2000 e la visione - almeno per quanto mi riguarda - filava liscia come l'olio. Poi come si dice: de gustibus... sui quali non si discute. 😊

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