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Euphoria - Recensione: riscrivere le regole del teen-drama

La serie ideata e diretta da Sam Levinson riscrive completamente le regole del teen drama

Euphoria, ovvero: come riscrivere le regole del teen-drama sfruttandone e ribaltandone gli stereotipi.

 

L'adolescenza e le dinamiche interne alle High School rappresentano due dei temi più battuti all'interno delle produzioni televisive e cinematografiche statunitensi.

 

L'ordinaria rappresentazione tutta americana di un ambiente popolato dalla classica suddivisione senza appello tra nerd e ragazzi popolari, da coppie perfette composte dal quarterback e dalla capo-cheerleader e, ovviamente, dagli sfarzosissimi balli di fine anno che culminano con la premiazione del re e della reginetta dell'evento rappresenta un immaginario che qualsiasi spettatore, anche il più distratto, può citare a memoria. 

 

Non a caso il filone teen americano è uno dei più parodiati al mondo: chi approccia questi prodotti sa esattamente cosa aspettarsi e quando farlo ma continua ad accettare di buon grado la ripetizione quasi pedissequa del medesimo canovaccio, che spesso finisce per evidenziare la bellezza di un'età spensierata e fugace, mettendo a nudo una non troppo velata superficialità dei problemi che si vivono da adolescenti.

 

 

[Sul web spesso ci si trova a leggere di Gioventù Bruciata, pellicola di Nicholas Ray con James Dean, come del padre dei teen-drama. Una definizione che sta stretta a questo classico, lontanissimo dagli attuali teen movie per temi trattati, dinamiche e impatto sulla storia del cinema. A mio modesto parere, non basta un protagonista adolescente per poter inquadrare una pellicola nel genere]

 

 

Da Grease e Breakfast Club a Easy Girl, passando ovviamente per Mean Girl e - perché no - anche per High School Musical, sono stati tantissimi i film capaci di insegnarci a conoscere le dinamiche, i personaggi, le tempistiche, i luoghi e gli snodi narrativi apparentenenti a un genere che, soprattutto in anni recenti, ha subito una svolta drammatica piuttosto rilevante.


Un'evoluzione che affonda le sue radici in alcune serie tv teen-drama di fine anni '90 (come Dawson's Creek) e ha trovato la propria massima espressione negli anni 2000 con la produzione massiccia di prodotti come The O.C., Glee e il recentissimo Tredici.

 

Insomma, l'adolescenza americana rappresentata su schermo, sia essa rivisitata in chiave comica, drammatica o musicale, si muove su dei binari ben definiti e, davvero di rado riesce a fornirci storyline sorprendenti fino in fondo e personaggi caratterizzati da una particolare profondità.

 

Lo spettatore è ben conscio di ciò a cui va in contro e lo accetta di buon grado, generalmente etichettando il genere come una forma di intrattenimento leggero a cui concedersi.

 

 

[Mean Girls è unanimemente riconosciuto come uno dei teen movie più influenti nella creazione dell'immaginario teen made in USA]

 

Sam Levinson, ideatore, sceneggiatore e regista di Euphoria, conosce perfettamente la storia e le caratteristiche del genere e ha deciso di fornirci un'opera completamente innovativa, capace di segnalarsi come un nuovo e indiscusso punto di riferimento nel panorama delle serie teen-drama.

 

Euphoria, prodotta e trasmessa da HBO, impatta quel mondo mosso da stereotipi e meccanismi ultra-noti come un meteorite, fornendoci un approccio al genere al contempo fedele ai suoi dogmi e rivoluzionario per profondità dei personaggi, intrecci narrativi, messa in scena e durezza dei temi trattati.

 

Euphoria non rinnega alcuno dei suoi modelli ma li perfeziona sotto ogni punto di vista.
La serie si nutre dei personaggi stereotipati che i teen-dramas ci hanno sempre fornito, scavando però al loro interno un labirinto di emozioni, imperfezioni e contraddizioni che rende ogni figura sullo schermo piena di sfumature e, quindi, dannatamente reale.


La trama segue i tòpoi del genere e - come sempre avviene nelle opere adolescenziali - si snoda tra scene girate tra le mura scolastiche, momenti di intimità casalinga e grandi party, ma all'interno di questo esoscheletro è in grado di costruire un cuore completamente nuovo.

 

 

[Sam Levinson assieme al giovanissimo e talentuosissimo cast di Euphoria]

 

 

Prendendo ispirazione dall'omonima serie israeliana ideata da Ron Leshem, Daphna Levin e Tmira Yardeni, Levinson ha dato vita con Euphoria a un prodotto nel quale l'adolescenza è spogliata della sua patina di età indimenticabile e viene inquadrata come una semplice fase della vita di ciascun personaggio, una fase nella quale l'esistenza non ti pone necessariamente davanti a problemi superficiali e a situazioni di semplice risoluzione. 

 

Ad insinuarsi nel teenage-dream dei protagonisti ci sono tematiche reali e stringenti, alcune di esse già affrontate in altre opere - come la depressione, la dipendenza da droghe, il bullismo, la perdità della verginità, lo slut-shaming, l'omosessualità e l'aborto - altre assolutamente innovative, come quelle ad esempio legate ai pericoli del web, all'incapacità di relazionarsi dovuta all'eccessivo uso di smartphone, l'autolesionismo e la transizione. 

 

Ogni personaggio si ritrova a combattere una battaglia interiore e a doverla nascondere o contrapporre alla propria vita sociale: questo ribollire di emozioni emerse e sommerse rende la scrittura della serie sempre molto carica e densa, sia a livello di approfondimento introspettivo, sia a livello di snodi narrativi.

 

Anche grazie a una tale vastitià di tematiche e personaggi, Euphoria è in grado di pizzicare tante corde diverse negli animi degli spettatori, siano essi giovani o meno giovani, riuscendo a coprire un range emotivo talmente sconfinato da non poter lasciare indifferente praticamente nessuno.

 

 

[Già dal trailer è perfettamente possibile intuire l'ampiezza del dedalo di Euphoria all'interno del quale lo spettatore sarà costretto a muoversi]

 

 

Levinson, però, sa esattamente come ritmare la propria opera, alternando momenti iper-sincopati a bruschi rallentamenti, nei quali lo spettatore si trova immerso nell'approfondimento di un singolo personaggio e delle sue problematiche, e quindi costretto a porsi degli interrogativi fino all'ultimo momento.

 

Non tutte le domande che vengono a galla, però, trovano soluzione nel finale in un climax che, in qualche modo, sembra andare in una direzione opposta rispetto agli altri episodi: la serie è stata confermata per una seconda stagione non a caso. 

 

Euphoria non ha paura di sfruttare come leve narrative gli eccessi. II sesso, la droga, l'alcool e il linguaggio spinto occupano una fetta larghissima dell'opera ma non sono mai utilizzati come motore unico degli eventi: sono, infatti, sempre messi in relazione con le caratteristiche dei personaggi che impariamo a conoscere puntata dopo puntata.

 

A giovare di una scrittura così piena di temi, spunti e sfumature è, senza dubbio, un cast giovanissimo e in stato di grazia: ogni interprete sembra perfettamente in parte e capace di trarre il meglio dal proprio personaggio.

 

A svettare su tutti è una strepitosa Zendaya, che grazie a questa prova si presenta al pubblico dei grandi come la miglior attrice lanciata da Disney da molti anni a questa parte.  

 

 

[Le mille sfumature di Rue Bennett, il personaggio di Zendaya in Euphoria, in un frame]

 

 

La sua Rue Bennett, protagonista della serie, è frutto di un enorme bilanciamento tra le sue caratteristiche recitative e gli spunti che Sam Levinson le ha fornito: Zendaya interpreta un ruolo pieno di sfumature nel quale devono confluire le tinte più drammatiche della sceneggiatura, ma non si fa mancare quei momenti autoironici e quel pizzico di over-acting che l'hanno fatta apprezzare dal pubblico delle serie Disney e dai fan di Spider-Man.

 

Una menzione d'onore la merita anche Hunter Schafer, perfettamente in parte nell'interpretazione di Jules Vaughn, personaggio sfaccettato, scostante e irresistibile, capace di portare una fortissima componente di novità nel panorama dei personaggi da teen-drama.

 

Euphoria, però, non fonda tutta la sua forza attrattiva sulla scrittura e sulla solidità delle interpretazioni, ma trae giovamento di un impianto tecnico assolutamente in grado di sostenere il ritmo narrativo e di amplificarne ogni aspetto nel dettaglio.

 

La serie vive di intuizioni visive e sonore capaci di catturare lo spettatore e portarlo a immergersi nel flusso degli eventi narrati.

 

[Sam Levinson spiega nel dettaglio una delle scene di maggiore impatto di Euphoria]

 

 

La regia e la fotografia di Euphoria sono studiate in ogni particolare per stupire lo spettatore e coinvolgerlo nel vortice di eventi estremi ai quali si ritrova ad assistere: i virtuosismi della macchina da presa sono innumerevoli e restituiscono tutti quel senso di vertigine, seduzione e sbigottimento perfettamente riconducibile agli eccessi narrati.

 

La colonna sonora, nella quale si inserisce lo straordinario lavoro di Labirinth sui pezzi originali, non solo riesce nell'intento di assecondare il passo della narrazione, ma riesce a catturare lo spettatore e a immergerlo nel mood necessario a comprendere i sentimenti e i contrasti protagonisti. 

 

Il montaggio assume nell'opera un ruolo preminente, dovendo conferire a una serie così carica di storyline un ritmo sempre assimilabile dallo spettatore: il vasto uso dei flashback all'inizio di ciascuna puntata e il montaggio serrato che caratterizza le scene principali delle stesse si susseguono senza soluzione di continuità. Ogni pezzo sembra andare al proprio posto con una naturalezza sconvolgente.

 

La fotografia spazia dalle luci al neon dei grandi party al buio profondissimo della notte nella provincia americana, giocando spesso sulla penombra e sui dettagli apparentemente nascosti.

 

In Euphoria ogni quadro è dotato di enorme forza visiva, è carico di significato.

 

 

Euphoria


Dopo una prima stagione dall'impatto così marcato, le aspettative sulla season two cominciano ad essere elevatissime e riuscire a confermarsi su livelli comparabili potrebbe essere la prossima sfida che Sam Levinson e il suo cast dovranno affrontare.

 

Euphoria ci ha, finalmente, regalato il ritratto di un'adolescenza intrisa di modernità, che mette a nudo i propri spigoli e non ha paura di riconoscersi come un semplice momento di transizione nelle vite di ciascuno di noi, una fase di passaggio in cui gli errori e i cambiamenti sono all'ordine del giorno. 

 

Euphoria

 

Una rappresentazione al contempo dolorosa e seducente dell'adolescenza all'alba del 2020.

 

Euphoria è riuscita a coniugare forma e sostanza narrativa come nessuna serie del suo genere prima, elevando al massimo grado di rappresentazione artistica i teen-dramas e riscrivendo completamente le regole dello storytelling all'interno del genere.

 

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3 commenti

Marco Natale

4 anni fa

Che verranno ripagate sicuro

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Benito Sgarlato

4 anni fa

Altissime aspettative

Rispondi

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Marco Natale

4 anni fa

HBO e A24 dico solo questo. Bombissima. Unico

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