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Di recente è stata annunciata l'attrice che interpreterà Ariel nel live action Disney de La Sirenetta e già dal fatto che molti abbiano confuso Halle Bailey (la futura Ariel) con Halle Berry, si doveva dedurre che ci sarebbe stato da ridere.
O da piangere.
Ma magari ci fosse solo questo da dire sulla vicenda.
Magari.
Il web infatti si è scatenato - come spesso è accaduto e comunque accadrà di nuovo - nel più ignorante dei becerismi, dimostrando una conoscenza storica, ma non solo, pari a zero.
Non si contano le generazioni cresciute col DVD (o il VHS addirittura) de La Sirenetta, e nell'immaginario collettivo Ariel era così: bianca e con i capelli rossi.
La tragicommedia la si è vista crescere con commenti tipo
"Allora facciamo un biopic su Giulio Cesare usando un attore asiatico".
Oppure "Mi chiedo come si sviluppi la melanina in fondo al mare", con questi wannabe Alberto Angela che improvvisavano basi storico-scientifiche su una creatura che... non esiste.
[Un dugongo: l'animale che nell'antichità molti marinai - probabilmente saturi di grog - scambiavano per "donne pesce" dando vita alla leggenda delle sirene]
Proprio il paragone fra Ariel, personaggio immaginario, e Giulio Cesare, personaggio esistito, mi fa riflettere.
E sorridere.
E innervosire.
Dal punto di vista artistico qui non si sta parlando di fare un film biografico cambiando l'etnia di Giulio Cesare, Ray Charles, Bruce Lee, etc.: si parla di rivisitare una fiaba che - e per chiunque abbia passato con successo la terza elementare dovrebbe essere un fatto risaputo - ha come protagonisti personaggi di fantasia.
In questo caso specifico parliamo della fiaba scritta da Hans Christian Andersen nel 1837.
E indovinate un po'? Anche il film Disney si prese molteplici "licenze poetiche" nello stravolgere il racconto originale.
Nella fiaba infatti, tra le numerosissime differenze abbiamo la parte romantica che è molto diversa, il finale che è totalmente diverso e soprattutto non ci sono granchi, pesci e gabbiani parlanti.
Riflettete su questo: un'attrice di colore, no, sacrilegio.
Un granchio odioso, sì.
Anzi vi sto sentendo: "ma non è odioso!". Lo è.
[Lo è. Viva Tamatoa.]
A questo punto è doveroso fare un grosso passo indietro provando a spiegare con calma perché la gente e le sue polemiche, in queste occasioni, sono solamente inutili.
Prendiamo in esame l'intrattenimento nel 1900.
Ovviamente parlo di Hollywood, anche se sappiamo che non è una realtà circoscritta agli USA ma che, anzi, ha influenzato il mondo intero.
Vi faccio un quiz velocissimo: ditemi il nome di un attore e di un'attrice della vecchia Hollywood... di colore.
Intendo attori contemporanei a Humphrey Bogart, Marilyn Monroe, Clark Gable, Elizabeth Taylor, Cary Grant, Paul Newman, Katharine o Audrey Hepburn, James Stewart…
Che nomi giganteschi, eh?
Delle icone, delle divinità del Cinema. Ne ho pure omessi tantissimi.
Se invece vi dicessi Paul Robeson, Dorothy Dandridge, Sidney Poitier, Lena Horne, Oscar Micheaux o Ruby Dee sarei curioso di sapere in quanti riuscirebbero ad associare loro un volto e almeno un paio di film (io no, lungi da me fare lo splendido).
Se qualcuno non riesce almeno ad intuire le implicazioni di una cosa del genere, mi trovo costretto a fare un ulteriore passo indietro e allontanarmi per un po' dal Cinema.
Pensate ai vostri bisnonni o magari ai vostri trisnonni.
Chi erano? Cosa facevano?
Qualcuno di voi non ne avrà idea, qualcuno stasera telefonando alla nonna chiederà informazioni e lo scopriranno, altri di voi magari lo sanno benissimo, un trisnonno era un contadino, un altro era un sarto, una trisnonna magari era una mondina, un'altra un'insegnante, uno era militare e magari ha pure il suo nome inciso nel monumento ai caduti di un qualche paesino italiano.
Ma in ogni caso, salvo qualche eccezione, difficilmente si può scavare troppo indietro nel nostro passato, sapendo in che situazione fossero coloro da cui discendiamo.
Se invece la tua pelle è nera e sei nato negli Stati Uniti d'America, questa esplorazione genealogica è piuttosto rapida e semplice.
In 99 casi su 100 i tuoi antenati sono stati strappati dal loro paese d'origine in Africa ed eventualmente dai familiari non ritenuti degni di essere portati negli USA, dove una volta arrivati sarebbero stati prezzati, venduti, trattati peggio degli animali, sfruttati, torturati, violentati, picchiati ed eventualmente uccisi.
[Ho letto molti chiedersi quali siano i privilegi dell'uomo bianco. Cominciamo da "poter sfogliare un libro di storia e vedendo immagini del genere non dover pensare al proprio trisavolo"]
Vero, oggi fortunatamente tutto ciò è un ricordo [anche se è comunque più recente la fine della schiavitù negli USA che l'Unità d'Italia ndr], ma quel ricordo è ciò che unisce la "comunità nera", sia che si parli di un bimbo povero del Bronx, sia che si parli delle figlie dell'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama: la loro discendenza è - con altissime probabilità - quella.
Quindi: a tutti gli ignoranti dalla pelle chiara, tipo un maschio caucasico che molto simpaticamente si è proposto di interpretare Mulan, voglio far notare che la "comunità bianca" non ha nessun elemento ad accomunarli, né positivo né negativo.
Noi al limite ci uniamo ogni tanto contro ciò che ci spaventa e che non ci conosciamo rigurgitando odio, ma in assenza di ciò torniamo a scannarci tra noi su problemi esistenziali come "Arancino o arancina?", "Balotelli in Nazionale sì o no?" o "Nella carbonara ci va la pancetta o il guanciale?" (comincio a citare la carbonara un po' troppo spesso nei miei esempi).
Per questo i paragoni sono insensati e ignoranti, sia quelli egocentrici verso noi stessi che quelli con altre minoranze, vere o presunte.
Come dice il detto?
"Prima di giudicare una persona cammina per due giorni con le sue scarpe".
Ecco. In questo caso non si tratta di una persona sola e quelle scarpe non si possono indossare.
Torniamo all'intrattenimento, siamo su un sito di Cinema.
Ora, immaginate di essere bambini di colore.
5-6 anni, non di più, ma negli anni '90.
Famiglia benestante, ma non troppo. I vostri genitori, come tanti, vi hanno riempito gli scaffali di Classici Disney.
A voi piacciono un sacco e in poco tempo vi ritrovate ad averli visti tutti una decina di volte almeno.
Non so quanto consciamente, ma vi assicuro che crescerete - oltre che con sguardi maligni, pregiudizi, insulti, emarginazione e col gradevolissimo ricordo degli antenati precedentemente citato - assorbendo il concetto che tutto ciò che è bello e figo e giusto e vincente ha la pelle diversa dalla tua.
A meno che tu sia uno sportivo, ma non è Cinema.
E non solo nei Classici Disney, ma praticamente nel Cinema mainstream tout court.
Marty McFly? Bianco.
Cenerentola? L'esatto opposto di tua mamma.
L'icona hollywoodiana per eccellenza, Marilyn Monroe? Come Cenerentola.
Superman? Alieno, ma bianco.
Nella maggior parte dei casi, se vedevi qualcuno al cinema o in TV con la pelle nera come la tua, era o uno schiavo, o un delinquente o al massimo un personaggio secondario.
Oppure un musicista jazz, oppure appunto uno sportivo, perché evviva gli stereotipi, no?
Proprio per questo il film Black Panther ha un'importanza che chi non è nero non può capire fino in fondo nemmeno impegnandosi, anche se CineFacts.it ha già provato a facilitare la cosa traducendo in italiano un articolo risalente ai tempi della discussa nomination agli Oscar.
[Anche su carta Black Panther fu il primo supereroe di rilievo con la pelle nera, con la sua prima apparizione risalente al 1966. Prima di lui solo Lion Man, le cui avventure si trovavano nei fumetti All-Negro Comics risalenti al 1947. Come si può dedurre dal titolo, erano pieni di stereotipi e per questo non ebbero un grosso successo.]
Quindi non mi dilungherò troppo su quel film, se n'è già parlato abbastanza.
Tuttavia bisogna pensare come bambini.
Leggendo certi commenti a volte mi riesce difficile pensare che alcune persone lo siano state, ma è l'infanzia la parte cruciale di questo discorso.
Il Cinema è già strapieno di prodotti costruiti sui bianchi per i bianchi, e oggi ci può pure stare lo storcere il naso per il casting di un attore o attrice di colore per ruoli che per mera abitudine o infantile affezione pensiamo siano esclusivamente per gente bianca, ma deve finire lì: con un naso storto e niente più.
So che per l'homo sapiens è impossibile vedere a una spanna dal proprio naso: basti vedere il negazionismo sul surriscaldamento globale e conseguente menefreghismo collettivo (off topic, scusate), ma guardando al domani bisogna pensare oggi a costruire una filmografia globale libera da costrutti sociali arcaici che dovrebbero essere morti e sepolti da tempo, ma che vengono invece mantenuti vivi da piccoli ma in qualche modo incisivi fattori, tra i quali gli inutili e ignoranti commenti malcelatamente razzisti di molti, troppi.
E il discorso sarebbe tranquillamente collegabile alla carenza storica di personaggi omosessuali, ma non solo.
Il regista Jordan Peele, non troppo tempo fa, si rese autore di una dichiarazione forse un po' forte, ma che racchiude questo concetto:
"Non mi ci vedo ad ingaggiare un tizio bianco per interpretare il protagonista di un mio film.
Non che abbia qualcosa contro i bianchi, ma ho già visto quel film."
[Winston Duke, Lupita Nyong'o ed Evan Alex, protagonisti insieme a Shahadi Wright Joseph di quel gioiellino che è Us, di Jordan Peele]
È assolutamente vero: di quei film ce n'è a bizzeffe, è inconfutabile, ora però bisogna cambiare.
Può sembrare una cosa improvvisa, drastica, a volte forzata - i cambiamenti sono così - e possiamo stare qui a discutere sulla buona o cattiva fede della Disney - o chi per essa - e chiederci se sia spinta da ragioni sociali o economiche, ma rimane una rivoluzione da fare.
Quindi ben venga Ariel di colore.
Ben venga Achille di colore, un altro che scatenò una grossa polemica, ma ricordo che anche lui è un personaggio immaginario il cui aspetto varia moltissimo in ogni sua rappresentazione.
E lo ha ideato un cieco.
Lo so, sento i sopracitati wannabe Alberto Angela che sghignazzano bofonchiando
"Ma i Greci non sono neri".
Inchinandomi dinnanzi a cotanta sapienza, vorrei ricordare che i Greci non diventano invincibili se le loro mamme li immergono da neonati nel fiume Stige.
E soprattutto che non esiste nessun fiume Stige.
E che una freccia nel tallone non ti uccide.
Fa un male cane, può renderti zoppo a vita, ma non muori.
Ma ehi, "guai se lo fate nero eh!"
E ben venga persino Niccolò Machiavelli di colore.
Che poi, inizialmente avevo storto anche io il naso per questo, poi col contributo di uno strumento di nome Google, molto utile per le ricerche e ve lo consiglio, ho scoperto che Leonardo è una serie per bambini che narra avventure fittizie di un Leonardo da Vinci giovanissimo in uno stile molto all'Indiana Jones.
Perciò nulla di realistico, didattico né tantomeno biografico.
E soprattutto nessuno, guardando Futurama (S06E05), si è lamentato quando Leonardo da Vinci era un alieno e Vinci il suo pianeta di provenienza, vero?
[Halle Bailey, David Gyasi e Akemnji Ndifornyen, rispettivamente Ariel, Achille e Niccolò Machiavelli]
Ben venga qualsiasi remake o reboot con cambi del genere, che Spike Lee rifaccia pure tutti i film di Bud Spencer e Terence Hill ambientandoli a New Orleans e interpretati da due attori di colore (tranquilli è solo un esempio, nulla di vero, non cominciate a fare post su Facebook lamentandovi a riguardo), che tra 20-30 anni possa un bambino di colore crescere come io sono cresciuto con Carlo Pedersoli immedesimandomi in lui ed emozionandomi con lui.
La mia infanzia e i miei ricordi non verrebbero minimamente scalfiti da una cosa del genere.
E nemmeno i vostri, lo giuro.
Se fate fatica a crederci e continuate a sentirvi minacciati da una sirenetta nera, la ragione è semplice: siete razzisti.
Probabilmente razzisti in denial, dormienti, probabilmente non sarete mai protagonisti di atti di violenza, fisica o verbale, nei confronti di uno straniero (almeno fuori dal web), ma è quello che siete.
La prova l'avrete quando il politicante di turno commenterà negativamente sui social - se non l'ha già fatto - il ruolo di Halle Bailey e voi direte che non siete mai stati d'accordo con lui, non lo avete votato, ma... questa volta siete proprio d'accordo con lui.
Bene: per alcuni con questo articolo sarò certamente sfociato nel "politically correct", inteso ovviamente con accezione negativa, ma che al sottoscritto darà una discreta soddisfazione.
Poiché, a parte il fatto che al limite più che "politically" in questo caso si dovrebbe parlare di "socially", solo l'homo sapiens potrebbe dare un'accezione negativa al concetto di "correct".
Perché alla fine la rivoluzione da fare è proprio su quello che deve vertere, sulla correttezza, sull'equità, sull'equilibrio, sulla parità di prodotti (da un punto di vista puramente numerico) che per decenni è stata semplicemente inimmaginabile per ragioni assurde e ingiuste.
Perciò, se proprio non si riesce ad appoggiarla, quantomeno si smetta di ostacolarla.
Specie quando, all'atto pratico, il colore della pelle di Ariel non danneggia in alcun modo la vostra esistenza, che ci crediate o no.
E il modo migliore per iniziare ad attuarla, nonché il più veloce, potente e immediato dal giorno della sua nascita, è proprio il Cinema.
E voi amate il Cinema, no?
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30 commenti
Giuseppe Milazzo
3 anni fa
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Elia Tron
3 anni fa
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Uberto Monaldo
3 anni fa
Si crea la divisione per via del razzismo di questa scelta. Quando si cambia il colore di un personaggio (soprattutto per quelli con un'importanza culturale come Achille o Lancilotto) con la scusa dell'inclusione razziale, si sta dicendo che essere dell'etnia precedente è sbagliato. Questo crea prima fastidio, poi rabbia e infine odio, alla faccia dell'inclusione. Il casino di Ariel è emblematico in ciò: i live action precedenti, da quel che ho visto, hanno cercato di essere fedeli quanto più possibile alla fonte animata, mentre in questo caso si è deciso di no così arbitrariamente e stravolgendo tutto.
Vuoi mettere un messaggio di inclusione sociale nel film? Cogli la palla al balzo e allora cerca di trasportare il disagio e la sofferenza sentimentale di quando Andersen scrisse la favola, mostrando le difficoltà di una persona omosessuale nel poter vivere il proprio amore in un paese del nord-Europa di inizio '800.
Vuoi dare più visibilità ad una principessa nera? Bene, fai il live action de "La principessa e il ranocchio", promuovendolo bene e dandogli la giusta visibilità.
Ecco già due modi per favorire l'inclusione senza alcun tipo di forzatura. A meno che, ovviamente, il punto non sia aumentare la rappresentazione per le minoranze ma diminuire quella per i bianchi che è quello che traspare ascoltando il pensiero dei SJW. Per esempio di recente è uscito un film molto bello, tale Shaft con protagonista Samuel L. Jackson. Quel film ha un cast tutto di colore, anche il regista è nero… ma non se l’è filato nessuno (io l’ho visto e mi è pure piaciuto ma ha fatto flop). Com’è possibile se c’è tanto desiderio di rappresentanza? Dov’è finita tutta la solidarietà che millantate tanto?
Disney non sta semplicemente facendo un film sulla fiaba di Andersen sulla quale può prendersi tutte le libertà che vuole, ma sta facendo un Live Action sul film Disney del 1989. Un film che, piaciuto o meno, è iconico nella filmografia Disney. Per generazioni su generazioni Ariel è QUELLA e basta. Non è quella di ventordici altre versioni animate o meno, ma è quella, la rossa con il bikini conchiglia e tutto il resto.
E la Disney lo sa dato che non fa semplicemente un nuovo film, ma conta sull'effetto nostalgia riprendendo tutto il cast di contorno, il setting e via discorrendo.
Ma invece di riprendere l'Ariel di allora, la cambia. Perchè? Per fare pandering su questo nuovo finto buonismo americano che pensa che forzare una certa percentuale di "colorato" nelle produzioni sia progressivo, giusto, illuminato.. scegli il termine che vuoi. Questo a discapito del fatto che non è vero in primis e spesso fa l'effetto opposto alterando parecchia gente che vede il proprio ricordo, proprio quel ricordo che la Disney vuole monetizzare, cambiato.
Ovviamente lo fanno sapendo che oggi come oggi la gente, persino quella che non apprezza in particolar modo questa scelta, e non parlo dei razzisti, andrà a vederlo o sosterrà il nuovo corso, perchè è in atto una vera a propria campagna di vilipendio nei confronti di chi si permette di esprimere un parere a riguardo che non sia conforme alla nuova norma, quand'anche questo parere sia argomentato e valido. E questo alla Disney fa comodo perchè si arruffiana il pubblico idrofobo, quello che se ne frega, quello che non può parlare e genera polemica che è sempre ottima pubblicità per quella che è, lo abbiamo detto tutti, una semplice operazione commerciale ad alto tasso di nostalgia e pandering.
E, di nuovo, molti hanno fatto notare che queste è uno dei tanti esempi che poi si diramano in altre produzione non di fantasia come questa, dove si permettono, per esempio, di cambiare l'etnia di figure storiche conclamate sempre in virtù di un fantomatico egalitarismo e progressismo che è sempre e solo gola di soldi.
Quindi non è che Ariel DEBBA essere bianca e rossa perchè migliore, ma tutto il discorso sopra riportato.
Tutto chiaro? ;) Poi francamente a me tange zero sul film in particolare dato che non sarei andato a vederlo anche fosse stata la rossa più figa del pianeta ad interpretarlo, visto che trovo i remake dei live action una pessima idea, ma sentirsi ridurre a "se vi ruga che non è rossa affari vostri cani razzisti" mi pare un po' limitante. Questo è violenza e imposizione con la forza della vergogna, "mangia come fanno tutti gli altri, non fare il ragazzo cattivo", "vi piace il cinema no?, non sei mica razzista?", si riduce la critica al razzismo, addirittura sopito, per far cambiare idea all'altro lo riduci a vergognarsi dei suoi pensieri
L’unica argomentazione che hai saputo fornire nel tuo articolo è “è giusto riscrivere la storia perché i neri sono sempre stati maltrattati e glielo dobbiamo perché siamo colpevoli di anni di razzismo”. Io questa cultura del vittimismo non la tollero. Trovo estremamente triste che le persone approvino un'idea così ridicola e offensiva. Sono un uomo bianco e non mi butterò in ginocchio a scusarmi con uomini neri, donne nere, donne bianche, altri uomini bianchi o chiunque altro per crimini che non ho commesso. Non ho mai oppresso nessuno nella mia vita, né l'ho sostenuto. Non mi vergognerò del colore della mia pelle, del mio sesso o della mia sessualità. Essere nato bianco non significa che io sia nato con il fardello di ogni peccato commesso da ogni persona bianca nella storia dell'umanità. Non ho bisogno del perdono dei miei fratelli neri o di chiunque altro. Se tu e gli altri insieme a te, vuoi buttarti giù e auto-vittimizzarti, così sia. Sarai solo una parte del problema. Non possiamo risolvere i problemi del mondo se restiamo divisi. E che ti piaccia o no stai solo contribuendo alla divisione così come tutti questi blackwashing non aiutano l’integrazione tra bianchi e neri. E se pensi che sono solo vecchi uomini bianchi a pensarla così:
https://www.youtube.com/watch?v=JRmnbtSs1fw
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Sasuke
3 anni fa
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Luca Buratta
3 anni fa
il punto non è il casting in sé, penso che chiunque ami il cinema non possa non rendersi conto di quanto abbiano dato gli attori di colore nelle ultime decadi, parlo di mostri sacri come Morgan Freeman, Sam Jackson, Denzel Washington, Forest Whitaker, Whoopi Goldberg, Eddie Murphy e via discorrendo. Dopo un'epoca, sicuramente, in cui non erano certo considerati al massimo delle loro possibilità, direi che lamentarsi ora che abbiano poco spazio o siano considerati meno mi pare un po' miope. Il punto, dicevo, per me non è quello; è, semmai, l'ipocrisia che c'è dietro certe scelte, da parte di Disney ma non solo, arrivate con estremo ritardo e per cavalcare l'onda di un sentimento dell'opinione pubblica. Chiaro che può essere vista come una presa di coscienza, una ritrovata genuinità, però poi esce il trailer di Mulan e vedo un bellissimo cast asiatico che parla un inglese fluente, e mi sale la rabbia. Perché non farli recitare in cinese e ridoppiarli poi in inglese per il mercato americano? Avresti raggiunto un grado di fedeltà +1000, mentre così devo vedermi questa cosa irreale dove in Cina una famiglia in casa a cena parla inglese, e se posso accettarlo in un cartone animato, in un live action è strano quasi quanto lo è stato vedere gli animali parlare muovendo la bocca come uomini nel Libro della Giungla e mi ha fatto venire il prurito.
Il razzismo e la discriminazione sessuale esistono, non si può negare, per rendersi conto basta letteralmente affacciarsi dalla finestra se si abita in una città, anche in un paese che dal punto di vista umanistico è probabilmente il più civilizzato del mondo come il nostro, da millenni culla di artisti, letterati, scienziati, di certo non un paese culturalmente chiuso come si vuole far credere. Eppure c'è. Immagino quindi che negli USA, patria incontrastata dell'ipocrisia, il problema sia enormemente più sentito. Si combatte dando pari opportunità? Indubbiamente. Le pari opportunità consistono nel prendere ruoli o storie già messe in scena e rifarle ma con un attore nero? No, per me no. Anzi, questo secondo me è un mezzuccio, una sorta di contentino dato da un'industria ad una "categoria" (perdonate il termine molto pratico) verso la quale si sente in colpa.
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Selas
3 anni fa
C'è questa idea ricorrente che i greci e i romani erano "bianchi", perché se le statue sono di marmo erano pure loro tutti pallidi, no ? Beh, non proprio. A stare sotto il sole greco tutto il giorno vorrei vedere a chi assomigli di più, tra lo statunitense bianco e il libanese. Eppure a fare Achille in Troy c'è Brad Pitt che per carità, è un bravissimo ragazzo, ma sembra più un vichingo che un greco. Io sono greco, e di gente che assomiglia a Brad Pitt non è che ce ne sia poi così tanta dalle parti mie. Per carità, non sto a dire che i greci non siano un popolo d'Europa, o che la pelle dei greci non sia tendente al chiaro, ma da lì a pensare che erano tutti pallidi come vichinghi ce ne vuole. Tutto questo senza contare le eventuali mescolanze con popoli semitici o pre-indoeuropei (quindi non originari dalle pianure dell'Ucraina). Quindi, secondo la mia opinione (e sono pronto a ricredermi), la scelta di prendere un attore scuro di pelle non è più errata di quella di prendere un attore biondo dagli occhi blu. E semplicemente meno ben accetta, soprattutto negli USA dove personaggi che portano avanti il proprio colore di pelle come marchio indelebile dell'eredità greco-romana sono più presenti che da questo lato dell'Atlantico (ma non siamo neppure noi angioletti, eh, per carità)… non so, just a thought.
Poi ci sarebbe anche da discutere su quanto nella Grecia antica si discriminasse in base al colore della pelle (non mi pare che si facesse, ma potrei sbagliarmi) ma lascio questo discorso a gente più esperta di me.
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Marco Natale
3 anni fa
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Daniel-san
3 anni fa
Non so se è perché in realtà c'è un'indole razzista in me nascosta (spero di no), però il suo è l'unico caso che mi infastidice, ma sono comunque disposto a tornare sui miei passi, se indirizzato da un punto di vista che trovo logico.
Devo essere sincero, nemmeno sapevo l'esistenza di questo prodotto che rivede le gesta della caduta di Troia, fino a quando non ho letto del tuo articolo. Ed il mio primo pensiero, al riguardo, è stato: "Perché fare un Achille di colore? è veramente necessario?"
Non voglio stare a dibattere mica sulla questione "è un personaggio di fantasia, può essere interpretato da ciascuno in maniera diversa", perché io mi trovo pienamente d'accordo con quanto da te affermato, eppure trovo al contempo questo Achille una figura inappropriata.
Provo a spiegarmi meglio: l'Iliade ed i miti greci fanno riferimento ad una cultura prevalentemente europea. Ai tempi dell'ellenismo, io (e ribadisco "io", dato che non sto supportando la mia tesi con prove scientifiche) immagino la gente che vive in Grecia prevalentemente di etnia caucasica (o di colore bianco che si voglia dire). Questo significa che ovviamente anche loro creano miti e figure legendarie a loro immagine e somiglianza, ma la questione diventa: in un contesto prevalentemente ellenico, dove sfrutti un cast di gente il cui colore della pelle non è nero, perché devi inserirmi un Achille di colore? È un personaggio di fantasia, e può assumere tutte le interpretazioni possibili, ma lo stesso vale per Ettore, Paride, Priamo ecc...
Perché non scegliere un cast di colore anche per loro? Secondo me semplicemente perché la storia sarebbe stata "poco credibile", nel senso che io (e probabilmente molta altra gente) i greci non li immagino mica così; tanto valeva usare nomi diversi, setting diversi, e narrare una storia che reinterpretava completamente l'Iliade omerica.
Il punto è: quando vedo scelte del genere, per quanto innovative possano sembrare (che poi avere innovazione nell'interpretare un prodotto già esistente è qualcosa di opinabile), non riesco a vederle che "forzate". Si voleva dimostrare qualcosa con questa scelta?
Sono l'unico a vedere questa figura inappropriata, in quanto "poco plausibile"?
Questo di Achille è comunque stato un caso, varrebbe lo stesso discorso se dovessi vedere un cast asiatico ad interpretare "Vikings" così come un'attrice caucasica nei panni di Mulan, sperando di aver espresso chiaramente il mio concetto.
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Nuriell
3 anni fa
Cambiare l'etnia di un personaggio non significa distruggere per forza tutto quanto, l'importante è la resa finale.
Poi per moltissimo tempo c'è stato (e c'è ancora) il "white washing", ovvero lo scritturare attori e attrici bianchi per parti di personaggi che in originale erano stranieri.
Oggi magari un remake vedrebbe scritturato un personaggio non bianco e sono certo che molti si indignerebbero per quello ignorando la modifica iniziale.
Insomma, c'è bisogno di meno polemiche starili e che la gente inizi a informarsi e a pensare meglio.
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Morena Falcone
3 anni fa
E a proposito dei ragazzini neri che crescono con l’idea che “bianco è meglio” consiglio il documentario Black Sheep, nominato agli Oscar 2019 per il miglior cortometraggio documentario.
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Daniele Besana
3 anni fa
Anche se mi tocca ammettere che, a suo tempo, storsi il naso anche io per quell'Achille: vero che non è esistito ma incarna i valori di un popolo arcaico che vedeva la perfezione in un ben determinato modello fisico.
Ma il discorso non cambia, può e DEVE esistere anche un Achille nero, noi non siamo i Greci Antichi e lo show di Netflix non riscrive retroattivamente l'Iliade omerica né quella trashata di Troy (magari...).
Quindi ancora chapeau, Drenny!
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Mattia Straolzini
3 anni fa
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Luca Di Cangio
3 anni fa
Cmq giudicare un film dal casting è una cosa stupida, io non ho amato Ghostbusters non perchè sono state scelte delle donne ma per la qualità del film...avrò lo stesso approccio per la sirenetta. Non voglio copie carbone dei classici originali...vorrei avere qualche elemento...che sia anche bello. I live action hanno avuto alti e bassi, vedremo con i prossimi film.
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Federico Angiolini
3 anni fa
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Claudio Serena
3 anni fa
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Space
3 anni fa
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Vitto Bella
3 anni fa
Addirittura creare una petizione lo trovo oltremodo ridicolo, ma visto che per altre cose altrettanto futili ha funzionato, perché no?
Gran bell'articolo.
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Claudio Portogallo
3 anni fa
(p.s. parola di uno che da bambino non mangiava se non guardando La Sirenetta. Mi hanno detto che l’avrò visto 800 volte)
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