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Love, Death & Robots - Recensione: quando Netflix fa la cosa giusta

I 18 episodi di Love, Death & Robots - anche se non tutti riusciti - mostrano una strada percorribile

Quando uscì il trailer di Love, Death & Robots non nego che il sentimento provato fu un mix tra curiosità, epilessia, entusiasmo e diffidenza. 


La serie antologica di Netflix, supervisionata da Tim 'Deadpool' Miller e David 'Non ho bisogno di presentazioni' Fincher, è una collezione di 18 cortometraggi di animazione, dove il più breve dura 6 minuti e il più lungo 17 ed è la serie perfetta per il binge watching: la durata breve dei corti permette e anzi invita alla scorpacciata senza soluzione di continuità. 

 

 

 

Come promesso dal titolo i corti hanno in comune Amore, Morte e Robot. 


Anche se non in tutti è presente il trittico - e a dir la verità in un paio mancano proprio tutti gli ingredienti - la selezione è variegata sia nei temi che nella realizzazione tecnica: si passa da un'animazione di ispirazione giapponese anni '80 a una più statunitense, da un realismo impressionante in termini di resa fotografica a qualcosa di simile alle infografiche, da un mix con attori in carne ed ossa a qualcosa di molto simile a quello che abbiamo visto in Spider-Man - Un Nuovo Universo, dal cartoon vero e proprio a corti che ricordano molto le scene di intermezzo dei videogiochi moderni. 

 

 



Si mescola la fantascienza con l'horror, il soft porn con il black humour, il dramma storico con il fantasy, e il tutto ricorda molto la rivista americana Heavy Metal, figlia a sua volta della francese Métal Hurlant, ma Love Death & Robots ricorda anche l'esperimento di Animatrix, la serie di Ai Confini della Realtà e le sue ambientazioni prettamente distopiche la collocano vicino a Black Mirror

 

Non male, come punti di riferimento. 

La cosa funziona: la forma del cortometraggio è - secondo chi scrive - qualcosa di molto difficile da affrontare e da proporre al pubblico contemporaneo, ma allo stesso tempo è la formula ideale per venire incontro alle sue attuali esigenze ed abitudini.  

 

 

 



Sceneggiatori e registi, quando si mettono alla prova su un corto, sanno che non avranno molto tempo per raggiungere gli stessi traguardi di chi ha a disposizione 90, 120, 180 minuti di film o un'intera stagione di episodi di una serie: creare empatia con i personaggi, sviluppare il loro arco narrativo, raccontare qualcosa di sensato che abbia un inizio uno svolgimento e una conclusione, essere in grado di dire qualcosa. 

I corti di Love, Death & Robots, seppur con qualche caduta di tono, assolvono al compito. 

Ma soprattutto secondo me indicano una strada percorribile e interessante per Netflix: la piattaforma è riuscita in questi anni a creare un pubblico di affezionati, a cambiare le abitudini dello spettatore casalingo, a rimescolare le carte della distribuzione; soprattutto quest'ultimo punto non manca di generare polemiche, ultima delle quali quella che vede coinvolto Steven Spielberg e le regole dell'Academy. 

 

Il cortometraggio è solitamente relegato al giro dei festival dedicati, o al massimo a qualche portale specializzato, li si può trovare - cercandoli - su YouTube. 

 

 

 



A causa delle ovvie limitazioni tecniche e pratiche, i primi "film" della Storia del Cinema sono cortometraggi, che spesso non arrivano nemmeno al minuto di durata. 

 

E oggi, dopo più di 120 anni di Settima Arte, chi si approccia al Cinema dietro la macchina da presa lo fa quasi sempre partendo da lì: è una palestra che permette di rendersi conto delle proprie capacità, di come gestire una troupe e un cast, di cosa si riesce a fare e come lo si debba fare; è il primo vero banco di prova di chi vuole nella vita fare del Cinema. 

Al tempo stesso, però, non è una forma d'arte popolare o conosciuta, e questa interessantissima proposta di Netflix con alle spalle gli altisonanti nomi di David Fincher e Tim Miller potrebbe spingere qualcuno ad innamorarsene, a cercarne altri, a scoprire qualcosa che prima non conosceva. 


Love, Death & Robots può essere l'inizio di un qualcosa, può aprire delle porte e offrire nuove possibilità, può scardinare preconcetti sia sulla forma - l'animazione, da troppi ritenuta una forma d'arte "per bambini" - che sui contenuti. 

Proporre oggi una serie così diversa dal solito, che punta sull'animazione ed è evidentemente rivolta a un pubblico adulto, può "educare" lo spettatore medio a una nuova fruizione del mezzo cinematografico.  

 

 

 



Va incontro alle abitudini contemporanee del "mordi e fuggi", al poco tempo da dedicare alla visione di prodotti cinematografici e - paradossale ma vero - alla bulimia che spinge a guardare mille episodi di una serie tutti di fila; è un esperimento che così come è pensato può funzionare solo su una piattaforma streaming, e va ad infilarsi in un interstizio fino ad oggi non occupato da nessuno e che non dovrebbe nemmeno infastidire nessun altro. 

Come ho scritto prima personalmente non li ho trovati tutti riusciti, ma in generale su 18 corti l'offerta e la qualità sono davvero di livello molto alto. 

Nello specifico, qualche parola su ognuno, in ordine di presentazione su Netflix

 

 



Sonny's Edge - Il Vantaggio di Sonnie 

17 minuti

 

Il biglietto da visita di Love, Death & Robots mette subito in chiaro le cose: amore, morte e "robot" sono a tutti gli effetti i protagonisti di questo corto, dalla realizzazione simile alle scene di intermezzo di un videogioco moderno; c'è nudità, violenza estrema e sangue a profusione, in una storia di vendetta e rivalsa che prende in contropiede. 

Il doppio plot twist sorprende e soddisfa, appena concluso non si può non avere voglia di vederne subito un altro, e rimane un filo di rammarico per un impianto narrativo che probabilmente funzionerebbe anche in caso di una mini serie dedicata a Sonnie e compari. 

 

Voto: 70%

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Three Robots - Tre Robot

11 minuti 

 

Si cambia immediatamente registro e conosciamo tre robot - ognuno con un design diverso, ma egualmente irresistibile: si va dal ricordare Chappie a una forma geometrica con una scelta di movimenti semplici ma geniali - che sono in visita in una città devastata dalla catastrofe nucleare che ha messo la parola "fine" all'umanità. 

Dopo una divertente citazione a Terminator 2, scopriamo che i robot sono gli unici sopravvissuti: gli intelligenti droidi sono il nostro lascito sul Pianeta Terra ma non conoscono bene i loro creatori e provano quindi a farlo in quanto turisti, tra gustosi dialoghi che mettono in dubbio il nostro sistema digerente e buffe spiegazioni sui nostri comportamenti umani, troppo umani. 

Ma parafrasando Twin Peaks, "I gatti non sono quello che sembrano". 

 

Voto: 72%

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The Witness - La Testimone

12 minuti 

 

La tecnica di animazione è sbalorditiva e ricorda da molto vicino quanto visto in Spider-Man - Un Nuovo Universo, fresco vincitore dell'Oscar come Miglior Film di Animazione: La Testimone sembra realizzato con delle riprese dal vivo in seguito passate al rotoscope, con la presenza delle onomatopee a video e una scelta splendidamente cinematografica sul taglio delle inquadrature e sul montaggio. 

Una ragazza assiste a un omicidio e tenta di mettersi in salvo dall'assassino che si è accorto di lei: il finale è tanto semplice quanto perfetto, e lascia interdetti qualche minuto a pensare con un sorriso scemo sulle labbra. 

Personalmente, uno dei corti più riusciti della serie, e visivamente è davvero un gioiellino. 

 

Voto: 82%

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Suits - Tute Meccanizzate 

17 minuti 

  

Pop, colorato e fracassone, questo corto vede dei campagnoli 2.0 che grazie a degli esoscheletri molto avatariani si prodigano nel difendere i propri raccolti e le proprie mandrie dall'invasione di insettoidi letali. 

 

Girato e montato benissimo, personalmente mi ha però detto poco e il tutto mi è parso qualcosa di 'già visto', o quanto meno di meno interessante come proposta e come racconto rispetto agli altri: personaggi che ricalcano cliché ben noti e svolgimento in fin dei conti prevedibile, l'idea dello svelamento finale è interessante ma non eleva il prodotto più di tanto. 

 

Voto: 65%

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Sucker of Souls - Il Succhia-Anime 

13 minuti 

 

L'aspetto ricorda molto l'animazione giapponese di qualche tempo fa: degli archeologi risvegliano un demone - forse Dracula in persona? - che diventa immediatamente un nemico pericoloso e sanguinario. 

I toni giocati praticamente quasi solo sul rosso e sul nero e l'ambientazione sotterranea rendono cupo il cortometraggio che però ha una svolta decisiva grazie... ai gatti. 

Pessimista e senza scampo, non mi ha però colpito particolarmente. 

Voto: 60%

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When the Yogurt Took Over - Il Dominio dello Yogurt

6 minuti

 

Senza dubbio uno dei più originali e interessanti. 
I registi Victor Maldonado e Alfredo Torres sono gli stessi di Tre Robot e il tono è il medesimo: leggero all'apparenza, devastante nel significato. 

Degli scienziati creano inavvertitamente uno yogurt senziente, che dimostra capacità e qualità oltre l'umano e mira al dominio del mondo: in una società allo sbando come quella attuale, ci riuscirà. 

 

Il corto punta il dito contro l'attuale propensione della massa ad affidarsi al primo "uomo forte" che le si presenta davanti con la soluzione in tasca per qualunque problema. 

L'assurdo è che questo "uomo forte" sia... un latticino. 

 

Si ride, molto, e si riflette, altrettanto, e il finale irrisolto lascia sospesi con una domanda senza risposta.

Ed è giusto così. 

Voto: 75%

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Beyond the Aquila Rift - Oltre Aquila 

16 minuti

 

Dopo un salto nell'iperspazio oltre la velocità della luce, l'equipaggio di una navicella finisce fuori rotta: uno di loro incontrerà una vecchia amica, ma c'è qualcosa che non va. 

 

Se mi si chiedesse di scegliere il mio preferito tra i corti di Love, Death & Robots, questo sarebbe una delle risposte. 

Visivamente straordinario, con un protagonista disegnato sulle fattezze di Hugh Jackman e una scena di sesso girata meglio di quelle che si vedono in film più blasonati, la storia è un racconto sulla perdita e il recupero della speranza, sul mantenimento delle apparenze per non causare dolore a chi amiamo, sulla classica "bugia a fin di bene". 

 

Tratto da un racconto di Alastair Reynolds - astrofisico, astronomo e rinomato autore di fantascienza - in Oltre Aquila l'eco di Matrix si fa sentire, e tanto, ma è secondo me il corto meglio recitato e più maturo della serie e Thom e Greta sono molto più umani di tanti attori contemporanei. 

 

Voto: 90%

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Good Hunting - Buona Caccia

17 minuti

 

Il figlio di un cacciatore di spiriti dovrebbe seguire le orme del padre, ma al contrario stringe un forte legame con una mutaforma "hulijing" e la aiuterà ad affrontare la vita dopo lo scontro mortale tra i rispettivi genitori. 

 

Delicato e romantico, Buona Caccia è un esempio di steam punk riuscitissimo: animazione, colori e situazioni scorrono e si sviluppano armoniosamente così come il rapporto tra i due protagonisti e la società che cambia ed evolve attorno a loro. 

 

Il legame tra i due è speciale e invidiabile. 

Se vi piace il mecha e lo spiritismo, è facile che questo corto diventi il vostro preferito tra i 18 della serie. 

 

Voto: 83%

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The Dump - La Discarica

10 minuti

 

Il vecchio redneck padrone di una discarica non è intenzionato ad andarsene nonostante le istanze di un ispettore municipale. 

 

Prevedibile fin dall'inizio, non particolarmente divertente anche se costruito per esserlo, personalmente mi ha detto poco ed è senza dubbio quello che mi è piaciuto meno di tutta la serie. 

 

Simpatici design e scenografia, ma il livello non è secondo me all'altezza degli altri episodi. 

 

Voto: 50%

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Shape-Shifters - Mutaforma

16 minuti 

 

La guerra in Afghanistan vista con gli occhi di un Mannaro.

Altro corto che visivamente galleggia tra il fotorealismo e le scene di intermezzo di un videogioco - a un certo punto c'è addirittura una soggettiva che diventa una visuale in terza persona - la storia è semplice. 

I due Marines protagonisti sono degli emarginati all'interno di un corpo che fa del cameratismo la sua forza principale, e il nemico non è più solo rappresentato dai talebani, ma dal corrispettivo mediorientale di ciò che sono in realtà i due principali personaggi. 

 

Il discorso sul "diverso ma uguale" non viene nemmeno preso in considerazione: per il Marine lo straniero è da uccidere nonostante si tratti di un essere della sua stessa razza, anche se di un'altra nazionalità e religione. 

 

Forse tradito dalle mie stesse aspettative, ma l'ho trovato semplicistico e deludente. 

 

Voto: 55%

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Helping Hands - Dare una Mano

10 minuti

 

Qualcuno ha detto Gravity?

 

Un'astronauta si ritrova costretta a decidere se mutilarsi e sopravvivere o lasciarsi morire nello spazio, attendendo degli aiuti che sa già che arriveranno troppo tardi rispetto alle sue scorte di ossigeno disponibili. 

 

Girato e fotografato bene, il corto mette addosso una giusta dose di ansia anche se a un certo punto diventa quasi scontato il suo svolgimento. 

Fin troppo debitore nei confronti del film di Alfonso Cuarón, Dare una Mano aggiunge pochino al discorso generale di Love, Death & Robots, ma la sua realizzazione tecnica lo pone un gradino sopra ad altri. 

 

Nota di merito per l'iniziale citazione ad Alien e al suo LV426. 

 

Voto: 68%

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Fish Night - La Notte dei Pesci 

10 minuti

 

Tratto da un racconto del texano Joe R. Lansdale - off topic: del quale vi consiglio praticamente qualunque cosa abbia scritto - La Notte dei Pesci ci riporta indietro di qualche era e ci fa sognare ad occhi aperti. 

 

Due venditori porta a porta restano bloccati nel mezzo del deserto statunitense con l'auto in panne: quella notte succederà qualcosa di magico e antico, che fonderà il sogno con l'incubo. 

 

Poetico e letale allo stesso tempo, il corto è una gioia per gli occhi: la fotografia è curatissima sia nella palette di colori che nei tagli delle inquadrature, e forme e colori dei "pesci notturni" sono una meraviglia. 

 

Lo smarrimento che si prova nel finale ci riporta con i piedi per terra e ci fa porre qualche domanda. 

Il che, in ogni caso, è sempre e comunque un merito. 

 

Voto: 70%

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Lucky 13 - Dolci Tredici Anni 

14 minuti 

 

Assolutamente impressionante dal punto di vista visivo - la mia compagna ha più volte dubitato del fatto che stesse vedendo dell'animazione e non delle riprese dal vivo - il corto racconta una 'classica' storia militare. 

Una navicella ritenuta porta jella diventerà al contrario la più efficiente, lasciando qualche dubbio anche sul fatto di essere consapevole della propria condizione e addirittura senziente. 

 

Samira Wiley (Orange is the New Black, The Handmaid's Tale) dà voce e volto alla protagonista, una donna che vuole contrastare le superstizioni e che troverà nella Lucky 13 la compagna ideale per le pericolose missioni che deve affrontare. 

 

Non particolarmente profondo e al limite dell'off topic - i Love, Death & Robots del titolo si scorgono a malapena - presenta scene d'azione e di guerra davvero di alto livello, e un fotorealismo assolutamente ineccepibile. 

 

Voto: 75% 

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Zima Blue

10 minuti 

 

In nemmeno 600 secondi un discorso sull'identità, sull'esistenzialismo, sulla ricerca di se stessi e sull'essenza della vita stessa che raramente si trova altrove: un pittore segue il proprio percorso artistico e umano, affrontando sfide sempre più estreme e realizzando opere sempre più concettuali. 

 

Zima Blue è l'altro dei miei corti preferiti di questa serie, e forse non è una coincidenza che sia il secondo tratto da un racconto di Alastair Reynolds dopo Oltre Aquila

 

Profondo come un oceano e vasto quanto un universo, il corto affronta ontologicamente un discorso davvero ampio e lo fa con uno stile visivo affettatissimo, quasi futurista, con contorni neri netti e spigoli vivi, fisionomie e anatomie esagerate e fuori scala. 

Zima è un personaggio interessantissimo per il quale avrei voglia di una serie a parte, nonostante i 10 minuti del corto riescano ad essere comunque non frettolosi. 

 

Affascinante e ipnotico, il cortometraggio diretto da Robert Valley - del quale vi consiglio caldamente Shinjuku, del 2016 - è secondo me il punto filosoficamente più alto di tutta Love, Death & Robots

 

Voto: 93%

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Blind Spot - Punto Cieco 

8 minuti

 

Un blindato contiene qualcosa di prezioso: dei ladri cyborg tenteranno di appropriarsene, ma ovviamente i sistemi di difesa saranno implacabili. 

Cortometraggio che se allungato andrebbe bene trasmesso il pomeriggio su Italia 1.  

 

Sbaglierò, ma ci ho trovato davvero poco oltre agli stereotipi: l'eroe principale figo, il sidekick grosso e rozzo con sigaro in bocca, la signorina sexy e cazzuta, il novellino impaurito che però sarà decisivo. 

 

Divertente e girato bene - praticamente tutto il racconto si svolge mentre ci si trova lanciati a tutta velocità lungo una strada e dentro a un tunnel - ma come nel caso de La DiscaricaPunto Cieco mi è parso un po' fuori stile rispetto alla proposta generale della serie. 

 

Ed entrambi mi hanno lasciato un "E quindi?" sulle labbra a fine visione. 

 

Voto: 60%

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Ice Age - L'Era Glaciale 

10 minuti

 

Dopo 15 cortometraggi molti dei quali visivamente incredibili, quando L'Era Glaciale inizia con Topher Grace (That's 70's Show, BlackKklansman) e Mary Elizabeth Winstead (Scott Pilgrim vs The World, 10 Cloverfield Lane) viene da chiedersi se l'animazione 3D abbia ormai raggiunto la perfezione... 


Invece no, sono attori in carne ed ossa che interpretano una coppia che trova nel proprio frigorifero una microscopica versione della Storia del Mondo e dell'Uomo. 

Oltre allo stupore iniziale non se ne curano particolarmente, e la velocità impressionante con la quale la società nel frigorifero cresce - ripetendo passo dopo passo ciò che abbiamo fatto noi, dalle caverne ai grattacieli - li mette in condizione di rammaricarsi per aver perso il Rinascimento. 


Anche se sarebbe evidentemente durato qualche secondo. 

 

Forse non l'ho capito io, ma al di là di un generale senso di divertita sorpresa per l'idea di base - che ricorda molto alcuni episodi di Ai Confini della Realtà - non ci ho trovato niente di che. 


E la direzione degli attori principali, così disinteressati alla meraviglia che hanno in casa e così impassibili nonostante un olocausto nucleare nel proprio congelatore, non aiuta ad appassionarsi alla cosa. 

 

Probabilmente il corto gestito meno bene nei tempi a disposizione, resta comunque simpatico. 

 

Voto: 65%

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Alternate Histories - Alternative Storiche

7 minuti 

 

Grazie alla fittizia app Multiversity possiamo far deviare il corso della Storia e vedere "cosa sarebbe successo se". 
Ovviamente il personaggio preso di mira è Adolf Hitler, e il tema è la sua morte prematura rispetto a quanto accaduto nella realtà. 

 

La Storia però non cambia a seconda di quando far morire Hitler, bensì a seconda di come morirà. 
E i modi sono uno più esilarante dell'altro. 

 

Il più dichiaratamente comico dei cortometraggi di Love, Death & Robots è un concentrato di black humour con una realizzazione al limite dell'infografica: vedere Hitler morire nei modi più assurdi - e non li elencherò perché spoilerarli sarebbe un peccato - è indubbiamente appagante e divertente e Alternative Storiche si candida ad essere uno dei corti della serie di cui più vorrei altri episodi, magari dedicati ad altri personaggi e altri bivi storicamente fondamentali. 

 

L'idea dell'app non è nuova - il tema "What If" è uno dei più abusati e lo è soprattutto per quanto riguarda il Fuhrer, il Reich e la Seconda Guerra Mondiale - ma la forza del corto sta proprio nello s(tra)volgimento della cosa: consapevoli dell'abuso del tema, gli autori hanno esagerato e hanno vinto. 

 

Voto: 73%

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The Secret War - La Guerra Segreta

16 minuti 

 

Il corto paga un po' il fatto di arrivare dopo gli altri. 
È una rivisitazione di un fatto storico conosciuto, è una storia di militari in guerra, è il racconto di un manipolo di eroi contro una minaccia esterna e cattivissima, tecnicamente c'è una ricerca pregiata del fotorealismo. 

 

Tutti elementi già visti in Love, Death & Robots nei cortometraggi precedenti e che quindi potrebbero non giocare a suo favore. 

Ma se preso a sé stante, come dovrebbe essere trattandosi di una serie antologica nella quale in comune ci sono solo i temi generali, La Guerra Segreta è davvero un gran bell'episodio. 

 

Siamo in Siberia e dei militari dell'Armata Rossa devono affrontare qualcosa di mostruoso e micidiale. 

 

I personaggi funzionano e sono ben definiti, la "macchina a mano" è ben gestita e diretta, la colonna sonora è quella dei grandi film epici e, anche se il finale appare forse un filo sbrigativo, il corto è proprio bello. 

 

Voto: 80%

_______________________________________

 

 

In conclusione mi auguro fortemente che quella indicata da Love, Death & Robots sia una strada che Netflix vorrà intraprendere con sempre più convizione. 

Non esiste al momento luogo migliore per presentare una serie di cortometraggi dall'indubbia maestria tecnica, con temi e situazioni dedicate agli adulti e che magari possano essere una fucina di talenti per il Cinema. 

 

O anche no, perché alla fine il cortometraggio, se pensato e realizzato a dovere, non ha nulla da invidiare a un film ed è una sfida affascinante sia per chi lo gira che per chi lo guarda. 

 

Vedremo come risponderà il pubblico contemporaneo a una proposta così originale e d'impatto. 

 

Chi lo ha scritto

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5 commenti

Alessio Bottoni

5 anni fa

Ok allora sì, probabilmente non rientra proprio nei tuoi gusti. Ti consiglio di lasciar perdere e guardare altro che probabilmente ti piacerà di più 😊

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ZERO

5 anni fa

C'è il suo alone ma alla fine della puntata, in effetti... non muore nessuno! Si può dire che il tema Death c'è...ma non c'è! XD

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Nuriell

5 anni fa

Tre episodi, ho detto a caso ma in effetti mi sono visto i primi 3, solo che ho visto 2, 3 e 1.

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Alessio Bottoni

5 anni fa

In "dare una mano" c'è molto forte il tema DEATH, direi 😊

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Alessio Bottoni

5 anni fa

Curiosità: quali episodi hai guardato?

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