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Il cacciatore - Recensione: andata e ritorno dall'inferno

Nonostante il passare degli anni è innegabile che Il cacciatore sia uno di quei film sopravvissuti splendidamente alla prova del tempo, dimostrandosi ancora oggi capace di essere apprezzato in tutta la sua grandezza: oltre al cast stellare e un comparto tecnico impeccabile, la pellicola è ancora in grado di stupire gli spettatori di oggi grazie alla sua profondità narrativa e all'approccio intimo e autoriale di Cimino, che con il suo personale war-movie ci invita a riflettere sulle atrocità della guerra in Vietnam e sulle sue implicazioni più profonde e personali

A 45 anni dall’uscita nelle sale italiane torna al cinema Il cacciatore, capolavoro del regista Michael Cimino: sarà possibile vedere la pellicola sul grande schermo nella sua nuovissima veste restaurata in 4K solo il 22, 23 e 24 gennaio, distribuito da Lucky Red. 

 

Dopo aver esordito nel 1974 con Una calibro 20 per lo specialista Cimino firma la sua seconda opera proprio con Il cacciatore, dando un contributo fondamentale tanto alla New Hollywood, che proprio in quegli anni stava vivendo un periodo d'oro, quanto al genere dei war-movie.

La pellicola, che in questi 45 anni che la separano dall’uscita in sala è divenuta ormai un vero e proprio cult, riuscì a ottenere la bellezza di ben 5 Premi Oscar, tra cui quelli per Miglior Film e la Migliore Regia. 

 

Incentrato sugli sconvolgenti effetti dei conflitti bellici sulla psiche e la vita dei soldati che ne prendono parte, Il cacciatore riesce ancora oggi a risultare tristemente attuale. 

 

[Il trailer della nuova versione restaurata in 4K de Il cacciatore]

 

 

Considerato da molti una pellicola fondativa per il genere viet-movie, film incentrati sulla guerra in Vietnam, Il cacciatore uscì appena un anno prima del forse più famoso Apocalypse Now.

 

Rispetto al film di Francis Ford Coppola l'opera di Cimino affronta la tematica della guerra in Vietnam con un approccio piuttosto differente, a partire proprio dalla struttura narrativa della pellicola, Il cacciatore è infatti un film che si divide in tre grandi sezioni. 

 

Nella prima parte Cimino ci immerge nell’ordinaria e tranquilla vita di un gruppo di amici che vivono in un paesino della Pennsylvania. 

Oltre al lavoro in un’acciaieria condividono la passione per la caccia al cervo e le loro origini russe.

 

Per Michael Vronsky (Robert De Niro), Nick Chevatorevich (Christopher Walken) e Steven Pushkov (John Savage) questa vita così placida e serena sta però per cambiare drasticamente: i tre hanno infatti deciso di arruolarsi come volontari per la guerra in Vietnam. 

A pochi giorni dalla partenza per il fronte il matrimonio di Steven è quindi l’ultima occasione del gruppo per ritrovarsi a festeggiare allegramente insieme; è proprio durante la sontuosa e magistrale scena dei festeggiamenti del matrimonio che Michael Cimino affresca finemente le differenti personalità del gruppo di amici e le dinamiche che si sviluppano al suo interno.

 

Uno dei legami più forti che subito emerge è quello tra Mike e Nick. 

 

I due amano la stessa donna, Linda (Meryl Streep), che prima della partenza per il conflitto accetta la proposta di Nick di sposarla al suo ritorno.

Nonostante questo i due sono incredibilmente legati e una volta finito il matrimonio, in preda ormai ai fumi dell’alcol, Nick fa promettere a Mike di non abbandonarlo una volta che si troveranno in Vietnam, dimostrando tutta la fiducia che ripone in lui. 

A concludere e completare questo primo affresco sulla vita dei personaggi de Il cacciatore arriva la sequenza della battuta di caccia al cervo.

 

Proprio durante questa parte emerge la famosa filosofia di Mike del colpo singolo: un cervo non è armato come il cacciatore ed è per questo che per ucciderlo in maniera corretta ed equa si ha a disposizione un solo colpo da sparare.  

 

 

[Il cacciatore: Mike, Nick e gli altri amici mentre si preparano per la caccia al cervo]

 

 

Con questo primo atto Cimino riesce a porre delle salde basi per lo sviluppo del film e a far emergere già alcuni dei temi portanti de Il cacciatore

 

Il fatto che i protagonisti non siano dei “veri statunitensi”, quanto piuttosto un gruppo di persone appartenenti alla locale comunità russo-americana, apre già a delle riflessioni sulla potenza del sogno a stelle e strisce e su quanto anche i suoi cittadini meno “puri” siano disposti a dare per la patria. 

Il gruppo di amici, infatti, non solo ama follemente il paese che li ha adottati, ma alcuni giungono al punto di mettere a repentaglio la propria vita nel conflitto vietnamita pur di difendere la grandezza degli Stati Uniti, vedendo in questa decisione una possibilità per diventare dei “veri statunitensi” e coronare il sogno Made in USA.  

 

È inoltre tramite l’importanza che Cimino conferisce sin da subito alla delineazione delle relazioni interpersonali che emerge il fatto che proprio l’amicizia e i rapporti con il proprio gruppo sociale sia uno dei temi portanti di tutto Il cacciatore.   

 

Il secondo atto del film, invece, sebbene sia il più breve risulta decisamente il più concitato e violento; le ampie e distese sequenze del primo atto lasciano infatti spazio a un incedere rapido e a una regia claustrofobica. 

Questa ci immerge direttamente nel cuore pulsante della guerra in Vietnam, pur mostrandocene un quadro decisamente laterale e parziale.

Non ci sono partenze, addestramenti e scene campali di guerra: i tre amici vengono rapidamente catturati dai vietcong e il loro unico obiettivo diventerà allora quello di fuggire. 

 

Nell’inferno vietnamita le fiamme dell’acciaieria si trasformano nelle vampate del lanciafiamme con cui Mike abbatte i vietcong e “il colpo singolo” che solitamente era destinato al cervo diventa la singola pallottola nella pistola con cui i sadici carcerieri si divertono a far giocare alla roulette russa i prigionieri.  

 

È indubbio che la scena della roulette russa, oltre a essere divenuta la più famosa dell’intera pellicola, rappresenti un’iconica metafora per mostrare la casualità della morte nei conflitti bellici e la precaria situazione in cui si trovano i soldati, oppressi dalla sensazione di sentirsi una pistola costantemente puntata alla testa.

 

 

[Il cacciatore: Mike Vronsky prigioniero mentre gioca alla roulette russa]

  

La scena scatenò delle polemiche all’uscita de Il cacciatore

 

Diverse furono le proteste per la rappresentazione, da parte di Cimino, dei vietcong come dei folli sadici: a queste critiche il regista rispose che non era tanto nel suo interesse mostrare la veridicità della guerra in Vietnam, quanto piuttosto mostrare la brutalità e la follia che appartiene propriamente alla guerra in quanto tale, distanziandosi decisamente da film dal forte intento propagandistico come Berretti Verdi di John Wayne

 

Nonostante l’inferno in cui i tre amici si troveranno a doversi ambientare pensando di essere ormai condannati, proprio grazie a una coraggiosa trovata di Mike riusciranno a uccidere i propri carcerieri e fuggire. 

Durante la loro estrazione da parte di un elicottero americano i percorsi dei tre si ritroveranno però ad essere divisi: mentre Mike e Steven, mutilato a causa di un incidente, torneranno a casa, Nick finirà per conoscere e seguire un uomo disposto a pagarlo abbondantemente per prendere parte a dei circoli in cui giocare alla roulette russa. 

 

È nel terzo e conclusivo atto de Il cacciatore che la vera anima del film emerge a pieno. 

 

Seguendo il ritorno di Mike a casa, vedendolo di nuovo alle prese con la sua vita che nel primo atto del film sembrava serena e idilliaca, ci rendiamo davvero conto degli sconvolgenti effetti che il conflitto bellico ha avuto sulla sua psiche. Cimino mostra magistralmente la paura e la difficoltà di Mike nel tornare a rapportarsi con le sue vecchie conoscenze. La complicità che li legava prima della sua partenza sembra ormai svanita, lasciando invece spazio a frizioni, incomunicabilità e distanza emotiva.

Se il radicale cambiamento di Mike è reso evidente dalla sua volontà di risparmiare un cervo durante una battuta di caccia, mostrando ormai il suo ripudio a uccidere, questo emerge anche nell’amara e fredda relazione che intraprende con Linda. 

 

È evidente che il mondo in cui Mike viveva è decisamente cambiato, perché è proprio lui a essere stato profondamente segnato dalle atrocità della guerra. 

 

Mentre anche la vita di Steven è ormai tragicamente cambiata a causa della mutilazione e degli effetti che la sua condizione ha avuto su sua moglie, è proprio grazie a lui che Mike scopre che Nick è vivo e si trova a Saigon, in Vietnam: a quel punto Mike decide di mantenere la promessa fatta a Nick tornando a cercarlo. 

Una volta capito in che giro si fosse ormai inserito il suo amico, Mike riesce quindi ad accedere a una serata in cui i due si ritroveranno faccia a faccia un’ultima volta.

Come gli altri, così anche Nik è stato devastato dal conflitto. 

 

Sofferente e accecato dall'esperienza bellica e dall’uso di eroina Nick, pur vedendo l’amico, non vuole saperne di scappare con lui per tornare a casa, preferendo invece affrontarlo alla roulette russa fino al tragico finale che ancora oggi non può che lasciare il segno. 

 

 

[Mike e Nick poco prima di affrontarsi nella scena finale de Il cacciatore]

 

 

Con Il cacciatore Michael Cimino firma un capolavoro emblematico sia per rappresentare la New Hollywood sia per mostrare come costruire dei war-movie dalla forte impronta autoriale. 

 

L’affresco epico e allo stesso tempo intimo che il regista ci consegna non si concentra sul mostrare la guerra in quanto tale, ma sulle sconcertanti conseguenze che questa causa a chi ne prende parte.

La differenza nei rapporti personali pre e post-conflitto e l’amicizia che lega Mike a Nick, oltre che a tutti gli altri compagni, rappresentano quindi i veri pilastri su cui si regge Il cacciatore.

Andando a scavare nella cultura statunitense ed evidenziando alcune sue problematicità e fragilità Cimino riesce a dar vita a un’opera ambiziosa, coraggiosa e innovatrice.  

 

Anche tutti gli eccellenti aspetti tecnici che contraddistinguono Il cacciatore sono innegabilmente legati all’incredibile impatto che la pellicola ha avuto nel corso di questi 45 anni: la magistrale regia di Cimino ci consegna delle lunghe sequenze in cui il tempo sembra rarefatto, salvo poi compiere delle incredibili ellissi temporali per giungere a un lugubre flusso di scene in cui il concetto di tempo, proprio per la tragica situazione, sembra invece perdere il proprio peso.

 

Le incredibili interpretazioni di De Niro e Walken, e in generale di tutto il cast, risultano fondamentali per farci comprendere appieno i personaggi ed empatizzare con loro. 

Un grande plauso va fatto anche alla fotografia di Vilmos Zsigmond, fortemente pregna di immagini studiate e significative, al montaggio di Peter Zinner, che conferisce un andamento straniante ma funzionale all’opera, e al reparto sonoro capeggiato da Richard Portman e William L. McCaughey, sottolineando come il tema principale del film "Cavatina" sia ormai universalmente noto. 

 

Per chi non avesse mai avuto modo di vedere Il cacciatore il consiglio è allora inevitabilmente quello di correre al cinema a recuperarlo.

 

Per chi invece ha già potuto apprezzarlo, il consiglio rimane comunque lo stesso, perché Il cacciatore è grande Cinema e nulla come la sala cinematografica può restituirgli il suo pieno valore. 

 

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2 commenti

Andrea Zanini

2 mesi fa

Visto da poco❤️

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Andrea Zanini

2 mesi fa

La tachicardia fatta film

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