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La società della neve - Recensione: il senso del ricordo

La società della neve si dimostra un film crudo, ma dai toni poetici e sensibili 

La società della neve è un film tratto dall'omonimo romanzo di Pablo Vierci che documenta i racconti dei 16 sopravvissuti al disastro aereo avvenuto su un ghiacciaio delle Ande. 

 

Il film distribuito da Netflix racconta la storia del disastro aereo avvenuto nel 1972 quando il volo 571 dell'aeronautica militare uruguaiana, noleggiato per trasportare una squadra di rugby in Cile, si schianta contro un ghiacciaio nel cuore delle Ande: dei 45 passeggeri solo 16 riusciranno a sopravvivere. 

 

Il regista è Juan Antonio Bayona, già dietro la macchina da presa per The Orphanage, The ImpossibleJurassic World - Il regno distrutto

 

 

[Il trailer internazionale de La società della neve]

 

 

La regia de La società della neve si distingue per l'abile uso di tecniche cinematografiche che intensificano la narrazione e sottolineano la drammaticità della storia.

 

Il regista adotta fin da subito la narrazione in medias res, catapultando gli spettatori direttamente nel luogo del disastro con l'uso deI campi lunghi.

 

È il 13 ottobre 1972 quando l'aereo uruguaiano si schianta: la voce narrante ci guida attraverso un abbandono percepito come dramma esistenziale, colmando lo spazio tra il passato e le ferite dei sopravvissuti. 

Il raccordo di posizione tra il campo da rugby e lo spogliatoio sottolinea il senso di transizione, mentre il messaggio di Umberto da parte di Pancho mentre sono in chiesa aggiunge una dimensione di connessione tra i protagonisti.

 

La scelta delle fotografie prima della partenza all'aeroporto crea un fascino misterioso, con i sorrisi che celano un profondo mistero e rivelano un valore aggiunto all’espressività del cast.

 

 

[Il volto di Numa Turcatti (interpretato da Enzo Vogrincic) ne La società della neve]

 

 

La società della neve adotta con successo i toni del disaster movie, ma con una vena poetica e magica.

 

Il climax viene raggiunto durante lo stallo dell'aereo, mentre lo spostamento dei corpi e le scene dopo lo schianto sono degne di un film catastrofico e contribuiscono a un'esperienza cinematografica coinvolgente.

L’inquadratura appare quasi congelata nel tempo.

La prima notte viene narrata da Numa e si sviluppa registicamente con un movimento di macchina esplorativo delle Ande, offrendo una connessione emotiva e spaziale.

 

La luce fredda preannuncia la catastrofe, mentre la luce diurna porta una speranza fugace. Questa variazione di tonalità luminose è enfatizzata da una scenografia ben curata, con una rappresentazione attenta dei dettagli e delle condizioni climatiche.

Nel corso dei giorni successivi al disastro vengono ritratti personaggi con paure differenti e diversi modi di affrontare la realtà. 

I flashback della madre di Nando Parrado, assieme a dei contatti radio e alla scalata della montagna, contribuiscono a creare tensione drammatica.

 

Il film affronta con audacia temi difficili come il cannibalismo e l'uso dei corpi, presentando una scenografia caotica che amplifica la disperazione.

 

 

[La scalata ne La società della neve]

 

 

L'aereo, costante leitmotiv, è il filo conduttore tra il mondo oscuro di sotto e il cielo sereno sopra le nubi.

 

La rappresentazione delle persone come una massa indistinta e l'uso degli oggetti come memoria collettiva sottolineano la transitorietà del dolore; la corsa paradisiaca verso la vita, i campi lunghi sulla prateria e i dettagli sugli oggetti che uniscono le persone aggiungono un tocco fraterno e solidale.

 

La società della neve utilizza con successo il movimento di macchina durante la scalata della montagna, creando tensione attraverso primi piani laterali e sottolineando la pazzia di Nando. La scena più forte del film viene presentata con movimenti vertiginosi della cinepresa, accentuando l'angoscia e il disorientamento dei personaggi; il regista gestisce abilmente il passaggio tra i momenti di tempesta e quelli di calma, sfruttando il suono della montagna e il silenzio penetrante per amplificare l'effetto emotivo. 

L'uso di inquadrature oggettive e di primi piani durante la partenza verso ovest contribuisce a focalizzare l'attenzione sugli oggetti come memoria collettiva e sull'esperienza condivisa. 

La messa in scena de La società della neve si distingue per la sua capacità di combinare efficacemente elementi narrativi e tecnici, offrendo uno sguardo coinvolgente e profondo sulla vera storia di sopravvivenza sulle Ande del 1972. 

 

La società della neve è una potente riflessione sulla resilienza umana, che esplora la fratellanza, la solidarietà e la lotta per la sopravvivenza in circostanze estreme.

 

Con immagini suggestive, una narrativa complessa e personaggi riccamente delineati, il film offre uno sguardo penetrante sulla condizione umana di fronte alla tragedia. 

 

[articolo a cura di Emanuele Manfredo Fioravanzo]

 

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