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Il padiglione sull'acqua - Recensione: l'essenza di Carlo Scarpa - LD'O 48

Qualche parola sul documentario Il padiglione sull'acqua di Stefano Croci e Silvia Siberini

Il padiglione sull’acqua è un documentario di Stefano Croci e Silvia Siberini in concorso al festival Laceno d’oro 48.

 

 

Il film attraversa e ricostruisce l’amore dell’architetto Carlo Scarpa per il Giappone, che non rinnega le sue origini italiane ma le unisce fluentemente alla cultura giapponese. 

 

[Il trailer de Il padiglione sull’acqua]

 

 

Il lavoro che attuano Stefano Croci e Silvia Siberini è una ricostruzione, con l’aiuto di alcuni collaboratori di Scarpa, del figlio e del poeta giapponese Ryosuke Ōhashi, di momenti salienti di questo grandissimo architetto del XX secolo che culminano proprio nella costruzione del cosiddetto “padiglione dell’acqua”, ovvero il memoriale Brion, situato a San Vito in provincia di Treviso. 

 

“Che cos’è la bellezza?” è il quesito che seguirà tutta la narrazione, sia attraverso immagini di repertorio ed elementi di archivio quali spezzoni di documentari, progetti e oggetti appartenenti a Scarpa, sia puntando lo sguardo su Venezia, il cuore pulsante che racchiude molte delle opere dell’architetto che si definiva “bizantino”.  

Camminare, galleggiare e, in un certo qual modo, nuotare nel memoriale Brion ripristina il ricordo scaturendo domande sulla funzione della memoria, rendendolo un luogo impossibile da riprodurre con i mezzi attuali, con la stessa cura, lo stesso dettaglio ma, soprattutto, lo stesso pensiero.

 

Eppure, diviene comunque un’opera sospesa e mutevole. 

 

 è

[Il padiglione sull'acqua di Carlo Scarpa]

 

L’impermanenza di cui ci parla Ryosuke Ōhashi utilizzando il termine mujō è un sentimento di non eterno ma che non sottintende una fine, solo il cambiamento: tutto è transitorio, niente perdura. 

 

È qui che si aprono discorsi sulla natura, sulla vita e sulla morte non in modo ma dettati dall’essenza di Scarpa e dell’utilizzo che faceva dell’architettura, mezzo per conciliare l’uomo col mondo e con tutto ciò che ne fa parte. 

Il padiglione sull’acqua dichiara che l’operato di Carlo Scarpa non può essere solo osservato, è manodopera artigianale in cui il materico trova un perfetto equilibrio diventando anche speculativo, riempiendosi di significati.

 

Carlo Scarpa, dunque, supera la concretezza degli elementi architettonici e li poetizza, mostrando il suo amore totalizzante verso l’Arte e la letteratura sia orientale che occidentale. 

 

Nel ricostruire il senso di bellezza, i due registi con Il padiglione sull’acqua raccontano il tutto in modo elegante e fermo, portando sullo schermo una pellicola che può scatenare l’interesse di chiunque, anche di chi non conosce particolarmente l’architettura. 

 

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