close

NUOVO LIVELLO

COMPLIMENTI !

nuovo livello

Hai raggiunto il livello:

livello

#CineFacts. Curiosità, recensioni, news sul cinema e serie tv

#articoli

L'ultima volta che siamo stati bambini - Recensione: la guerra dei piccoli

Tratto dal romanzo di Fabio Bartolomei, l'esordio alla regia di Claudio Bisio racconta un surreale viaggio di formazione compiuto da tre bambini attraverso l'Italia logorata dal conflitto mondiale

È significativo che L'ultima volta che siamo stati bambini sia arrivato in sala il 12 ottobre, pochi giorni prima dell'anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, perché la vicenda, che il film decide di ripercorrere attraverso lo sguardo innocente e inconsapevole dei bambini, parte proprio da lì. 

 

Roma, 1943: quattro bambini giocano a fare la guerra tra i vicoli della città occupata, noncuranti dei bombardamenti e della distruzione che fa da cornice alle loro giornate.  

 

Italo (Vincenzo Sebastiani) è il figlio trascurato di un gerarca fascista; Cosimo (Alessio Di Domenicantonio) ha il padre al confino; Vanda (Carlotta De Leonardis) è orfana e vive in un convento di suore, mentre Riccardo (Lorenzo McGovern Zaini) è l'erede di una famiglia ebraica del ceto medio.

 

[Il trailer di L'ultima volta che siamo stati bambini, diretto da Claudio Bisio] 

 

 

Nei lunghi pomeriggi in cortile i quattro vivono sulla loro pelle le conseguenze del conflitto, primo fra tutti Riccardo, costretto a sopportare le occhiate sospette dei suoi amici da quando gli è stata cucita una stella gialla addosso.

 

Quando il 16 ottobre Riccardo e oltre mille innocenti vengono deportati verso i campi di lavoro, i tre amici decidono di partire alla volta della Germania, per convincere i nazisti a liberare il loro amico: ebreo sì, però biondo, alto e di robusta costituzione.

 

La loro fuga nasce così, sulla spinta delle suggestioni trasmesse loro dalla propaganda bellica e dalla retorica antisemita, che faticano a comprendere ma che accettano con tutta la semplicità e l'entusiasmo di quando si è bambini. 

 

 

[L'ultima volta che siamo stati bambini: da sinistra Riccardo (Lorenzo McGovern Zaini), Italo (Vincenzo Sebastiani) e Cosimo (Alessio Di Domenicantonio) intenti a giocare ai soldati]

 

 

A metà fra la commedia e il dramma storico, la narrazione si muove su quel confine d'ombra che separa l'urgenza di diventare adulti dalla spensieratezza di rimanere bambini.

 

Un racconto universale, profondo, disseminato di insidie e ricolmo di tenerezza.

 

Il legame fra i protagonisti di L'ultima volta che siamo stati bambini è fatto di giochi infantili, scherzi e marachelle ma è anche qualcosa di più gravoso, un vincolo suggellato da un patto di sangue.

Il rito tribale di una tradizione guerriera; un contratto stipulato in tempo di guerra in un mondo troppo brutale, troppo adulto, in cui però i bambini mantengono il loro pudore, perché il sangue li spaventa, così come l'idea di ferirsi.

Gli adulti non sono da meno. Arroganti dietro le proprie uniformi, cresciuti troppo in fretta, vedono crollare ogni sicurezza quando viene messa in discussione la loro identità e solo allora, spaventati e febbricitanti, trovano il coraggio di provare paura, rimorso, vergogna. 

 

Si riconoscono umani, si rivedono bambini.

 

 

[L'ultima volta che siamo stati bambini: Italo (Vincenzo Sebastiani), Vanda (Carlotta De Leonardis) e Cosimo (Alessio Di Domenicantonio) in viaggio per liberare il loro amico]

 

 

Per il regista la sfida era quella di riuscire a "raccontare l'orrore, senza mai mostrarlo", concentrando il focus dell'azione "sui bambini, sul loro agire, sulle loro parole e i loro pensieri".

 

In questo L'ultima volta che siamo stati bambini fa centro. 

Quando il film si affida alle immagini riesce a dar vita a sequenze di una delicatezza a mio avviso disarmante, in cui il tempo sembra fermarsi e lasciare spazio all'innocenza dei giovani protagonisti.

Purtroppo questo non basta, perché la pellicola ha un ritmo decisamente altalenante. Alla composta e coinvolgente fotografia di Italo Petriccione, storico collaboratore di Gabriele Salvatores, si contrappongono momenti di inutile artificiosità, in cui tutto si muove veloce e in maniera innaturale.

 

Nonostante la sensibilità che Bisio dimostra di avere, il viaggio compiuto da Vittorio (Federico Cesari) e Suor Agnese (Marianna Fontana), l'uno ufficiale fascista fratello di Italo e l'altra tutrice di Vanda, alla disperata ricerca dei tre piccoli fuggitivi, è costellato di dialoghi forzati, artificiosi e privi di contesto.

 

Fortunatamente, l'attrice Marianna Fontana riesce a mantenere sulle spalle l'intera storia parallela, custodendo quel tono fiabesco attraverso una recitazione spontanea e seducente. 

 

 

[Marianna Fontana e Federico Cesari in una scena de L'ultima volta che siamo stati bambini]

 

 

L'impressione è che L'ultima volta che siamo stati bambini sia un continuo e disarmonico susseguirsi di momenti incantevoli e sequenze scontate.

 

L'incontro tra Stand by MeJojo Rabbit dà vita a uno scanzonato road movie che racconta la tragedia della guerra con leggerezza, pur perdendo spesso di vista il potere della semplicità.

 

[articolo a cura di Valentino Ciotoli]

 

Become a Patron!

 

Vi rispettiamo: crediamo che amare il Cinema significhi anche amare la giusta diffusione del Cinema. 

Se vuoi che le nostre battaglie diventino anche un po' tue, entra a far parte de Gli Amici di CineFacts.it!

Chi lo ha scritto

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

Lascia un commento



close

LIVELLO

NOME LIVELLO

livello
  • Ecco cosa puoi fare:
  • levelCommentare gli articoli
  • levelScegliere un'immagine per il tuo profilo
  • levelMettere "like" alle recensioni