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Sleep - Recensione: when we all fall asleep, where do we go? - Cannes 2023

Sleep, selezionato alla Semaine de la Critique di Cannes 76, trasforma i disturbi del sonno in un portale per trasportare l'incubo da fase REM nella realtà

Il Festival di Cannes 2023 può nascondere gemme inaspettate e Sleep, debutto alla regia di Jason Yu selezionato per la Semaine de la Critique, è un film a mio avviso intelligente e maledettamente ben congegnato, che riesce nel raro compito di divertire e spaventare il pubblico. 

 

La sceneggiatura stesa dallo stesso Jason Ju racconta la storia di una coppia che aspetta il loro primo bambino: Soo-jin (Jung Yu-mi) è una donna in carriera determinata a sostenere le aspirazioni artistiche del del marito, Hyun-su (Lee Sun-kyun), aspirante attore e compagno devoto, convinto che il loro amore possa superare qualsiasi ostacolo. 

Per i due le giornate sono sempre più stressanti, soprattutto guardando alla pressione del pargolo in arrivo; preda di ansie e frustrazioni, Hyun-su comincia a soffrire di disturbi del sonno che lo vedono protagonista di strambi fenomeni di sonnambulismo.

 

Quelli che a un primo sguardo possono sembrare inquietanti quanto divertenti siparietti, si trasformano immediatamente in qualcosa di sempre più grottesco, e con il passare delle settimane e l'arrivo della bimba il comportamento di Hyun-su si fa sempre più da incubo, insinuando in Soo-jin il sospetto che le attenzioni mediche non stiano dando risultati a causa di qualcosa di più sinistro che sembra albergare nel corpo del marito. 

 

Come da diversi anni a questa parte, il Cinema sudcoreano sembra aver raccolto intelligentemente tutte le lezioni delle migliori produzioni hollywoodiane e Sleep non fa certamente eccezione.

 

Jason Yu scrive una sceneggiatura capace di trasformare i disturbi del sonno, molto comuni anche se il loro manifestarsi e le conseguenze possono sembrare assurde, in qualcosa che lungo la visione spazia dal comico all'inquietante, fino a divenire psicotico e horrorifico. 

 

 

 

Sleep potrebbe sembrare un perfetto pretesto per sfociare nel paranormale, banalizzando il racconto grazie a stanchi cliché.

 

In passato Hollywood ha dato molti pessimi esempi di come il basso budget e un'idea di base decente, ma maldestramente eseguita, possa comunque funzionare sfruttando i sistemi più abusati dell'industria da affiancare alla moda del momento: quanti film in POV, tutti uguali e con i medesimi limiti e difetti, avete visto dopo Paranormal Activity

Prima ancora ci fu The Blair Witch Project, ma il sopracitato film di Oren Peli è sostanzialmente il capostipite di uno specifico sotto-genere così pregno di cinema che oggi su TikTok, Instagram e YouTube si possono trovare canali con video di fantasmi e poltergeist infinitamente più appassionanti e ricchi di idee.

 

Spesso in queste produzioni il concept si brucia velocemente come la testa di un fiammifero, ma Sleep decide di trasformare la componente paranormale in una sorta di presenza scenica, un qualcosa che rimane nello spettatore lungo la visione come un dubbio, o una paura, costante. 

 

Jason Yu si concentra sui disturbi del sonno, creando una parabola di tensioni e inquietudini molto ripida che trasporta lo spettatore sempre più verso sensazioni grottesche e ansiogene, perché il vero soggetto dell'incubo non diventa tanto chi dorme, quanto chi rimane sveglio.

 

 

 

 

Jung Yu-mi, la protagonista femminile di Sleep, è per buona parte del film la nostra eroina da film horror, mentre Lee Sun-kyun, che molti ricorderanno per il suo ruolo in Parasite, sembra quasi destinato a incarnare l'incubo, vestendo i panni di una sorta di posseduto. 

 

Sleep logora la psiche della sua protagonista, sfilaccia il rapporto di coppia, alterna incubi, ossessioni e visioni orrorifiche e, nel corso della narrazione, che si svolge quasi interamente nel piccolo appartamento dei due, trova spazio per ribaltare i punti di vista. 

Il film poi cambia passo, Sleep diventa più psicologico nel suo ultimo atto e cambia la concezione di orrore rimanendo in equilibrio tra l'idea che qualcosa di paranormale possa tormentare i protagonisti e la razionale realtà di una sequela di eventi perfettamente spiegabili.

A terrorizzare sono quasi sempre le azioni umane interne alla vicenda e Sleep, nel finale, rimane fedele a se stesso e alle sue inquietanti ambiguità. 

 

Sleep è un film che vive della performance dei suoi attori, capaci di far divertire e rabbrividire il pubblico, e della regia messa al servizio di una sceneggiatura perfettamente centrata nello sviluppare il suo concept.

 

Prima di guardare Sleep immaginate il suo attore protagonista Lee Sun-kyun che prima di lasciare la sala alla visione le ha augurato "buonanotte", conscio che, molto probabilmente, dopo la visione per molti l'idea di dormire accanto a qualcuno sarebbe risultata molto meno allettante. 

 

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