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Le buone stelle - Broker: l'umanità sta sempre nel mezzo

Una panoramica sul nuovo film di Hirokazu Kore'eda a breve in uscita nelle sale italiane 

Le buone stelle - Broker è il nuovo film di Hirokazu Kore’eda presentato in concorso al Festival di Cannes 2022 e distribuito nelle nostre sale da Lucky Red

 

Per questo film il pluripremiato autore giapponese si è rapportato per la prima volta con la florida industria cinematografica sudcoreana in continua ascesa.

 

Ad arricchire questo sodalizio c'è la partecipazione di alcune delle più influenti star dell’industria locale, ormai riconosciute e amate in tutto il mondo: Song Kang-ho - a cui il film è valso anche l’autorevole Prix d'interprétation masculine a Cannes - Bae Doo-na e IU (nome d’arte di Lee Ji-eun), una delle regine del k-pop, vero e proprio impero musicale che ha colonizzato l’interesse dei giovani di tutto il mondo.  

 

[Il trailer di Le buone stelle - Broker di Hirokazu Kore'eda]

 

 

Le buone stelle - Broker infatti è un film che tenta - riuscendovi per buona parte della sua durata - a combinare due anime: una è l’approccio mainstream coadiuvato da una scelta saggia del cast e dalla contaminazione di un certo Cinema sudcoreano che punta a competere con le produzioni occidentali, l'altra è la ricerca ossessiva, quasi corroborante, prettamente autoriale di Kore’eda di nuove prospettive con cui analizzare i temi cardini della sua carriera, in particolare la famiglia.

 

La famiglia infatti è un oggetto liquido che si adatta alla conformazione del suo recipiente, in base al contesto e in particolare alla condizione socio-economica; in tal senso, a dispetto della denominazione di “erede di Yasujirō Ozu” a cui è stato associato Hirokazu Kore’eda negli anni, è chiaro che il suo Cinema guardi più a Ken Loach e persino al neorealismo italiano piuttosto che al Maestro del Cinema giapponese, pur considerando tutti i punti che li accomunano. 

 

 

[Le buone stelle - Broker è la prima esperienza di IU da protagonista in un lungometraggio]

 

 

Sin dai primi lungometraggi di finzione negli anni ’90 l’autore nipponico ha scelto di sviluppare la propria poetica attorno all’elaborazione del lutto - soprattutto nella trilogia d’esordio - e alle numerose declinazioni del concetto di famiglia.  

 

Le buone stelle – Broker è l’ennesimo tassello di questa disamina, ma sarebbe errato pensare che lo stile di Hirokazu Kore’eda sia sempre uguale a se stesso.

 

Siamo infatti ormai molto lontani dal Cinema anticlimatico delle prime pellicole e anche dall’approccio documentaristico che permea buona parte della sua opera, derivante dai suoi studi e dalle sue collaborazioni con la televisione giapponese in gioventù.  

 

 

[Song Kang-ho in una scena di Le buone stelle - Broker: l'interprete è uno dei simboli del Cinema sudcoreano, in particolare grazie alle collaborazioni con Bong Joon-hoPark Chan-wook e Kim Ji-woon]

 

Le buone stelle - Broker ha tutti gli elementi di una commedia on the road popolata da personaggi ai limiti della legalità.

 

Una giovane donna dal passato oscuro che ha abbandonato un neonato davanti a una baby box in una piovosa notte di pioggia a Busan, due ladri di bambini con una triste storia alle spalle, un dolce orfanello che si unirà al bislacco viaggio e due poliziotte alle calcagna del gruppo.

Seppur ognuno dei protagonisti insegua diversi obiettivi, finiranno a intersecarsi gli uni con gli altri, costituendo un nucleo familiare eccentrico, ma amorevole.

 

La storia narrata ne Le buone stelle - Broker è ispirata al successo delle baby box in Corea del Sud, la prima tra queste istituita dal pastore protestante Lee Jong-rak a Nangok, quartiere popolare di Seoul: si tratta di un luogo in cui una donna che non vuole tenere con sé suo figlio lo può lasciare anonimamente.

 

In Corea infatti da più di dieci anni vige una legge che obbliga le donne che vogliono dare il figlio in adozione a registrare le proprie generalità, aumentando così lo stigma attorno alle ragazze madri e a chi non se la sente di crescere un figlio. 

 

 

[Kang Dong-won e Song Kang-ho sono i due ladri di Le buone stelle - Broker: recuperano illecitamente i bambini dalla baby box e li rivendono alle coppie interessate]

 

 

Inutile svelare altri dettagli di trama: il lungometraggio di Hirokazu Kore’eda traccia i contorni di un’umanità che non è mai circoscritta al bene e al male, un ritratto in scale di grigio dove parrebbe emergere solo il nero, tra omicidi e trafficanti di esseri umani.

 

È un approccio leggero, ma non superficiale, in una realtà arzigogolata e spigolosa dove non sempre l’istinto di sopravvivenza si adatta a una moralità rigidamente precostruita e in cui, in nome dell’amore, vengono compiute azioni opinabili, se non terribili.

 

Ne Le buone stelle - Broker nessuno dei personaggi, ad esclusione del neonato e sua mamma, sono imparentati, legati da vincoli sentimentali inscindibili o accumunati dall'ideologia; è l'esperienza condivisa ad arricchire un legame inizialmente basato solo sugli affari. 

 

Proprio in questo contesto il personaggio di Bae Doo-na - attrice che ha già lavorato con Kore’eda in Air Doll (2009) - rappresenta l’autorità, la polizia, la legge e si troverà a riconsiderare l’incontrovertibilità di alcuni suoi principi.

 

 

[Le due poliziotte de Le buone stelle - Broker sono Lee Joo-young e Bae Doo-na, nota a livello internazionale per i ruoli in Mr. Vendetta (2002), The Host (2006), Cloud Atlas (2012) e nella serie TV Sense8]

 

Viene spontaneo tracciare un legame tra Le buone stelle - Broker e Un affare di famiglia, Palma d’oro al Festival di Cannes 2018, seppur il lungometraggio in Corea del Sud di Kore’eda non raggiunga mai le vette liriche dell’opera precedente.

 

È ripresa la contaminazione di generi, la volontà di intersecare gli intrecci narrativi, così come una riflessione sul (non) ruolo della biologia nella definizione di famiglia.

Quest’ultimo tema è stato centrale in un altro film cardine dell’opera di Kore’eda, quello che ha sancito la sua definitiva consacrazione al grande pubblico, ovvero Father and son (2013), anch’esso insignito del Premio della Giuria al festival francese.

 

Le buone stelle - Broker inserisce anche un elemento romantico senza che questo risulti invadente, con due dei personaggi che orbitano uno intorno all’altro, in una tenera e maldestra volontà di non ferirsi; allo stesso modo abbozza una riflessione sul ruolo di subordinazione della donna all’interno della società sudcoreana, che può essere tranquillamente estesa ai Paesi del cosiddetto Primo Mondo.

 

Ancora una volta dunque Hirokazu Kore’eda ci dimostra come immergendoci in situazioni quotidiane e familiari è possibile far deflagrare la netta dicotomia tra il bene e il male, trovando la tenerezza laddove sembra esserci solo asperità. 

 

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