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Argentina, 1985 - Recensione: viaggio nella memoria di una nazione

La recensione di Argentina,1985, film di Santiago Mitre, da Venezia 79 

Argentina, 1985, film in concorso alla 79ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, è il racconto estremamente partecipato del processo alla Giunta Militare Argentina - tra il 1983 e il 1985 - visto con gli occhi passionali di un figlio di quella terra, il regista Santiago Mitre.

 

Il cineasta argentino, che ha basato il suo percorso artistico su thriller più o meno politici come La Patota o Il Presidente, si ritrova in questa occasione a battere la strada del dramma giudiziario e lo fa affrontando una vicenda fondamentale nella memoria comune di tutta la popolazione argentina.

 

Un processo che ha ribaltato le sorti di una nazione intera e lenito solo parzialmente il dolore per la tragedia dei desaparecidos.

 

 

[La rappresentazione dello storico processo in Argentina, 1985]

 

Il processo alla Giunta Militare Argentina è stato infatti la fine di un periodo nerissimo della storia albiceleste: il neo-presidente Raul Alfonsìn decide infatti di far istruire un procedimento contro nove comandanti militari che erano saliti al potere durante il caos post-peroniano, rei di aver avallato e ordinato i crimini che tutta l'impalcatura militare aveva commesso nei confronti della popolazione civile.

 

Argentina, 1985 mette in mostra tutta la sofferenza per il famoso caso dei desaparecidos: centinaia di civili imprigionati arbitrariamente, torturati e fatti sparire dal regime golpista militare; una mattanza giustificata come una difesa dello Stato da gruppi di sovversivi, ma che si è rivelata essere semplicemente un'azione criminale e codarda contro la popolazione civile.

 

Julio Cèsar Strassera, interpretato da un Ricardo Darìn in grandissimo spolvero, si ritrova così Pubblico Ministero in uno dei processi più importanti della storia del Novecento, il più grande procedimento giudiziario per crimini di guerra dopo Norimberga.

 

Dettaglio importante: l'uomo non è un attivista o un combattente, ma un funzionario ligio al suo dovere e devoto alle istituzioni.

 

 

[Ricardo Darìn nell'aula di tribunale di Argentina, 1985]

 

Al suo fianco Luis Moreno-Ocampos (Juan Pedro Lanzani) è il volto giovane di un'intera squadra di novelli funzionari battaglieri e idealisti che si ritrovano catapultati in un procedimento più grande di loro, ma che con passione riescono a cambiare le sorti di un intero Paese.

 

Si crea così un discorso generazionale estremamente conciliante che presenta un film che non vuole essere analitico o critico, ma solo raccontare la grandezza delle loro gesta e la sofferenza del popolo argentino.  

Il film di Mitre si concentra su tutta l'evoluzione del procedimento giudiziario seguendo da vicino le vicende del magistrato: dalla ricerca di testimonianze fino al verdetto. Abbiamo dunque un punto di vista completamente sovrapposto a quello del suo protagonista e che, di conseguenza, si riflette in un one man show di Darìn.

 

Il coinvolgimento emotivo di Mitre nella vicenda diventa così sia il principale motore della poetica di Argentina, 1985, sia la causa di alcune delle sue principali criticità; se da un lato questa completa immersione nel film porta Mitre a mettere in scena un'opera capace di di suscitare grande empatia nello spettatore, dall'altra lo inganna facendolo cadere in una mancanza di conflitto troppo apologetica e narrativamente scarica.

 

Argentina, 1985 risulta quindi un'immersione nel background storico-geografico dell'autore che ci riporta all'esperienza di L'ora più buia e di molti altri drammi storici che soffrono delle stesse difficoltà di estraniazione dalle vicende rappresentate.

 

Come il film di Joe Wright anche Argentina, 1985 è sorretto da un comparto visivo di assoluto livello: dopo i primi minuti il classico nervosismo ritmico-narrativo dettato dalla macchina a mano va trasformandosi in un tipo di estetica più classica, fatta di grandi illuminazioni sui volti e impressionante cura fotografica.

 

 

[I due protagonisti di Argentina, 1985 in un'inquadratura che ci mostra tutta l'attenzione fotografica]

 

Il parallelismo azzardato con il film di Wright potrebbe non fermarsi qui: come nel caso della performance di Gary Oldman nei panni di Winston Churchill anche il film di Mitre gode di un'interpretazione principale totalizzante e coinvolgente: le possibilità di Darìn per la Coppa Volpi sono consistenti e potrebbero essere rese vane solo dall'exploit di Brendan Fraser in The Whale.

 

Anche non dovesse vincere, quella dell'attore di Buenos Aires rimarrebbe indubbiamente una delle prove recitative più memorabili di Venezia 79.

 

Ultimo punto di contatto - e di dissonanza - tra le due produzioni è rappresentato dal protagonismo delle istituzioni e dei suoi funzionari: un tratto che caratterizza narrativamente e registicamente Argentina, 1985 e che risulta uno dei suoi spunti migliori; nel film di Wright, al contrario, l'elemento di tensione era declinato sul rapporto strettissimo tra la strenua resistenza popolare e la figura totalizzante di Winston Chruchill.

 

Rifuggendo alcuni dei cliché più epici e irrealistici del legal drama nordamericano, Mitre regala un affresco di come si possa cambiare dall'interno un sistema con abnegazione e irreprensibilità: il film si rivela quindi come una sorta di chiamata alle armi per un'intera generazione (quasi tutto il team di Strassera è infatti composto da funzionari giovanissimi) che è stata in grado di lenire le sofferenze di quella precedente.

 

Se da un lato questi punti di forza derivano della partecipazione emotiva di Mitre ad Argentina, 1985, dall'altro anche i suoi difetti ne sono assolutamente figli; il legame troppo stretto con la vicenda messa in scena conduce infatti il regista a una drammaticità esasperata, alla ricerca forzata della commozione, oltre all'assenza di conflitto e sguardo critico nella narrazione.

 

 

[Jorge Rafael Videla, Emilio Eduardo Massera, Roberto Eduardo Viola, Armando Lambruschini, Orlando Ramón Agosti, Omar Graffigna, Leopoldo Galtieri, Jorge Anaya e Basilio Lami Dozo: la Giunta Militare rappresentata in Argentina, 1985]

 

Questi aspetti, secondo chi scrive, sono in parte inscindibili dall'appartenenza geografica ed emozionale del regista, facendo sì che quest'ultimo viri verso un'indulgenza che riduce lo spazio delle possibili ombre interne alla nuova democrazia, come se nel film risuonasse l'eco dell'amnistia che seguì gli eventi di Argentina, 1985.

 

A margine della drammaticità storica, nella produzione di Mitre trova spazio anche una leggera vena comica, dall'iniziale ricerca di collaboratori "non fasci" ai vari break umoristici di Strassera: un alleggerimento necessario che che dimostra la lucidità dell'autore nella gestione del ritmo. 

Nonostante gli aspetti meno efficaci, Argentina, 1985 risulta un film assolutamente riuscito, costruito su un'emotività troppo sincera per essere bocciato.

 

Tuttavia rimane l'amaro in bocca al pensiero di un autore che avrebbe potuto realizzare un grandissimo legal drama ma che, alla fine dei conti, si è lasciato imbrigliare da un'eccessiva passionalità nei confronti della sua tormentata terra natìa.

 

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