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Amati fantasmi - Recensione: se quei muri potessero recitare!

Amati fantasmi, la docufiction che racconta l'ultima dimora degli attori

Presentato in anteprima cinematografica il 30 settembre 2021 presso il Cinema Teatro Galliera di Bologna, Amati fantasmi il film diretto da Sergio Marchesini e sceneggiato da Grazia Verasani è ora disponibile anche su RaiPlay.

 

La docufiction è stata mostrata in prima visione TV durante la seconda serata di sabato 2 ottobre 2021, nel palinsesto di Rai5 alle ore 22:40; la produzione prodotta da Giostra Film analizza la storia della Casa Di Riposo Lyda Borelli per Artisti Drammatici Italiani, situata a Bologna.

 


[Il trailer ufficiale di Amati Fantasmi]

 amati fantasmi

 

Attori e attrici svolgono indubbiamente un mestiere che, nell'immaginario comune, porta con sé una grande dose di fascino: in tanti, almeno una volta, hanno fantasticato sull'idea di intraprendere questa carriera, ammaliati dalla luce dei riflettori, dalle recensioni sui giornali, o dagli alti cachet.


La realtà dei fatti però è certamente molto lontana dall'immaginario, specie per tutta quella ampia schiera di professionisti che raramente (o in tanti casi, purtroppo, mai) hanno potuto vestire i panni dei protagonisti, relegati sempre alle parti di caratteristi o di ruoli comprimari. 

 

Fare gli attori nei primi anni del Novecento comportava una serie di difficoltà che oggi, per la categoria, sono solo un lontanissimo ricordo ma che a ben vedere sono state tra le basi per la fondazione della casa di riposo al centro della narrazione di Amati fantsmi.

All'epoca gli artisti dovevano sostenere lunghissime tournée stagionali con un ampio repertorio di testi da poter mettere in scena, e dunque di copioni da dover mandare a memoria.


Essenziale per le compagnie teatrali dell'epoca era la figura del suggeritore, in questo film brevemente - ma degnamente - interpretata da un valente attore di levatura teatrale: Massimo Scola.

 amati fantasmi

 

[La centrale figura del suggeritore, nella docu-fiction Amati fantasmi di Marchesini, interpretata da Massimo Scolaamati fantasmi


Sono tutti attori di formazione teatrale, quelli a cui il regista Sergio Marchesini ha affidato i ruoli principali di questa docu-fiction che alterna interventi e testimonianze di celebri personalità dello spettacolo e di studiosi vari a scene di finzione girate appositamente per l'occasione.

Nel cast principale figurano pertanto sette attori, che a loro volta impersonano sette attori e attrici realmente esistiti che hanno soggiornato nella casa di riposo fino alla fine dei loro giorni: Umberto Bortolani (Adolfo Brancato); Elena Bucci (Erminia De Angelis); Alessandra Frabetti (Alberta Ripa); Francesca Mazza (Matilde Galbiati); Lucia Poli (Vedova Spinelli); Stefano Randisi (Gustavo Raimondi); Enzo Vetrano (Ernesto Boaz) e Marco Sgrosso nel ruolo del fondatore Adolfo Re Ricciardi.

E poi lei, la vera protagonista: La casa, con la delicata ma saggia voce fuori campo dell'attrice Giulia Lazzarini che le dà vita.

 amati fantasmi

amati fantasmi

Una casa di riposo che nasce a Bologna, città che assieme ad altre rappresentava un importante crocevia artistico, con lo scopo di garantire assistenzialità agli attori che per tutta la loro vita avevano calcato le assi dei palchi dei teatri italiani (e non solo) che ora si ritrovavano anziani, spesso senza una dimora stabile o alle volte perfino senza una famiglia a cui fare ritorno.

 

E questo perché, semplicemente, il teatro e l'arte attorica era sempre stata la loro unica vita, la loro unica famiglia.

Essere attori nei primi del Novecento (la casa è stata inaugurata il lontano 28 ottobre del 1931) comportava - come già accennato - una serie di difficoltà non irrilevanti (e, purtroppo,  per certi casi non del tutto destituite oggi): non c'era una categoria lavorativa compatta, tutele sindacali e contratti stabili...non c'erano, insomma, sicurezze.

La Casa viene fondata da un grande impresario teatrale, Adolfo Re Ricciardi, che decide di creare un luogo dove gli attori e le attrici che avevano solitamente condotto una vita di difficoltà e di precariato per eccellenza potessero vivere in tranqullità una volta ritirati dalle scene.

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[La targa che si trova su una facciata dell'edificio] amati fantasmi


Nell'opera di Marchesini, che utilizza l'ibridazione fra fiction e documentario, ben si illustrano le ragioni e le dinamiche che portarono alla creazione del luogo che, fin dalla sua inaugurazione, si contraddistinse per cura e lusso, in voluta contrapposizione alla vita di difficoltà e povertà degli attori.

 

Difficoltà a loro volta ben illustrate nella narrzione grazie agli interventi di note e preparate studiose del settore come Paola Giovanelli (docente di Letteratura Teatrale Italiana all'Università di Bologna) e Laura Mariani (docente di Storia dell'Attore all'Università di Bologna).

La docufiction, il cui montaggio abbastanza dinamico (molto bella la scena del "ballo di presentazione" dei sette attori protagonisti) è stato curato dallo stesso regista, è arricchito con tantissime foto d'epoca degli ospiti della casa, trovate nel ricchissimo archivio storico dell'istituto, ancor oggi visitabile e curato da Alberto Beltramo (che interviene massicciamente all'interno del film).

La durata di Amati fantasmi è purtroppo abbastanza risicata e corrisponde a circa 55 minuti compresi i titoli di coda.
Si sarebbe forse potuto approfondire maggiormente qualche aspetto della vicenda e/o della storia dell'attore ma, nel complesso, la visione scorre in maniera estremamente piacevole e senza lentezze o ripetizioni.

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[Il backstage di uno degli inserti "a soggetto" appositamente girati per il film che si intervallano alla parte documentaristica] amati fantasmi


Degni di nota sono i buffi aneddoti dei reali ospiti della casa, raccontanti in alcuni diari conservati nell'archivio dell'istituto o negli interventi di alcuni attori intervistati in Amati fantasmi. Penso ad esempio alle parole di Tullio Solenghi, il quale racconta di un collega attore, ospite della casa, che condivideva la stanza con un collega dal repertorio di testi veneti che non la smetteva di citare battute goldoniane o ruzantesche. 

Ciliegina sulla torta è una carrellata di foto proposta poco prima dei titoli di coda che presenta una grande quantità di attori e attrici che hanno terminato la loro vita alla Casa Lyda Borelli, indicando per ognuno (a differenza delle foto mostrate nel resto del film) nome, cognome, data di nascita e di morte.
In questo senso va detto che la foto di apertura, a meno che non si riferisca ad un omonimo meno noto, non dovrebbe corrispondere al celebre attore veneziano Emilio Zago le cui date e fisionomie proposte non corrispondono con quelle note dell'attore veneto.

E se davvero la foto si riferisse un omonimo (a me) poco noto e del quale non sembra esserci traccia nemmeno nel web, questo testimonia quanto sia sconfinato il mondo attoriale moderno.


Quanti attori e attrici abbiano calcato le scene, inciso una battuta al doppiaggio, fatto una comparsata alla radio o in una fiction sperimentale alla TV e come siano oggi, definitivamente o quasi, dimenticati.

La Casa Di Riposo Lyda Borelli per Artisti Drammatici Italiani, accessibile dal 2010 anche ai non addetti ai lavori, è pensata per tutti loro.
È un luogo, ben racconto in questo Amati fantasmi - Nella dimora degli attori, dove gli attori in assenza di prospettive migliori, possono veder calare il sipario della loro carriera in maniera degna e gratificante.

 

E dove ritrovare, glielo si augura, un applauso.
Per l'ultima volta. 

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Un giorno finiremo in una Casa di Riposo per giornalisti cinematografici esauriti e poveri. Ma non è questo il giorno!

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