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8 cose che fino ad oggi non sapevi su Interstellar

Il film fantascientifico di Christopher Nolan è forse quello più polarizzante della sua filmografia

Interstellar è uscito nel 2014 e da subito ha diviso in due il pubblico.

 

Da una parte gli amanti del film che hanno apprezzato l'impianto fanta-scientifico nel vero senso etimologico del termine, dall'altra i detrattori che invece non hanno sopprtato le - presunte - libertà in termini di scienza che il film si prende e soprattutto il fatto che il tutto si basi in fin dei conti sui sentimenti. 

 

[Trailer internazionale di Interstellar]

 

 

Ma se il film di Christopher Nolan ancora oggi fa discutere e tiene banco tra gli spettatori, per la critica ci sono sempre stati pochi dubbi in merito e al contrario del pubblico il giudizio si è da subito assestato verso una tiepida accoglienza.

 

Su Rottentomatoes Interstellar si è guadagnato un 72% di critiche positive, con una media voto del 7,08 su 10, mentre su Metacritic il voto raggiunto è il 74%: al contrario della polarizzazione di giudizio degli spettatori, la critica è quindi concorde nel valutare il film né con troppe lodi ma nemmeno infamandolo. 

 

Agli Oscar il film ottenne 5 nomination, tutte nelle categorie tecniche: Miglior Scenografia, Miglior Colonna Sonora, Miglior Montaggio Sonoro, Miglior Sonoro e Migliori Effetti Visivi, portando a casa la statuetta solo per quest'ultima. 

 

In tutto la Award Season 2014/2015 per Interstellar si è conclusa con 44 premi vinti su 148 nomination nelle manifestazioni cinematografiche di tutto il mondo: dopo i successi di Inception e Il Cavaliere Oscuro per Nolan si è dunque trattato di un medio successo, il secondo di fila dopo il terzo capitolo delle avventure di Batman che non raccolse il plauso a differenza dei precedenti. 

 

Al di là di come la pensiate voi su Interstellar, ecco qui 8 cinefacts sul film validi sia per gli amanti che per i detrattori, veloci veloci da leggere alla velocità della luce! 

 

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Posizione 8

Kip Thorne

 

Quando ha lavorato al film non aveva ancora vinto il Nobel, ma era già indubbiamente uno dei nomi più autorevoli al mondo in merito alla fisica teorica. 

 

Per suo volere Interstellar non avrebbe lasciato spazio alla fantasia degli sceneggiatori - Christopher Nolan e suo fratello Jonathan - ma si sarebbe tutto basato su calcoli reali. 

 

Il fisico produsse per il film una quantità esagerata di equazioni scientifiche che furono poi la base per la creazione del buco nero e del wormhole: venne inventato un apposito software CGI basato sulle sue equazioni, e Thorne stesso si stupì quando vide per la prima volta la rappresentazione grafica del buco nero da lui teorizzato. 

 

Alcuni frame - 1/24 di secondo - generati dal software richiesero oltre 100 ore per essere renderizzati e tutto il sistema arrivò a pesare alla fine circa 800 Terabytes. 

Le rappresentazioni di buco nero e wormhole diedero lo spunto a Kip Thorne per la stesura di due nuovi saggi scientifici: uno rivolto alla comunità astrofisica e l'altro... ai tecnici di computer grafica. 

 

Se siete tra coloro che contestano a Interstellar un'eccessiva libertà creativa relativa alla rappresentazione di ciò che c'è nello spazio, sappiate che state contestando i calcoli di un Premio Nobel per la Fisica: sicuri di volerlo fare? 

 

 

Posizione 7

La Tuta di Anne Hathaway

 

L'attrice ha raccontato che mesi prima delle riprese avevano provato le tute per le scene che avrebbero poi girato nelle gelide acque islandesi, ed i test non erano andati benissimo...

 

Una volta sul set di Interstellar agli attori venne data una tuta da sommozzatore da indossare sotto la tuta da astronauta, per evitare appunto che prendessero troppo freddo.

 

Anne Hathaway ricorda che purtroppo la sua tuta aveva un piccolo foro di meno di un centimetro, dal quale... entrava l'acqua.

 

A un certo punto si sentiva l'acqua al livello delle spalle, ma dato che si rendeva conto che non era l'unica in condizioni difficili (l'intera troupe era comunque immersa nell'acqua ghiacciata) decise di non lamentarsi: poco dopo però comincò a non sentire più le dita dei piedi, ad avere dei flash visivi e a notare che i contorni degli oggetti si facevano confusi e sfocati, al che chiese all'assistente regia

 

"Ehi, io non me ne intendo molto di ipotermia, ma quali sono i sintomi?"

 

L'assistente corse dal regista Christopher Nolan che, allarmato dalla situazione, urlò di iniziare a girare la scena immediatamente mentre chiamavano i soccorsi, per poter così finire più in fretta possibile, tirare fuori l'attrice dall'acqua e portarla a medicare, dato che in quel momento sul set non c'erano mezzi di trasporto a portata di mano ed era quindi quella la decisione più immediata e utile.

 

Anne Hathaway in ogni caso se la cavò solo con i primi sentori di una e vera e propria ipotermia, quindi nulla di grave.

Ma sicuramente sui prossimi set non ci penserà due volte prima di avvertire qualcuno!

 

Posizione 6

L'IMAX sul Jet

 

Christopher Nolan è uno che preferisce le cose reali e tangibili agli effetti speciali. 

Così, non appena gli è possibile, sceglie di girare in location reali e con oggetti reali piuttosto che affidarsi alla CGI. 

 

Per Interstellar decise di far posizionare le pesanti e ingombranti cineprese IMAX - che riprendono con un formato ancora più grande del doppio di un normale 35mm - sul muso di un jet a reazione, in modo da avere del girato effettivamente ripreso da un aereo in volo ad altissima velocità. 

 

Non immagino la faccia della produzione quando chierì le sue intenzioni, e nemmeno quella del pilota quando gli dissero che avrebbe dovuto volare con una trentina di chili in più proprio sulla sommità del muso del jet! 

 

 

Posizione 5

I click di Hans Zimmer

 

Tra i protagonisti assoluti del film di Christopher Nolan c'è la colonna sonora di Hans Zimmer, una delle componenti più premiate e apprezzate della pellicola.

 

Un utente di Reddit ha notato una cosa riguardante il brano Mountains.  

 

Vi riporto il calcolo effettuato: ogni 60 secondi del brano si sentono 48 "click", quindi l'intervallo tra un "click" e l'altro è di 1,25 secondi.  

 

"Ogni ora su Miller è di circa 7 anni sulla Terra" dicono nel film.  

Ci sono 3600 secondi in un'ora e (86400 x 365.25 x 7) o circa 221.000.000 secondi in 7 anni, dandoci un fattore di conversione di 221.000.000 / 3600 ≈ 61400 secondi che passano sulla Terra per ogni secondo speso su Miller, il pianeta acquatico.

 

Se si moltiplica per l'intervallo tra ogni "click" si ottiene che ogni "click" che si sente è un'intera giornata terrestre. 

Bel colpo, Zimmer!

 

Posizione 4

Il Mais

 

Perché fare dei campi di mais al computer quando puoi piantarlo davvero?

 

Tutte le scene iniziali del film, dove Matthew McConaughey e famiglia rincorrono il drone passando con il pick up attraverso il campo di mais, sono state girate... in un vero campo di mais!

 

Reduce da un lavoro simile effettuato sul set di Man of Steel nel 2012, film del quale era produttore, Christopher Nolan ha fatto coltivare 500 ettari di mais appositamente per il film, organizzandolo con largo anticipo per fare in modo che arrivasse all'altezza desiderata.

 

A fine riprese il mais è stato venduto, generando un piccolo profitto per la produzione. 

 

Vedete che conviene fare le cose dal vivo?

 

 

Posizione 3

Il Tesseract

 

Vista al cinema, la scena ambientata nel tesseract sembra pura Computer Generated Imagery, ovvero CGI. 

Ma ormai dovreste avere imparato che a Christopher Nolan piace stare in mezzo alla realtà: il set era gigantesco e rappresentava le molteplici dimensioni all'interno delle quali si trova Cooper nel film, con l'illusione di una libreria che si allunga e si stira. 
Non solo: la scena del tesseract ha svariate ispirazioni letterarie. 
Il termine fu coniato da Charles Howard Hinton nel 1888 nel suo libro Una Nuova Era del Pensiero, dove viene descritto come una struttura che estende un cubo normale in quattro dimensioni.

Nel racconto breve di fantascienza di Robert A. Heinlein del 1941 La Casa Nuova, un architetto progetta una casa basata sul concetto geometrico di un analogo cubo quadridimensionale. 

Lo fa così bene che la casa si piega su se stessa e crea un ciclo dimensionale all'interno della struttura: le persone all'interno della casa possono vedere se stesse guardando da una stanza all'altra che è, in effetti, la stanza in cui si trovano ed è quindi quasi impossibile andarsene: molto simile a ciò che vede Coop nella scena di Interstellar

La scena ha alcune somiglianze con il concetto di Spazio L descritto nei libri di Terry Pratchett ambientati nel Mondo Disco

L'L-space - abbreviazione di Library Space, spazio della biblioteca - è il principio secondo cui la massa di informazioni contenute in una vasta raccolta di libri deforma lo spazio e il tempo, e di conseguenza una biblioteca sufficientemente ampia consentirebbe al visitatore di accedere a qualsiasi biblioteca ovunque nello spazio e nel tempo. 

Inoltre, durante la scena si può notare che uno dei libri sullo scaffale è Il Grande Nulla, di James Ellroy: chiaramente un'allusione a dove si trova Cooper in quel momento.

 

Non si può certo dire che i fratelli Nolan non abbiano fatto i compiti.

 

 

Posizione 2

La Polvere

 

Ancora realtà al posto del computer? 
Sì. 

È una costante nei film di Christopher Nolan e di conseguenza lo è anche in una Top 8 dedicata a Interstellar - e ancora non è finita! 

Sarebbe costato sicuramente meno realizzare le nuvole di polvere con l'aiuto della computer grafica, ma il regista volle a tutti i costi che fossero reali, per meglio catturare la reazione degli attori che avrebbero avuto a che fare con qualcosa di tangibile e dal quale scappare davvero, piuttosto che fingere di vedere qualche cosa che non c'è. 

La polvere inoltre gioca un ruolo fondamentale nel film. 

È la causa del disastro che vivono i protagonisti, dei loro problemi di salute e del cattivo raccolto, è ciò che spinge i ricercatori a trovare alternative valide dove far prosperare l'umanità. 

 

E il documentario The Dust Bowl del 2012 è stato l'ispirazione per l'impianto narrativo di Interstellar: il documentario narra della terribile piaga delle nubi di sabbia e polvere che colpirono le lande del nord degli Stati Uniti negli anni '30, in piena Grande Depressione. 

Nolan contattò il regista e il produttore di The Dust Bowl e ottenne da loro il permesso per qualcosa di particolare e, forse, poco conosciuto del film: le interviste che vediamo alla televisione in Interstellar non sono recitate e quelli non sono attori. 

 

Sono i veri sopravvissuti al disastro reale degli anni '30 e quelle sono le loro autentiche testimonianze, presenti nel documentario del 2012 e riutilizzate, con il permesso, da Christopher Nolan per Interstellar

 

Ancora una volta, la realtà la vince sulla costruzione della stessa. 

 

 

Posizione 1

Tars

 

Vi avevo avvisati: non era ancora finita. 

La maggior parte delle immagini dove vediamo il robot TARS non sono state generate al computer.

 

TARS era una sorta di burattino controllato e doppiato sul set dall'attore Bill Irwin, che venne poi cancellato digitalmente dal film.

 

In questo modo Christopher Nolan poteva dirigerlo come un attore reale - quale era a tutti gli effetti - dandogli indicazioni sui movimenti, sulle pause e sulle interazioni con il resto del cast. 

 

Irwin ha anche lavorato come burattinaio dell'altro robot del film, CASE, ma in quel caso la voce è stata data da Josh Stewart.

È stato calcolato che circa l'80% di ciò che vediamo di TARS nel film sia reale, e il resto aggiustato al computer. 

Irwin ha raccontato in seguito che a proposito del personaggio ebbe con Nolan una sola conversazione, nella quale il regista gli spiegò che avrebbe potuto risparmiare parecchi soldi facendo muovere sul set qualcosa di meno complicato e facendolo doppiare in post-produzione, senza quindi coinvolgere un attore durante le riprese, ma che non aveva intenzione di farlo. 

 

Nolan gli chiese poi a che tipo di voce aveva pensato per TARS. 
Bill Irwin rispose che leggendo la sceneggiatura gli aveva dato l'idea di essere una sorta di "ufficiale militare in pensione, uno che ha visto molte cose e che ha un deciso modo di porsi ma allo stesso tempo un suo senso dell'umorismo". 

Pare che la reazione del regista fu semplicemente un "Sì: va bene".

 



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1 commento

Sam_swarley

5 anni fa

condivido, ce ne sono pochi ormai che puntano ancora al realismo (per quanto possibile), mi ha colpito parecchio anche la questione delle interviste, assurdo

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