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8 film di Alfred Hitchcock di cui si parla troppo poco

Approcciarsi al cinema del Maestro del Brivido con 8 film non sempre menzionati 

Psyco, La donna che visse due volte, La finestra sul cortile, Gli uccelli.

Ma anche Intrigo Internazionale, Notorious e Rebecca.

 

Alfred Hitchcock ha saputo regalarci un numero impressionante di film amatissimi dal pubblico ed entrati a pieno diritto nella Storia del Cinema, nella sua lunghissima carriera divisa tra produzioni britanniche e hollywoodiane. 

 

Inquadrature studiate e ristudiate da generazioni di registi, storie e situazioni che hanno tenuto milioni di spettatori sul bordo della poltrona, in preda alla sensazione emotiva che il Maestro del Brivido ha reso suo imprescindibile marchio di fabbrica: la suspense.

 

L’importanza e l’influenza che Hitchcock ha avuto nel nostro immaginario non può tuttavia prescindere da lavori talvolta considerati minori, che spesso non hanno avuto la giusta visibilità e i meritati riconoscimenti, bistrattati talvolta sia dal pubblico che dalla critica.   

 

La classifica che segue vuole essere una spinta d’incoraggiamento per chi ha visto solamente i titoli più famosi della sterminata filmografia hitchcockiana a recuperare anche lavori meno conosciuti, ma da me considerati grandiosi, invecchiati benissimo e fondamentali per comprendere a pieno la poetica del regista britannico. 

 

Sceglierne soltanto otto è stato difficilissimo. 

 

Una menzione particolare andrebbe fatta al primissimo film sonoro Ricatto, al suggestivo Il club dei 39, allo sperimentale girato in una location Prigionieri dell’oceano, allo humour nero de La congiura degli innocenti, allo psico-dramma di Marnie e al sinistro giallo Frenzy. 



Posizione 8

Il Ladro

The wrong man, 1956

 

Il più classico conflitto emotivo vissuto da molti dei personaggi hitchcockiani, quello dell’innocente accusato ingiustamente, trova un grande esempio nel film Il ladro, interpretato da un magnifico Henry Fonda

 

I temi dello scambio di identità, dello stato di accusa di un eroe costretto a darsi alla macchia per sfuggire a una condanna immeritata, della psicoanalisi e dell’impotenza della giustizia di fronte al volere del caso, riportano lo spettatore in un territorio che Alfred Hitchcock ci ha reso familiare questa volta dando, tuttavia, un tono profondamente diverso. 

 

Si tratta infatti di una storia ispirata a un vero fatto di cronaca, ripreso in maniera volutamente fedele e con pochissimi cambiamenti per esigenze narrative.

Una scelta piuttosto insolita per Hitchcock, che ci regala un film con tinte di ispirazione quasi neorealista, cupo ed estremamente cinico nei confronti del potere della giustizia locale. 

 

Nella celeberrima intervista concessa a François Truffaut, Hitchcock dichiarò che proprio questa ambivalenza tra stile documentaristico e finzione narrativa portò a un film non del tutto riuscito. 

 

Nonostante questo, personalmente ritengo Il ladro una pellicola interessantissima e coinvolgente, impreziosita da trovate in perfetto stile hitchcockiano (su tutte: la scena dello specchio frantumato) e una regia degna dei grandi lavori del Maestro del brivido.

 

Posizione 7

L’ombra del dubbio

Shadow of a Doubt, 1943

 

Ancora una volta ci troviamo di fronte a un tema molto caro al regista britannico: il doppio.

 

I protagonisti di questo film sono due personaggi chiamati Charlie: una giovane e brillante ragazza e suo zio, elegante e misterioso.

Il loro rapporto è caratterizzato da grande affetto, fiducia e ammirazione, che presto però acquista una tensione quasi malsana. 

 

Il dubbio sulla statura etica dell’uomo, altro grande tema portante della pellicola, porta lo spettatore a interrogarsi continuamente su ciò che è realtà e ciò che è inganno, in un continuo gioco di prospettive orchestrato magistralmente da Hitchcock, che si dimostra narratore estremamente abile nella costruzione della nostra percezione sul personaggio dello zio Charlie, dotato di un fascino magnetico che inganna e ribalta ogni certezza. 

 

Proprio la figura di questo antieroe affascinante e di bell’aspetto, interpretato da Joseph Cotten, è un’anomalia nelle produzioni hollywoodiane del tempo, abituate ad associare i bei volti delle star a personaggi positivi e senza macchia. 

 

Piccola nota a margine: evitate assolutamente il doppiaggio italiano, svoltosi in Spagna a causa di problemi legati al secondo conflitto mondiale e decisamente non all’altezza delle grandi interpretazioni degli attori. 

 

Posizione 6

Il Pensionante 

The Lodger: A Story of the London Fog, 1927

 

Giustamente considerato uno dei più riusciti lavori del periodo inglese, Il Pensionante è anche stato definito dallo stesso Hitchcock il suo “primo vero film”. 

 

È già presente lo stile inconfondibile del regista e molti dei suoi temi ricorrenti: il classico intreccio di un uomo accusato di omicidio - che cerca di scagionarsi nonostante le ostilità della giustizia - una serie di delitti misteriosi e inspiegabili, un triangolo amoroso, fraintendimenti, suspense e orrore, una buona dose di humour e una grande attenzione verso tanti, importantissimi piccoli oggetti, protagonisti di scene mozzafiato.

 

Il Pensionante è ambientato in una Londra oscura e minacciosa, popolata dalla paura e da un senso di incombenza perfettamente reso visivamente grazie a una serie di tecniche visive che Hitchcock aveva appreso durante la sua gavetta come assistente di Friedrich W. Murnau in Germania. 

 

È proprio il filone espressionista tedesco il primo punto di riferimento di un film basato su giochi di luci ed ombre, esaltati grazie a un massiccio uso di specchi e lastre di vetro, volti ad avvolgere i personaggi in un’aura di inquietudine e angoscia. 

 

Tantissime le trovate e le sperimentazioni estetiche, forse ancora più quelle narrative.

Lo spettatore è catapultato in diverse prospettive, arrivando ad assumere il punto di vista di praticamente tutti i protagonisti, temendo per la loro sorte e domandandosi costantemente quale sia la verità.

Per la prima volta, inoltre, assistiamo a un utilizzo consapevole e maturo della suspense, che tiene lo spettatore incollato allo schermo fino all’ultimo secondo. 

 

In più, il critico cinematografico Bill Krohn individua in questo film il primo esempio di MacGuffin, a indicare un pretesto narrativo mai esplicitamente mostrato che mantiene in piedi le azioni e gli eventi del film. 

 

Posizione 5

Io ti salverò

Spellbound, 1945

 

Per convincere chiunque a vedere questo meraviglioso lavoro degli esordi del periodo americano basterebbe solo leggere i titoli di testa: diretto da Alfred Hitchcock, interpretato da Ingrid Bergman, scenografie di Salvador Dalí.

 

Se questa strana collaborazione tra il regista britannico e l’artista spagnolo, seppur per una sola scena, è un biglietto da visita che dovrebbe invogliare la visione, è doveroso aggiungere che si tratta anche di un brillante giallo dalla struttura classica, con una fortissima componente interpretativa legata al tema della psicoanalisi e dell’attività onirica.

 

Uno dei principali motivi per cui Io ti salverò si trova in questa classifica, come anticipato prima, è l’ammaliante scena del sogno, che irrompe a metà film con una grande forza visiva.

Originariamente concepita per durare 20 minuti, fu forzatamente ridotta da una produzione forse troppo prudente, ma rimane un esempio straordinario di arte surrealista al servizio del Cinema.

 

Hitchcock ha stravolto la convenzione del sogno mostrato allo spettatore in modo nebuloso, sfocando i contorni e ammorbidendo le luci, optando per una scena dai contorni netti e decisi, sfruttando il genio creativo di Dalí e riuscendo a portare sullo schermo una sua visione artistica che richiama anche Giorgio De Chirico e i quadri della Metafisica.

 

Posizione 4

Il Delitto Perfetto

Dial M for Murder, 1954

 

Tratto da una pièce teatrale di Frederick Knott, anche autore della sceneggiatura, questo thriller avvincente e ricco di suspense è stato anche un tentativo di sperimentare le riprese stereoscopiche, in quel breve periodo nella Storia del Cinema in cui la tridimensionalità ebbe una certa popolarità.

 

Per questo motivo Hitchcock fece uso di diverse trovate tecniche per esaltare l’effetto 3D: riprese dal basso, posizionando la cinepresa in una buca appositamente creata nel set, e ricerca di nuove angolazioni ed effetti prospettici. 

 

Anche visto nel formato tradizionale Il Delitto Perfetto è un lavoro interessantissimo, che esalta gli aspetti più celebri del cinema hitchcockiano e presenta, per la prima volta, la collaborazione con una meravigliosa Grace Kelly

La struttura teatrale, con una rigida attinenza all’unità di luogo e azione, lascia concentrare lo spettatore sul semplicissimo intreccio narrativo e sul purissimo sentimento di costante tensione che ogni singolo dettaglio riesce a creare, fino a una spettacolare risoluzione finale.

 

Anche qui Hitchcock presenta un interessante rapporto tra il ruolo dell’innocente accusato ingiustamente e la figura di un personaggio corrotto e negativo di bell’aspetto, elegante e raffinato, con l’intento di stravolgere ogni convenzione e creare incertezza e dubbio nel giudizio dei protagonisti della vicenda.  

 

Nonostante la poca considerazione che il regista ha dato a questo lavoro durante la sua intervista con François Truffaut (“non abbiamo un granché da dire”), Il delitto perfetto è, oltre a un esercizio di stile notevolissimo, un esempio di regia magistrale in tutti i suoi aspetti: gestione dei tempi, bilanciamento delle emozioni trasmesse dalle inquadrature di semplici oggetti, movimenti di macchina sempre perfetti e, soprattutto, una direzione attoriale fantastica, di stampo fortemente teatrale, che impreziosisce un film da gustare tutto d’un fiato.

 

Posizione 3

La signora scompare

The lady vanishes, 1938

 

Nonostante sia sempre stato considerato come il culmine e il lascito testamentario del periodo britannico, La signora scompare non è quasi mai menzionato tra i migliori lavori di Alfred Hitchcock

 

Una parte della critica lo ha accusato di eccedere di British Humour, di lasciar trapelare troppi riferimenti politici, di alternare troppo bruscamente momenti di tensione a battute e gag più distese. 

Tutti elementi presenti nel penultimo film di produzione inglese ma che, secondo il mio parere, contribuiscono a creare uno dei lavori più brillanti, irriverenti e spettacolari dell’intera filmografia del maestro del brivido. 

 

La signora scompare è un thriller/giallo che si struttura in un crescendo di tensione e suspense purissima, lasciando lo spettatore con il fiato sospeso in più riprese, e fa del contrasto di toni la sua arma vincente. 

 

La storia si svolge per gran parte in un treno, ricostruito sul set e ripreso dall’esterno utilizzando dei modellini con grandissima maestria, meriti riconosciuti anche da Truffaut, che nella sempre citata intervista lo elogia con entusiasmo:

“Lo danno molto spesso a Parigi e capita che lo vada a vedere due volte nella stessa settimana; ogni volta mi dico: siccome lo conosco a memoria, non seguirò la trama, osserverò attentamente il treno, se si muove, come sono i trasparenti, se ci sono dei movimenti di macchina dentro gli scompartimenti...

Ma ogni volta sono talmente avvinto dai personaggi e dall'intreccio che non riesco mai a sapere come il film è costruito."

 

 

Posizione 2

Delitto per delitto - L’altro uomo

Strangers on a train, 1951

 

 

Due uomini, casualmente legati da un comune destino, si incontrano su un treno e pianificano quello che sarebbe dovuto essere un delitto perfetto.

 

Una premessa che dà il via a un intreccio narrativo interessante e ricco di spunti, gestito ancora una volta magnificamente da un Hitchcock ispiratissimo, che arricchisce la pellicola di sempre nuove trovate e temi a lui cari. 

 

Prima di tutto, da menzionare, il tema del doppio. 

 

 

Ricordato quasi ossessivamente allo spettatore tramite oggetti, inquadrature, caratterizzazione fisica ed emotiva dei personaggi fin dalla prima, celeberrima, sequenza delle scarpe e dei binari del treno che si incrociano. 

 

 

Come ne Il delitto perfetto, la corruzione e il degrado morale vengono rappresentati sotto forma di un uomo di bell’aspetto, elegante e apparentemente rassicurante, capace di ammaliare sia gli altri personaggi che gli spettatori. 

 

Posizione 1

Nodo alla gola

Rope, 1948

 

Immaginate una libera rivisitazione dei temi di Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij, con riferimenti al Superuomo di Friedrich Nietzsche, condito da buona dose di humour nero e una relazione omosessuale mai esplicitata per sfuggire alla censura del Codice Hays, il tutto costruito con la solita, perfetta, gestione della suspense. 

 

Nel 1948 Hitchcock costruì un film che, a mio parere, merita di essere accostato ai suoi grandi capolavori. 

 

Nodo alla gola inizia subito mostrandoci un omicidio da parte di due giovani presunti amanti, reso ancora più orribile dal fatto che sia stato orchestrato senza alcun motivo se non quello di provare l’ebbrezza e il piacere di compierlo. 

Di lì a poco, in quello stesso appartamento, si svolge una cena in presenza di amici e parenti della vittima, che consumano il loro pasto proprio sulla cassapanca adibita a tavolo in cui il cadavere è stato nascosto. 

Da qui la perfetta costruzione di una costante e inesorabile tensione emotiva, con lo spettatore che, conscio di ciò che è successo, si ritrova nella posizione di avere più informazioni dei personaggi, una tecnica che Hitchcock adorava e riteneva essere molto più efficace dell’effetto sorpresa.

Ma ciò che probabilmente colpisce più di questo film è l’aspetto tecnico: fu girato in dieci lunghi piani sequenza, mascherando gli stacchi di inquadratura (dovuti alla limitata durata delle bobine di pellicola dell’epoca, di massimo 10 minuti) in modo tale da non rompere il flusso temporale e dare l’illusione di un film girato in un unico piano-sequenza.

Questa scelta non è soltanto un raffinatissimo esercizio di stile, quasi trent’anni prima dell’invenzione della steadicam e utilizzando le ingombranti cineprese dell’epoca, ma è del tutto coerente con ciò che Hitchcock ha voluto mostrare nel suo film.

Un crescendo costante di tensione emotiva, che segue la doppia trasformazione che i due protagonisti vivono in direzione opposta: un’eccitazione sempre più grande e morbosa da una parte e il terrore di essere scoperti dall’altra.

 

Un film incredibile e modernissimo nei temi affrontati, purtroppo annientato da un adattamento italiano orribile e volto a smorzare i toni e censurare le parti più controverse, rendendo la trama totalmente incoerente. 

 



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2 commenti

Simone Colistra

5 anni fa

Sono film che amo da morire e che ho lasciato fuori molto a malincuore. Purtroppo con questi registi qualcosa devi sempre sacrificare!

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Jacopo Troise

5 anni fa

In effetti è ottima come scusa, e hai fatto bene! Se ci si deve attenere alla descrizione del criterio selettivo da te presentato nell'articolo, personalmente avrei solo fatto un piccolo scambio fra "Il delitto perfetto", "Nodo alla gola" e "Io ti salverò" con i citati poco prima "Marnie", "Frenzy" e "La congiura degli innocenti"! Tuttavia, potendo scegliere di cosa preferire parlare, la tua selezione è comunque molto comprensibile!

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