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8 cose che fino ad oggi non sapevi su Seven

Il film di David Fincher del 1995 ha rivoluzionato il genere

Nel 1995 è uscito Seven e in un attimo ha cambiato il volto dei thriller sui serial killer: il film porta la regia di David Fincher, che ai tempi aveva all'attivo una lunga e ottima carriera nei videoclip, ma che per il Cinema aveva diretto solo lo sfortunato Alien³.

 

Protagonisti Brad Pitt e Morgan Freeman, con Gwyneth Paltrow e Kevin Spacey, Seven è stato un grande successo commerciale che incassò quasi 10 volte quanto era costato - 327 milioni di dollari nel mondo a fronte di un budget di 33 - e fu molto apprezzato anche dalla critica, che non lesinò nomination tra cui quella per il Miglior Montaggio agli Oscar e per la Miglior Sceneggiatura Originale ai BAFTA. 

 

 

 

Il tono dark e il finale pessimista hanno fatto scuola e Seven ha rinnovato il genere sui serial killer: se negli anni '90 i film di questo tipo furono una trentina, nei due decenni successivi salirono a 77 e 81, e non è certo una coincidenza. 

 

Seven uscì in Italia il 15 dicembre 1995 e fu uno shock: la rappresentazione degli omicidi era di un crudo mai visto prima, nonostante nel 1991 avessimo tutti visto Il silenzio degli innocenti, ma quello che più colpiva è che nonostante l'evidenza dei corpi offesi, mutilati e trucidati la vera violenza si svolgeva quasi sempre fuori dallo schermo. 

 

Tante le scene suggerite che noi spettatori dovevamo immaginare, aumentando così a dismisura il senso di orrore: se ci pensate, infatti, nel film si vede soltanto un omicidio.

Tutti gli altri sono già avvenuti. 

 

Dopo un quarto di secolo possiamo tranquillamente sostenere che il film non abbia perso un grammo del suo smalto e che ancora oggi sia tra le migliori performance di Brad Pitt e Kevin Spacey, nonché uno dei film di David Fincher più amati dal pubblico mondiale che qui ha imparato a conoscere lo stile elegante del regista nonché alcuni di quelli che diverranno dei suoi tratti distintivi: la notte, la pioggia, il nichilismo, i soffitti e un senso generale di ineluttabilità che opprime i protagonisti. 

 

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Posizione 8

La commediola simpatica

 

Quando la sceneggiatura è stata scelta per la prima volta dalla società di produzione italiana Penta, coinvolta quando Jeremiah S. Chechik aveva espresso interesse nel dirigere il film, Andrew Kevin Walker doveva ancora apportare modifiche sostanziali allo script, inclusa la sostituzione del finale radicalmente diverso. 

 

L'altro finale si svolgeva all'interno di una chiesa sconsacrata, con i sette peccati capitali rappresentati da alcuni dipinti: Walker raccontò che nel leggerlo la sensazione generale era che "qualcuno stesse cercando di fare un film su Batman".

 

All'epoca Chechik aveva realizzato solo una serie di spot televisivi e la commedia con Chevy Chase Un Natale esplosivo: se fosse rimasto nel progetto su Seven non c'è dubbio che sarebbe stato un film completamente diverso.

 

Fortunatamente per noi e per il Cinema Chechik mollò il progetto, che a quel punto aveva bisogno di un nuovo regista.

 

David Fincher ricevette la sceneggiatura e accettò immediatamente, ma... non per il film che i produttori volevano fare.

 

Lo studio aveva commesso l'errore di inviargli la prima versione della sceneggiatura di Walker, quella dark e pessimista con il finale brutale, e non la versione allegrotta e simpatica che si era messa in moto con Chechik. 

 

Quando i produttori si accorsero dell'errore Fincher e Walker avevano già parlato tra di loro e l'intesa sul film era già una realtà.

 

Lo studio provò a dare a Fincher l'altra versione, ma il regista era irremovibile: voleva girare la versione originale.

 

Alla fine non solo Fincher ebbe la meglio, ma coinvolse Walker durante tutto il processo di sviluppo, compreso un cameo che troverete tra qualche posizione di questa Top 8. 

 

Posizione 7

Il casting

 

Oggi si conoscono bene i quattro nomi principali del film: Brad Pitt, Morgan Freeman, Kevin Spacey e Gwyneth Paltrow. 

Ma forse non sapete che nessuno di loro fu una prima scelta. 

 

Prima che Pitt fosse scelto per interpretare il detective David Mills, il ruolo venne offerto a Denzel Washington. 

All'epoca Washington era famoso soprattutto per avere interpretato uomini conflittuali ma in fondo d'animo nobile: quando l'attore lesse la sceneggiatura trovò il personaggio "troppo oscuro e cattivo" e rifiutò il ruolo. 

Un altro rifiuto per il ruolo che fu poi di Pitt arrivò da Sylvester Stallone. 

Entrambi dichiararono in seguito di essersi pentiti. 

 

Il ruolo di Morgan Freeman invece fu offerto prima ad altri giganti del Cinema: Al Pacino rifiutò a causa di altri impegni che si accavallavano per qualche settimana, Gene Hackman rifiutò per l'eccessivo numero di riprese notturne richieste e altri due rifiuti importanti arrivarono da Robert Duvall e da Harrison Ford, anche se non è noto il motivo.

 

Fincher era rimasto incredibilmente impressionato dalla performance di Gwyneth Paltrow nel dramma neo-noir del 1993 Omicidi di provincia e, dato che all'epoca era la fidanzata di Brad Pitt, l'attrice era la sua prima scelta per il ruolo di Tracy Mills, cosa che avrebbe portato senza dubbio a una certa chimica tra i due attori sulla scena.

Sfortunatamente la Paltrow rifiutò il ruolo e Fincher lo propose a Christina Applegate: dopo un altro rifiuto il regista decise di chiedere aiuto allo stesso Pitt.

Brad convinse Gwyneth a incontrare David Fincher, che finì per farle cambiare idea e l'attrice accettò la parte. 

 

Il ruolo di John Doe fu invece all'inizio offerto a Val Kilmer, che lo rifiutò.

Fatto buffo: venne preso in considerazione anche Michael Stipe, all'epoca cantante dei R.E.M..

Ai provini si presentò tra gli ultimi Kevin Spacey: conquistò tutti all'audizione, ma chiedeva un sacco di soldi.

 

Il film quindi iniziò le riprese con ancora il ruolo vacante; Brad Pitt chiese informazioni in merito e volle vedere le registrazioni dei provini. 

Quando vide Spacey chiese a Fincher perché cacchio non lo avessero ancora messo sotto contratto, il regista gli rispose che era questione di soldi e Pitt fece un paio di telefonate. 

Kevin Spacey salì a bordo del progetto pochi giorni dopo e chiese specificatamente di non avere il nome nei titoli di testa, per non dare punti di riferimento agli spettatori. 

 

Quando tutto si incastra alla perfezione, insomma. 

 

Posizione 6

Il finale 

 

Non solo Fincher ha scelto la sceneggiatura originale con il finale originale e lo sceneggiatore originale, ma ha combattuto duramente contro i produttori per mantenere tutto come doveva essere.

E meno male. 

 

Lo studio insisteva per far sì che il finale venisse cambiato e ce n'erano due che giravano in produzione: nel primo si sarebbe vista nella famosa scatola la testa del cane di Mills, il secondo invece avrebbe mostrato una TV che mandava in onda le immagini della moglie rapita e in pericolo, ma ancora salvabile.

 

Fincher e gli altri però rimasero fedeli alle loro idee: il finale era in sintonia con il cuore stesso della storia e doveva essere quello che era: pessimista e oscuro. 

 

Walker non ha dubbi su ciò che ha mantenuto il suo film sulla buona strada: la mentalità collaborativa di David Fincher e il supporto di persone influenti che hanno creduto nel progetto tanto quanto lui. 

 

Sorprendentemente, anche dopo che il combattimento è stato vinto, alcuni produttori hanno continuato a cercare di convincere Fincher per ridurre l'impatto negativo di quel finale: avevano accettato la scatola, ma il fatto che il personaggio di Brad Pitt compiesse quel gesto non andava giù. 

 

Per un po' Walker e Fincher hanno effettivamente pensato di cambiare: sarebbe stato Somerset, a un passo dalla pensione, a fare quello che doveva fare Mills, salvandogli la carriera e il futuro.

Anche Morgan Freeman era d'accordo.

 

Il finale alternativo fu dunque sceneggiato da Fincher e Walker e vennero preparati gli storyboard, apparentemente per calmare lo studio e mantenere in piedi il progetto, ma il regista in seguito dichiarò che non lo avrebbe comunque mai girato. 

 

Tuttavia nessuno tenne conto della feroce testardaggine dello stesso Brad Pitt, che arrivò addirittura a minacciare di mollare il set se il finale non fosse stato quello pessimista. 

Che è quello che conosciamo. 

 

Posizione 5

Il cameo dello sceneggiatore

 

Come già accennato, durante le riprese David Fincher volle che lo sceneggiatore Andrew Kevin Walker fosse sul set.

 

Quando nel film vediamo il primo defunto non si tratta di un uomo ucciso da John Doe: è un marito assassinato dalla moglie, in una scena che fondamentalmente serve per presentare al pubblico che tipo di detective sia William Somerset e per farci sapere che gli manca pochissimo per andare in pensione.

 

Volete sapere chi interpreta l'uomo morto?

Lo sceneggiatore Andrew Kevin Walker, per una decisione di David Fincher. 

 

Walker prese il ruolo molto seriamente, consapevole del fatto che se lui, in quanto non attore, avesse sbagliato una ripresa, avrebbe deluso l'uomo che stava facendo decollare la sua carriera.

 

Sfortunatamente aveva appena smesso di fumare e non stava affatto bene: per tutto il tempo in cui rimase sdraiato in una pozza di sangue gelido, cercando di stare il più fermo possibile come un morto dovrebbe fare, Walker ebbe una serie di attacchi di panico causati dall'astinenza da nicotina.

 

Ma a quanto pare riuscirono a portare a casa la scena. 

 

Sapete quando Walker tornò a fare un cameo per il Cinema? 

Solo 7 anni più tardi, nei panni di un vicino di casa dei protagonisti di Panic Room.

 

Per la regia di David Fincher. 

 

Posizione 4

Le vittime

 

Leland Orser, che interpreta il poverino costretto a uccidere una prostituta con uno strap-on su cui era stato montato un coltello gigante, scelse di dormire poco per diversi giorni prima delle riprese, al fine di ottenere l'aspetto disorientato del suo personaggio.

Non solo, perché volendo ritrarre accuratamente qualcuno che soffre dei postumi di un trauma si preparò inspirando ed espirando rapidamente, in modo da andare in iperventilazione poco prima del ciak. 

Per poco non svenne, ma quella scena è clamorosa soprattutto grazie alla sua interpretazione. 

 

La vittima dell'omicidio dedicato alla Lussuria era Cat Mueller, una delle scenografe del film.

Fu l'assistente di Fincher a prenderla da parte e a chiederle se le sarebbe piaciuto interpretare una prostituta morta nel film, scherzando sul fatto che "Aveva la personalità per farlo, e sicuramente il corpo".

Ok.

 

La Mueller non era un'attrice e quindi non era membro della Screen Actor’s Guild: fu pagata 500 dollari per due giorni, per sei ore al giorno, nei quali stette imbavagliata e legata nuda a un letto con del sangue finto gelido addosso. 

Lei dichiarò che il vantaggio principale fu "Essere nuda di fronte a Brad Pitt".

Ok.

 

Per l'omicidio dedicato alla Gola furono versate delle casse di scarafaggi addosso all'attore Bob Mack, che all'epoca pesava 220 chili. 

Mack non aveva idea che in scena avrebbe avuto quel tipo di compagnia fino a che non lesse sulla Call Sheet che era prevista sul set la presenza di "Esperti entomologi". 

Pare che Brad Pitt gli scacciasse via gli insetti tra un ciak e l'altro e che la produzione si premurò di coprirgli orecchie e naso per impedire agli insetti di infilarvisi dentro.

 

La vittima dell'Accidia doveva essere parecchio magra: quando lo sconosciuto Michael Reid MacKay fece il provino pesava poco più di 40 chili. 

Il trucco per MacKay richiese più di 14 ore per essere applicato, ma la cosa più simpatica è che agli attori che interpretavano gli agenti della SWAT nessuno disse che l'uomo in scena era vivo, quindi le loro reazioni quando tossisce sono assolutamente genuine! 

 

L'attore vittima dell'omicidio dedicato all'Avidità, Gene Borkan, aveva risposto a un casting per il personaggio di un avvocato e non gli fu detto cosa avrebbe dovuto fare fino a che arrivò sul set. 

Quando gli dissero che avrebbe dovuto spogliarsi e rimanere fermo legato a una sedia in una pozza di sangue finto reagì pragmaticamente e chiese più soldi, ottenendo cinque volte il cachet pattuito inizialmente. 

 

In seguito la produzione gli permise anche di tenersi il paio di boxer di seta che usa in scena. 

 

Posizione 3

I quaderni 

 

Tutti i taccuini di John Doe erano veri: ogni pagina era scritta a mano e non c'erano spazi vuoti. 

 

Ognuno dei taccuini è stato scritto specificamente per il film, anche se per ogni pagina fu utilizzato più o meno lo stesso testo.

 

Se stoppate il film quando vengono inquadrate le pagine di due taccuini diversi in due momenti diversi, vi potrete rendere conto che si tratta delle stesse parole, anche se corredate da immagini e disegni diversi.

 

Tuttavia, nonostante questo escamotage per risparmiare tempo o quantomeno un bel po' di fantasia, la creazione di questa follia grafomane richiese due mesi al dipartimento di oggetti di scena di Seven e costò in tutto ben 15.000 dollari.

 

Nel film il Detective Somerset dice che "Ci vorrebbero probabilmente 50 uomini che leggono a turni per due mesi per riuscire a leggere tutti i libri nella stanza."

 

Nella stessa scena afferma che ci sono 2000 taccuini di 250 pagine l'uno, ma è altamente improbabile che un dipartimento di oggetti di scena per quanto appassionato al dettaglio abbia potuto spingersi così lontano per mettere insieme un numero così assurdo di taccuini scritti a mano, per poi vederli così poco nel film montato. 

 

Approfittando del gigantesco lavoro di scrittura Fincher decise di far scrivere alcune pagine apposta per riprenderle e usarle nei titoli di testa, che sono poi diventati tra i titoli di testa più famosi di Hollywood. 

 

Nessuno sa che fine abbiano fatto quei taccuini a fine riprese. 

 

Posizione 2

Il non-sequel e il non-prequel

 

Avete mai visto Premonitions?

Il film del 2016 con la regia di Afonso Poyart e tra i protagonisti Anthony Hopkins e Colin Farrell

 

Probabilmente siete tra i tanti che se lo sono persi, dato che ebbe una campagna marketing pressoché inesistente nonostante i nomi coinvolti nel cast, ma la sua sceneggiatura era stata scritta originariamente per essere il sequel di Seven, che con tanta originalità avrebbe dovuto intitolarsi Eight.

 

Era pronta anche la versione grafica: dato che Seven negli USA fu distribuito con il titolo Se7en, il suo sequel sarebbe stato... Ei8ht

 

New Line abbandonò l'idea in corsa e la sceneggiatura fu realizzata quasi interamente com'era stata pensata in origine, salvo che vennero eliminati tutti i riferimenti a Seven come i nomi e gli avvenimenti e ovviamente il film non venne pubblicizzato in quanto sequel del film di Fincher.

 

La casa di produzione in seguito decise comunque di sfruttare i diritti della storia, anche se su un altro medium. 

 

Nel 2006 Zenescope Entertainment acquistò una licenza per produrre una serie limitata, in sette parti, di volumi illustrati che avrebbero raccontato la nascita della fascinazione di John Doe per i sette peccati capitali e gli omicidi del film dal suo punto di vista. 

 

A partire dalla Gola ogni numero presentava un nuovo peccato, così come compaiono nel film: dopo la Gola quindi Avidità, Accidia, Lussuria, Superbia, Invidia e infine Ira.  

 

La serie era un formato antologico: ogni numero, e quindi ogni peccato, è stato scritto e disegnato da un diverso team creativo, l'unica costante era la redazione di David Seidman Ralph Tedesco.

 

Le pagine del diario intraviste nel film erano incluse nei volumi, ma l'accordo con New Line precludeva che ci fosse un collegamento diretto con la storia del film, quindi non si può davvero parlare di un prequel.

 

Se vi venisse in mente di cercare i volumi sappiate che la serie è fuori catalogo e la collezione completa con copertina rigida costa circa 240 euro su Amazon.

 

Posizione 1

Il numero 7

 

La cabala ha un ruolo importante in Seven, e siamo tutti liberi di decidere se ciò che leggerete nelle prossime righe sia solo frutto di coincidenze oppure se qualcosa sia stata effettivamente voluta. 

 

Dunque: Seven, come già saprete, in inglese significa Sette.

 

Il film arrivò  nella classifica degli incassi mondiali del 1995, incassando oltre 327 milioni di dollari in tutto il mondo, di cui 227 fuori dagli Stati Uniti.

Il film è lungo 127 minuti ed era composto da 7 bobine di pellicola.

 

7 casse di scarafaggi sono state utilizzate durante le riprese della scena dell'omicidio dedicato alla Gola. 

 

La parola "fuck" e le sue variazioni vengono pronunciate nel film per un totale di 70 volte: l'attore che la pronuncia di più è Brad Pitt, che per Seven fu pagato 7 milioni di dollari. 

 

Il personaggio di Pitt riceve la telefonata che lo mette al corrente del primo omicidio al 7° minuto del film.

Somerset ha davanti a sé ancora 7 giorni di servizio prima di andare in pensione.

 

Tutti i numeri degli edifici nella scena di apertura iniziano con il numero 7.

 

La consegna del corriere che dà il via al finale era prevista per le 19:00, che per uno statunitense sono le 7 PM.

 

A 7 minuti dalla fine del film succede quello che sa bene chi lo ha visto, e la cosa conclude le 7 vittime dei 7 peccati capitali. 

 

Ci piacerebbe adesso dirvi che per leggere questo articolo ci avete messo in tutto 7 minuti, però non abbiamo la più pallida idea di quanto tempo sia passato. 

 

Ma è anche vero che mica tutti possono essere David Fincher... 

 



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