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Il pensiero creativo - Recensione: un fisico che prepara macaron ai piselli

Il neuroscienziato David Eagleman ci accompagna alla scoperta del pensiero creativo

Avete presente quella sensazione che ci assale quando, ormai adulti, torniamo nei luoghi della nostra infanzia?

 

Come se fosse passato solo un istante da quando ci trovavamo nei vicoli del paese a scorrazzare con la bicicletta, nel bosco dietro casa a passeggiare tra i pini profumati o sul bagnasciuga della spiaggetta dove andavamo solo noi, nostra madre e la vicina di casa.

 

Ogni cosa come ce la ricordavamo.

 

È questo il punto da cui parte il neuroscienziato David Eagleman per spiegare come tutto ciò che è all'infuori dell'ambiente naturale sia il risultato di un pensiero creativo: un percorso umano durante il quale abbiamo portato pezzi di noi, del nostro sapere, in giro per il mondo, abbiamo contribuito a regalare parte delle nostre esperienze agli altri e a godere allo stesso tempo dell'ambiente e delle persone con cui si ha a che fare mentre veniamo ispirati.

 

 

["It could work!"]

 

La creatività è caratteristica esclusiva degli esseri umani, una delle cose che ci distingue dagli animali che agiscono solo per istinto.

 

Quando poi creatività ed istinto si fondono, i risultati sono tanto inaspettati quanto geniali.

 

Sentendo parlare di pensiero creativo, probabilmente il primo collegamento che faremo sarà diretto ad artisti più comunemente (e giustamente) considerati tali: Vincent Van Gogh, Fernando Pessoa, Luigi Tenco, Frank Zappa...

Pittura, poesia, letteratura, musica.

 

Ma siamo sicuri di non stare tralasciando una fetta importante di realtà, anch'essa risultato di un soggettivissimo pensiero creativo, dunque qualcosa che può arricchire il panorama artistico ma con opere d'arte non convenzionali?

 

 

[Michelle Khine, nanotecnologa]

 

 

"Credo che la scienza sia intrinsecamente creativa."

 

Michelle Khine è una nanotecnologa che è riuscita a portare avanti le sue ricerche grazie ad una brillante trovata.

All'epoca in cui iniziò a lavorare sulle nanotecnologie, non c'erano abbastanza fondi per ottenere le attrezzature da laboratorio necessarie per permetterle di lavorare in scala microscopica, cosa ovviamente fondamentale nel suo campo di ricerca.

 

Come fare?

 

Beh, semplice: Shrinky Dinks!

 

 

 

 

Michelle racconta come, in preda alla disperazione, le sia venuto in mente un gioco in voga quando era bambina: si avevano a disposizione delle specie di pellicole, ci si disegnava sopra, queste venivano messe in un fornetto e... PUF!

 

Tutto si rimpiccioliva mantenendo le giuste proporzioni.

L'idea di trasporre tutto ciò in laboratorio è stato ciò che le ha permesso di poter iniziare in maniera assolutamente originale ed innovativa la sua attività di ricerca, pur avendo pochissimi fondi.

 

Eagleman sottolinea come il cervello umano non crei diretti collegamenti tra input ed output, come

"Gli input possono mescolarsi e scontrarsi con ciò che è già lì [...] Possiamo rimuginare su idee e pensare a cose e considerare possibilità."

 

Bello l'esempio dell'animale che vede del cibo (input) e pensa solo a mangiarlo (output), a differenza dell'essere umano per cui gli output possono essere infiniti in base al proprio vissuto, al contesto sociale, al luogo geografico: cucinare il cibo in mille modi diversi, realizzare con esso una scultura - come con le zucche di Halloween - usarlo addirittura come arma.

 

 

 

 

Durante la visione del documentario incontriamo numerosi folli (e adorabili) personaggi che, personalmente, sarei curiosissima di incontrare per scambiarci due chiacchiere e testare i loro processi mentali, i collegamenti che fanno anche in una normale conversazione.

 

Anche se dubito fortemente che un incontro con queste persone potrebbe mai risolversi in qualcosa di convenzionalmente accettato come "normale"!

 

Bjarke Ingels, visionario architetto danese, fondatore del Bjarke Ingels Group (BIG) che, per intenderci, ha attualmente in mano il progetto del Two World Trade Center.

Basta dare un'occhiata al suo VIA 57 West o alle VM Houses per rimanere a bocca aperta.

 

Robert Glasper, musicista che spazia dal jazz all'hip hop e all'R&B - tra l'altro interprete di se stesso nel bellissimo Miles Ahead, biopic su Miles David - e Nick Cave, vero sperimentatore musicale.

 

Michael Chabon, scrittore e fumettista vincitore del premio Pulitzer per la narrativa nel 2001.

 

E poi ancora un ex soldato che ha trovato pace nella creazione di ceramiche, c'è chi insegna scrittura creativa in carcere a detenuti che ne testimoniano l'effetto benefico e liberatorio, un liutaio che realizza chitarre con vecchi skateboard.

 

Tra gli intervistati, un inatteso Tim Robbins (Le ali della libertà, Mystic River) ci offre la sua interessantissima esperienza di insegnante di recitazione a gruppi di detenuti, parlando di come il potenziale creativo delle persone in prigione sia incredibile:

 

"Ma non ci pensiamo.

Non ci vogliamo pensare."

 

 

[L'attore Tim Robbins, direttore artistico della compagnia teatrale The Actor's Gang, durante un workshop al California Rehabilitation Center]

 

Se però, tra tutte le persone che ci vengono presentate, avessi la possibilità di incontrane una non avrei dubbi: Nathan Myhrvold.

 

Come resistere a un inventore interessato ad ogni ambito dello scibile (e non), definito da Bill Gates come l'uomo più intelligente da lui conosciuto?

Ma soprattutto, come non voler conoscere un uomo che, nella prima scena in cui appare, indossa una maglietta con sopra disegnata una resistenza elettrica e, sotto, la scritta "RESIST"?

 

"Ho sempre avuto difficoltà a descrivermi perché le cose che faccio sono abbastanza improbabili, tanto che metterle insieme ne ridurrebbe la credibilità.

Insomma, scrivo grandi libri di cucina.

E ho inventato un nuovo tipo di reattore nucleare.

E faccio ricerca su dinosauri e asteroidi"

 

Prendere elementi dagli ambiti più diversi e mescolarli tra loro come fossero ingredienti per una torta.

 

È questo il "gioco" con cui si diverte Nathan, è il suo lavoro ed allo stesso tempo la sua passione, chi non desidererebbe di meglio?

 

 

[Estratto da Modernist Bread, una delle enciclopedie di cui Nathan Myhrvold è co-autore]

 

Il pensiero creativo è un inno alla sperimentazione, un invito ad accogliere segnali provenienti dagli ambiti più disparati, rielaborarli e creare qualcosa di nuovo.

 

Paesaggi, suoni, sensazioni, espressioni facciali e matematiche, parole, gesti, materiali...

Siate permeabili, accogliete la Bellezza che vi circonda, fatela vostra e fatevi guidare dalla creatività in un percorso senza confini, regole e strade già segnate: non vedrete la fine per un po' e, chissà, l'arrivo potrebbe anche essere una delusione.

 

Ma vuoi mettere la soddisfazione se il risultato finale è un successo?

 

 

 

 

"Fa parte dell'apprendimento essere confusi.


Quindi sono spesso frustrato e confuso e penso di essere molto stupido perché non riesco a capire.

[...] Per essere creativo, per pensare fuori dai proverbiali schemi devi essere disposto a sbagliare.

Devi anche essere disposto ad avere ragione e avere tutti che pensano che tu abbia torto."

 

Queste le parole di Nathan mentre lo vediamo svuotare il baker in cui ha appena finito di frullare una crema di piselli e con cui si appresta a farcire un verdissimo macaron.

 

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1 commento

Morena Falcone

4 anni fa

Grazie a te! ;)

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