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X-Men: Dark Phoenix - Quando la qualità della locandina supera quella del film

Un chiaro esempio di come, spesso, andare controcorrente purtroppo serva a poco

Un chiaro esempio di come, spesso, andare controcorrente purtroppo serva a poco.

 

Il 6 giugno è uscito in italia X-Men: Dark Phoenix: con quest'opera si conclude il corso dei mutanti nelle mani di Twentieth Century Fox, iniziato nel 2000, e i personaggi Marvel passano ora nelle mani della Disney che ne curerà il destino negli anni a venire.

 

Un film che non ho ancora visto e non sono sicuro ciò accadrà mai, ma che a giudicare dai pareri che si leggono qua e là, è il peggiore del franchise. 

 

 

[Sì, peggiore anche di questo, parrebbe...]

 

 

Ovviamente, essendo Tutta colpa di Auzolle, mi limiterò a parlare dei poster.

 

Le locandine principali di X-Men: Dark Phoenix sono state affidate alla BLT Communications, della quale vi avevo già parlato nello speciale Star Wars.

All'epoca ne parlai bene, apprezzando il lavoro svolto per Solo - A Star Wars Story e definendoli "spesso coraggiosi".

 

Ecco, a questo giro la BLT è stata piuttosto... vigliacca.

O pigra, se preferite.

 

Vediamo perché analizzando il poster principale.

 

 

 


La composizione è il solito grappolo di personaggi, ridimensionati in base all'importanza, e per questo film abbiamo una chiara divisione cromatica di colori caldi e freddi, per il solito contrasto bene/male che artisticamente non è proprio una novità.

 

Come per lo spin-off su Han Solo, la BLT ha nuovamente optato per un effetto disegno fotorealistico, che se per quel film era giustificato dal voler ottenere un effetto "western fantascientifico", in questo caso mi fa solo porre un quesito: perché?

 

Ribadisco di non aver visto il film, ma so che è ambientato negli anni '90.

Dubito tuttavia che l'ambientazione temporale sia così preponderante da dover usare uno stile di quegli anni nella locandina.

 

Cosa ad esempio successa con il poster di C'era una volta a... Hollywood, realizzato sempre dalla BLT, dove il disegno old school era necessario ed è stato affidato infatti al grande disegnatore Steven Chorney

 

Ma andiamo avanti.

 

I character poster, di nuovo, non sono niente di mai visto prima.

Primo piano del faccione, light painting ben fatto ma comunque artificioso, tonalità di blu e magenta, e richiamo alle fiamme perché, che vuoi, la Fenice è di fuoco, no?

 

 



Per il teaser poster di X-Men: Dark Phoenix abbiamo di nuovo il grappolo di personaggi.

 

Questa volta però distribuiti in un'area ad X (ovviamente) con Jean Grey/Sophie Turner centrale in primo piano a figura intera, poi di nuovo un taglio bene/male che, oltre ai colori blu/rosso è accentuato da una fiammata - ovviamente - verticale.

 

 



La stessa identica foto della Turner (con un budget di 200 milioni è giusto risparmiare) è stata usata, a mezzobusto però, anche per i teaser poster cinesi.

 

Composizione semplice: si ha solo la protagonista al centro e anziché contrastare il bene/male, come nelle precedenti soluzioni, si è optato per due locandine distinte.

 

 

 



C'è un solo problema: Jean Grey e la Fenice Nera... non sono allineate.

 

Già: la seconda è leggermente più vicina/grande rispetto alla prima.

Sento qualcuno di voi dire "Ma che ne sai tu, magari è voluto".

 

Rispondo che nella carbonara anche la mortadella al posto del guanciale può essere "voluta", ma rimane un crimine.

 

Finora tutti stili visti e rivisti, e ho omesso ben 2 soluzioni in cui si è optato per il primo piano di un occhio, uno dei tanti stereotipi grafici elencati in uno dei primi episodi.

 

Rimaniamo però in Cina, dove abbiamo finalmente il soggetto del mio intero discorso. 

Ha fatto scalpore infatti, e probabilmente vi è già capitato di vederla, una locandina diventata rapidamente virale.

 

 

 

 


So che ai più risulterò esagerato e che sto per usare un termine che, nel cinema soprattutto, nel migliore dei casi genera una psoriasi da nervoso a chiunque la senta, ma si è davanti ad un capolavoro.

 

Sul disegno ho poco da dire, ombre e luci gestite magnificamente, colori scelti anche meglio: lo reputo perfetto.

 

Lo stile del disegno vede incrociare in modo bilanciato oriente e Antica Grecia.

Stile perfetto per me, ma che ha fatto storcere il naso a tanti, che si sono chiesti

"Ma perché? Non ha nulla a che fare con lo stile del film!"

 

Faccio perciò una cosa che solitamente non si dovrebbe fare, ovvero rispondere a una domanda con un'altra domanda.

Anzi due: "Perché no?" e "Qual è lo stile del film?".

 

So già la risposta a quest'ultima: "Ma è un cinecomic!".

Verissimo, penso che un poster con questo stile sarebbe perfetto su un film di Darren Aronofsky, per dirne uno, ma cinecomic fondamentalmente vuol dire solo "film tratto da un fumetto", non c'è scritto da nessuna parte che le locandine debbano essere tutte di una monotonia estrema - caratteristica che si può lasciare a personaggi e sceneggiature, a mio parere.

 

Quanto al perché di una scelta simile per un film come X-Men: Dark Phoenix: è davvero così assurda?

No, e vi spiego perché. 

 

 

 

 

La Fenice, e intendo quella mitologica, è una creatura antichissima, con origini egizie e sviluppi greci.

 

E la storia la conosciamo tutti: un magnifico uccello infuocato che dopo la morte è in grado di risorgere dalle proprie ceneri.

La Fenice fumettistica invece ha origini ben più moderne: 1976 e per mano di Chris Claremont e Dave Cockrum.

 

Fondamentalmente, però, la storia rimane simile (e grazie, è lapalissianamente ispirata): una - di nuovo antichissima - creatura cosmica molto potente che in modo quasi parassitario occupa altri esseri per raggiungere i suoi scopi, raggiunti i quali torna in una fase dormiente dalla quale prima o poi ritorna. 

Morte e risurrezione.

 

Quindi chiedo: è davvero così sbagliato basare un poster di questo film sul concetto di antichità, ottenendo come "effetti collaterali" l'assoluta diversità dalle locandine dei precedenti duemila film del genere e l'avere tra le mani una piccola opera d'arte unica e fatta a mano?

 

 



Ma chi l'ha realizzata?

 

Già, perché è diventata sì virale, ma con un generico titolo

"Ma quanto è bella la locandina cinese di X-Men: Dark Phoenix!"

Fine.

 

Devo essere sincero: non è stato semplicissimo trovare l'autore.

Anzi, l'autrice.

 

Il suo nome d'arte è 蓝斓岚兰, che, scusandomi anticipatamente per il mio cinese arrugginito - leggasi "so dire solo ciao, grazie, prego e una parolaccia" - dovrebbe significare Orchidea Blu.

O Libellula Blu.

La pronuncia comunque è un qualcosa di meraviglioso che consiglio di ascoltare su qualche traduttore online.

 

蓝斓岚兰 si è recentemente diplomata all'Accademia di Belle Arti Xu Lun (sì, è pure giovane) e sfortunatamente, essendo bandito mezzo internet in Cina, i suoi social non sono propriamente fruibili.

 

Ha infatti un profilo su Weibo (una sorta di Facebook cinese) con poco più di 200 follower/amici e un profilo su Lofter (una sorta di Instagram cinese), che vi allego qui per ammirare altri suoi lavori.

 

Non ho idea di come sia arrivata all'incarico per X-Men: Dark Phoenix, forse si è candidata lei o forse l'hanno vista ai tempi di Deadpool 2 quando, deduco per sfizio personale, creò due poster orientaleggianti per il film.

 

 

[Ok, queste sono meravigliose ma non hanno niente a che fare con il film. Infatti non sono ufficiali.]

 

 

Questa è quindi la storia di 蓝斓岚兰, disegnatrice dall'enorme talento incaricata di creare la locandina cinese di X-Men: Dark Phoenix: un film che, a differenza del poster, non ha avuto un gran successo. 

 

Una storia che dimostra che si può uscire dagli schemi, che si può osare, che è vero che è il pubblico a comandare ma fino a un certo punto, perché le masse sono vittime delle mode e sta a tutt'altra gente crearne (o distruggerne).

 

Ma anche una storia su un'artista che se fosse anche solo su Instagram avrebbe centinaia di migliaia di follower, sponsorizzazioni, visibilità e incarichi, ma che finché resterà in Cina rimarrà nell'ombra dei divieti del web.

 

E in una nazione con 1.4 miliardi di abitanti, mi chiedo di quanti altri artisti come lei il mondo non saprà mai nulla.

 

 


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