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The Dark Crystal: il Cristallo di Jim Henson

Il meraviglioso mondo dei burattinai e di Jim Henson: The Dark Crystal

Ricordate gli show delle marionette? Io sì, ho soprattutto ricordi legati a quand’ero bambina. Nei miei pensieri era incredibile sapere che dietro quei pupazzoni c’erano persone “nascoste”, che li animavano col proprio corpo.

 

A volte trovavo la cosa buffa, altre volte stramba, altre volte addirittura spaventosa.

 

Ma, a prescindere da tutto questo, la meraviglia restava.

E l’artefice di questa sensazione era, principalmente, un signore, di cui il nome non conoscono abbastanza persone: Jim Henson.

 

 

 


Ma chi è, esattamente, Jim Henson?

 

Si può certamente dire che egli sia stato uno dei più grandi e importanti burattinai della Storia del Cinema e della Televisione, oltre a essere papà degli acclamatissimi Muppets e fondatore, assieme a sua moglie Jane, della The Jim Henson Company.

 

Artista a tutto tondo, riuscì a portare avanti degli show unici, brillanti, divertenti e anche educativi, creando e animando forse uno dei personaggi più iconici al mondo (diventato persino un meme!), che sicuramente tutti avranno visto o sentito almeno una volta: Kermit la Rana.


Nonostante il mio amore per i Muppets, oggi parlerò di un’altra opera di Henson, tornata in auge anche grazie alla nuova serie prequel prodotta dalla The Jim Henson Production e distribuita da Netflix: The Dark Crystal, film del 1982 co-diretto da Frank Oz.

 

[Trailer d'epoca di The Dark Crystal]

 


Una voce ci introduce al film mostrando “un altro mondo” e “un’altra epoca”, (“Another world. Another time. In the Age of Wonder.”), narrando di mille anni prima, del momento in cui si allineano i tre soli del pianeta Thra, rompendo un potente Cristallo.

 

Da questa rottura, nascono due nuove razze: i malvagi Skeksis, che si alimentano del potere del Cristallo, e gli urRu o Mistici, maghi conosciuti per la loro bontà.

Tornando al presente, il narratore spiega che solo dieci Skeksis e dieci urRu sono sopravvissuti, fino a quel giorno, ove un membro di entrambe le razze muore.

 

Toccherà a Jen, l’ultimo della sua razza (i Gelfling), ritrovare il frammento di cristallo mancante, prima che la profezia dei tre soli si compia nuovamente, per salvare il pianeta e tutti i suoi abitanti.

 

 

 


Una prima idea per lo script di The Dark Crystal viene appuntata da Jim Henson nel 1978, bloccato da una tempesta di neve nel Kennedy International Airport.

 

L’opera è rivista più volte e, nonostante gli impegni con gli show dei Muppets, lo storyboard finale era già completo nel 1979, scritto a due mani con David Odell.

 

Brian Froud, un importante illustratore fantasy, accettò di collaborare al film per darvi il suo contributo estetico, non mettendo mai da parte le indicazioni del regista.


Non è un caso, infatti, che la cosa che più risalta all’occhio del mondo di The Dark Crystal sia proprio il design dei personaggi: si va dai particolarissimi Skeksis, metà rettili metà draghi, abbigliati lussuosamente per rappresentare i vizi capitali, ai Mistici, animali strani dall’aspetto saggio e vissuto che danno una sensazione di fantastico e magico, ai gioiosi e allegri Podling, che somigliano a… patate!

 

 

 


Discorso diverso si deve fare per i Gelfling: inizialmente non erano previsti nella pellicola, nonostante siano diventati protagonisti, ma Henson sentiva in The Dark Crystal la mancanza di personaggi esteticamente più simili all’uomo.

 

Una menzione speciale va a Aughra (decisamente il mio personaggio preferito), la cui razza non viene precisata.

 

Per descriverla, cito qua le entusiaste parole di Frank Oz per lei:

“She's so ugly she's beautiful!”.

 

 



Animare un film del genere non è facile, soprattutto se si considerano i mezzi degli anni ’90 e il fatto che ogni cosa del film sia non solo realistica, ma anche reale.


Vorrei spendere qualche parola, dunque, parlando dell’immenso lavoro dei burattinai su The Dark Crystal. 


Ovviamente tutto nel film richiese una precisione millimetrica poiché il burattinaio doveva essere coordinato al lavoro svolto con l’animatronica: mentre uno attuava gesti e movimenti, l’altro, tramite schermi e controlli, gestiva principalmente i movimenti facciali.

 

Di conseguenza, vennero chiamati all’appello molti mimi, clown, ballerini e acrobati e chiunque conoscesse bene il corpo e il movimento.

 

 

 


I costumi dovevano essere facili da indossare e togliere, affinché si procedesse alla lavorazione in modo scorrevole, anche se non sempre fu così come ad esempio è accaduto per la gestione dei Garthim, i cui costumi erano pesantissimi, o degli urRu, che costringevano gli animatori a stare in una posizione veramente scomoda (Henson stesso dichiarò di non riuscire a indossarli per più di qualche secondo).

 

I personaggi di The Dark Crystal hanno movimenti strambi, “unwordly” come li definisce Oz, tranne i Gefling che, come già detto, devono ricordare l’uomo: Henson non poteva, in quel caso, fare i classici movimenti “alla Kermit” per il nostro protagonista, Jen, ma doveva farlo sembrare più composto e naturale possibile.


Per quanto riguarda l’animatronica, infine, si può dire che mesi e mesi di lavorazione sono stati fatti anche sui più infimi dettagli: numerosissimi test erano dedicati anche solo agli occhi, uno dei punti più cruciali.

 

Persino il paesaggio non era un dettaglio secondario, anzi, deve risultare armonioso, “vivente”, come tutte le creature che sono al suo interno.

 

 



Personalmente, credo che The Dark Crystal sia imperdibile.


Ci sono svariati motivi per il quale lo penso e molti sono scritti tra queste righe, che trasudano il mio entusiasmo.


Quello che ci viene mostrato è semplice, lineare, è un viaggio classico: la differenza è proprio nel modo in cui ci viene raccontato.

E io credo che l’obiettivo di Henson fosse proprio quello: mettere in scena qualcosa in modo unico, fantasioso, fuori dall’ordinario.

Meraviglioso.


Sicuramente sono una romantica, una nostalgica, ed è forse anche per questo che apprezzo così tanto The Dark Crystal. 
Non fraintendiamoci, però: in alcuni punti questo film è evidentemente invecchiato e probabilmente non terrebbe gran parte degli spettatori attaccata allo schermo troppo a lungo.


Ma l’animazione? Sembra immortale.

Cercando in giro, ho trovato qualche video in cui si parla del restauro dei vecchi personaggi di The Dark Crystal: gli Skeksis avevano le mani un po’ rovinate dalla polvere e dai segni del tempo.

E nient’altro.

Sembravano fatti il giorno prima, praticamente nuovi, e la cosa mi ha commossa.


Per me Henson non ha creato solo un film ma un’opera immensa, un mondo intero, che trasuda arte, amore e passione per il proprio lavoro - da burattinaio, da regista, da creatore.


Ci sarebbe tanto, davvero tanto, da dire sulla gestione di questo film, perché è da mozzare il fiato.

 

Vi invito, dunque, a guardare lo stupendo documentario The World of Dark Crystal, senza il quale non avrei potuto completare questo articolo.

 

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