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Data inizio produzione: 23/12/2001
Data fine produzione: 23/12/2001
Русский ковчег
Prima uscita: 22/05/2002 - Cannes Film Festival (FRA)
Distribuzione italiana: 08/11/2002
Sceneggiatura: Aleksandr Sokurov, Anatoli Nikiforov, Boris Khaimsky, Svetlana Proskurina
Fotografia: Tilman Büttner
Montaggio: Stefan Ciupek, Sergej Ivanov, Betina Kuntzsch
Lingua: Russo
Colore
Digitale
Aspect Ratio: 1.85:1
Camere: Sony CineAlta HDW-F900
Ottiche: Canon Lens
Budget: n.d.
Box Office Mondiale: 6.723.732 $
#cinefacts
84%
#pubblico
80%
#film
Storico, Fantastico
Aleksandr Sokurov, Sergei Dontsov
Specifiche tecniche
0%
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Vota anche tu scorrendo sulla spada laser!
Una personaggio sempre fuori dall'inquadratura si ritrova, come per magia, nel Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo, oggi un museo. Accompagnato da un diplomatico francesce dell'ottocento, il protagonista attraversa secoli di storia russa durante la sua visita.
Arca Russa… Già, il primo film russo che commento… Ah no, vero, commentai già Hardcore Henry vari anni fa…
Aiace = Sei il classico che apprezza solo la roba in polacco con sottotitoli...
Arca Russa… Già, il primo film russo che commento… Ah no, vero, commentai già Hardcore Henry vari anni fa…
Aiace = Sei il classico che apprezza solo la roba in polacco con sottotitoli uzbeki?
Arkantos = No, anzi, ti dirò una frase impopolare, non mi garba il cinema russo e…
Setna = Che scempio, uno che guarda i film russi schifandoli. Sai che ricordi un casino i paradossi di Checco Zalone, Maccio e The Pills che tanto tu critichi?
Arkantos = Ho detto che non mi garba, non ho detto che mi fa schifo. Stai diventando analfabeta funzionale pure te?! Mi basta già Wowowiwowa!
Setna = Non intendo quello, intendo che ti beccherai comunque l’odio… E verrai bannato, come hai detto tu stesso qualche commento fa, ci sarà sempre qualcuno che interpreterà male le tue parole.
Arkantos = Ottimismo portami via, fammi commentare il film per favore, anche perché è assai complicato da spiegare.
Già, Arca Russa è un film che mi ha nettamente diviso e non saprei neanche da dove ca.zzo cominciare… Comincio col lato tecnico dai.
La cura tecnica del film è semplicemente indiscutibile e non posso far altro che lodare sia l’intenzione di fare un unico vero pianosequenza che l’incredibile mole di lavoro che questa si porta dietro, dato che bisogna coordinare in maniera perfetta cinepresa (mettendo alla prova l’allora pionieristica ripresa digitale), cosa essa debba inquadrare, comparse, coreografie e scenografie. È un esperimento molto gradito per gli incalliti della tecnica cinematografica che qua troveranno pane per i loro denti.
Ecco, riguardo il lato contenutistico, non dico che il film sia vuoto, ma si scontra con la mia filosofia di vita tendente al materialismo più pessimista, quindi non so se ciò che dirò da qui in avanti siano in effetti critiche costruttive o scempiaggini date dalla mia chiusura mentale.
Setna = Chiusura mentale, senza ombra di dubbio.
Arkantos = Per favore…
Il più grande timore che avevo verso questo film, leggendo qualche parere, era quello di trovare l’Hermitage fin troppo “ingombrante”, tale da rendere il pianosequenza una semplice “visita guidata” nella struttura; oh sarò io, ma se voglio vedere l’Hermitage… Prendo un aereo verso San Pietroburgo e visito l’edificio coi miei stessi occhi, una ripresa, per quanto ben fatta, non può mai replicare l’occhio umano che si muove secondo la volontà dell’individuo che, sempre in base alla sua volontà, può girovagare e godersi una singola stanza per tutto il tempo che vuole… Ovviamente rispettando gli orari di apertura e chiusura…
Per fortuna questa sensazione, seppur in certi momenti si palesi, viene presto confinata dato che la cinepresa, una soggettiva di una persona dei nostri tempi che viene catapultata senza alcun motivo apparente in questa maledetta arca russa, avrà a che fare col marchese Custine, anch’esso catapultato dentro questa strana arca, e questi due punti di vista opposti discuteranno pure sulla storia della Russia; insomma, un’interpretazione molto libera dell’esperienza di Paul Amadeus Dienach che aggiunge un confronto tra due menti differenti, è una cosa molto interessante.
Setna = A dir la verità non centra niente quella storia.
Arkantos = Mi riferisco al concetto che, chiusi gli occhi, ti ritrovi in un mondo straniante dove scopri lati inaspettati della storia; Curtine non sa nulla del novecento, proprio come Dienach non seppe nulla del suo futuro, il protagonista è eccessivamente glorioso di una Russia zarista dimenticandosi che pure essa vantò lati oscuri, e quindi discutendo completano a vicenda i loro pensieri.
Setna = Ok, capisco, ma è una somiglianza tirata troppo per i capelli.
Non a caso infatti le scene migliori sono quelle dove i due personaggi discutono e scoprono la storia, dove Custine inizialmente schifa in toto la Russia cambiando però man mano il suo parere almeno sull’arte russa apprezzandone la sontuosità, spesso importunando gli altri; seppur quasi mai citata, per me la scena migliore è quella dove Custine scopre la Seconda Guerra Mondiale trovando un uomo che prepara le bare. Insomma, seppur Alessandro Orlando di Telemarket rimarrà il top del top per l'arte, in particolare quando parla dei quadri di Schifano, Custine non ve lo farà rimpiangere.
Il problema… O meglio, “l’ostacolo” più grande che dovrà affrontare lo spettatore, è che il film si poggi su metafore e allegorie talmente criptiche che non vengono colte neanche dopo 5 visioni di fila.
Setna = Esagerato! Sei tu che non ne sai nulla!
Arkantos = Ti dico solo questo, che è una cosa che ho capito solo grazie a internet: la linea bianca sotto il font dei titoli di testa dovrebbe rappresentare l’occhio socchiuso del protagonista che subì un incidente mortale e che, in procinto di morte, prima che esali l’ultimo respiro, assiste a questo viaggio. COME CA.ZZO POSSO DEDURLA UNA COSA SIMILE ANCHE DOPO 5 VISIONI?!
Setna = … Ok, questa non me l’aspettavo.
Arkantos = Ed è anche per questo che fatico a digerire il cinema russo: non riesco mai a capire se sono i registi a fare le metafore criptiche, o se sono gli appassionati che difendono a prescindere i loro film tirando in ballo significati improbabili. Io ancora ancora riesco a cavarmela dato che vidi Cado Dalle Nubi, uno dei film più noiosi della storia del cinema, se non capisco una cosa mi dico “vabbè, mi faccio trascinare dalle immagini” e lì è difficile che mi subentri la noia (specie con un film così fortemente basato sulle immagini come questo), ma uno spettatore che non sa nulla del film, e che non conosce le metafore che si porta dietro, tenderà a non guardarlo mai più.
Tornando con le metafore, se la prima ora, con la discussione dei due personaggi e le vicende comprensibili, è interessante, tutt’altro discorso vale per il finale a partire dalla scena con l’orchestra e le coreografie di ballo, che non ho capito per niente e tutte le metafore che ho trovato su internet NON HANNO SENSO.
Pure qua, nulla da obiettare sulla qualità delle riprese, infatti critico, ancora una volta, il contenuto che si porta dietro; la scena di ballo, per quanto ben diretta, coinvolgente e ben coreografata, non ho sentito una sua importanza ai fini del contenuto del film e mi è parso un semplice espediente per stupire gli aspiranti registi; ancora una volta, so di essere io il materialista di mer.da, ma se voglio vedere un orchestra accompagnata da una coreografia di ballo… Vado alla Scala di Milano, non mi guardo questo film che, per quanto ben diretto, “soffre” dei limiti della codifica audio (pure considerando le codifiche lossless) e dei limiti della cinepresa che riprenderà sempre e comunque solo una porzione di questa coreografia.
Setna = Certo che sei un pochino… Troppo esigente.
Arkantos = Con un film così ambizioso è il minimo che sia un po' esigente, e poi sto esponendo la mia filosofia che, dannata lei, non mi permette di godere appieno il film!
Poi, arrivando alla decisione di Custine che preferisce restare nel salone, io ero convinto che rimanesse lì per dire allo spettatore, in maniera ancora più esplicita, che Custine ormai abbia cambiato idea sull’arte russa; in realtà, leggendo le interpretazioni, simboleggia Custine che non vuole vedere gli orrori del comunismo. Dove caz.zo lo trova il comunismo?! Che poi, già che questo edificio è piuttosto strano, quindi sì, entrando in una nuova stanza può esserci la rivoluzione russa come può esserci un concerto delle t.A.T.u., come minc.hia fa Custine a sapere del comunismo, che è avvenuto ben sessanta anni dopo la sua morte?!?! E preciso che quel periodo storico, a parte la scena del tizio che prepara la bara, non viene mai mostrato in maniera esplicita e il narratore non lo descrive mai in maniera dettagliata al diplomatico francese!
Per non parlare poi dello scorcio finale sul mare, dove il protagonista è convinto che Custine, osservandolo, avrebbe capito tutto…
… Non so Custine, ma io sicuramente non c’ho capito un caz.zo e mi crea ancora più domande di quelle che ho già!
Non riesco a comprendere il nesso tra l’arca di Noè e quella di sto film, se non quello di preservare qualcosa, ma mi pare un collegamento troppo labile, di sicuro c’è qualcosa in più che nessuno di noi finora ha colto… GRRRR, più penso ai significati di sto film e più sono convinto che non ha nessun significato, che vadano al diavolo le sue metafore!
Concludendo il poema, se siete persone meticolose come me, specie sul comparto narrativo, il film deluderà enormemente, dato che a un certo punto abbandona il confronto interessante tra due epoche e due culture in favore di allegorie e metafore praticamente incapibili se non si legge il parere di vari critici cinematografici; per alcuni questo è il lato bello, per me è il lato brutto, preferisco trarre i significati di un’opera con la mia testa e non con quella di un altro tizio che manco conosco. Se siete invece persone che lavorano nel cinema, o che hanno intenzione di lavorarci, non dico che sia obbligatorio, ma è comunque un’esperienza che vi appagherà, stesso vale per i patiti delle immagini. Ecco, se volete vederlo, non fate il mio stesso errore: NON FATEVI TROPPE SEGHE MENTALI SULLE METAFORE! Fatevi semplicemente trascinare dal pianosequenza: ciò renderà il film assai più apprezzabile e godibile.
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La Recensione più entusiasta
di Arkantos
22 mar 2020
70%
Arca Russa… Già, il primo film russo che commento… Ah no, vero, commentai già Hardcore Henry vari anni fa…
Aiace = Sei il classico che apprezza solo la roba in polacco con sottotitoli...
Arca Russa… Già, il primo film russo che commento… Ah no, vero, commentai già Hardcore Henry vari anni fa…
Aiace = Sei il classico che apprezza solo la roba in polacco con sottotitoli uzbeki?
Arkantos = No, anzi, ti dirò una frase impopolare, non mi garba il cinema russo e…
Setna = Che scempio, uno che guarda i film russi schifandoli. Sai che ricordi un casino i paradossi di Checco Zalone, Maccio e The Pills che tanto tu critichi?
Arkantos = Ho detto che non mi garba, non ho detto che mi fa schifo. Stai diventando analfabeta funzionale pure te?! Mi basta già Wowowiwowa!
Setna = Non intendo quello, intendo che ti beccherai comunque l’odio… E verrai bannato, come hai detto tu stesso qualche commento fa, ci sarà sempre qualcuno che interpreterà male le tue parole.
Arkantos = Ottimismo portami via, fammi commentare il film per favore, anche perché è assai complicato da spiegare.
Già, Arca Russa è un film che mi ha nettamente diviso e non saprei neanche da dove ca.zzo cominciare… Comincio col lato tecnico dai.
La cura tecnica del film è semplicemente indiscutibile e non posso far altro che lodare sia l’intenzione di fare un unico vero pianosequenza che l’incredibile mole di lavoro che questa si porta dietro, dato che bisogna coordinare in maniera perfetta cinepresa (mettendo alla prova l’allora pionieristica ripresa digitale), cosa essa debba inquadrare, comparse, coreografie e scenografie. È un esperimento molto gradito per gli incalliti della tecnica cinematografica che qua troveranno pane per i loro denti.
Ecco, riguardo il lato contenutistico, non dico che il film sia vuoto, ma si scontra con la mia filosofia di vita tendente al materialismo più pessimista, quindi non so se ciò che dirò da qui in avanti siano in effetti critiche costruttive o scempiaggini date dalla mia chiusura mentale.
Setna = Chiusura mentale, senza ombra di dubbio.
Arkantos = Per favore…
Il più grande timore che avevo verso questo film, leggendo qualche parere, era quello di trovare l’Hermitage fin troppo “ingombrante”, tale da rendere il pianosequenza una semplice “visita guidata” nella struttura; oh sarò io, ma se voglio vedere l’Hermitage… Prendo un aereo verso San Pietroburgo e visito l’edificio coi miei stessi occhi, una ripresa, per quanto ben fatta, non può mai replicare l’occhio umano che si muove secondo la volontà dell’individuo che, sempre in base alla sua volontà, può girovagare e godersi una singola stanza per tutto il tempo che vuole… Ovviamente rispettando gli orari di apertura e chiusura…
Per fortuna questa sensazione, seppur in certi momenti si palesi, viene presto confinata dato che la cinepresa, una soggettiva di una persona dei nostri tempi che viene catapultata senza alcun motivo apparente in questa maledetta arca russa, avrà a che fare col marchese Custine, anch’esso catapultato dentro questa strana arca, e questi due punti di vista opposti discuteranno pure sulla storia della Russia; insomma, un’interpretazione molto libera dell’esperienza di Paul Amadeus Dienach che aggiunge un confronto tra due menti differenti, è una cosa molto interessante.
Setna = A dir la verità non centra niente quella storia.
Arkantos = Mi riferisco al concetto che, chiusi gli occhi, ti ritrovi in un mondo straniante dove scopri lati inaspettati della storia; Curtine non sa nulla del novecento, proprio come Dienach non seppe nulla del suo futuro, il protagonista è eccessivamente glorioso di una Russia zarista dimenticandosi che pure essa vantò lati oscuri, e quindi discutendo completano a vicenda i loro pensieri.
Setna = Ok, capisco, ma è una somiglianza tirata troppo per i capelli.
Non a caso infatti le scene migliori sono quelle dove i due personaggi discutono e scoprono la storia, dove Custine inizialmente schifa in toto la Russia cambiando però man mano il suo parere almeno sull’arte russa apprezzandone la sontuosità, spesso importunando gli altri; seppur quasi mai citata, per me la scena migliore è quella dove Custine scopre la Seconda Guerra Mondiale trovando un uomo che prepara le bare. Insomma, seppur Alessandro Orlando di Telemarket rimarrà il top del top per l'arte, in particolare quando parla dei quadri di Schifano, Custine non ve lo farà rimpiangere.
Il problema… O meglio, “l’ostacolo” più grande che dovrà affrontare lo spettatore, è che il film si poggi su metafore e allegorie talmente criptiche che non vengono colte neanche dopo 5 visioni di fila.
Setna = Esagerato! Sei tu che non ne sai nulla!
Arkantos = Ti dico solo questo, che è una cosa che ho capito solo grazie a internet: la linea bianca sotto il font dei titoli di testa dovrebbe rappresentare l’occhio socchiuso del protagonista che subì un incidente mortale e che, in procinto di morte, prima che esali l’ultimo respiro, assiste a questo viaggio. COME CA.ZZO POSSO DEDURLA UNA COSA SIMILE ANCHE DOPO 5 VISIONI?!
Setna = … Ok, questa non me l’aspettavo.
Arkantos = Ed è anche per questo che fatico a digerire il cinema russo: non riesco mai a capire se sono i registi a fare le metafore criptiche, o se sono gli appassionati che difendono a prescindere i loro film tirando in ballo significati improbabili. Io ancora ancora riesco a cavarmela dato che vidi Cado Dalle Nubi, uno dei film più noiosi della storia del cinema, se non capisco una cosa mi dico “vabbè, mi faccio trascinare dalle immagini” e lì è difficile che mi subentri la noia (specie con un film così fortemente basato sulle immagini come questo), ma uno spettatore che non sa nulla del film, e che non conosce le metafore che si porta dietro, tenderà a non guardarlo mai più.
Tornando con le metafore, se la prima ora, con la discussione dei due personaggi e le vicende comprensibili, è interessante, tutt’altro discorso vale per il finale a partire dalla scena con l’orchestra e le coreografie di ballo, che non ho capito per niente e tutte le metafore che ho trovato su internet NON HANNO SENSO.
Pure qua, nulla da obiettare sulla qualità delle riprese, infatti critico, ancora una volta, il contenuto che si porta dietro; la scena di ballo, per quanto ben diretta, coinvolgente e ben coreografata, non ho sentito una sua importanza ai fini del contenuto del film e mi è parso un semplice espediente per stupire gli aspiranti registi; ancora una volta, so di essere io il materialista di mer.da, ma se voglio vedere un orchestra accompagnata da una coreografia di ballo… Vado alla Scala di Milano, non mi guardo questo film che, per quanto ben diretto, “soffre” dei limiti della codifica audio (pure considerando le codifiche lossless) e dei limiti della cinepresa che riprenderà sempre e comunque solo una porzione di questa coreografia.
Setna = Certo che sei un pochino… Troppo esigente.
Arkantos = Con un film così ambizioso è il minimo che sia un po' esigente, e poi sto esponendo la mia filosofia che, dannata lei, non mi permette di godere appieno il film!
Poi, arrivando alla decisione di Custine che preferisce restare nel salone, io ero convinto che rimanesse lì per dire allo spettatore, in maniera ancora più esplicita, che Custine ormai abbia cambiato idea sull’arte russa; in realtà, leggendo le interpretazioni, simboleggia Custine che non vuole vedere gli orrori del comunismo. Dove caz.zo lo trova il comunismo?! Che poi, già che questo edificio è piuttosto strano, quindi sì, entrando in una nuova stanza può esserci la rivoluzione russa come può esserci un concerto delle t.A.T.u., come minc.hia fa Custine a sapere del comunismo, che è avvenuto ben sessanta anni dopo la sua morte?!?! E preciso che quel periodo storico, a parte la scena del tizio che prepara la bara, non viene mai mostrato in maniera esplicita e il narratore non lo descrive mai in maniera dettagliata al diplomatico francese!
Per non parlare poi dello scorcio finale sul mare, dove il protagonista è convinto che Custine, osservandolo, avrebbe capito tutto…
… Non so Custine, ma io sicuramente non c’ho capito un caz.zo e mi crea ancora più domande di quelle che ho già!
Non riesco a comprendere il nesso tra l’arca di Noè e quella di sto film, se non quello di preservare qualcosa, ma mi pare un collegamento troppo labile, di sicuro c’è qualcosa in più che nessuno di noi finora ha colto… GRRRR, più penso ai significati di sto film e più sono convinto che non ha nessun significato, che vadano al diavolo le sue metafore!
Concludendo il poema, se siete persone meticolose come me, specie sul comparto narrativo, il film deluderà enormemente, dato che a un certo punto abbandona il confronto interessante tra due epoche e due culture in favore di allegorie e metafore praticamente incapibili se non si legge il parere di vari critici cinematografici; per alcuni questo è il lato bello, per me è il lato brutto, preferisco trarre i significati di un’opera con la mia testa e non con quella di un altro tizio che manco conosco. Se siete invece persone che lavorano nel cinema, o che hanno intenzione di lavorarci, non dico che sia obbligatorio, ma è comunque un’esperienza che vi appagherà, stesso vale per i patiti delle immagini. Ecco, se volete vederlo, non fate il mio stesso errore: NON FATEVI TROPPE SEGHE MENTALI SULLE METAFORE! Fatevi semplicemente trascinare dal pianosequenza: ciò renderà il film assai più apprezzabile e godibile.
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La Recensione più cattiva
di Arkantos
22 mar 2020
70%
Arca Russa… Già, il primo film russo che commento… Ah no, vero, commentai già Hardcore Henry vari anni fa…
Aiace = Sei il classico che apprezza solo la roba in polacco con sottotitoli...
Arca Russa… Già, il primo film russo che commento… Ah no, vero, commentai già Hardcore Henry vari anni fa…
Aiace = Sei il classico che apprezza solo la roba in polacco con sottotitoli uzbeki?
Arkantos = No, anzi, ti dirò una frase impopolare, non mi garba il cinema russo e…
Setna = Che scempio, uno che guarda i film russi schifandoli. Sai che ricordi un casino i paradossi di Checco Zalone, Maccio e The Pills che tanto tu critichi?
Arkantos = Ho detto che non mi garba, non ho detto che mi fa schifo. Stai diventando analfabeta funzionale pure te?! Mi basta già Wowowiwowa!
Setna = Non intendo quello, intendo che ti beccherai comunque l’odio… E verrai bannato, come hai detto tu stesso qualche commento fa, ci sarà sempre qualcuno che interpreterà male le tue parole.
Arkantos = Ottimismo portami via, fammi commentare il film per favore, anche perché è assai complicato da spiegare.
Già, Arca Russa è un film che mi ha nettamente diviso e non saprei neanche da dove ca.zzo cominciare… Comincio col lato tecnico dai.
La cura tecnica del film è semplicemente indiscutibile e non posso far altro che lodare sia l’intenzione di fare un unico vero pianosequenza che l’incredibile mole di lavoro che questa si porta dietro, dato che bisogna coordinare in maniera perfetta cinepresa (mettendo alla prova l’allora pionieristica ripresa digitale), cosa essa debba inquadrare, comparse, coreografie e scenografie. È un esperimento molto gradito per gli incalliti della tecnica cinematografica che qua troveranno pane per i loro denti.
Ecco, riguardo il lato contenutistico, non dico che il film sia vuoto, ma si scontra con la mia filosofia di vita tendente al materialismo più pessimista, quindi non so se ciò che dirò da qui in avanti siano in effetti critiche costruttive o scempiaggini date dalla mia chiusura mentale.
Setna = Chiusura mentale, senza ombra di dubbio.
Arkantos = Per favore…
Il più grande timore che avevo verso questo film, leggendo qualche parere, era quello di trovare l’Hermitage fin troppo “ingombrante”, tale da rendere il pianosequenza una semplice “visita guidata” nella struttura; oh sarò io, ma se voglio vedere l’Hermitage… Prendo un aereo verso San Pietroburgo e visito l’edificio coi miei stessi occhi, una ripresa, per quanto ben fatta, non può mai replicare l’occhio umano che si muove secondo la volontà dell’individuo che, sempre in base alla sua volontà, può girovagare e godersi una singola stanza per tutto il tempo che vuole… Ovviamente rispettando gli orari di apertura e chiusura…
Per fortuna questa sensazione, seppur in certi momenti si palesi, viene presto confinata dato che la cinepresa, una soggettiva di una persona dei nostri tempi che viene catapultata senza alcun motivo apparente in questa maledetta arca russa, avrà a che fare col marchese Custine, anch’esso catapultato dentro questa strana arca, e questi due punti di vista opposti discuteranno pure sulla storia della Russia; insomma, un’interpretazione molto libera dell’esperienza di Paul Amadeus Dienach che aggiunge un confronto tra due menti differenti, è una cosa molto interessante.
Setna = A dir la verità non centra niente quella storia.
Arkantos = Mi riferisco al concetto che, chiusi gli occhi, ti ritrovi in un mondo straniante dove scopri lati inaspettati della storia; Curtine non sa nulla del novecento, proprio come Dienach non seppe nulla del suo futuro, il protagonista è eccessivamente glorioso di una Russia zarista dimenticandosi che pure essa vantò lati oscuri, e quindi discutendo completano a vicenda i loro pensieri.
Setna = Ok, capisco, ma è una somiglianza tirata troppo per i capelli.
Non a caso infatti le scene migliori sono quelle dove i due personaggi discutono e scoprono la storia, dove Custine inizialmente schifa in toto la Russia cambiando però man mano il suo parere almeno sull’arte russa apprezzandone la sontuosità, spesso importunando gli altri; seppur quasi mai citata, per me la scena migliore è quella dove Custine scopre la Seconda Guerra Mondiale trovando un uomo che prepara le bare. Insomma, seppur Alessandro Orlando di Telemarket rimarrà il top del top per l'arte, in particolare quando parla dei quadri di Schifano, Custine non ve lo farà rimpiangere.
Il problema… O meglio, “l’ostacolo” più grande che dovrà affrontare lo spettatore, è che il film si poggi su metafore e allegorie talmente criptiche che non vengono colte neanche dopo 5 visioni di fila.
Setna = Esagerato! Sei tu che non ne sai nulla!
Arkantos = Ti dico solo questo, che è una cosa che ho capito solo grazie a internet: la linea bianca sotto il font dei titoli di testa dovrebbe rappresentare l’occhio socchiuso del protagonista che subì un incidente mortale e che, in procinto di morte, prima che esali l’ultimo respiro, assiste a questo viaggio. COME CA.ZZO POSSO DEDURLA UNA COSA SIMILE ANCHE DOPO 5 VISIONI?!
Setna = … Ok, questa non me l’aspettavo.
Arkantos = Ed è anche per questo che fatico a digerire il cinema russo: non riesco mai a capire se sono i registi a fare le metafore criptiche, o se sono gli appassionati che difendono a prescindere i loro film tirando in ballo significati improbabili. Io ancora ancora riesco a cavarmela dato che vidi Cado Dalle Nubi, uno dei film più noiosi della storia del cinema, se non capisco una cosa mi dico “vabbè, mi faccio trascinare dalle immagini” e lì è difficile che mi subentri la noia (specie con un film così fortemente basato sulle immagini come questo), ma uno spettatore che non sa nulla del film, e che non conosce le metafore che si porta dietro, tenderà a non guardarlo mai più.
Tornando con le metafore, se la prima ora, con la discussione dei due personaggi e le vicende comprensibili, è interessante, tutt’altro discorso vale per il finale a partire dalla scena con l’orchestra e le coreografie di ballo, che non ho capito per niente e tutte le metafore che ho trovato su internet NON HANNO SENSO.
Pure qua, nulla da obiettare sulla qualità delle riprese, infatti critico, ancora una volta, il contenuto che si porta dietro; la scena di ballo, per quanto ben diretta, coinvolgente e ben coreografata, non ho sentito una sua importanza ai fini del contenuto del film e mi è parso un semplice espediente per stupire gli aspiranti registi; ancora una volta, so di essere io il materialista di mer.da, ma se voglio vedere un orchestra accompagnata da una coreografia di ballo… Vado alla Scala di Milano, non mi guardo questo film che, per quanto ben diretto, “soffre” dei limiti della codifica audio (pure considerando le codifiche lossless) e dei limiti della cinepresa che riprenderà sempre e comunque solo una porzione di questa coreografia.
Setna = Certo che sei un pochino… Troppo esigente.
Arkantos = Con un film così ambizioso è il minimo che sia un po' esigente, e poi sto esponendo la mia filosofia che, dannata lei, non mi permette di godere appieno il film!
Poi, arrivando alla decisione di Custine che preferisce restare nel salone, io ero convinto che rimanesse lì per dire allo spettatore, in maniera ancora più esplicita, che Custine ormai abbia cambiato idea sull’arte russa; in realtà, leggendo le interpretazioni, simboleggia Custine che non vuole vedere gli orrori del comunismo. Dove caz.zo lo trova il comunismo?! Che poi, già che questo edificio è piuttosto strano, quindi sì, entrando in una nuova stanza può esserci la rivoluzione russa come può esserci un concerto delle t.A.T.u., come minc.hia fa Custine a sapere del comunismo, che è avvenuto ben sessanta anni dopo la sua morte?!?! E preciso che quel periodo storico, a parte la scena del tizio che prepara la bara, non viene mai mostrato in maniera esplicita e il narratore non lo descrive mai in maniera dettagliata al diplomatico francese!
Per non parlare poi dello scorcio finale sul mare, dove il protagonista è convinto che Custine, osservandolo, avrebbe capito tutto…
… Non so Custine, ma io sicuramente non c’ho capito un caz.zo e mi crea ancora più domande di quelle che ho già!
Non riesco a comprendere il nesso tra l’arca di Noè e quella di sto film, se non quello di preservare qualcosa, ma mi pare un collegamento troppo labile, di sicuro c’è qualcosa in più che nessuno di noi finora ha colto… GRRRR, più penso ai significati di sto film e più sono convinto che non ha nessun significato, che vadano al diavolo le sue metafore!
Concludendo il poema, se siete persone meticolose come me, specie sul comparto narrativo, il film deluderà enormemente, dato che a un certo punto abbandona il confronto interessante tra due epoche e due culture in favore di allegorie e metafore praticamente incapibili se non si legge il parere di vari critici cinematografici; per alcuni questo è il lato bello, per me è il lato brutto, preferisco trarre i significati di un’opera con la mia testa e non con quella di un altro tizio che manco conosco. Se siete invece persone che lavorano nel cinema, o che hanno intenzione di lavorarci, non dico che sia obbligatorio, ma è comunque un’esperienza che vi appagherà, stesso vale per i patiti delle immagini. Ecco, se volete vederlo, non fate il mio stesso errore: NON FATEVI TROPPE SEGHE MENTALI SULLE METAFORE! Fatevi semplicemente trascinare dal pianosequenza: ciò renderà il film assai più apprezzabile e godibile.
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di Arkantos
22 mar 2020
70%
Arca Russa… Già, il primo film russo che commento… Ah no, vero, commentai già Hardcore Henry vari anni fa…
Aiace = Sei il classico che apprezza solo la roba in polacco con sottotitoli...
Arca Russa… Già, il primo film russo che commento… Ah no, vero, commentai già Hardcore Henry vari anni fa…
Aiace = Sei il classico che apprezza solo la roba in polacco con sottotitoli uzbeki?
Arkantos = No, anzi, ti dirò una frase impopolare, non mi garba il cinema russo e…
Setna = Che scempio, uno che guarda i film russi schifandoli. Sai che ricordi un casino i paradossi di Checco Zalone, Maccio e The Pills che tanto tu critichi?
Arkantos = Ho detto che non mi garba, non ho detto che mi fa schifo. Stai diventando analfabeta funzionale pure te?! Mi basta già Wowowiwowa!
Setna = Non intendo quello, intendo che ti beccherai comunque l’odio… E verrai bannato, come hai detto tu stesso qualche commento fa, ci sarà sempre qualcuno che interpreterà male le tue parole.
Arkantos = Ottimismo portami via, fammi commentare il film per favore, anche perché è assai complicato da spiegare.
Già, Arca Russa è un film che mi ha nettamente diviso e non saprei neanche da dove ca.zzo cominciare… Comincio col lato tecnico dai.
La cura tecnica del film è semplicemente indiscutibile e non posso far altro che lodare sia l’intenzione di fare un unico vero pianosequenza che l’incredibile mole di lavoro che questa si porta dietro, dato che bisogna coordinare in maniera perfetta cinepresa (mettendo alla prova l’allora pionieristica ripresa digitale), cosa essa debba inquadrare, comparse, coreografie e scenografie. È un esperimento molto gradito per gli incalliti della tecnica cinematografica che qua troveranno pane per i loro denti.
Ecco, riguardo il lato contenutistico, non dico che il film sia vuoto, ma si scontra con la mia filosofia di vita tendente al materialismo più pessimista, quindi non so se ciò che dirò da qui in avanti siano in effetti critiche costruttive o scempiaggini date dalla mia chiusura mentale.
Setna = Chiusura mentale, senza ombra di dubbio.
Arkantos = Per favore…
Il più grande timore che avevo verso questo film, leggendo qualche parere, era quello di trovare l’Hermitage fin troppo “ingombrante”, tale da rendere il pianosequenza una semplice “visita guidata” nella struttura; oh sarò io, ma se voglio vedere l’Hermitage… Prendo un aereo verso San Pietroburgo e visito l’edificio coi miei stessi occhi, una ripresa, per quanto ben fatta, non può mai replicare l’occhio umano che si muove secondo la volontà dell’individuo che, sempre in base alla sua volontà, può girovagare e godersi una singola stanza per tutto il tempo che vuole… Ovviamente rispettando gli orari di apertura e chiusura…
Per fortuna questa sensazione, seppur in certi momenti si palesi, viene presto confinata dato che la cinepresa, una soggettiva di una persona dei nostri tempi che viene catapultata senza alcun motivo apparente in questa maledetta arca russa, avrà a che fare col marchese Custine, anch’esso catapultato dentro questa strana arca, e questi due punti di vista opposti discuteranno pure sulla storia della Russia; insomma, un’interpretazione molto libera dell’esperienza di Paul Amadeus Dienach che aggiunge un confronto tra due menti differenti, è una cosa molto interessante.
Setna = A dir la verità non centra niente quella storia.
Arkantos = Mi riferisco al concetto che, chiusi gli occhi, ti ritrovi in un mondo straniante dove scopri lati inaspettati della storia; Curtine non sa nulla del novecento, proprio come Dienach non seppe nulla del suo futuro, il protagonista è eccessivamente glorioso di una Russia zarista dimenticandosi che pure essa vantò lati oscuri, e quindi discutendo completano a vicenda i loro pensieri.
Setna = Ok, capisco, ma è una somiglianza tirata troppo per i capelli.
Non a caso infatti le scene migliori sono quelle dove i due personaggi discutono e scoprono la storia, dove Custine inizialmente schifa in toto la Russia cambiando però man mano il suo parere almeno sull’arte russa apprezzandone la sontuosità, spesso importunando gli altri; seppur quasi mai citata, per me la scena migliore è quella dove Custine scopre la Seconda Guerra Mondiale trovando un uomo che prepara le bare. Insomma, seppur Alessandro Orlando di Telemarket rimarrà il top del top per l'arte, in particolare quando parla dei quadri di Schifano, Custine non ve lo farà rimpiangere.
Il problema… O meglio, “l’ostacolo” più grande che dovrà affrontare lo spettatore, è che il film si poggi su metafore e allegorie talmente criptiche che non vengono colte neanche dopo 5 visioni di fila.
Setna = Esagerato! Sei tu che non ne sai nulla!
Arkantos = Ti dico solo questo, che è una cosa che ho capito solo grazie a internet: la linea bianca sotto il font dei titoli di testa dovrebbe rappresentare l’occhio socchiuso del protagonista che subì un incidente mortale e che, in procinto di morte, prima che esali l’ultimo respiro, assiste a questo viaggio. COME CA.ZZO POSSO DEDURLA UNA COSA SIMILE ANCHE DOPO 5 VISIONI?!
Setna = … Ok, questa non me l’aspettavo.
Arkantos = Ed è anche per questo che fatico a digerire il cinema russo: non riesco mai a capire se sono i registi a fare le metafore criptiche, o se sono gli appassionati che difendono a prescindere i loro film tirando in ballo significati improbabili. Io ancora ancora riesco a cavarmela dato che vidi Cado Dalle Nubi, uno dei film più noiosi della storia del cinema, se non capisco una cosa mi dico “vabbè, mi faccio trascinare dalle immagini” e lì è difficile che mi subentri la noia (specie con un film così fortemente basato sulle immagini come questo), ma uno spettatore che non sa nulla del film, e che non conosce le metafore che si porta dietro, tenderà a non guardarlo mai più.
Tornando con le metafore, se la prima ora, con la discussione dei due personaggi e le vicende comprensibili, è interessante, tutt’altro discorso vale per il finale a partire dalla scena con l’orchestra e le coreografie di ballo, che non ho capito per niente e tutte le metafore che ho trovato su internet NON HANNO SENSO.
Pure qua, nulla da obiettare sulla qualità delle riprese, infatti critico, ancora una volta, il contenuto che si porta dietro; la scena di ballo, per quanto ben diretta, coinvolgente e ben coreografata, non ho sentito una sua importanza ai fini del contenuto del film e mi è parso un semplice espediente per stupire gli aspiranti registi; ancora una volta, so di essere io il materialista di mer.da, ma se voglio vedere un orchestra accompagnata da una coreografia di ballo… Vado alla Scala di Milano, non mi guardo questo film che, per quanto ben diretto, “soffre” dei limiti della codifica audio (pure considerando le codifiche lossless) e dei limiti della cinepresa che riprenderà sempre e comunque solo una porzione di questa coreografia.
Setna = Certo che sei un pochino… Troppo esigente.
Arkantos = Con un film così ambizioso è il minimo che sia un po' esigente, e poi sto esponendo la mia filosofia che, dannata lei, non mi permette di godere appieno il film!
Poi, arrivando alla decisione di Custine che preferisce restare nel salone, io ero convinto che rimanesse lì per dire allo spettatore, in maniera ancora più esplicita, che Custine ormai abbia cambiato idea sull’arte russa; in realtà, leggendo le interpretazioni, simboleggia Custine che non vuole vedere gli orrori del comunismo. Dove caz.zo lo trova il comunismo?! Che poi, già che questo edificio è piuttosto strano, quindi sì, entrando in una nuova stanza può esserci la rivoluzione russa come può esserci un concerto delle t.A.T.u., come minc.hia fa Custine a sapere del comunismo, che è avvenuto ben sessanta anni dopo la sua morte?!?! E preciso che quel periodo storico, a parte la scena del tizio che prepara la bara, non viene mai mostrato in maniera esplicita e il narratore non lo descrive mai in maniera dettagliata al diplomatico francese!
Per non parlare poi dello scorcio finale sul mare, dove il protagonista è convinto che Custine, osservandolo, avrebbe capito tutto…
… Non so Custine, ma io sicuramente non c’ho capito un caz.zo e mi crea ancora più domande di quelle che ho già!
Non riesco a comprendere il nesso tra l’arca di Noè e quella di sto film, se non quello di preservare qualcosa, ma mi pare un collegamento troppo labile, di sicuro c’è qualcosa in più che nessuno di noi finora ha colto… GRRRR, più penso ai significati di sto film e più sono convinto che non ha nessun significato, che vadano al diavolo le sue metafore!
Concludendo il poema, se siete persone meticolose come me, specie sul comparto narrativo, il film deluderà enormemente, dato che a un certo punto abbandona il confronto interessante tra due epoche e due culture in favore di allegorie e metafore praticamente incapibili se non si legge il parere di vari critici cinematografici; per alcuni questo è il lato bello, per me è il lato brutto, preferisco trarre i significati di un’opera con la mia testa e non con quella di un altro tizio che manco conosco. Se siete invece persone che lavorano nel cinema, o che hanno intenzione di lavorarci, non dico che sia obbligatorio, ma è comunque un’esperienza che vi appagherà, stesso vale per i patiti delle immagini. Ecco, se volete vederlo, non fate il mio stesso errore: NON FATEVI TROPPE SEGHE MENTALI SULLE METAFORE! Fatevi semplicemente trascinare dal pianosequenza: ciò renderà il film assai più apprezzabile e godibile.
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Giulia
15/03/2024
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30/07/2024
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24/11/2023
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