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Boris - La fuori serie italiana è tornata su Netflix!

La serie televisiva italiana ritorna sul catalogo di Netflix

Boris è una serie televisiva italiana andata in onda la prima volta dal 2007 al 2010: tre stagioni più un film per il cinema, distribuito in sala il 1° aprile 2011. 

 

 

Prodotta da Wilder per Fox International Channels Italy, Boris è stata trasmessa sul canale Fox per le prime due stagioni e su FX per la terza. 

 

In seguito è apparsa in chiaro su Cielo, per poi arrivare a Rai 3.

 

Con l'arrivo di Netflix in Italia Boris era disponibile sul catalogo della piattaforma, quando ormai era già diventata una serie amatissima. 

 

 

 

Scadute le licenze Boris era poi scomparsa dall'etere e, complice l'estrema difficoltà nel reperirla in DVD o Bluray, la serie è assurta a vero e proprio oggetto di culto tra gli appassionati. 

 

Boris racconta le vicissitudini di una troupe televisiva romana intenta a girare una fiction: protagonisti dunque sono il regista, la sua assistente, il direttore della fotografia, la segretaria di edizione, il capo elettricista, lo stagista e tante altre figure professionali del set, senza dimenticare gli attori protagonisti della fiction fittizia di infimo ordine. 

 

La serie è spudoratamente votata alla commedia, i personaggi sono dei cliché spinti al massimo e la critica nei confronti dell'ambiente televisivo è feroce. 

 

Non si contano ormai i modi di dire e i tormentoni entrati a far parte del linguaggio comune, segnale questo che attesta che Boris sia ormai radicata nella cultura pop italiana. 

 

 

 

 

Nata da un soggetto di Luca Manzi e Carlo Mazzotta, Boris è stata plasmata dagli sceneggiatori Giacomo Ciarrapico, Luca Vendruscolo e Mattia Torre, scomparso nel luglio 2019.

 

La serie sbatte in faccia allo spettatore un mondo di meschinità, arrivismo, schiavizzazione del lavoratore, giochi di potere ai piani alti delle TV e la fatica improba di una troupe che ha a che fare tutti i giorni con… la merda.

 

Perché tutto in Boris viene inesorabilmente tirato verso il basso: la serie ci dice che la nostra televisione produce robaccia, e che anzi molti sono consapevoli di fare robaccia ma proseguono senza nessun tipo di rispetto verso lo spettatore. 

 

Boris non ha paura di sporcarsi e racconta tutto il "dietro le quinte", che oltre a essere quello reale del set è metaforicamente anche quello del nostro paese. 

In Boris tra una risata e l'altra troviamo l'alcol, le droghe, il sesso come moneta di scambio, il sindacalismo, la politica, il potere e la vendetta, le mazzette e gli amici altolocati, la voglia di non fare un cazzo e lo sfruttamento dei lavoratori con un contratto a tempo determinato.  

 

 

 

Il cast è costantemente in stato di grazia. 

 

Francesco Pannofino (famosa voce italiana di Denzel Washington, Kurt Russell e George Clooney, tra i tanti di cui è doppiatore) interpreta René Ferretti, regista che vorrebbe tanto fare qualcosa di bello ma che è costretto a una carriera costellata di 'monnezza'; Caterina Guzzanti è l'assistente alla regia Arianna Dell'Arti, stacanovista indefessa che tenta di rimedia continuamente all'inettitudine dei colleghi, Ninni Bruschetta è il direttore della fotografia Duccio Patanè, cocainomane che lavora per inerzia e 'smarmella' la luce grazie al suo elettricista Biascica (Paolo Calabresi), un uomo svogliato, sboccato e ignorante che maltratta i suoi due 'schiavi' stagisti. 

 

Alessandro Tiberi e Carlo De Ruggieri sono infatti Alessandro e Lorenzo, rispettivamente stagista di produzione e di fotografia.

 

Boris all'inizio racconta soprattutto la storia di Alessandro, portando lo spettatore all'interno di un set attraverso i suoi occhi vergini, immediatamente messi alla prova da una situazione al limite del surreale, con una troupe sgangherata che riprende due attori totalmente presi da loro stessi: Pietro Sermonti e Carolina Crescentini sono Stanis La Rochelle e Corrina Negri. le star di Occhi del Cuore 2, la finta seconda stagione di una fiction che è evidentemente una presa in giro delle serie edulcorate e imbarazzanti prodotte a decine in Italia. 

 

Entrambi stereotipo dell'attore incapace ma convinto di essere eccezionale, i due protagonisti si differenziano nel modo di porsi: mitomane Stanis, che considera Stanley Kubrick "un incapace" e che non perde occasione di ricordare e mostrare a tutti il proprio benessere economico, convinto di far loro un favore con la sua presenza e la sua recitazione; arrivista e pronta a tutto per arrivare Corinna, attrice definita 'cagna maledetta' da René Ferretti, ancora peggio di Stanis perché più scarsa ma con pretese ed esigenze da star. 

 

 



Ma il cortocircuito di Boris è proprio che al contrario di Occhi del Cuore 2 è scritta, girata e interpretata da dei grandissimi professionisti. 

 

Tecnicamente siamo davanti a una delle pochissime serie televisive davvero di un certo livello prodotte in Italia negli ultimi 30 anni. 

Si contano sulle dita di una mano. 

 

Parte del suo successo è dovuto proprio a questo testacoda: mentre la storia racconta che ormai "La qualità ci ha rotto il cazzo, viva la merda!" noi spettatori vediamo il contrario. 

Qualità alta in ogni reparto, per una serie comica che però ha anche tantissimo da dire e lo dice molto bene, nella forma e nel contenuto. 

Non è per niente fatta "alla cazzo di cane".

 

E pensare che all'inizio fu un flop. 

 

 

 

Lo raccontò Marta Bertolini di Fox Italia in un'intervista al Wired Next Fest nel 2018. 

 

"Boris fu vittima, o forse è stata la sua fortuna, della pirateria. 

Diciamocelo, Boris su Fox la guardava pochissima gente ed è diventata un cult grazie al passaparola... e alla pirateria".

 

In sole tre stagioni, per un totale di 42 episodi, Boris è riuscita a restare nella memoria degli spettatori e ad uscire dallo schermo per diventare culto: oggi sono molti coloro che senza saperlo pronunciano una frase fatta o una battuta della serie senza nemmeno averla mai vista. 

 

E se siete tra coloro che ancora non hanno visto Boris, approfittatene e iniziate la subito su Netflix: la finirete in una settimana. 

 

 

[Alessandro Tiberi con Corrado Guzzanti, in una scena della seconda stagione di Boris]

 

 

Vi lasciamo con uno dei monologhi più graffianti e metatelevisivi di tutta la serie, recitato da un bravissimo Antonio Catania che in Boris interpreta Diego Lopez, il delegato dell'emittente TV che fa da tramite tra la rete e la troupe, forte con i piccoli e zerbino con chi sta sopra di lui: 

 

“In Italia una fiction diversa, oggi, non solo non è possibile, ma non è neanche augurabile.

Non la vuole nessuno una fiction diversa.

Ma tu ti rendi conto di cosa succederebbe se veramente qualcuno facesse una fiction più moderna?

Ben scritta, ben recitata, ben girata...

 

Tutto un intero sistema industriale, fondamentale per il nostro Paese, dovrebbe chiudere.

Kaput!

Ma la domanda è un’altra: perché rivoluzionare un sistema che funziona già?” 

 

Boris ci provò a rivoluzionare qualcosa. 

 

E dimostrando che effettivamente non era possibile farlo davvero, ha vinto due volte. 

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