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Disney e Pixar: il Cinema di animazione come strumento di inclusività

L'UNESCO ha dichiarato il 27 ottobre “Giornata mondiale del patrimonio audiovisivo” con l’obiettivo di celebrare tutti quei prodotti audiovisivi in grado di dare un grande contributo nella lotta per la realizzazione di società inclusive, giuste e pacifiche

Il Cinema è uno dei mezzi di comunicazione di massa con il maggior potenziale analitico del nostro secolo: potenziale che gli permette di essere considerato uno dei mezzi più influenti che esista nella nostra società, nonché mezzo in grado di raccontare il tema dell'inclusività

 

Non è certo una novità che la Settima Arte venga spesso utilizzata come strumento per veicolare messaggi di grande rilevanza sociale, in grado di influenzare e condizionare le scelte del pubblico e contribuire al processo di sviluppo di una società globale basata sulla tolleranza, l’inclusività, l’accettazione del diverso e la pacifica coesistenza di razze, generi, culture, etnie, religioni, orientamenti sessuali e così via.

 

Questi temi naturalmente non vengono sostenuti soltanto dal mondo del Cinema, ma vengono promossi e incoraggiati da numerose organizzazioni internazionali, compresa l’UNESCO: Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura che si occupa di “Promuovere la pace e la sicurezza nel mondo attraverso la cooperazione internazionale nei settori dell'istruzione, delle arti, delle scienze e della cultura”.

 

 

 

Temi di notevole rilevanza importanza sociale come quelli descritti e perseguiti da UNESCO sono molto spesso l'obiettivo che alimenta le sceneggiature di molti film.

 

Concentrandosi su un solo ramo del mondo del Cinema, quello del Cinema di animazione Disney e Pixar, si può osservare come nonostante sia spesso sottovalutato e etichettato come una forma sterile di intrattenimento per i bambini, sappia spesso offrire elementi di riflessione su temi di carattere sociale attraverso l'uso di simboli di facile utilizzo e comprensione, diventando così un mezzo di comunicazione molto potente nel processo di diffusione di obiettivi sociali globali e, di conseguenza, in un potente strumento per trasmettere cultura e condurre alla crescita interpersonale di dell’intera società globale contemporanea. 

 

È proprio per questo motivo che il 27 ottobre, data dichiarata dalla stessa UNESCO “Giornata Mondiale del Patrimonio Audiovisivo” e dedicata alla celebrazione dei film che offrono sostegno nella lotta per la difesa dell’inclusività e le diversità, è il giorno perfetto per ricordare i 5 film Disney/Pixar in cui a mio avviso questi temi sociali risultano emergere maggiormente, diventando un vero e proprio veicolo per la loro diffusione e promozione.

 

 

 

 

Alla ricerca di nemo

Alla ricerca di Nemo è un film creato da Pixar Animation Studios nel 2003 da Andrew Stanton e Lee Unkrich e racconta la storia di Marlin, un pesce pagliaccio che ha recentemente subìto la perdita di sua moglie Coral e di quasi tutte le sue uova, ad eccezione di una: Nemo, l'unico sopravvissuto dopo l'attacco di un predatore.

 

Figlio unico e con una pinna atrofica, Nemo è soffocato dalle attenzioni di un padre che lo portano a disobbedire e nuotare in mare aperto fino a perdersi e imbattersi in pericoli talmente grandi da impedirgli di tornare a casa. 

Questa nuova perdita spingerà Marlin ad avventurarsi nell'oceano per trovare il suo piccolo Nemo con una compagna di viaggio molto particolare: Dory, un pesce chirurgo che soffre di perdita di memoria a breve termine con la quale vivrà delle avventure che non pensava fosse possibile vivere.

 

Prima ancora di essere un film avventuroso e con una trama iconica, Alla ricerca di Nemo si distingue da numerose altre per essere una rappresentazione multifattoriale della disabilità. 

Il piccolo protagonista ha infatti una piccola pinna atrofica, ovvero un tratto corporeo che ha un proprio ruolo durante l’intero progresso della storia. 

 

In un mondo acquatico dove tutte le specie conservano aspetti caratteristici e standardizzati, Nemo viene rappresentato come visivamente diverso, ma non per questo inadeguato.

Nel corso dell’intero film esiste un solo personaggio che non riesce ad andare oltre alla disabilità di Nemo: suo padre, da sempre iperprotettivo e convinto che il figlio non sappia nuotare bene, nonostante quest’ultimo utilizzi costantemente i suoi personali metodi per ottenere sempre ciò di cui ha bisogno, senza l’aiuto di nessuno.

Non è forse questa una fedele rappresentazione del mondo in cui viviamo?

 

Nella nostra società le persone con disabilità vengono comunemente sottovalutate e molto spesso proprio da coloro che le amano ma che al contempo, paradossalmente, lottano quotidianamente per loro e per far sì che il mondo non le reputi inferiori. 

 

Marlin ama suo figlio ed è proprio questo profondo sentimento che lo spinge a impedire a Nemo di allontanarsi troppo di casa, a parlare al suo posto e a temere così tanto le prese in giro degli altri nei suoi confronti al punto di impedire quasi completamente al figlio di avere qualunque interazione sociale, condannandolo indirettamente all’esclusione sociale. Nemo però non è il solo a essere un personaggio “anomalo”: co-protagonista in questo senso è Dory, pesce chirurgo che soffre di perdita cronica di memoria a breve termine che causerà varie difficoltà durante tutta la durata del film.

 

E come dimenticare i pesci che Nemo incontra nell’acquario dello studio dentistico in cui viene portato dai sommozzatori?

Jacques è un pesce affetto da rupofobia (la paura dello sporco su di sé e nell’ambiente circostante); Bombo è un pesce palla che si gonfia come un palloncino quando è sottoposto a forte stress; Deb è il pesce zebra che parla spesso con il proprio riflesso sul vetro dell’acquario definendolo la sua sorella immaginaria Flo. 

Infine il leader dell’acquario Gil, un pesce che sogna di tornare a vivere in mare e che presenta numerose cicatrici su tutto il corpo. 

 

Quest’ultimo personaggio, profondamente affezionato a Nemo proprio a causa del difetto fisico che li accomuna, insegna al piccolo pesce pagliaccio a vincere la batttaglia contro sé stesso e le sue insicurezze legate alla sua condizione fisica. 

Alla ricerca di Nemo va contro la rappresentazione convenzionale della disabilità, che molte volte nei film finisce per essere l'unica caratteristica rilevante dei personaggi o, ancor peggio, un fardello di cui liberarsi o da cambiare per potersi inserire in un ordine sociale legato al concetto di “normalità”. 

 

All'interno del film la disabilità diventa un ingrediente straordinario ma allo stesso tempo quotidiano, forse anche un po' mascherato dagli eventi della vita: simbolo che la diversità non debba essere vista come un limite o un simbolo di vulnerabilità, ma come una ricchezza da imparare a sfruttare. 

 

 

 

Ratatouille

 

Nel 2007, in pieno svolgimento creativo, la Pixar Animation Studios ha dato vita a uno dei lungometraggi più noti della casa di produzione, nonché a un film destinato a lasciare una profonda impronta nella Storia del Cinema di animazione: Ratatouille, per la regia di Brad Bird

 

Il protagonista è un piccolo topo della campagna francese di nome Remy, che si differenzia da tutti gli altri topi della colonia a cui appartiene per il suo stile fuori dagli schemi e per una forte passione per la cucina.

Tuttavia, a causa di un suo errore, l'intera colonia è costretta a fuggire e cercare una nuova casa e durante la fuga Remy si perde, trovandosi per le strade di Parigi e arrivando nelle cucine del ristorante del suo più grande idolo, morto poco tempo prima: lo chef Auguste Gusteau.

 

All'interno del ristorante Remy diventa amico di Alfredo Linguini, un giovane assunto come aiuto cuoco ma senza talento, con il quale stringe un rapporto di amicizia e collaborazione in cucina: il topo infatti comanda le braccia di Linguini tirandogli i capelli, per permettergli così di cucinare come un grande chef.

 

Oltre a questo, i due amici imparano a conoscere il mondo dell'altro e affrontano le minacce che incombono all'interno del ristorante (vale a dire lo chef Skinner, un imprenditore spietato che dopo la morte di Gusteau ha preso possesso del ristorante e il critico gastronomico cinico e severo Antoine Ego). 

 

Sebbene siano passati 16 anni dal suo debutto nelle sale, Ratatouille conserva ancora tutta la potenza e la bellezza di una storia semplice ma efficace, in grado di riassumere l'approccio vincente degli anni d'oro della Pixar. 

 

Il film racconta allo spettatore i fatti che caratterizzano l'amicizia che si crea con il piccolo protagonista Remy e il coprotagonista Linguini, ed è qui che si può intravedere il suo primo grande elemento di forza: l'amicizia surreale tra un topo e un uomo e il modo che hanno di interagire che, seppur appartenendo a due mondi totalmente diversi, permette loro di scoprire qualcosa in più sui limiti, le paure e i desideri dell'altro.

 

È proprio in questa amicizia così spontanea e naturale, che nasce dagli impedimenti esistenziali dei personaggi e dalla loro difficoltà ad accettarsi per quello che sono, che risiede la bellezza e la forza di Ratatouille: il rapporto tra i due personaggi nasce e cresce seguendo un percorso equilibrato, credibile e coerente con il resto del lungometraggio, risultando in una naturale evoluzione del percorso narrativo. 

Evoluzione costante che si basa sul rispetto totale l'uno dell'altro, anche se avviene in un contesto in cui, durante il terzo atto del film, si verifica il classico shock che provoca il crollo delle certezze costruite fino a quel momento e costringe i personaggi a ripensare il mondo da una nuova prospettiva. 

 

Con immensa sagacia, Ratatouille è un film di animazione capace di raccontare l'accettazione del diverso, quella sfera che spesso viene rifiutata dalla classica società "normalizzata" e piatta, ma che è, invece, la sua ricchezza. 

 

Certo: un topo in cucina può trasmettere un senso di repulsione, ma in un contesto fiabesco e allegorico può addirittura arrivare a parlarci del percorso di integrazione e inclusione che la società sta percorrendo lentamente e laboriosamente. 

 

 

 

Frozen 

 

Le protagoniste di questo film Disney per la regia di Jennifer Lee e Chris Buck sono Elsa e Anna, principesse del regno di Arendelle.

 

Fin dalla sua nascita Elsa ha il sorprendente dono di manipolare il ghiaccio.

Dopo aver colpito involontariamente Anna con i suoi poteri, i reali di Arendelle decidono di tenere la ragazza fuori dagli occhi indiscreti del mondo e lontano da sua sorella, ma quando i suoi genitori muoiono in un tragico incidente ed Elsa compie 21 anni, la principessa è costretta a salire al trono. 

 

Durante la festa di incoronazione, Anna si innamora del principe Hans e accetta la proposta affrettata di sposarlo.

Le lamentele di Elsa scatenano un furioso litigio e la regina perde il controllo dei suoi poteri, gettando Arendelle in un inverno rigido e nevoso.

Elsa fugge e costruisce il suo castello di ghiaccio solitario, così Anna si imbarca in una avventuroso viaggio grazie al quale ritroverà sua sorella e la regina capirà che l'unico modo per controllare il suo dono è attraverso l'amore incondizionato. 

 

Frozen è un film che parte da un chiaro e solido presupposto: il rifiuto di basarsi sul solito cliché dell'amore sdolcinato e romantico a favore della celebrazione di tutte le altre forme di amore, primo fra tutti quello tra due sorelle. 

 

Oltre a questo, però, Frozen racconta anche la storia di due figure femminili in grado di trasmettere un messaggio molto importante: l'importanza di essere sé stessi senza avere paura di essere diversi da quelli che ci circondano. Ognuno, con le proprie peculiarità e imperfezioni, è capace di dare qualcosa al suo prossimo e deve sentirsi libero di esprimere liberamente la propria interiorità in totale autenticità, rispettando la propria essenza. 

 

Il personaggio di Elsa durante il film prende le distanze dalla famiglia credendo erroneamente che sia l'unico modo per sentirsi liberi di essere chi vuole essere, liberandosi così da una serie di aspettative e imposizioni sociali. 

Nel corso del film, tuttavia, Elsa imparerà a capire quanto coloro che la amano sono disposti ad accettarla così com'è, senza paure né dubbi ma solo con molto amore.

 

Frozen ci dice che esistere ed essere diversi con capacità proprie e uniche ci rende perfetti, amabili, unici e speciali esattamente come siamo. 

 

 

 

Zootropolis 

 

Il film diretto da Rich Moore e Brian Howard è ambientato nella città utopica e moderna di Zootropolis, all'interno della quale tutti gli animali vivono in pace.

 

La protagonista è Judy Hopps, una piccola e intraprendente coniglietta di campagna che sogna di diventare un poliziotto della grande città.

Qui, tuttavia, si trova a dover affrontare i pregiudizi del suo superiore, il bufalo Bogo, il quale dubita che con le sue piccole dimensioni la coniglietta possa diventare un buon poliziotto e decide quindi di relegarla al ruolo di polizia stradale.

 

Judy, tuttavia, non si arrende: determinata a dimostrare il suo valore, decide di interpretare quel primo ruolo nel miglior modo possibile. La sua grande opportunità arriva quando incontra la lontra Virna Otterton, che denuncia la misteriosa scomparsa di suo marito Emmit. La coniglietta si offre quindi di indagare sulla questione, ma il suo superiore gli dà solo due giorni dopo i quali, in caso di fallimento, dovrà dimettersi.

Judy è convinta di poter risolvere il mistero, ma per avere successo in azienda avrà bisogno di un aiuto esterno.

 

Fortunatamente per lei incontra la volpe carismatica e truffatrice di nome Nick Wilde, che si offrirà di aiutarla con le indagini.

 

Nella città utopica che dà il nome al film d'animazione di Walt Disney Animation Studios, gli esseri umani non esistono e i mammiferi di tutto il mondo hanno imparato a convivere nel rispetto della diversità, in una città dove ogni quartiere corrisponde a un diverso habitat della Terra: dalla calda Sahara Square alla più fredda Tundratown.  

 

La differenza con il mondo reale è che nella città disneyana di Zootropolis ognuno è libero di essere quello che vuole: nessuno deve temere l'altro e le diverse etnie convivono senza problemi o attriti. A Zootropolis due specie animali che nella vita reale sarebbero classificate come preda e cacciatore sanno convivere in pace.

A Zootropolis può anche accadere che in un mondo come quello della polizia, dominato da un personaggio audace e maschile, anche una tenera e indifesa coniglietta possa diventare una poliziotta di talento e cercare di risolvere un caso di grande importanza.

 

Questo lungometraggio ha una notevole importanza nel mondo del Cinema di animazione perché trasmette un messaggio molto chiaro ai suoi spettatori: diversità non significa disuguaglianza di valore. 

 

L'autostima e la consapevolezza delle proprie capacità sono elementi cardine di una società che funziona e il rispetto e la tolleranza sono valori che sostengono una vita di pace e armonia. 

Seppur in modo sottile, lo spettatore può inoltre riuscire a vedere fino a che punto le specie animali e i gruppi sociali si assomiglino. La protagonista Judy, in questo senso, è quella che più nel film dimostra che le apparenze e le etichette ingannano e hanno poca importanza, ma anche che l'incomprensione da parte delle persone che la amano e la circondano non deve essere motivo di sfiducia in noi stessi, anzi: deve spingerci a superare le nostre aspettative.

 

Zoootropolis ci insegna che i mezzi più efficaci per realizzare i sogni sono la tolleranza verso gli altri e l'eliminazione dei pregiudizi.

 

 

 

Luca

 

Questo lungometraggio Disney Pixar è quello che, a mio parere, più si occupa del tema della diversità e dell’accettazione di quest’ultima.  

 

Luca è la storia di una creatura marina estermamente affascinata dalla vita umana che si svolge in superficie e che, un giorno, si imbatte in Alberto: un mostro marino della sua età che ormai da tempo vive sulla terraferma. 

I due stringono amicizia e, spinti da una buona dose di curiosità, decidono di vivere un'avventura nella cittadina di Portorosso fingendosi degli esseri umani. 

Ma gli abitanti di Portorosso sono famosi per dare la caccia proprio ai mostri marini come loro e Luca e Alberto vivranno mille momenti di difficoltà in cui rischieranno di essere scoperti. 

 

Luca è una storia di amicizia e di accettazione che trasmette anche un messaggio molto importante: diverso è bello e non deve far paura.

 

Il protagonista del film è estremamente curioso e questo lo spinge a impegnarsi e voler conoscere il mondo, ma quello che deve affrontare è la comprensione del fatto che non tutti nel mondo lo accettano per quello che è. 

Per questo è importante circondarsi di amici e persone idonee, capaci di dare un valido aiuto nel processo di superamento dei problemi e delle avversità della vita. Il viaggio che Luca affronta nel film è un viaggio pieno di paure e pregiudizi, che lo impegna costantemente a essere accettato in un mondo che gli è ostile, e tutto questo parte da un'unica coscienza: l'identità in cui è cresciuto, che non è però sufficiente per definirlo completamente. 

 

Inizialmente, per essere accettato dalla comunità, Luca si "traveste" da essere umano e cerca di assomigliare a loro imitando i loro pensieri, costumi, abitudini e idiomi, e solo alla fine del film riuscirà a capire l'importanza di non negare chi è.

A questo proposito, uno dei personaggi che più mostra a Luca tutto ciò è la nonna, che si muove tra i due mondi con estrema naturalezza e rappresenta la saggezza di chi ha vissuto più a lungo e ha imparato a non avere paura e a sentirsi libera. 

 

In questa storia targata Disney Pixar viene raccontata l'importanza di conoscere i mostri: non i marinai a caccia, ma i nostri mostri interiori, fatti per essere inseguiti non tanto per essere abbattuti, quanto per abbracciati e compresi, accettati in quanto parte integrante di noi stessi. 

Nella storia di Luca c'è la vittoria di coloro che hanno scelto di correre rischi cercando la propria identità dentro di sé, anche a costo di mostrarsi agli altri con i propri lati più spaventosi (non a caso "mostrare" e "mostro" sono entrambi termini che derivano dalla stessa radice latina). 

 

In questo film il perdente è Ercole: uomo che ha passato la vita a mostrarsi forte e perfetto agli altri, i presunti deboli e i "diversi", senza mai imparare ad andare oltre le apparenze aprendosi al nuovo e al diverso.

 

Trasmettere temi di inclusione e socializzazione attraverso la Settima Arte è indubbiamente una strategia molto efficace per sensibilizzare su molteplici e importanti temi di rilevanza sociale; progetti cinematografici come i film di cui vi ho parlato in questo articolo non sono altro che la prova di come sia possibile educare le nuove generazioni ai nuovi scenari sociali, culturali e inclusivi richiesti dalla società in cui viviamo e dal futuro verso cui ci stiamo avvicinando, che aspira a svilupparsi sempre più non solo in termini economici, ma anche sociali. 

 

Questo dimostra che il Cinema di animazione ha tutte le capacità per poter essere utilizzato come promotore di valori educativi e mezzo per comprendere e riflettere su temi e valori sociali di carattere mondiale. 

 

[articolo a cura di Anna Arneodo]

 

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