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Raya e l'ultimo drago - Recensione: fidarsi del prossimo durante una pandemia

Il nuovo Classico Disney racconta un'epica fantasy che ha tanto da spartire con l'attualità 

Raya e l'ultimo drago è il nuovo Classico Disney, il 59° in 84 anni di Walt Disney Animation Studios dal 1937 di Biancaneve e i sette nani

 

Il film arriva dopo ben cinque anni da Oceania, l'ultimo lungometraggio di animazione originale prima dei sequel Ralph Spacca Internet e Frozen II - Il segreto di Arendelle: c'era dunque molta curiosità attorno a Raya e l'ultimo drago per vedere se Disney fosse ancora in grado di creare un film originale alla pari dei suoi più grandi successi. 

 

Personalmente credo che la risposta sia più che positiva: Raya e l'ultimo drago è un film Disney nella migliore delle accezioni, che sposa la tradizione dello studio ma che contemporaneamente porta il discorso al giorno d'oggi da più punti di vista. 

 

[Trailer internazione di Raya e l'ultimo drago]

 

 

La storia è un'epica fantasy che mette al centro la fiducia nel prossimo e il senso di comunità. 

 

Il leggendario Regno di Kumandra è abitato da esseri umani che convivono in pace e armonia con i draghi: a seguito dell'arrivo e del diffondersi della terribile piaga dei Druun, spiriti maligni che trasformano persone e draghi in statue di pietra, il drago Sisu concentra il proprio potere in una gemma, riuscendo a riportare in vita le persone, ma non i suoi simili.

 

Il sacrificio non viene vissuto come occasione di rinascita bensì come motore per l'egoismo degli abitanti di Kumandra: desiderosi di appropriarsi della gemma si dividono, creando confini nel Regno e dividendolo in cinque territori distinti, chiamati ognuno con il nome di una parte anatomica dei draghi: Dorso, Coda, Artiglio, Zanna e Cuore.  

 

 

[Raya e Namaari in una scena di Raya e l'ultimo drago]

 

Il racconto di Raya e l'ultimo drago, dopo un'introduzione in animazione che ricorda lo stop motion con la carta, si sposta in avanti di 500 anni presentandoci la protagonista del film ancora bambina: qui gli eventi prendono un'ulteriore brutta piega e dopo mezzo millennio di stasi, proprio nel momento in cui sembra possibile un riavvicinamento dei territori per tornare a unificare Kumandra, le cose precipitano.

 

Il racconto vero e proprio prenderà vita a 6 anni di distanza, con una Raya ventenne alla ricerca, appunto, dell'ultimo drago che secondo la leggenda potrebbe riportare in vita le persone pietrificate e riappacificare il regno. 

 

La fotografia di Raya e l'ultimo drago è personalmente la più bella che abbia mai visto in un Classico Disney: gli animatori si sono ispirati ai paesi del sud est asiatico per creare un mondo meraviglioso, che mescola suggestioni e caratteristiche della Thailandia, del Vietnam, del Laos, della Cambogia, dell'Indonesia, donando a ognuno dei 5 territori della fu Kumandra un'identità precisa e affascinante. 

 

 

Raya e l'ultimo drago Raya e l'ultimo drago Raya e l'ultimo drago

C'è il deserto di Coda, la foresta di bambù di Dorso, il mercato galleggiante di Artiglio... ogni luogo ricorda qualcosa di reale, ma porta con sé dei tratti fantastici sia nella messa in scena che negli animali presenti. 

 

La composizione dei quadri di Raya e l'ultimo drago è sempre curata e spesso traspare come l'ispirazione asiatica non si sia limitata agli ambienti, ma abbia invece suggerito anche alcune soluzioni di messa in scena per i momenti di combattimenti a base di arti marziali. 

 

Il film ha un ritmo serratissimo e i momenti di quiete sono davvero rari: la storia si snoda come una quest, dove la protagonista si muove di terra in terra per portare a termine la sua ricerca e nel frattempo crea un gruppo di amici, impara da ognuno e da ogni territorio, matura e cresce senza perdere di vista gli insegnamenti della sua famiglia e senza mai tradire troppo se stessa. 

 

 

[I personaggi secondari di Raya e l'ultimo drago: da sinistra il giovane Boun (Izaac Wang) e il gigante Tong (Benedict Wong)...]

 

 

[...e la ladruncola neonata Noi (Thalia Tran), con i suoi complici Ongi]

 

Raya è una protagonista forte e decisa, più combattente che principessa; in questo va ad allontanarsi dal tradizionale ruolo dei personaggi femminili Disney - Elsa di Frozen e Moana comprese - per avvicinarsi ad eroine come Mulan o Pocahontas: la sua antagonista, Namaari, è altrettanto nobile, volitiva e spinta non tanto da una non ben chiarita malvagità come spesso abbiamo visto nei Classici, quanto più da una propria idea di giustizia.

 

Namaari fa ciò che fa non per fare del male al prossimo, ma per aiutare la propria famiglia. 

Raya fa altrettanto. 

Alla base del comportamento di entrambe c'è un sentimento egoista e il rifiuto di fidarsi del prossimo. 

 

In questo le due sono speculari e molto più simili di quanto potrebbe sembrare in prima battuta; la differenza tra le due è solo nelle conseguenze delle loro azioni: la ricerca di Raya non coinvolge nessuno se non lei stessa, mentre il tentativo di Namaari di ostacolare Raya ovviamente non può che comportare dei danni a quest'ultima.

 

Da parte di Disney non era così scontata la scrittura di due personaggi del genere, soprattutto dopo decenni di cattivi che agivano per il male dell'umanità.

 

 

Raya e l'ultimo drago Raya e l'ultimo drago Raya e l'ultimo drago

Ma le particolarità di Raya e l'ultimo drago non si esauriscono qui: nel film non viene cantata nessuna canzone.

 

La colonna sonora è esclusivamente musicale, evocativa, accompagna le gesta dei nostri protagonisti senza mai prendersi lo spazio per farli gorgheggiare canticchiando.

 

Un'altra caratteristica riguarda il sempre presente comic relief dei Classici Disney, il personaggio a cui solitamente viene affidato il compito di smorzare i toni facendogli pronunciare qualche battuta o facendogli compiere dei gesti buffi che facciano ridere il pubblico dei più piccoli. 

 

In Raya e l'ultimo drago risulta difficile individuare quale possa essere, perché fondamentalmente il film è stato costruito senza una figura di questo tipo: il drago Sisu - su cui non posso soffermarmi più di tanto per evitare spoiler - è senza dubbio il personaggio che più spinge alla risata per via della sua figura cesellata sull'archetipo del "pesce fuor d'acqua", quello che si muove in un ambiente che non conosce e che quindi dà modo agli sceneggiatori di creare situazioni divertenti, imbarazzanti e simpatiche.

 

 

[Il drago Sisu è un personaggio meraviglioso e il doppiaggio di Awkwafina lo rende davvero unico]

 

Ma Sisu è un personaggio profondo, completo, centrato: è simpatico, certo, ma non è quella la sua caratteristica principale, non funge da spalla come gli innumerevoli personaggi di questo tipo dei Classici Disney (da Sebastian a Kronk, da Giac e Gas a Olaf, dai gargoyle a Pumbaa e Timon, gli esempi sono tantissimi) ma anzi è una vera e propria co-protagonista dal carattere aperto ed entusiasta, un'ottimista che nutre una sfrontata fiducia nel prossimo. 

 

Proprio sulla fiducia è imperniato tutto il film: il messaggio principale di Raya e l'ultimo drago è infatti un consiglio, quello di aprirsi al prossimo senza sospetto e senza paura delle sue cattive intenzioni, ponendoci per primi con i migliori propositi. 

 

Su questo aspetto però trovo che ci sia uno dei - pochissimi - difetti del film: coloro che si fidano del prossimo vengono infatti sempre smentiti e raggirati, andando a rafforzare le convizioni di Raya che ritiene che non sia il caso di fidarsi memore di quanto ha vissuto da bambina, ed è solo alla fine del racconto che la fiducia prende il sopravvento, ma a quel punto la svolta mi è parsa fin troppo forzosa, più che frutto di un percorso di cambiamento. 

 

 

Raya e l'ultimo drago Raya e l'ultimo drago Raya e l'ultimo drago

 

L'altro aspetto meno riuscito di Raya e l'ultimo drago è se vogliamo un non-difetto.

 

 

Il film presenta un mondo davvero ampio, affascinante e visivamente spettacolare come forse mai si era visto prima in un lungometraggio di animazione Disney: la sensazione a volte è che il minutaggio del film, che comunque dura un'ora e tre quarti e corre via che è un piacere, sia troppo breve per dar modo a ogni regione di Kumandra di essere goduta a pieno e ad ogni personaggio di esprimersi fino in fondo. 

 

La corsa di Raya verso il raggiungimento del suo obiettivo è velocissima, gli eventi si susseguono rapidamente e a mio avviso qualche momento in più dedicato alla riflessione, rispetto a quelli che comunque ci sono, avrebbe giovato al film in linea generale. 

Ma come appunto ho anticipato si tratta in fondo di un non-difetto: nel film le curve di sceneggiatura esistono e nonostante siano spesso proiettate verso l'alto la cosa non crea nessun problema di "peso" al racconto. 

 

Racconto che mette incredibilmente in scena un mondo piegato da una pandemia, dove gli uomini al potere non riflettono abbastanza sul da farsi ma si concentrano sul raggiungimento o il mantenimento della propria figura di potere, piuttosto che sulla soluzione del problema comune. 

 

 

[I terribili Druun, gli spiriti che trasformano in pietra ciò che toccano e che si moltiplicano ad ogni vittima]

 

 

Raya e l'ultimo drago è entrato in produzione nella primavera del 2018, ma è singolare notare come ci siano delle somiglianze con ciò che stiamo vivendo ormai da un anno. 

 

Sembrerà forse sciocco, ma il film ci insegna che effettivamente dovremmo forse smetterla di pensare solo ed esclusivamente in maniera egoistica al bene della nostra famiglia, ma allargare lo sguardo e pensare al benessere della comunità intera. 

Mettere da parte le antipatie e i fraintendimenti e lavorare per far sì che la crescita di ogni individuo partecipi alla crescita collettiva, fidandosi l'uno dell'altro e mettendo le proprie capacità al servizio di tutti. 

 

Raya e l'ultimo drago rappresenta la strada che Disney ha intrapreso da qualche tempo e che qui viene dichiarata senza indugi: il film è scritto dallo statunitense di origine vietnamita Qui Nguyen assieme alla malese Adele Lim (già sceneggiatrice di Crazy & Rich), la protagonista è doppiata da Kelly Marie Tran, americana di origine vietnamita, la voce del drago Sisu è di Awkwafina, newyorkese con papà cinese e mamma coreana, e l'antagonista principale ha la voce di Gemma Chan, londinese con origini cinesi e di Hong Kong. 

 

Dopo i paesaggi scandinavi di Frozen e il Pacifico di Oceania continua il viaggio in giro per il mondo di Walt Disney Animation Studios, ma qui è ancora più evidente il discorso aperto da quei due film. 

 

 



L'apertura all'oriente, la figura femminile messa al centro di tutto: Raya e l'ultimo drago riesce ad essere incredibilmente attuale nel suo racconto e lo fa mettendo in scena un Oriente dall'aspetto fantastico e antico, popolato da personaggi che non si esimono dal pronunciare termini contemporanei come "nerd". 

 

Il film è forse uno dei più maturi dello Studio e sono convinto che conquisterà ogni fascia di pubblico, meglio dei suoi predecessori campioni di incassi. 

 

L'unico vero rimpianto a questo punto nasce dalla visione casalinga su Disney Plus: Raya e l'ultimo drago ha dignità da grande schermo e meriterebbe la visione cinematografica, che darebbe giustizia alla sua messa in scena davvero meravigliosa.

 

Ma sono abbastanza sicuro che prima o poi uscirà anche in sala. 

Personalmente non vedo l'ora di poterlo riguardare come merita. 

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