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Get the Hell Out - Recensione: slapstick satirico, ma siamo sicuri? - TIFF 2020

Dalla rassegna Midnight Madness del TIFF 2020 arriva Get the hell out, opera prima di Wang I-fan che fa della satira slapstick il suo centro

La rassegna Midnight Madness del Toronto International Film Festival 2020 si apre con Get the Hell Out, opera prima del regista Wang I-fan che butta in un calderone slapstick, gore e demenziale per creare un film di genere satirico sulla politica di Taiwan. 

 

Get the Hell Out è un film che davvero non ha bisogno di molte parole e che trova nella semplicità dell’intera operazione la sua forza e, di rimbalzo, il suo punto debole. 

 

Wang I-fan, uno dei tre autori della sceneggiatura, intercetta il tempo presente per confermare come il carrozzone politico sia, a Taiwan come in molti altri paesi, una baracconata da carnevale che nessuna nazione, e nemmeno sagra, sarebbe orgogliosa di far sfilare per le sue strade. 

 

Il film si apre con la seguente frase sullo schermo: 

“A wrong movie makes you suffer for only 90 minutes

A wrong government makes you suffer for four years.”

 

[Trailer di Get the Hell Out]

 

 

Come non essere d’accordo. 

 

Soffrire 90 minuti, o un paio d’ore quando va proprio male, per un pessimo film può essere decisamente un’esperienza urticante per le proprie gonadi, ma i danni di un governo sbagliato durano quattro anni se tutto va bene e qualcosa in più se tutto va male.

 

Alcune generazioni a me vicine, e la mia, stanno pagando i danni di governi che conosciamo ma non ricordiamo in quanto adulti senzienti interessati alla politica. 

 

Get the Hell Out nasce dall’idea di fare satira delle disdicevoli e allegre baracconate che la politica di Taiwan mette in scena in parlamento e che, in tutta franchezza, pensando anche a tempi recenti, sono piuttosto familiari. 

 

Wang I-fan sceglie quindi di fare del sopra le righe un eufemismo e trasforma la demenziale sfarzosità di Cetto La Qualunque in qualcosa che va oltre, ponendola regina di ogni segmento del film. 

 

 

 

 

In questo contesto, grazie agli interessi deliranti e degradanti di politici idrofobicamente legati al loro profitto sopra ogni cosa, entra a gamba tesa la pandemia zombie, come conseguenza di uno stabilimento inquinante. 

 

A contrastare il regresso quasi trumpiano, anche se non voluto, entrano le strategie politiche dell’apparenza e i fantocci ad appannaggio populistico portati avanti da rappresentanti che parlano all’uomo della strada come fosse una falena umana, utilizzando immagini e slogan senza senso e colori così accesi e cafoni da rimandare a quella pazza voglia delle nostre TV pomeridiane di illuminare i salotti con l’impianto di San Siro. 

 

La politica è dichiarazioni e simboli da strada. 

 

Il parlare politico non è ragione, ma coro da curva, apparenza, un gridare più forte qualsiasi cosa basta che funzioni, nel gioco al petto più gonfio che fa vincere i consensi. 

 

 

 

 

Get the Hell Out limita però la sua satira politica e non sviluppa le idee nel contesto di genere, limitandosi a riprodurre i cliché del film di zombi e dello slapstick alla asiatica maniera, ma senza davvero mordere il contesto sociale. 

 

Il film, molto spesso, per quanto voluto sia, riconduce a un’opera amatoriale il cui missaggio è affidato a librerie gratuite, suoni proprietari rubati e qualche scarto di Paperissima Sprint.

 

La scrittura è ridotta all’idea di base e niente di quanto si sarebbe potuto fare per mettere in scena una bella satira politica di genere viene sfruttato, percorrendo la via della produzione sgarrupata per favorire la caciara senza troppe idee per sfruttare la povertà dei mezzi. 

 

Se quindi vi state aspettando uno Shaun of the Dead - aka L’alba dei morti dementi - politico, sono costretto a infrangere il vostro cuore poiché Get the Hell Out sembra più uno zombesco film del Bagaglino, dove il demenziale e il sopra le righe dominano volutamente, ma perdono un po’ di vista il focus di quanto forse vorrebbero fare e le poche idee satiriche sono chiare in brevi frangenti, ma forse non così adatte a un lungometraggio. 

 

Get the Hell Out ha tanta voglia d’intrattenere e per quello che è lo scopo della Midnight Madness, il film di mezzanotte da vedere per puro svago e divertimento, riesce anche a raggiungere il suo scopo, ma non è certamente il film demenziale di genere che segnerà lo spettatore al suo passaggio. 

 

In fin dei conti, quindi, Get the Hell Out ha ragione: sono molto peggio quattro anni di un pessimo governo piuttosto che 90 minuti di un film poco riuscito. 

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