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L'ufficiale e la spia - Recensione: combattere per la verità - Venezia 2019

Combattere per la verità

''Quanto alle persone che accuso, non le conosco, non le ho mai viste, e non nutro contro di esse né rancore né odio. Per me sono soltanto entità e spiriti di malvagità sociale. E l'atto che compio oggi non è che un mezzo rivoluzionario per sollecitare l'esplosione della verità e della giustizia.

 

Non ho che una passione, quella della chiarezza, in nome dell'umanità che ha tanto sofferto e che ha diritto ad essere felice.''


Così si esprimeva Émile Zola al termine del suo famoso J'accuse, in merito al "caso Dreyfus", certamente uno dei maggiori scandali della Storia francese.


Roman Polanski con L'ufficiale e la spia porta sullo schermo quella storia con fedeltà e rigore; e sebbene gli avvenimenti risalgano al tardo ottocento, si tratta di un racconto ancora attualissimo, come notato poi dagli stessi attori e produttori in conferenza stampa.

 

 

[Emmanuelle Seigner ne L'ufficiale e la spia]



"Assolutamente incredibile: essere giustiziato per un crimine che non ho mai commesso. 

 

Ma in fondo non siamo tutti su una stessa barca? Non è così per tutta l'umanità? 

Tutti, alla fine, vengono giustiziati per un crimine che non hanno mai commesso."


Così invece parlava Woody Allen, in quel capolavoro che è Amore e Guerra, in chiave esistenzialista, e rifacendosi fortemente al pensiero di Kafka; ma nella vita reale si può davvero essere, concretamente, condannati senza ragione, come accade al povero Joseph K. ne Il Processo?

 

O è solo una mera metafora, un abbandonarsi fantasiosamente al surreale?

 

 

[Jean Dujardin è Georges Picquart ne L'Ufficiale e la Spia]



Ecco: il caso del maggiore Dreyfus, fondamentalmente accusato, umiliato, esiliato ed incarcerato solo perché diverso, discrimimato, ebreo (e non si può fare a meno di pensare al celebre monologo del... Mercante di Venezia: "non ha forse occhi, un ebreo?") sembra rispondere amaramente alla domanda.


L'ufficiale e la spia è un film elegante, scorrevole, ben scritto.

 

Riesce a raccontare la storia con fedeltà, precisione e la giusta emotività.

E, alla fine, non si può fare altro che applaudire.

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