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L'ultimo yakuza - First Love - Recensione: quanto si diverte Miike - Cannes 2019

Il folle regista nipponico confeziona un film irresistibile, anche se tra i più 'normali' della sua filmografia

Se si nomina Takashi Miike vengono in mente immagini tremebonde, inquadrature crude e forti e storie dove la follia e l'esagerazione la fanno da padrona. 

 

Il regista di Ichi the Killer, Audition, Gozu e 13 assassini è all'89° film in meno di trent'anni e non accenna a fermarsi: presente al Festival del Cinema di Cannes 2019 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs ha portato sulla croisette la sua ultima fatica: L'ultimo yakuza - First Love.

 

 

 

Giappone, yakuza, vendetta. 

 

Tre parole che non sono nuove nella sua filmografia ma che ne L'ultimo yakuza - First Love vengono rielaborate in maniera vorticosa, dando vita a un thriller ipercinetico con rari momenti di calma, che porta lo spettatore su un ottovolante di personaggi e situazioni al limite del parossismo.  

 

Monica è il "nome d'arte" di Yuri, una ragazzina costretta a prostituirsi per ripagare i debiti del padre con la yakuza; Leo è un giovane pugile promettente che scopre di avere un tumore al cervello. 

 

 

[Il regista Takashi Miike alla prima del film in occasione della Quinzaine des Réalisateurs, Cannes 2019 - credits CineFacts.it]

 

 

Durante un passaggio di un piano messo in atto da uno scagnozzo e da un poliziotto corrotto per derubare il boss della sua partita di droga, i due ragazzi si incontrano e Leo diventerà suo malgrado parte integrante del percorso di Monica. 

 

Il piano non va come dovrebbe andare praticamente da subito: chi deve morire resta in vita e chi doveva prevalere soccombe, ed è difficile parlare apertamente di L'ultimo yakuza - First Love senza svelare i dettagli della trama che rendono il film gustosissimo e divertente. 

 

 

[Masataka Kubota, il pugile Leo de L'ultimo yakuza - First Love]

 

Donne della mala con le mutandine in peluche del miyazakiano Totoro, scagnozzi che inventano complicati sistemi a base di incenso e cagnolini meccanici per causare un'esplosione, visioni di uomini coperti da un lenzuolo che ballano in metropolitana e addirittura una scena realizzata in animazione nel pieno di una fuga in automobile. 

 

Oltre a tutto ciò troviamo ovviamente gli scontri a base di katana e le sparatorie, gli inseguimenti a folle velocità e le scazzottate, con una cura incredibile del reparto audio che fa letteralmente esplodere le orecchie ad ogni colpo di pistola e ad ogni pugno, sia sul ring che per strada. 

 

Gli unici personaggi che mantengono una certa coerenza e non vanno mai sopra le righe sono proprio quelli dei due giovani Yuri e Leo, invischiati in qualcosa che sulla carta li porterà a morte certa e con una diversissima visione degli eventi.  

 

 

 

Miike si diverte e diverte noi, prende in giro senza paura lo yakuza movie mostrando dei boss inadeguati e che si lasciano facilmente ingannare, in un film dove la violenza è talmente esagerata, deflagrante ed insistita da risultare comica ad ogni decapitazione e ad ogni colpo esploso. 

 

Girato prevalentemente di notte, la fotografia è curatissima e attenta anche nelle scene più semplici, dando al film personalità e carattere; gli interpreti sono perfetti, compresa la giovanissima Sakurako Konishi, ventunenne al primo film in un ruolo guadagnato superando la concorrenza di circa 3000 provinanti. 

 

 

[Takashi Miike a Cannes con accanto Sakurako Konishi, visibilmente emozionata - credits CineFacts.it]

 

 

L'ultimo yakuza - First Love come ha ammesso lo stesso Miike è uno dei film "normali" della sua carriera, anche se trattandosi di lui la normalità assume sfumature assolutamente poco ordinarie. 

 

Così come poco ordinari sono i molteplici finali del film, che continua a chiudere situazioni ma che prosegue a raccontare, compresa una resa dei conti interamente girata... all'interno di un grande magazzino di bricolage e giardinaggio. 

 

Personalmente ad oggi L'ultimo yakuza - First Love è il film che mi ha colpito di più in questo 72° Festival di Cannes, un film che osa e si diverte e un tipo di cinema che trasmette ad ogni frame la sensazione di assistere ad un'autentica libertà di espressione creativa, e che vorrei davvero vedere più spesso

 

That's Takashi Miike, guys.  

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