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Molte sale hanno scelto di rimettere in programmazione Conclave per sfruttare la "profeticità" della pellicola, anche se ovviamente nessuno avrebbe immaginato si sarebbe arrivati a un vero conclave in così breve tempo rispetto alla sua premiazione ai Premi Oscar 2025.
Il romanzo omonimo di Robert Harris da cui è tratto il film trae ispirazione proprio dal vero conclave del 2013, che l'autore aveva avuto modo di seguire da vicino.
[Il trailer di Conclave]
Conclave, però, paradossalmente non è un film sul conclave: è soprattutto un film sulle anime delle persone, non solo appartenenti alla Chiesa, ma in generale.
È un thriller intenso e riflessivo su cosa significa perseguire un ideale e poi accorgersi che da quello stesso ideale siamo molto distanti.
Protagonista indiscusso è Ralph Fiennes che veste i panni del decano che deve gestire il conclave, quando lui stesso si trova in mezzo a una crisi spirituale fortissima: ha chiesto al pontefice appena defunto di liberarlo di questo incarico, perché non è più sicuro della propria fede.
Sull'interpretazione di Fiennes ci sarebbe tanto da dire: la carriera dell'attore dimostra come sia sempre stato in grado di interpretare ruoli tormentati e dubbiosi.
[Ralph Fiennes in Conclave]
Il suo Cardinale Thomas Lawrence è comunque molto particolare: volutamente ambiguo, fino alla fine tiene lo spettatore in costante empatia con lui, anche se durante la visione si è pervasi dal sospetto.
Questa atmosfera di tensione, claustrofobia e dubbio è data dalle ambientazioni, ma anche dal suo stesso personaggio, in un ambiente dove lo stesso conclave presuppone un'ambientazione fissa e una situazione claustrofobica.
Il 7 maggio 2025 inizia il vero conclave: i cardinali vengono letteralmente "segregati" finché non si arriverà allo scrutinio finale, con un nome per il nuovo papa.
A differenza di altri film che hanno raccontato il Vaticano l'occasione costringe lo spettatore a rimanere bloccato con loro, mentre si dipanano scandali, dubbi e si creano tifoserie varie.
Non ho intenzione in questo articolo di parlare di Chiesa e di questioni politico-clericali, ma quando si parla del Vaticano e del mondo della Curia molti pensano a quanti segreti e scandali possano nascondersi tra qulle mura, altri auspicano che il nuovo Pontefice possa invece chiarire finalmente gli scandali che purtroppo non sono affatto nascosti.
In Conclave non ci sono scandali eclatanti che lo spettatore attende affamato, ma segreti, sotterfugi, in cui ogni personaggio del film assieme agli spettatori sono curiosi di capire: chi sarà meno peccatore degli altri (perché tutti lo sono)?
Chi sarà il prescelto? Chi sarà il nuovo papa?
Il papa è una figura anche politica, tuttavia a differenza di altre è mosso fra il potere temporale e quello spirituale.
Già solo questa dicotomia è stata storicamente un contrasto fortissimo; durante il Medioevo impero e papato si contendevano il primato politico: nel 1868 Pio IX utilizzò il "non expedit" come forma di protesta contro la presa di Roma e l’esproprio dello Stato Pontificio da parte dello Stato italiano.
In seguito tra Stato e Chiesa ci sono stati i concordati, i Patti Lateranensi, ma in Conclave non dobbiamo pensare a niente di tutto ciò: la vera dicotomia non è fra politica e spiritualità, fra Stato laico o meno, ma in questo caso è tra difendere un ideale ed essere invece un uomo.
La contrapposizione fra ideale e carne in Conclave è disarmante; abbiamo cardinali razzisti, ma anche idealisti che però poi cedono alla tentazione del potere.
Del resto, si trovano tutti di fronte all'opportunità di diventare "l'uomo più famoso del mondo".
[Una scena di Conclave]
Conclave è un thriller che funziona perché alla tensione, alla claustrofobia e al colpo di scena finale (elementi propri di qualsiasi thriller) riesce a unire tematiche che ci sono vicine e che ci sconvolgono, domande che ci poniamo probabilmente in questi giorni di vero conclave.
Edward Berger costruisce il suo film proprio su continui gesti sacri, con ovvie presenze del latino e riti specifici, contrapposti poi al momento in cui i cardinali fumano una sigaretta o cercano di guadagnare voti o addirittura peccano di simonia.
Il regista affida alla contrapposizione non solo tutto il film, ma un unico personaggio: Lawrence incarna questo conflitto.
Nella sua omelia richiede ai suoi colleghi il dubbio anziché la certezza, cosa che secondo lui è la nemica vera della fede: "Il dubbio alimenta il mistero, senza il quale non esisterebbe la fede".
Chiede che ci sia un papa che pecchi e che cerchi il perdono, ma lui stesso è circondato da peccatori che invece cercano il potere.
Quando si arriva al colpo di scena finale l'incertezza è la padrona del nuovo eletto, che però è esattamente come Dio lo ha creato e quindi andrebbe accettato.
Per tutto il film sentiamo discorsi sulla guerra, sulle altre religioni da concepire come nemiche o meno, sulle rivalità e alla fine non possiamo che comprendere che quella chiusura non era causata del conclave, bensì era la chiusura di una mentalità, di un mondo che deve aprirsi come le finestre delle stanze dei cardinali quando il conclave è finito.
Il desiderio per tutto il film è quello di vedere una fumata bianca, eppure scopriamo con stupore che la verità dietro tutta la vicenda è un'altra.
Non conta chi sia il papa, ma chi siamo noi.
Quanto dobbiamo affrontare di noi stessi, quante poche certezze dobbiamo avere.
Quanto dobbiamo metterci in dubbio per poter davvero comprendere il Mistero non solo di Dio, ma di essere al mondo.
"Le certezze sono nemiche della tolleranza e dell'unità", dice Lawrence.
Lo dice in un film uscito in un momento in cui spesso l'intolleranza è accompagnata dalla certezza delle convinzioni; ancora di più la natura del colpo di scena si unisce a un dibattito attualissimo anche quando si parla di eventi sportivi, figuriamoci di un papato.
Il film non è un trattato di sociologia e non può insegnarci come agire, tuttavia dipinge la Chiesa in un modo tutto sommato ottimistico.
Dopo averne rivelato diverse falle - in quanto composta da uomini, per loro natura fallaci - mostra come quegli stessi peccati della carne e la diversità di questa carne siano il punto da dove ripartire.
Adesso bisogna solo chiedersi da dove ripartiremo e, aspettando il nuovo papa, grazie a chi.
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