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5 buone ragioni per convincervi a vedere The Americans

Una serie televisiva sottovalutata, che a mio avviso merita di essere recuperata

La sesta e ultima stagione di The Americans ha vinto il Golden Globe come Miglior Serie TV Drammatica e a mio avviso andava premiata anche prima.

 

La serie è riuscita a ottenre l'importante riconoscimento - soltanto sfiorato nelle precedenti stagioni - a testimonianza della bontà di questo prodotto, creato da Joe Weisberg e disponibile su Disney+. 

 

Chi scrive è un grande estimatore di questa serie e vuole perorare la sua causa, elencandovi 5 motivi per cui The Americans deve essere vista, senza scendere in particolai spoiler.  

 

[Il trailer di The Americans]

 

 

1. Il contesto

 

In quanto spy story il tema principale di The Americans è la Guerra Fredda.  

 

USA contro URSS, l'American Dream contro la tradizione sovietica: basta dare un’occhiata alle diverse scenografie che fanno da sfondo alla storia - a seconda dell’ambientazione, talvolta in uno o nell’altro stato - per capire il divario fra le due superpotenze.  

Se gli statunitensi si sentono i padroni del mondo, i russi aspirano a colmare il gap e sono disposti a tutto pur di riuscirvi.

 

La ricostruzione storica è minuziosa e ben riuscita: location, beni di consumo e riferimenti socio-culturali contribuiscono perfettamente alla ricreazione minuziosa e verosimile degli anni ‘80 e delle loro atmosfere, in cui la storia si sviluppa.

 

 

[La famiglia Jennings, protagonista di The Americans]

 

 

2. I personaggi 

 

I protagonisti di The Americans sono i membri della famiglia Jennings: i genitori Philip ed Elizabeth (Matthew Rhys e Keri Russell, molto convincenti nei loro ruoli) e i figli adolescenti Henry e Paige.

 

La tipica e tranquilla famiglia statunitense, dove marito e moglie lavorano in un’agenzia di viaggi, i figli vanno a scuola e tutti coltivano hobby e passioni usuali per dei cittadini modello.

Le apparenze però ingannano: Philip ed Elizabeth sono infatti due agenti segreti del KGB, i servizi segreti sovietici, ai quali sono affidate pericolose missioni con lo scopo di carpire informazioni politiche e militari sul nemico, mentre i loro figli ignorano la loro reale natura.

 

Ironia della sorte, il vicino di casa dei Jennings è Stan Beeman (Noah Emmerich), agente dell’FBI che si occupa proprio di spionaggio: riusciranno i nostri “eroi” a custodire il loro segreto?      

 

Altro punto di forza, da questo punto di vista, è la dinamicità dei personaggi.

Non ci sono personaggi completamente buoni o completamente cattivi, tutti hanno le loro zone d’ombra, in particolare Philip e Stan: il primo è sempre in bilico fra il dovere e i suoi reali sentimenti, verso Elizabeth e la sua famiglia; il secondo è un lavoratore instancabile e incorruttibile o quasi, perché non disdegna di scendere a patti col nemico, se ciò è necessario per il proprio tornaconto personale.    

 

[L'incontro tra Stan Beeman e i Jennings nel pilot di The Americans]

 

 

3. Il realismo

 

Dimenticatevi le prodezze degli agenti 007 e delle altre spie cinematografiche come Ethan Hunt di Mission: Impossible: Elizabeth e Philip sono spie credibili alle quali vengono assegnati compiti credibili, come quello di allacciare rapporti con funzionari statunitensi o sottrarre progetti militari Top Secret.

 

Non devono salvare il mondo, ma semplicemente favorire l’Unione Sovietica nella sua lotta contro il colosso a stelle e strisce.      

I mezzi per riuscire nel loro intento intento sono molteplici: si va dalla seduzione fisica ai travestimenti - un grande plauso va fatto a costumisti e truccatori che hanno lavorato alla serie - passando per l’installazione di cimici in obiettivi sensibili, come uffici e sedi governative.

 

The Americans non punta sulla spettacolarità, ma sulla solidità: i ritmi sono blandi e talvolta le trame intricate, ma non mancano cliffhanger e colpi di scena.      

 

Da tenere in considerazione anche il fatto che non di solo spionaggio vive la serie: essa può contare anche sull’aspetto psicologico, spesso trascurato in prodotti simili; prima di essere agenti segreti, Philip ed Elizabeth sono esseri umani e genitori, il cui rapporto coi figli è complicato. 

D’altronde, il conflitto generazionale è una costante di ogni famiglia.

 

Con il trascorrere delle stagioni sarà proprio questo rapporto a diventare uno dei perni centrali della storia, venendo descritto con grande cura e attenzione.

 

 

[The Americans: Philip ed Elizabeth sotto copertura]

 

 

4. La colonna sonora 

 

Lodevoli sono le scelte in materia musicale da parte degli autori di The Americans: ai momenti clou di ogni singolo episodio è abbinata la giusta canzone, pescate dai variegati repertori che gli anni ‘70 e ‘80 ci hanno lasciato in eredità: In the air tonight di Phil Collins, Goodbye yellow brick road di Elton John e With or without you degli U2 sono solo alcune delle numerose e celebri tracce che compongono la colonna sonora non originale della serie.

 

Della colonna sonora originale composta da Nathan Barr, che si è occupato anche delle musiche di True Blood, si può dire che compie il suo lavoro dignitosamente, in quanto risulta non invasiva e adeguata alla storia narrata, aumentando la tensione e il pathos nei segmenti in cui si fa sentire.  

 

 

[I titoli di testa di The Americans]

 

 

5. L’accoglienza

 

Se in patria The Americans ha riscosso un ottimo successo di pubblico e critica, in Italia non è accaduto altrettanto. 

 

I critici e gli esperti nostrani ne hanno sottolineato la qualità, ma la risposta del pubblico non è stata delle migliori e raramente questa serie TV viene citata fra le migliori degli ultimi anni, come a mio avviso dovrebbe essere. 

The Americans non è mai stata mainstream come Game of Thrones Breaking Bad, pur avendo tutte le carte in regola per esserlo; a distanza di 10 anni dalla messa in onda italiana del primo episodio, è ancora apprezzata da una ristretta cerchia di appassionati.

 

Sono sei stagioni, per un totale di 75 episodi: perché non provate a darle una chance?

Potrebbe stupirvi senza far ricorso a mirabolanti effetti speciali!

Chiudo lasciandovi una chicca, anzi, un cinefact: la chimica tra i protagonisti Keri Russell e Matthew Rhys non è evidente soltanto nella finzione, ma anche nella realtà: i due, conosciutisi sul set di The Americans, sono oggi sentimentalmente legati e felicemente genitori.

 

Chissà se sono anche dei veri agenti del KGB sotto copertura...

 

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4 commenti

BKiddo

5 anni fa

Volentieri! Per 5 serie devo trovare il tempo... Vorrei una giornata di 26 ore!!

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Federico Rossato

5 anni fa

Più che altro perché, tra le altre cose, ci sono degli spunti di riflessione e delle dimostrazioni di abilità dietro la macchina da presa che meriterebbero novantadue minuti d'applausi. Poi, volendo andare proprio a fare il fanboy, adoro anche l'impostazione delle locandine: quella all'inizio dell'articolo, che cita lo stile di propaganda sovietica, mi fa sbavare alla pari di uno dei cani di Pavlov.

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Marco Batelli

5 anni fa

Infatti! Quando si parla fra amici di serie tv, è fra le prime che cito e - puntualmente  quasi nessuno la conosce, quindi cerco di spingere alla visione...

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Marco Batelli

5 anni fa

Grazie! Poi, un giorno, magari ci dirai se ti  è piaciuta o meno!

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