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La signora della porta accanto: l’essenza dell’amour fou

Amore, frustazione, gelosia, tormento, paura, colpa, follia; la complessità assoluta e sfaccettata dell’amour fou nel rapporto tra Bernard e Mathilde, raccontata dal Maestro assoluto di questo genere: François Truffaut

Torna al cinema La signora della porta accanto, penultimo film di François Truffaut con Gérard Depardieu e Fanny Ardant.

 

Truffaut non ha bisogno di presentazioni: pupillo del leggendario critico cinematografico André Bazin, tra le penne più velenose riguardo il Cinema contemporaneo francese dei Cahiers du Cinéma e successivamnte fondatore, assieme ad altri giovani critici, della Nouvelle Vague, “nuova ondata” dirompente che tanto ha dato al Cinema tra gli anni ’50 e ’70. 

 

 

[Il trailer de La signora della porta accanto]

 

 

La signora della porta accanto ci parla della storia d’amore tra Mathilde (Fanny Ardant) e Bernard (Gérard Depardieu) in un paesino di poche anime vicino Grenoble. 

 

In un flashback che raccoglie tutto il film la storia è narrata da Odile Jouve (Véronique Silver), che gestisce un circolo di tennis dove gli abitanti del paese spesso si riuniscono, vera forza centripeta di mondanità provinciale.

 

 

[La signora della porta accanto: Bernard e Mathilde]

 

Bernard e Mathilde avevano avuto una storia d’amore finita male, violenta e passionale, 8 anni prima gli eventi messi in scena nel film.

 

Ora Bernard è sposato, ha un figlio e vive sereno una vita quotidiana tranquilla, tra casa e lavoro, fino a quando traslocherà nella casa di fianco a lui proprio Mathilde con il suo nuovo marito.

 

Truffaut fa dire alla nostra narratrice, la signora Odile, che spesso una casa è la protagonista di un racconto, questa volta invece le protagoniste sono due, ma non è del tutto vero, in quanto il vero protagonista della trama è il rapporto di questi due ex amanti, di cui le loro abitazioni hanno solo pretestato il loro incontro, ne hanno dato forza propulsiva per poi mimetizzarsi come parte del loro rispettivo inconscio, spazio ancestrale che diventa eco e contenitore di valori interiori (Gaston Bachelard docet).

 

 

[La signora della porta accanto: Bernard e Mathilde]

 

La signora della porta accanto è un film composto di dialoghi, a tratti quasi teatrale, per mostrare un rapporto complesso e annullante, una storia d’amore su più livelli troncata anni prima a causa della gelosa violenza di lui.

 

Inizialmente Bernard non vuole neppure incontrare Mathilde, poi riscoppia la passione, costellata da bugie che entrambi diranno continuamente ai loro rispettivi partner e lei vorrà troncare, ma inizieranno invece a incontrarsi di nascosto in un hotel a ore, fino a quando Bernard, durante una festa in giardino, scoprirà che Mathilde partirà presto per la luna di miele con suo marito.

Ingelosito e frustrato colpirà la sua amante davanti a tutti, in un’escandescenza pietosa che mostra l’uomo come un essere pulsionale, schiavo delle sue emozioni e incapace di gestirne le dinamiche. 

 

Il rapporto si tronca di nuovo, Bernard non vuole più vederla. 

Nello straniamento generale i rispettivi marito e moglie della coppia traditrice risulteranno comprensivi di questo amour fou ingestibile ed esasperato.

 

Lo stesso non sarà per Mathilde, che continuerà a nominare Bernard mentre dorme fino ad accusare un grave esaurimento nervoso che la costringerà in ospedale per diverso tempo, una malattia che ne La signora della porta accanto diventa metafora di un amore frustrante e non corrisposto.

 

 

[La signora della porta accanto: Bernard e Mathilde]

 

L’amour fou tradizionalmente francese - basti pensare, restando esclusivamente nel Cinema, ad André Breton e Jean Vigo - è patologico in sé o almeno lo è culturalmente nell’ambito occidentale. 

 

È un amore tossico e tumultuoso che si centra nell’erotico, nell’accezione che ne dà George Bataille (un altro francese) come incontro di violenza e trasgressione, delineandosi quasi come un amore animalico (e non animalesco), un disordine sessuale scollato dal suo fine di vita per riordinarsi nel suo fine di morte. 

A un certo punto infatti scopriamo che un motivo di tensione tra Bernard e Mathilde, 8 anni prima, è stata la scelta di avere o meno un figlio, ma ancor di più lo vediamo nel sigillo della trama, l’ultimo capitolo del film che mostra un amore che si trasforma irrimediabilmente in morte.

Truffaut semplifica al massimo la trama de La signora della porta accanto per mostrarci il suo topos, il suo motivo ricorrente che è proprio quello dell’amour fou.

 

Il regista si interessa poco a tutto ciò che non riguarda questo tema, tanto da abbozzare diversi personaggi attorno ai protagonisti senza però interessarsene, ad eccezione di Odile Jouve, che infatti è zoppa perché anni prima si è lanciata da un palazzo a causa della fine di un amore “folle”, salvata provvidenzialmente da una tenda che ha evitato il suo impatto mortale al suolo.

 

Nel momento in cui passa a trovarla questo suo grande amore del passato Odile se ne va dal paese per non vederlo, o meglio per non farsi vedere, per non dimostrargli la sua importanza che le è costata una gamba zoppa e ipoteticamente la morte, messa in evidenza di un amore senza possibilità di conclusione se non nel dramma, anticipazione del finale del film.

 

 

[La signora della porta accanto: Bernard e Mathilde]

 

Dopo che Bernard, che seguiamo nella prima parte del film, ha palesato con il triste spettacolo alla festa come abbia sempre concepito Mathilde in quanto oggetto sessuale, scevra da ogni caratteristica emotiva e umana, trofeo della sua mascolinità (riesce infatti a fare a meno di lei, sotterrando le sue pulsioni in nome di una tranquilla vita familiare), seguiremo Mathilde nella seconda parte, ossessionata da Bernard anche dopo tutto l’impegno da parte del marito di farla riprendere da questa grave psicosi.

 

Nel finale de La signora della porta accanto Mathilde si trasforma in femme fatale: torna nella casa di rimpetto a quella di Bernard, si fa notare, Bernard non resiste e la raggiunge, iniziano a baciarsi e durante un rapporto sessuale lei prende una pistola, gli spara e poi si spara alla testa, nell’unico finale possibile di una storia che tinta d’amore nascondeva foschi presagi di morte.

 

Il finale “folle” si raffredda nella successiva voce fuori campo della descrizione “giornalistica” del delitto: torna la quotidianità, il fuoco delle azioni si è spento.

 

 

[La signora della porta accanto: Bernard e Mathilde]

 

Odile reciterà un necrologio che è un po’ una descrizione totalizzante dell’amore messo in scena: “Né con te, né senza di te, ma nessuno chiederà il mio parere”.

 

Ancor più totalizzante, però, è una metafora che resta sottotraccia nella prima parte del film, quando Bernard sente dei gatti gridare, chiedendo alla moglie se si stessero azzuffando e lei risponderà che stanno facendo l’amore.

Un amour fou mimetico a quello dei protagonisti de La signora della porta accanto che si odiano e si amano contemporaneamente, che non sono capaci di gestire le loro passioni, tramutandole poco a poco in tragedia, in un film che pur risentendo un po’ gli anni - quasi mezzo secolo - presenta una complessa storia di non detti che si accavallano a esplosioni passionali.

 

Un film conturbante e ritmato, europeo nella sua essenza, tormentato e sentimentale.

 

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