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Cidade Rabat - Recensione: cronaca di un lutto - LD'O 48

Recensione di Cidade Rabat, ultimo film di Susana Nobre, in gara al Laceno d'oro 48

Cidade Rabat è il nuovo film della regista portoghese Susana Nobre presentato in anteprima italiana al festival internazionale Laceno d’oro 48

 

Helena (Raquel Castro) è una donna che vive ormai da un po’.

Divorziata, spende il suo tempo occupandosi della figlia e del lavoro e quando può si dedica alle cure dell’anziana madre. 

 

Quando sua madre muore, la vita di Helena comincia subisce cambiamenti intensi: attraversando le varie fasi del lutto, affronta quanto accaduto rivalutando la sua esistenza.

 

 

[Il trailer di Cidade Rabat]

 

 

Cidade Rabat presenta uno scenario comune, che molte persone si ritrovano ad affrontare nel corso della vita, soprattutto in età adulta. 

 

La regista ci fa seguire Helena passo passo, senza tralasciare granché: ci mostra il rapporto con la figlia che, adolescente, le porta qualche preoccupazione, il suo lavoro come assistente di produzione cinematografica che la tiene particolarmente impegnata e, infine, il rapporto con la sorella con la quale ha un’ottima intesa. 

 

La morte della madre viene affrontata esattamente come si affronta nella realtà, evidenziando dunque tutte le problematiche del caso e analizzando cosa comporta la perdita di una persona cara: momenti che dovrebbero essere dedicati al proprio stato d’animo, al proprio sentire, sfortunatamente vengono meno priorizzando cose concrete come l’occuparsi dell’appartamento, il recupero dei soldi per pagare il funerale, la risanazione di eventuali debiti, la chiusura di conti... 

 

 

[Una scena di Cidade Rabat]

 

Susana Nobre sembra estremamente consapevole del fatto che parlare di tutta questa burocrazia in lunghissimi monologhi e dialoghi possa distogliere facilmente la concentrazione dalla storia risultando anche pedante, ma allo stesso tempo pone ciò come un compromesso necessario per mostrare quanto il dolore e lo strazio della perdita vengano messi da parte in nome di cose futili che, nel complesso, non serviranno per ristabilire una pace interiore, concretizzandosi in distrazioni che allontanano dall’affrontare il lutto. 

 

Lo sguardo di Helena in Cidade Rabat è spesso smarrito e confuso; riacquista vitalità solo quando c’è in gioco la perdizione, quando le scelte comportano un distacco dalle norme sociali con tutte le conseguenze del caso.

La regia, sebbene interessante, a mio avviso perde quando ci si concentra ristrettamente su ciò che circonda la protagonista, raccontando cose circostanti rumorosamente, da risultare addirittura ingombranti. 

 

Cidade Rabat è molto dettagliato, fin troppo, e macina informazioni in continuazione che sono sicuramente finalizzate ma deconcentrano e sviliscono la pellicola intera, rendendola un’opera riuscita solo a metà, soprattutto quando ci si perde in un flusso, in direzioni sospese, che a conti fatti non portano a conclusioni: insieme a Helena, tutto resta sospeso.

 

Sebbene le premesse della pellicola vengano un po’ a mancare, Cidade Rabat ha diversi pregi da sottolineare come il perfetto comparto tecnico e delle buone prove attoriali, tutte cose che rendono Susana Nobre un nome da ricordare e da tenere d’occhio nell’ambiente cinematografico. 

 

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