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C'è ancora domani - Recensione: lottare per tutti

L'esordio di Paola Cortellesi dietro la macchina da presa è una piacevole sorpresa: universale, necessario, commovente e battagliero

Alzi la mano chi non ha storto il naso sapendo che anche Paola Cortellesi sarebbe passata dietro la macchina da presa. 

 

C’è ancora domani, primo lungometraggio a firma dell’attrice romana, dimostra però che non è solo un vezzo o una presunzione artistica: è un lavoro che vuole e riesce a dire tanto a noi spettatori e a sé stessa.

 

C’è un’urgenza che nasce dalla voglia di voler raccontare un periodo storico italiano, dall’aspirazione di lanciare un messaggio ben preciso: la forza, la caparbietà, la volontà insita nell’essere umano di compiere piccoli ma enormi gesti che a volte possono cambiare le cose.

 

[Il trailer di C'è ancora domani]

 

 

C'è ancora domani ci racconta di Delia, sposata con Ivano e madre di tre figli, in un dopoguerra che vede l’Italia ancora acciaccata dalle bombe e dalla miseria.

 

La vita di Delia è fatta di faccende domestiche, poche chiacchiere con gli amici e i vicini, ma soprattutto di botte e umiliazioni ricevute dal marito.

Tanti hanno definito C’è ancora domani un film femminista, ma se si vede bene ciò che si ha davanti è invece un'opera che parla a tutti senza disparità di genere, perché sotto il pretesto del periodo storico si nasconde una vicenda universale che oggi non risulta anacronistica. 

 

Il bianco e nero dell’ottima fotografia di Davide Leone “ripulisce” le immagini da lerciume e violenza con un piglio autorale da applausi, in cui anche le sequenze più crude vengono edulcorate dalla bellezza delle immagini e dalle trovate registiche di Cortellesi. 

 

 

[Emanuela Fanelli e Paola Cortellesi in C'è ancora domani]

 

In C'è ancora domani non si scimmiotta il Cinema neorealista o le grandi interpreti di quel periodo come Anna Magnani, ma si racconta Delia nella sua quotidianità di donna e madre disposta a tutto, non esclusivamente per la sua felicità ma per quella della collettività e, in particolare, di sua figlia: per entrambe lei spera e sogna un futuro migliore.

 

I suoi gesti sono altruisti e non peccano di castrazione, sa di essere vittima di un sistema che necessita di essere scardinato con i gesti non con le imprese impossibili: non si ribella al marito ignorante e violento, ma lo sfida con forza di volontà sconfiggendolo nel meraviglioso finale che non può che far commuovere e sperare nella bellezza dell’umanità. 

Paola Cortellesi dirige C'è ancora domani con mano abile, utilizzando anche una colonna sonora indovinata che arriva al contemporaneo; ci sono a mio avviso alcune ingenuità in fase di scrittura, tipiche però di chi vuole, appunto, dire tanto e lo deve condensare in poche ore. 

 

Sa ben mischiare dramma e commedia grazie anche al suo talento comico e alla generosa recitazione di tutti i suoi attori, amici, complici, innamorati di uno degli esordi nostrani più importanti degli ultimi anni. 

 

 

[C'è ancora domani, foto di famiglia con Valerio Mastandrea]

 

 

Così come ieri anche oggi esistono tante Delie in tutte le parti del mondo, sia nel bene sia nel male, averne ambientato la vicenda nel passato non è un escamotage per non voler parlare di attualità, anzi: serve a ricordare che c’è sempre bisogno di lottare per difendersi.

 

Quando si parla di rispetto e diritti nessuno può fermare la massa e la sua determinazione, ricordarlo non è mai banale. 

Grazie Paola, ne abbiamo bisogno!

 

"E senza scudi per proteggermi né armi per difendermi

Né caschi per nascondermi o santi a cui rivolgermi

Con solo questa lingua in bocca

E se mi tagli pure questa

Io non mi fermo, scusa

Canto pure a bocca chiusa" 

 

(Daniele Silvestri, A bocca chiusa)

 

[articolo a cura di Andrea Moschioni Fioretti]

 

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