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Marcel The Shell - Recensione: la misura della vita

Marcel The Shell è l'esordio alla regia nel lungometraggio di Dean Fleischer Camp, distribuito nelle sale dal 9 febbraio da Lucky Red

Marcel The Shell è il lungometraggio d’esordio di Dean Fleischer Camp, un “falso documentario” girato in stop motion e live action. 

 

Il film è candidato a diversi premi come Miglior Film di Animazione, tra cui il Premio Oscar, ed è distribuito in Italia da Lucky Red a partire dal 9 febbraio. 

 

La pellicola parla di Marcel (doppiato da Jenny Slate), un piccolissimo periostraco che vive con sua nonna Connie (a cui presta la voce Isabella Rossellini) in una casa a normale grandezza d’uomo. 

 

[Il trailer di Marcel The Shell]

 

 

Ciò porta Marcel a escogitare nuovi e creativi modi non solo per vivere al meglio, ma anche per divertirsi in questo enorme spazio,mentre Connie si dedica felicemente all’arte del giardinaggio. 

 

Un uomo di nome Dean (interpretato dal regista stesso) si ritrova incuriosito da questi bizzarri personaggi e decide di girare un documentario a loro dedicato, in particolare concentrandosi sulla figura di Marcel. 

 

Grazie alla viralità dei video su YouTube Marcel The Shell diviene una vera e propria star e decide di utilizzare la sua fama per ritrovare gli amici e la famiglia scomparsi qualche tempo prima in circostanze misteriose, ritrovandosi in un inaspettato viaggio di crescita personale. 

 

 

[Il buffissimo protagonista Marcel]

 

 

Perché il nome Marcel The Shell è così familiare?

 

Nel lontano 2010 Dean Fleischer Camp, dopo aver già approcciato alla regia di qualche cortometraggio, ebbe l’idea di creare un video dal nome MARCEL THE SHELL WITH SHOES ON e caricarlo su YouTube.

 

Il video mostra per l’appunto Marcel, un periostraco a cui Dean Fleischer Camp ha inserito un unico occhio e ha incollato delle scarpine presumibilmente di una Polly Pocket; il simpatico protagonista presenta se stesso e la sua vita in una sorta di documentario attraverso poche battute e frasi divertenti e improvvisate con una vocina sottile e roca, doppiata da Jenny Slate (che diverrà co-sceneggiatrice anche del lungometraggio).

 

Il cortometraggio esplode sulla piattaforma raggiungendo numeri altissimi, al punto che Dean Fleischer Camp decide di farne uscire altri due - MARCEL THE SHELL WITH SHOES ON, TWO e MARCEL THE SHELL WITH SHOES ON, THREE - di scrivere diversi libri sulle avventure di Marcel e infine di dedicarsi al film Marcel The Shell.

 

 

[Dean Fleischer Camp e Marcel in una scena del film]

 

Il regista decide di voler mantenere libertà di manovra su quello che poi sarebbe stato il lungometraggio di Marcel perché sia lui sia Jenny Slate sentono la lumachina come una parte inscindibile della loro vita.

 

Si affidano quindi a una casa di produzione indipendente, dove risulterà fondamentale l’approccio di una nuova figura, la direttrice dell’animazione Kristen Lepore che riesce a ottenere la distribuzione da parte del distributore A24

 

L’intuizione di Dean Fleischer Camp si rivela vincente: crea un gruppo quasi perfetto che lavora in modo preciso, costante e in maneira instancabile anche solo per pochissimi secondi di girato di film giornalieri.

 

PArlando di animazione stop motion si parla di secondi, non di minuti: un film come Marcel The Shell è un’impresa non solo estremamente ambiziosa, ma anche complessa da portare a termine; esistono pochissimi casi di lungometraggi misti live action e stop motion - come Monkeybone di Henry Selick - e nel caso specifico si presenta anche l’ulteriore sfida di voler creare un falso documentario.  

 

 

[Lesley Stahl, giornalista statunitense, interpreta se stessa e aiuta Marcel nella ricerca della sua famiglia]

 

La scelta della CGI avrebbe reso l’animazione meno complicata, ma Dean Fleischer Camp ci ha tenuto a precisare che per lui la tecnica dello stop motion era l’unica via possibile per rendere il film “genuinamente spontaneo e vivo” e immortalare uno pseudo-realismo degno di un documentario. 

 

Inutile dire, a questo punto, come Marcel The Shell sia impeccabile dal punto di vista tecnico, dove tutto è stato pensato nei più minuziosi particolari. 

Ilfilm, però, è unico anche da molti altri punti di vista. 

 

Sebbene sia chiaro che nella scrittura non si miri a fare qualcosa di assurdo e inaspettato - intenzione sottolineata anche dal fatto che alcune battute sono riprese dai vecchi cortometraggi - il personaggio di Marcel non può fare a meno di emozionare e far ritrovare quel qualcosa di fanciullesco sopito in ciascuno di noi. 

 

 

[Nana Connie, co-protagonista di Marcel The Shell, è apparsa per la prima volta in uno dei libri dedicati a Marcel]

 

 

Nei primi minuti chiunque penserebbe a quanto sia adorabile Marcel assieme alla sua dolcissima nonnina Connie, a quanto i due siano “carini” insieme, nei loro momenti di condivisione familiare.  

 

Eppure, andando avanti, si apprende quanto in realtà sia difficile la loro vita.  

Marcel mostra uno spirito spensierato e sereno ma, al contempo, non viene celata la sua tristezza e la sua ansia, il dolore per la perdita e la paura di affrontare situazioni nuove che potrebbero cambiare tutto.  

 

Nonna Connie invece si mostra saggia e coraggiosa, fiera del nipote e contenta di sostenerlo in ogni sua mossa, spronandolo a migliorarsi per potersi creare un futuro migliore, rendendo la poesia The Trees di Philip Larkin un inno al ciclico cerchio della vita e della morte. 

 

Il sentimento che lega i due porta a scelte complicate, ma necessarie, che rappresentano il vero cuore di questo racconto dove è indubbio che, ogni qualvolta si attua una scelta, qualcosa cambierà, lo si voglia o meno. 

 

 

[La famiglia e gli amici di Marcel The Shell creati, proprio come lui, attraverso i più disparati oggetti]

 

Dean Fleischer Camp risulta geniale nella scelta delle riprese e tutto quello che viene mostrato è così sentito da sembrare di osservare un soggetto reale, che racconta la propria vita a tutto tondo di fronte alla telecamera. 

 

Marcel The Shell è un film delicato e poetico, che racchiude una sensibilità singolare e ci ricorda che a volte bisogna perdersi insieme a ciò che si ha di prezioso, così da ritrovarsi e diventare la versione migliore di noi stessi. 

 

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