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Follow Her - Recensione: zero followers - RNFF 2022

È difficile inquadrare Follow Her e cercare di estrapolarne degli aspetti positivi, a partire dalla regia con scelte decisamente discutibili

Follow Her è un film di Sylvia Caminer presentato al Concorso Internazionale Lungometraggi della XX edizione del Ravenna Nightmare Film Festival

 

Jess Peters (Dani Barker) è un’attrice in erba. 

Trovando difficoltà nella recitazione, per mantenersi dedica il suo tempo allo streaming in tempo reale della sua vita mentre accetta le proposte più disparate, incontrando persone che hanno feticismi e perversioni singolari. 

Il tutto viene registrato senza consenso, tramite camere nascoste e con i volti censurati.

 

Un giorno le arriva una proposta di lavoro per una sceneggiatura da Tom (Luke Cook), che le chiede di incontrarsi e scriverla insieme. 

 

Jess accetta di vederlo: lui dapprima si mostra una persona molto socievole, poi comincia a comportarsi in modo sempre più strano mostrando le vere ragioni dell’invito.  

 

 

[Il trailer di Follow Her

 

 

È difficile inquadrare Follow Her e cercare di estrapolarne degli aspetti positivi, a partire dalla regia che presenta scelte a mio avviso decisamente discutibili. 

 

I personaggi non hanno spessore: è impossibile capire come si muovano e perché lo facciano, anche quando si riesce a trovare una logica queste figure sembrano cozzare con loro stesse. 

Jess sembra avere una direzione, ma pare non volerne sapere realmente per motivazioni che non vengono fornite né attraverso le immagini né attraverso i dialoghi; Tom, dal canto suo, sembra solo l’imitazione mal riuscita di un Joker.  

 

Qualsiasi altro personaggio secondario non ha consistenza e compie azioni non finalizzate alla storia, muovendosi in maniera disomogenea sullo schermo sortendo un effetto ilare. 

 

 

[Una scena di Follow Her]

 

La storia, che avrebbe potuto avere del potenziale, viene offuscata completamente da scene lunghissime in cui si sviscera sommariamente il rapporto tra Jess e Tom: li vediamo litigare, riappacificarsi, lasciarsi e riprendersi compulsivamente in un’isteria che lascia basiti. 

 

I tempi dell’azione sono estremamente dilatati - come se un attore dovesse riprendere fiato tra un momento e l’altro - e spesso interrotti da tagli che spezzano ancora più brutalmente una situazione ritmica già disastrata. 

 

Il problema principale di Follow Her è che fondamentalmente vorrebbe essere un thriller senza utilizzare gli elementi del genere; in particolar modo la tensione è praticamente assente perché è prevedibile capire come andrà avanti la narrazione e se già è difficile temere per la vita della protagonista, figuriamoci empatizzare con lei. 

Potrei spendere lunghe ore parlando di come Follow Her non sia tanto diverso da molteplici produzioni simili, di partenza poco ispirate e dimenticabili, di quelle che capitano per caso tra i consigliati di Netflix senza motivo apparente, facendo fumo da tutte le parti. 

 

Vorrei concludere trovando una nota positiva, ma la verità è che nonostante la durata relativamente breve a un certo punto si ha solo voglia di chiudere tutto e guardare altro.  

 

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