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Se fate i bravi - Recensione: il trauma di Genova 2001 - FDP 2022

A distanza di 21 anni dalle manifestazioni contro il G8 a Genova, Stefano Collizzolli e Daniele Gaglianone osservano le cicatrici lasciate dal trauma

Se fate i bravi, nato da un’idea di Fabio Geda, prodotto da Samarcanda Film e ZaLab, in co-produzione con Harald House, è stato presentato nella sezione Notti Veneziane a Venezia 79 e proposto dal Festival dei Popoli 2022 come evento speciale nella categoria Highlights.

 

A 21 anni di distanza dai tragici avvenimenti del G8 a Genova, i registi Stefano Collizzolli (Dove bisogna stare, Il tempo rimasto) e Daniele Gaglianone (Ruggine, La mia classe) cercano di ripercorrere una triste storia di sogni e violenza.

 

Cosa ci ha dato Genova 2001 e cosa, piuttosto, ci ha tolto?

 

Il documentario fonde materiale di archivio a fatti biografici per costruire una triste cronistoria sulla distruzione di un ideale.

 

[Il trailer ufficiale di Se fate i bravi]

Se fate i bravi

 

Genova 2001 è stato un evento assolutamente singolare nella Storia della manifestazione del dissenso, perché ha riunito le proteste di circa 50.000 persone all’interno della stessa piazza.

 

La città ricoperta da cortei e striscioni, le schiere delle forze dell’ordine armate, i fumogeni: sono immagini vibranti di significato, simbolo di un passato che trova - purtroppo - attinenza con il nostro presente. 

Quelle immagini raccontano ancora oggi di una rivendicazione di diritti finalizzata al bene comune e alla discussione di temi al centro del dibattito odierno, come il cambiamento climatico e l’accoglienza ai migranti; al tempo stesso sono orribili cicatrici, sono la morte di Carlo Giuliani e le aberrazioni della Diaz e del carcere di Bolzaneto.

 

Se fate i bravi tenta di mettere insieme i cocci raccontando faccende oltremodo conosciute, riflettendo però su quanto ciò che è accaduto sia rimasto tragicamente in sospeso.

 

Non solo perché le condanne per gli abusi commessi dalle forze dell’ordine sono state perlopiù archiviate - è bene ricordare che per gli atti di tortura avvenuti a Bolzaneto solo 6 dei 65 accusati hanno subito conseguenze legali - ma anche perché il suono di quella violenza, dell’angosciosa claustrofobia della folla, riecheggia ancora nella memoria di chi quell’esperienza l’ha vissuta in prima persona.

 

 

[L’anno scorso, in occasione del ventennale di Genova 2001, sono stati organizzati nuovi cortei in ricordo di Carlo Giuliani, per non dimenticare che “un altro mondo è ancora possibile”]

Se fate i bravi

 

Da un lato infatti, le manifestazioni contro il G8 a Genova sono state la prova schiacciante dell’inefficacia di un sistema di protezione nei confronti dei cittadini e hanno messo in luce la prepotenza filofascista e l’abuso di potere delle forze dell’ordine; dall’altro questa presa di coscienza ha minato la stabilità psicologica di decine di migliaia di persone, ancora oggi alle prese con l’elaborazione di un trauma mostruoso.

 

In Se fate i bravi questo è chiaro fin da subito: sembra impossibile comprendere quegli orrori e dare significato a qualcosa che significato non sembra averne mai avuto.   

 

Nella mente di chi l’ha sperimentato Genova 2001 appare allora come un incubo astratto, difficile da dimenticare ma soprattutto da raccontare, e causa di un sedimentare tossico e ostinato di rabbia e risentimento. 

I due registi tentano quindi di compiere un percorso terapeutico teso alla razionalizzazione dello shock; d’altronde il dolore diventa accettabile solamente se si è in grado di dargli un senso.

 

Per fare ciò, Se fate i bravi esplora l’eredità di Genova 2001, unendo l’esperienza dell’evento dello stesso regista Stefano Collizzolli, angosciante ma terminata tutto sommato nella fortuna, e quella di Evandro Fornasier, uno dei ragazzi allora arrestati e picchiati a Bolzaneto. 

Due ragazzi, due generazioni, due prospettive dissimili distanti tra loro solo 10 metri: Stefano che, con profonda vergogna per aver abbandonato la causa, conclude il suo viaggio prima del previsto portandosi in salvo ed Evandro, che invece cercando riparo all’interno di un garage decreta l’inizio del suo personale incubo.

 

Nel confronto tra queste esperienze il film riesce a raccontare indirettamente il processo di rimarginazione di una dolorosa ferita, interrogandosi sull’impatto di quelle proteste nel singolo individuo e nella società.

 

 

[Evandro Fornasier in una scena di Se fate i bravi. Oggi è anche musicista, ha scritto la colonna sonora di Ruggine e Pietro di Daniele Gaglianone]

Se fate i bravi

 

Se fate i bravi arriva nostro malgrado in un periodo perfetto.

 

A dire il vero è lecito chiedersi se questo periodo perfetto esista davvero o, piuttosto, se la manifestazione di dissenso sia destinata ad essere rigettata, in un modo o nell’altro, con omissioni e ignobili strategie.

 

Forse è proprio questa amara consapevolezza ad emergere principalmente dal film e dall'eredità di Genova 2001: l'esistenza di una democrazia non presuppone necessariamente sicurezza e onestà e la violazione della libertà dell'individuo è sempre tristemente dietro l'angolo.

 

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