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Regra 34 - Recensione: Quando il BDSM racconta un paese - Fish & Chips 2022

Recensione di Regra 34, di Julia Murat, film d'apertura della quinta edizione di Fish & Chips

Si è aperta la quinta edizione del Fish & Chips International Erotic Film Festival e dopo due anni di stop è un ritorno in grandissimo stile: Regra 34 di Julia Murat arriva in anteprima italiana al festival diretto da Chiara Pellegrini dopo aver trionfato a Locarno, vincendo il Pardo d'oro.

 

L’ultima edizione prima della COVID-19 era stata aperta da Touch me Not, il film di Adina Pintilie fresco vincitore all’epoca dell’Orso d’oro a Berlino; questo fil rouge tra Fish & Chips e i grandi festival europei sembra quasi azzerare i due anni di stop che la manifestazione ha subito e raccontarci di un crescente interesse per produzioni legate al mondo dell’erotismo e della sessualità, anche nei festival più generalisti.

 

[Il trailer di Regra 34 di Julia Murat]

 

 

Una capacità di uscire dalle etichette di genere cinematografico - e non - e dalle censure, che avevano frenato (per esempio) la carriera di un genio come Walerian Borowczyk, per abbracciare una visione del Cinema sempre più aperta, varia e capace di raccontare a 360° tutte le sfaccettature del genere umano, sessualità inclusa.

 

Un proposito che da sempre contraddistingue l’evento torinese dedicato al Cinema erotico, pornografico e post-pornografico: una selezione sempre estremamente varia che spazia tra omaggi ai grandi Maestri dell’erotismo e fondamentali battaglie di attivismo politico, sociale e di emancipazione dai rigidi schemi bigotti.

 

Quale titolo migliore per aprire un festival che mischia importanti battaglie e sensibilizzazioni, con una vena più giocosa e leggera nei confronti del piacere, delle pratiche e dei desideri del mondo del Cinema erotico e pornografico?

 

La Regra 34 (Regola 34) è infatti quella che prevede che “se una cosa esiste, allora ne esisterà anche la versione pornografica”

 

 

[Marina, Simone e Coyote il triangolo amoroso portante di Regra 34]

 

Regra 34 racconta la scoperta del mondo BDSM da parte di Simone, giovane sex worker brasiliana di colore e studentessa come difensore d’ufficio in cause di violenza domestica: un personaggio che, attraverso le sue diverse anime, racconterà tutta una serie dilemmi in fatto di giustizia, piacere, legalità e piaghe sociali.

 

La giovane ci mostra sia una dimensione professionale in cui vediamo lunghi dibattiti accademici sul senso della giustizia e dello Stato e i primi casi della sua carriera forense, sia la sua sfera più intima fatta di una sessualità disinibita e live cam in cui - inizialmente - sembra completamente a proprio agio. 

 

L'aspetto più interessante di Regra 34 è infatti proprio il modo in cui la protagonista ci fa da Cicerone all'interno di una lunga serie di coppie di opposti all'interno dei suoi due percorsi, da un lato nel mondo legale e dall'altro in quello delle nuove pratiche erotiche che sta scoprendo.

 

 

[Simone tormentata dal dilemma e dalle conseguenze del suo operato: le responsabilità del sistema giuridico brasiliano sono al centro di Regra 34]

 

Attraverso il suo punto di vista da studentessa Simone mette infatti a nudo tutte le criticità di un sistema giuridico in bilico tra l'oppressione delle forze armate sui più deboli e il tentativo di affrancare donne di classi meno abbienti dalle violenze domestiche, mostrandoci sia le ragioni e le vite degli oppressori sia delle vittime, suggerendo che entrambe siano figlie di un sistema patriarcale sessita, omofobo e razzista.

 

Mentre porta avanti questo primo dualismo Julia Murat ci mostra tutti i dilemmi etici e le differenti teorie giuridiche in Brasile sul rapporto tra giustizia e volontà punitiva; con la stessa imparzialità il percorso di Simone all'interno di Regra 34 ci mostra inoltre la dualità tra dolore e piacere: quel limite sottile tracciato dalla consensualità e dalla scoperta di un mondo fatto di fiducia e rispetto reciproco.

 

Consensualità e sottomissione sono i due temi attorno a cui ruota tutta la riflessione dell'autrice che in queste due categorie inserisce sfumature di genere, razza e decolonizzazione che donano spessore a tutta l'impalcatura dialettica di Regra 34: sin dalla composizione della classe di legge questo intento sociologico è estremamente chiaro, ma verrà rafforzato dai primi casi di violenza domestica e dal triangolo amoroso con Coyote e Marina. 

 

 

[La dissolutezza e la libertà di Simone non sono mai colpevolizzate in Regra 34, ma anzi sono il vero motore della dialettica tematica del film]

 

Questo meccanismo reiterato è estremamente funzionante, perché l'autrice non cerca di convincere lo spettatore, bensì prova a stimolarlo mostrando luci e ombre nella costruzione della sua opinione in merito.

 

La spirale di fascinazione per le pratiche sadomaso o il dibattito sulle colpe della società nella violenza di genere rispetto a quelle personali non vengono sciolti, ma solo analizzati per poi lasciare a ognuno le proprie conclusioni.

Regra 34 porta abilmente avanti questo meccanismo di costruzione del dubbio attraverso la conoscenza, ma in quest'ottima intuizione viene fuori una delle criticità dell'opera di Murat: la volontà - giustificatissima - di far scoprire tutte le sfaccettature sfocia talvolta in una scrittura troppo frontale e palese.

 

I docenti e i protagonisti delle vicende di Simone, più che suggerire concetti, insegnano allo spettatore disvelando eccessivamente l'intento della scrittura.

 

 

[Simone e Lucia, la sua migliore amica, fotografa erotica che viene usata come vero e proprio grillo parlante in Regra 34]

 

Il film di Pintille, a cui ho accennato in apertura, riusciva sin dall'inizio a mostrare in maniera dirompente attraverso l'erotismo i concetti dell'autrice; in Regra 34 la spinta visiva degli atti sessuali diventa protagonista solo nei minuti finali, mentre prima sembra quasi troppo trattenuta per gli obiettivi del film. 

 

In questo vi è chiaramente la volontà dell'autrice di mostrare la protagonista ingabbiata sia nei meccanismi legali sia nella sessualità iniziale, ma tutto ciò ha come contraltare il fatto di rendere il film troppo leggero a livello di coinvolgimento estetico e di sensazioni nelle battute iniziali.

 

Non mancano momenti visivamente molto curati o di forte impatto, ma l'impressione è che tutto ill primo atto risulti tutto troppo classico e descrittivo rispetto alla volontà dirompente del concept sociale iniziale; lo spunto di sfruttare l'erotismo per scardinare alcuni retaggi post-coloniali e razzisti insiti nella società brasiliana risulta intellettualmente molto riuscito, ma talvolta più curato nella costruzione drammaturgica che nelle sensazioni che suscita.

 

 

[Le Live Cam, la comunicazione online e la messa in mostra del corpo e della sessualità su Internet sono elementi centrali in Regra 34, dove telefoni e computer diventano personaggi a tutti gli effetti]

 

Il film è guidato da un'ottima Sol Miranda che mette in scena una prova estremamente varia, capace di restituire perfettamente la fascinazione per il BDSM e il timore per un dolore che rischia sempre di allontanarsi dal confine con il piacere, ma anche il dubbio e la sofferenza di un'attivista alle prese con un tema spinoso come la violenza di genere, risultando quindi altrettanto credibile sia nei momenti forensi, sia in quelli erotici.  

 

Regra 34 è un buon film che, nonostante i già citati problemi di gestione del tono, cresce costantemente e si chiude in un finale dirompente e decisamente capace di muovere lo spettatore e far sentire tutta la paura e il dolore del dubbio che tormenta Simone, in bilico tra violenza e piacere, tra la fascinazione per un mondo appena scoperto e il rischio.

 

Un ottimo inizio per il programma di un festival che raramente delude e che, pur muovendosi in un recinto di genere, mette sempre in mostra Cinema di primissimo livello.

 

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