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Lo strano caso di Dinner for two e L'angelo sterminatore

Suggestioni e parallelismi tra il film di Luis Buñuel e la canzone di David Byrne e St. Vincent

Nel 2010 David Byrne e St. Vincent si incontrano a New York per al concerto di Björk con i Dirty Projectors e decidono che sarebbe divertente lavorare insieme.

 

I due formano uno di quei Dream Team che gli appassionati di musica sognano da tutta la vita.

Byrne ha 60 anni, e dopo i Talking Heads ha fatto (praticamente) di tutto, svariando per generi musicali e (soprattutto) forme artistiche.

 

Tra le altre cose, un cameo in This must be the place, film di Paolo Sorrentino con Sean Penn, e la colonna sonora de L'ultimo imperatore, che gli vale un Premio Oscar. 

 

 

[David Byrne]

 

 

La vittoria della statuetta non è il suo unico momento d'oro all'Academy: nel 2015 i Talking Heads sono la seconda delle "sources of ispiration" citate proprio da Paolo Sorrentino nel suo discorso di accettazione dell'Oscar per il Miglior Film in Lingua Straniera andato a La grande bellezza. 

 

Insieme al gruppo rock il regista cita Federico Fellini, Martin Scorsese e Diego Armando Maradona. 

 

St. Vincent ha solo 30 anni, ma ha fatto in tempo a pubblicare 3 album che hanno segnato la scena indie rock statunitense.

Sotto il video di una delle sue canzoni migliori, Dilettante, un commentatore ha scritto:

"La voce dice Björk, la chitarra dice David Bowie". 

 

 

[St. Vincent]

 

Il loro album, Love this Giant, è un lavoro geniale, fatto di musicalità particolari e stranianti: un disco costellato di influenze e suggestioni di ogni genere. 

 

La terza traccia dell'album si chiama Dinner for two, una canzone dall'apparenza - e della sonorità - inizialmente inoffensiva, borghese, che però maschera una profonda inquietudine.

 

Una cena formale, tra porcellana e chiacchiere di circostanza, un setting che ricorda la premessa iniziale de L'angelo sterminatore di Luis Buñuel. 

 

 

 

Buñuel è un genio del surrealismo, uno di quelli a cui gli ottoni di Love this Giant - infilati in quel contesto rock - sarebbero piaciuti molto. 

 

Dinner for two non è una citazione spudorata - sarebbe stato deludente il contrario - ma porta le stesse suggestioni del regista messicano, mostrando una linea comune che va oltre la distanza temporale e il medium. 

Il parallelismo si nota già al primo verso:

"By the time the guests arrive | Ooh, already it was dark outside"

 

La cena inizia ed è già tardi, ma non ci viene detto perché. 

Come a casa del signor Edmundo Nóbile, tutto avviene fuori dal tempo: siamo dentro la sala con loro, e tutto il resto ci è oscuro.

 

In poco tempo, senza abbandonare una educata cerimoniosità borghese - le due cene iniziano ad assumere contorni sinistri. 

 

Ne L'angelo sterminatore la quiete viene rotta da un vassoio rovesciato dal cameriere, mentre un posacenere vola dalla finestra; in Dinner for two i due ospiti iniziano a premunirsi per un eventuale scontro a fuoco.

 

Piccoli elementi stranianti si insinuano in un contesto familiare, creando un disagio che sarà sempre più profondo.

"Harry's gonna get some appetizers | Well, he's keeping out of range of small arms fire | Dina has a phone; she says it's working | Now she's crawling on the floor, across the kitchen".

 

Come ne L’angelo sterminatore la cena diventa presto soffocante.

I due protagonisti sono ingabbiati nelle maglie di una doverosa, ostentata, insopportabile cortesia, un cul-de-sac che trasforma il contesto in una prigione - dell’anima, prima che fisica.

 

Come due personaggi di Buñuel, i protagonisti cercano disperatamente un momento di intimità, ma - a differenza dei giovani fidanzati, Béatriz ed Eduardo - non riescono a trovarlo.

 

E forse è meglio così.  

 

 



"Tanks outside the bedroom window | We'll be okay with the curtain closed | The guests are fine behind the sofa | It's much too late, they should not go home"

 

Fuori dalle finestre ci sono i carri armati, e i nostri restano prigionieri dentro casa.

 

Rapidamente, le cortesie borghesi ("Some tender words and sidelong glances") iniziano a cadere, lasciando il posto ad atteggiamenti più animaleschi.

Lo abbiamo visto in Buñuel, dove il progressivo "spogliarello" dei convitati coincide con comportamenti sempre più borderline.

 

In Dinner for two succede più o meno la stessa cosa: chi si cambia lasciando gli abiti per terra, chi perde la brocca, chi abbandona le buone maniere per protestare. 

 

"When will we get out? | Maybe we will soon | Some of us losing it | Some of us breaking down | Some of us speaking out | Used to it now"

 

Come Buñuel, David Byrne e St. Vincent ci accompagnano per mano in un contesto rassicurante e familiare, trasformandolo completamente.

I convitati di Dinner for two escono fuori con meno patemi dei loro compagni di sciagura, in appena tre minuti di canzone.

 

Ma le esperienze sono molto simili e il pericolo di fondo è tutt'altro che scomparso.

 

[Articolo di Angelo K. Pisani]

 

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