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Gli amici di Georgia - Recensione: il solco indelebile del tempo

Analisi del film Gli amici di Georgia, diretto da Arthur Penn nel 1981 

Ci sono film che condensano in due ore uno spettro di emozioni così ampio che una persona riesce a provare solo lungo tutto il corso della sua vita, film che toccano le corde dell’animo dello spettatore anche se raccontato delle vicende diametralmente opposte al suo vissuto: dopo aver finito di vedere Gli amici di Georgia mi sento di poter dire che questa pellicola appartiene alla categoria appena descritta. 

 

Diretto da Arthur Penn nel 1981 dopo la più grande delusione della sua carriera - Missouri con Jack Nicholson e Marlon Brando fu purtroppo un fiasco clamoroso al botteghino - Gli amici di Georgia rappresenta l’urlo catartico del regista americano dopo un lungo periodo di silenzio in cui gli Stati Uniti hanno cambiato volto, seguiti a pari passo anche dal Cinema.

 

Per rileggere con lucidità gli anni ‘60, Arthur Penn ha lasciato che il trascorrere degli eventi solcasse come un aratro la propria vita fino a quando, mediante un film di modeste ambizioni in termini di budget, è riuscito a raccontare senza pietismi retorici l’America e i suoi cittadini.

 

Attraverso gli occhi di Four Friends (il titolo originale) gli eventi di una stagione piena di contraddizioni che hanno reso “grandi” gli Stati Uniti prendono forma, saltando gli snodi temporali che suggellano la fine degli anni - a Penn non interessa concentrarsi sulla ricostruzione maniacale della Storia - focalizzandosi invece su come il passare ineluttabile del tempo abbia inciso sul volto e sulla psicologia dei propri personaggi.  

 

 

[Lìinterpretazione ne Gli amici di Georgia di Jodi Thelen ricorda vagamente quella di Stefania Sandrelli in C'eravamo tanto amati]

 

Gli amici di Georgia parte quindi dagli anni ‘50 seguendo Danilo (Craig Wasson), Tom (Jim Metzler), David (Michael Huddleston) e l'irrequieta Georgia (Jodi Thelen) per vent’anni fino ad arrivare alla notte del 31 dicembre 1969. 

 

“È bellissimo il futuro”, una frase in apparenza banale quella pronunciata da Danilo a inizio film, ma che racchiude simbolicamente la ciclicità del moto degli eventi che accadono lungo tutta la pellicola e che si ripete anche sul finale con un dialogo tra lo stesso Danilo e Georgia:

”Sai cosa non abbiamo fatto?”

“Un sacco di cose.” 

 

Ed è in questo pensiero che Arthur Penn si concentra maggiormente, sul tempo e il suo trascorrere, sui conti che la vita ci presenta nonostante noi continuiamo a fare scudo, nonostante la lotta contro le aspettative per un futuro migliore che persistono nel tenerci con l’acqua alla gola.

 

Simbolico da questo punto di vista è il personaggio di David, disgustato dall’idea di diventare un becchino calvo e grasso come suo padre, ma che alla fine dovrà soccombere inevitabilmente a quel destino che da giovane tanto detestava.

 

 

[Tutti i personaggi principali de Gli amici di Georgia]

 

Gli amici di Georgia parla della potenza delle immagini, di quelle che sogniamo a occhi aperti da giovani e di quelle reali, di quando ci guardiamo allo specchio soddisfatti o disillusi.

 

Non è un caso che sia il continuo cambiamento dell’aspetto fisico di Danilo a tracciare il suo viaggio, passando da dei capelli biondi e corti fino ad arrivare a una folta chioma che si confonde con la barba disordinata. 

Il tempo passa quindi e si fa tiranno, e i quattro amici non possono che seguirlo pedissequamente nonostante le loro azioni sfiorino soltanto la cronaca: vediamo un palloncino nel 1961 con l’immagine dei Kennedy raffigurata, le proteste contro la Guerra in Vietnam nelle strade di New York o lo sbarco del primo uomo sulla luna in una televisione in salotto.

 

Chi subisce ed è al centro della Storia è invece Georgia, la quale rappresenta gli Stati Uniti.

Lei, più di tutti i suoi tre amici e amanti, è lunatica e irrequieta, piena di contraddizioni e mito vivente agli occhi di Danilo, David e Tom.

 

Georgia cambia continuamente, è incapace di amare perché vuole elargire troppo calore, cerca disperatamente di lottare per rincorrere il proprio sogno ma finisce per cadere ogni volta.

Quando alla fine del ‘68 Georgia pronuncia disperatamente le parole “Sono stanca di essere giovane” cesserà in parte anche l’ondata controrivoluzionaria dei cittadini americani.

 

Il sottotesto politico de Gli amici di Georgia mai urlato viene a galla, dove l’impossibilità di diventare ciò che si immagina - così come nei personaggi anche l’America - si scontra ancora contro il tempo, contro quel sogno americano a cui l’immigrato jugoslavo Danilo aspirava

“L’America non è nata dall’acciaio, è nata da un sogno” e che suo papà continuava a rigettare “Io sono stanco, ma devo lo stesso andare a lavorare: questa è l’America”.

 

 

Gli amici di Georgia Gli amici di Georgia

 

Uno scontro che forgerà Danilo - il personaggio su cui Penn si concentra maggiormente - e che lo segnerà indelebilmente quando dovrà far i conti con l’America che conta, bianca e razzista, e che piuttosto di accettare il cambiamento preferisce la morte.    

 

Ogni personaggio ne Gli amici di Georgia deve sempre scontrarsi con il tempo, confrontandosi con l’impossibilità di realizzare i propri desideri e accettare un destino adatto alle loro classi sociali, ma non per questo meno felice.

 

L’epilogo del film segna la fine della tanto attesa e allo stesso tempo rimandata perdita della giovinezza, non risolvendo però i problemi che attanagliano i quattro amici, in particolare Danilo e il suo amore per Georgia e quindi gli Stati Uniti: come si può continuare ad amare un Paese e una persona così problematica?

Cosa riserverà il futuro?

 

Forse niente di così speciale, ma sicuramente “Un sacco di cose”.

 

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