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#CinemaeFilosofia
Il tutto si apre con il consueto corto che da sempre accompagna ogni lungometraggio targato Pixar: questa volta in scena scorre Lava, di James Ford Murphy, e non poteva che essere anch'esso un inno alle emozioni; nella versione originale è ancora più delizioso poichè gioca sull'assonanza fra le parole "lava" e "love".
E poi si passa un'ora e mezza a nuotare immersi in una sinestesia.
Inside Out è un'opera incredibilmente adulta, piena e zeppa di "tecnicismi" relativi alla psicologia infantile e, in generale, all'evoluzione cognitiva: sono citati molti concetti propri dei movimenti classici della psicologia e, fra tutti, certamente la psicanalisi e la la psicologia della Gestalt; non solo, le stesse coprotagoniste, le Emozioni, non sono state scelte casualmente, ma sono quelle che sono state definite "emozioni primarie" (ossia quelle innate e presenti in qualunque etnia, e da sempre - questa è la definizione di "universale").
Ad onor del vero mancano anche "disprezzo" e "sorpresa", tuttavia impersonificate rispettivamente da "disgusto" e "gioia".
Questo basta a fare di Inside Out il film d'animazione incredibilmente maturo che è, ma la sala era comunque piena di bambini, e a ragione!
Perché quest'opera è anche un'incredibile esplosione cromatica ed è ricca di una fantasia ed una visionarietà senza pari: quello che si vede ad "Immagilandia" o il solo concetto della "Cineproduzione sogni" sembra impossibile pensare che non sia stato scritto da un bambino.
Ma Inside Out è un'opera strepitosa anche per altri motivi, ad esempio perché il soggetto è a dir poco brillante, ma, allo stesso tempo, rischiosissimo.
Mi spiego: soprattutto i primi venti/trenta minuti (fino a quando si delinea un intreccio anche dentro la mente di Riley, per intenderci) assistiamo a una padronanza della sceneggiatura e del montaggio davvero notevoli, perché sarebbe stato facilissimo rendere l'operato delle Emozioni una sorta di "sala dei bottoni" dove dei mostriciattoli onnipotenti si divertivano a pilotare quasi sadicamente un essere umano, invece, dicevo, gli autori sono stati bravissimi a trovare un equilibrio fra il loro operato e il decorso naturale (e realistico) della vita.
Insomma, la "sorpresa" per le novità della vita in realtà coinvolge anche le stesse Emozioni che, sì, hanno un indubitabile "potere" su Riley, ma non possono ad esempio cambiare sempre e comunque l'umore della bimba: più che burattinai onnipotenti sono demiurghi che plasmano l'emotività della bambina solo con quello che hanno a disposizione (una console dall'ampiezza limitata, i personalissimi e contingenti ricordi di Riley...).
Insomma loro non sono Riley, perché Riley - e lo si dice chiaramente ad un certo punto - è le sue passioni, le sue "Isole della personalità", tutt'al più i suoi "ricordi base".
Questo è stato un colpo di genio e ci suggerisce anche una riflessione sulla preminenza di queste istanze sulle nostre emozioni; e stessa cosa fa un'idea ben radicata (pensate ad Inception).
A ragione di questo vedremo Gioia e Tristezza inermi vittime del subconscio piuttosto che spettatrici impotenti dello sgretolamento della personalità della bimba.
Questo per quanto riguarda la sceneggiatura.
Il montaggio, poi, è un continuo saltare "inside out" in un bilanciamento davvero perfetto.
Un altro rischio per questo progetto era la sua totale originalità.
Intendiamoci, esiste qualche altro prodotto che aveva sviluppato un soggetto simile (penso al capitolo conclusivo di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) di Woody Allen...), ma l'originalità con di certe trovate e tematiche resta lo stesso indubbia.
Un rischio, dicevo, perché vedendo il trailer (composto dalla scena della cena) uno spettatore poteva illudersi di aver capito tutto su come sarebbe stato il film, ma la trovata di portare l'intreccio dall'"esterno" - in cui se ci si pensa succedono invece davvero pochissime cose - all"'interno" ha spazzato ogni scetticismo che poteva sorgere circa la possibile ripetitività della storia.
Ed è una pellicola d'animazione anticonvenzionale anche per il fatto di non delineare mai "un cattivo" ben riconoscibile, e questo poteva certamente confondere lo spettatore bambino (figurarsi che io stesso ad un certo punto pensavo che dovesse essere Bing Bong).
Per questo Inside Out piace moltissimo agli adulti, ma fra i più piccoli non diventerà mai un cult come ad esempio Frozen, il cui intreccio è indubbiamente più classico; ma dopotutto questa è sempre stata la differenza dei prodotti targati Pixar.
Che poi il "cattivo" esiste, sebbene sia troppo astratto per essere colto da un bimbo, ed è l'apatia.
Sono il crollo delle passioni e della personalità di Riley che la porterebbero all'incomunicabilità.
Ed è molto chiaro il concetto che le emozioni siano lì per proteggere la nostra incolumità in tutti i sensi.
A questo proposito la presa di coscienza dell'importanza di Tristezza - personaggio (e concetto) che tutti sono subito portati a ritenere negativo ed inutile - è stata deliziosa: anch'essa stava inconsciamente proteggendo Riley fin dall'inizio.
Deliziosa e rivoluzionaria, soprattutto in una società come quella americana le cui radici psicologiche affondano nell'utilitarismo di J. S. Mill e Jeremy Bentham, per cui l'unico criterio moralmente retto ed ambito è il piacere (e la felicità).
Altri aspetti che ho adorato sono che le emozioni maturino in consapevolezza assieme alla bambina e vedere sul finale le "isole della personalità" maturate perché frutto di una naturale complessificazione delle emozioni, ora miste e "secondarie"!
Inside Out è un film che fa pensare davvero tanto.
Io ho passato un'ora e mezza a divertirmi a scovare tutti i riferimenti alla psicologia cognitiva - per quel che potessi conoscere dati i miei rari studi in merito - ma, al tempo stesso, mi sentivo amareggiato pensando a me stesso di fronte a scene come quelle dell'infantile "stupidera" perduta e all'immensa discarica di ricordi evanescenti.
La scena di Bing Bong che diviene un ricordo cancellato (o meglio, un non-ricordo, che è peggio) mi ha davvero commosso moltissimo.
Da notare su questo, di nuovo, l'attenzione degli autori a non intralciare con la loro storia la vera e naturale evoluzione di una psiche.
Mi avrebbe infatti infastidito vedere Riley che, senza motivo, riaccedeva a un ricordo praticamente obliato.
In questi termini era inevitabile che le due Emozioni ritornassero al "quartier generale" (L'"Io", per dirla con S. Freud), poichè, come si dice ad un certo punto,
"Noi emozioni non possiamo assolutamente squagliarcela".
Uno spettatore minimamente attento si sarà certamente reso conto della paradossale sfera emotiva delle stesse emozioni (vediamo Gioia piangere, per dire), ma oltre ad alimentare vertiginose e divertenti speculazioni sulla presenza di altre cinque Emozioncine dentro le Emozioni stesse (e così in un "regresso ad infinitum") in realtà è tutto spiegabile nei termini a cui accennavo, e cioè con la maturazione delle emozioni primarie in "secondarie" e, quindi, miste.
Che poi sarebbe stato molto noioso vedere cinque personalità totalmente unidimensionali per tutto il tempo, diciamo che la cosa avrebbe intrattenuto per, appunto, il tempo di un trailer.
Altre idee esilaranti e geniali sono state i sogni come set di un film senza trama, la sequenza nella stanza del pensiero astratto (fasi teorizzate dalla psicologia dello sviluppo) e, più di tutto, il treno dei pensieri con i binari che si creavano "in itinere".
Inside Out, inoltre, è un'espressione inglese che significa sia "dentro e fuori" che "al rovescio": ottima trovata pure quella!
Infine vorrei spendere due parole sul regista, Pete Docter: coideatore e cosceneggiatore dei primi due capitoli di Toy Story, di WALL-E e già regista di Monsters & Co. e Up.
Niente di meno.
Le musiche, invece, sono di Michael Giacchino, che in passato ha curato le partiture - per limitarci ai film d'animazione Pixar - de Gli Incredibili, Ratatouille, Up e Cars 2.
Unico rimpianto è che per questa pellicola non ci sia stata nessuna canzone candidabile ai premi Oscar 2016: mi sarebbe piaciuto sentirla nei titoli di coda, magari scritta sulle note del bellissimo tema principale.
Il premio Oscar, meritatissimo, se lo sarebbe però dovuto spartire con il capolavoro di Charlie Kaufman, Anomalisa; ma questa è un'altra storia e, forse, un'altra filorecensione.
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143 commenti
Matteo Tocci
1 anno fa
Il messaggio riguardo la sottile linea che a volte divide gioia e tristezza e di come esse siano strettamente legate seppur opposte al principio è reso in maniera impeccabile.
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Arianna
1 anno fa
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Giuliana Zaccarini
1 anno fa
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Bee
1 anno fa
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Filman
1 anno fa
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Filman
1 anno fa
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Roberto Rotondo
1 anno fa
Chi non ha pianto nel vedere scomparire Bing Bong, mente!
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Alex Peverengo
1 anno fa
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Andrea Vassalle
1 anno fa
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Baxter
1 anno fa
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Edoardo Raffaele ヅ
1 anno fa
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Milena Vesco
1 anno fa
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Mattia Malaspina
1 anno fa
Non é tanto la scena di bing bong che mi fa piangere, ma la parte finale in cui gioia dice a tristezza che ora tocca a lei.
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Lasirenadelmississippi
1 anno fa
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Misa.
1 anno fa
Fantastica recensione, ho trovato la mia rubrica preferita!
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Joe Riga
1 anno fa
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Claudio Sicari
1 anno fa
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Lorenzo Piazza
1 anno fa
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Gianluca De Michele
1 anno fa
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Vi.
1 anno fa
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Matteo Viola
1 anno fa
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Lynch Walk With Me
1 anno fa
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Gabriele Vicari
1 anno fa
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AriannaGaratti .
1 anno fa
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FedeCar99
1 anno fa
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Ciulia
1 anno fa
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SViulenz
1 anno fa
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Angela
1 anno fa
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Nadia66
1 anno fa
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Lorenzo Nuccio
1 anno fa
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Serena Scarpi
1 anno fa
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Riccardo Cappelletti
1 anno fa
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Sara Ferracuti
1 anno fa
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Eugenio
1 anno fa
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Mattia Scalisi
1 anno fa
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Kelevra
1 anno fa
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Lucrezia Scarpa
1 anno fa
Poi vabbè... io sono di parte perché amo la Pixar❤️
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Luca Cozzolino
1 anno fa
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Rebecca Carbone
1 anno fa
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Samuele Monzani
1 anno fa
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Federico Lunardi
1 anno fa
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Maatz
1 anno fa
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Davide Sciacca
1 anno fa
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Luca Zenesini
1 anno fa
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Sara Genovesi
1 anno fa
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Jan Berto
1 anno fa
Poi il finale è davvero geniale
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Filippo Decise
1 anno fa
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Matteo Sinigaglia
1 anno fa
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Giorgia Leonardi
1 anno fa
Non avevo pensato in effetti al fatto che le emozioni stesse si sviluppassero in emozioni secondarie, il che spiega la possibilità di non rappresentarle come personaggi piatti.
Grazie anche per avermi fatto notare la sottigliezza dei binari del treno dei pensieri, che si creano man mano, e per aver sottolineato una cosa per niente scontata per un bambino come la mancanza di un antagonista. D'altro canto io durante la visione non ne ho mai sentito la necessità, viste le disgrazie già più che sufficienti ad ostacolare i nostro eroi.
Il film effettivamente è pieno di riferimenti culturali non scontati da cogliere e di rappresentazioni della psiche che sicuramente sfuggiranno ai più piccoli. Tuttavia penso che il messaggio sulla tristezza e sull'empatia arrivi forte e chiaro anche ad un bambino, quindi non sono d'accordo con chi, all'epoca dell'uscita, affermava che fosse un film non adatto all'infanzia per veicolare un messaggio. Inoltre il fatto che crescendo lo si possa rivedere con una comprensione sempre maggiore gli dà una carica in più, rendendolo potenzialmente un film sempre nuovo.
Come già ho visto in altri commenti, anch'io mi sbilancio a dire che a mio parere è uno dei migliori della Pixar, per la storia, per la gestione delle due trame, per lo studio che c'è dietro e per le emozioni che suscita.
E comunque la scena della cena in cui le altre emozioni provano ad imitare gioia ha degli effetti a dir poco esilaranti!!
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Alessio Bruno
1 anno fa
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Greta Cerrone
1 anno fa
Bella recensione =)
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Alessio Bottoni
1 anno fa
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Vecchio Snaporaz
1 anno fa
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stefano marino
1 anno fa
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Max Rockatansky
1 anno fa
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Ilaria Erba
1 anno fa
Sono sorpresa di come questo film sia piaciuto molto meno di altre pellicole (a mio avviso) meno profonde. L'accettazione della tristezza è un tema che onestamente non ho mai visto toccato in un altro film della Disney ed è un tema che ho apprezzato tantissimo e che credo che farebbe bene far assimilare ad un bambino, questo film forse è il miglior modo per farlo.
Comunque sono felice di non essere l'unica ad aver pensato che Bing Bong sarebbe stato il cattivo e che avrebbe cercato di tradire Gioia e Tristezza per tornare da Riley.
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Giuseppe
1 anno fa
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Stefano Ciani
1 anno fa
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Claudio Pinna
1 anno fa
E una bellissima recensione!
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paoreb
1 anno fa
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Marcello Zampella
1 anno fa
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RustCohle
1 anno fa
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Duilio Colombo
1 anno fa
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Lorenzo Casarini
1 anno fa
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Filippo Soccini
1 anno fa
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Francesco Miale
1 anno fa
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Alessandro Davani
1 anno fa
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Davide Ripamonti
1 anno fa
Meriterebbe più attenzione, peccato che la gente gli preferisca i Minions e le loro banane..
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IlBuonVecchioNick
1 anno fa
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Joaquin Phoenix
1 anno fa
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Il Cionco
1 anno fa
Un cartone molto più per adulti che per bimbi (ottimo il paragone con Frozen) che racchiude in sè un analisi molto più profonda di altri film d’animazione diciamo “classici”!
Bing Bong colpo al cuore 😢
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Alessandro Dinale
1 anno fa
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Drugo
1 anno fa
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Drugo
1 anno fa
Quale amico vuoi con te?
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Dania
1 anno fa
Questo film è uno di quelli che conferma come l'animazione non sia solo per bambini, ma adatta a pubblici variegati grazie alle sue letture a più livelli.
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Kappa
1 anno fa
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Stefano Fronzoni
1 anno fa
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M4G1ST3R
1 anno fa
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Alessia Incatasciato
1 anno fa
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Sirio
1 anno fa
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Rossella D'Introno
1 anno fa
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Martina Foderetti
1 anno fa
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Drugo
1 anno fa
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Gioze
1 anno fa
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Tommaso
1 anno fa
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cappa
1 anno fa
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Francesca O.
1 anno fa
Ogni volta che lo guardo, la malinconia e la tenerezza prendono il sopravvento...bellissimo!
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Francesco Chimienti
1 anno fa
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Morena Falcone
1 anno fa
PS: davvero contenta che tu abbia iniziato a scrivere qui una rubrica tutta tua! :)
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Joaquin Phoenix
1 anno fa
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Dedina83
1 anno fa
Io comunque ci ho sperato fino alla fine nel ritorno di Bing Bong, anche perché ho pianto tantissimo quando è scomparso e non ci potevo credere che lo avessero veramente fatto “morire”
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Matteo Usai
1 anno fa
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Ettore Rocchi
1 anno fa
Ho visto delle fan art che vedevano una Riley cresciuta, diventata astronauta, andare sulla Luna e ricordarsi improvvisamente del suo amico Bing Bong.
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Roberta
1 anno fa
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Alessandro
1 anno fa
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Kenji Endo
1 anno fa
Per me, il miglior Pixar a pari merito, o quasi, con Wall-e e Toy Story 3.
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Richi97
1 anno fa
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Numa Frik
1 anno fa
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Sara Cavallaro
1 anno fa
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Barbara G.
1 anno fa
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Valentina Temperini
1 anno fa
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