Un enorme passo avanti rispetto ai film precedenti di Miyazaki: fate conto di avere il suo stile peculiare unito alla violenza tarantiniana, infatti sto film, per la gioia di tutti i bambini a cui è...
Un enorme passo avanti rispetto ai film precedenti di Miyazaki: fate conto di avere il suo stile peculiare unito alla violenza tarantiniana, infatti sto film, per la gioia di tutti i bambini a cui è rivolto, è molto splatteroso tra amputazioni, vermi che deturpano le carni e sangue a volontà, una violenza però giustificata che esalta ancora di più un mondo ormai in preda al collasso a causa dell’uomo accecato dal potere.
Princess Mononoke è un film molto lungo, superando abbondantemente le due ore, ma, nonostante ciò, risulta forse il film di Hayao che mi ha coinvolto di più fino ad ora proprio per lo stile estremamente più cupo, nonostante un finale che pone alcune speranze verso l’umanità.
Caratteristica particolare del film è, prima volta per Miyazaki, l’utilizzo della CGI per alcuni movimenti e per oggetti che si muovono velocemente come le frecce: vista al giorno d’oggi in effetti un po' si vedono i suoi limiti tecnici dettati dalla data d’uscita, ma rimane veramente ben integrata coi disegni, che hanno subito un notevole upgrade per le animazioni assai più fluide.
I personaggi, come in tutti i film di Hayao, rimangono l’elemento migliore, assolutamente naturali nelle loro convinzioni che siano essi umani o animali, non sono mai scontati: la stessa Eboshi è bramosa di potere, ma al tempo stesso concede asilo alle donne e a coloro che sono stati maledetti dai Tatarigami.
Wowowiwowa = Cosa?!
Arkantos = Oh, ci mancava pur… Vabbè, cosa non ti è chiaro a sto giro?
Wowowiwowa = La Tata… Tarara… Tatara…
Arkantos = Ta-ta-ri-ga-mi.
Wowowiwowa = Eh, quella… Per caso è una tata che fa gli origami?
Arkantos = … Vattene via subito! Scusatemi, stavolta non date la colpa a me!
Robert Langdon = Salve, sono Robert Langdon, e sorprendo chiunque nomini i sette vizi capitali!
Arkantos = Ma non li ha nominati nessuno!
Robert Langdon = Come nessuno?! Vuoi per caso ignorare le sacre scritture?!
Arkantos = Io non ci sto capendo nulla, dove sono stati nominati sti sette vizi?! Vabbè, dato che sei qua, tira fuori la tua interpretazione.
Robert Langdon = Dato che Arkantos vuole ignorare, allora devo farmi avanti io tirando fuori l’allegoria politica di Porco Rosso che…
Arkantos = Sei in ritardo, stiamo parlando della Principessa Mononoke!
Robert Langdon = Non deconcentrarmi! Prima di tutto, le parole “porco” e “rosso” hanno 5 lettere, numero che rimanda al pentacolo, spesso usato nelle messe sataniche, e guarda caso non solo Satana è il peggior peccatore, ma solitamente è raffigurato di colore rosso. Dato che il rosso è anche il colore del comunismo, deduciamo che il film è di forte matrice anticomunista, criticando il pensiero di Lenin già dal titolo, che guarda caso viene associato al diavolo. Ecco il pensiero politico di Porco Rosso.
Arkantos = Io… Sono basito, mi sono impegnato così tanto a dire “il cinema non è solo politica” e “non basatevi solo sul titolo” in modo pacifico e pochi giorni dopo già uno mi sfo.tte. Immagino che vorrai parlare anche della Mononoke.
Robert Langdon = Esattamente. Princess Mononoke è la costante lotta tra l’umanità che si erge santa come un ordine angelico e le forze demoniache raffigurate dalla natura, dato che “princess” e “mononoke” hanno 8 lettere, se faccio il prodotto con sti due fattori viene 64, dove il 6 può dare il numero della bestia, mentre 4 sono le virtù cardinali di Tommaso d’Aquino. Guarda caso, Wowowiwowa ha tirato in ballo la parola “origami”, che ha sette lettere, ecco qua i sette vizi capitali. Capito ora?
Arkantos = Dovrò stare più attento le prossime volte. Allora, secondo te, cosa raffigura lo Shishigami, il Dio delle foreste?
Robert Langdon = Mmm, interessante; come noti anche Shishigami contiene la parola “origami”, rendendola una divinità diabolica, e anche qua c’è una metafora politica. Questo film ha predetto molti eventi che accadono oggigiorno nella Repubblica Italiana: non a caso “origami” viene fusa con “shish”, il motto di Matteo Renzi, qua raffigurato come il peggior elemento del pianeta.
Arkantos = No, fermati, è già tanto se non sono stato bannato!
Robert Langdon = Come osi fermare le mie convinzioni?!
Arkantos = … In effetti non dovrei opprimere l’opinione altrui… Ti chiedo solo di stringare sul finale che ormai il commento è lunghissimo.
Robert Langdon = Va bene, arrivavo proprio a quello. Lo Shishigami, non a caso, ha pure la faccia uguale a Renzi, tipo quella di “Cristo che arriva in ritardo”. Questa è una tattica efficace per far rendere conto all’umanità che non esiste la purezza, ma che ogni forma di vita senziente, per forza di cose, contiene una componente demoniaca poichè dipendente dal ciclo di vita rappresentato dallo Shishigami. Nel finale infatti l’umanità smette di fuggire dal demonio e accetta di accoglierlo sia nell’animo che nell’ambiente circostante. Ho finito, puoi continuare.
Scusatemi, alle volte mi capitano dei personaggi che… Commentate voi!
Tornando al film e evitando l’interpretazione di Langdon, Princess Mononoke contiene una profonda morale ambientalista e, dato che quell’infame ha tirato in ballo la politica, io invece preferisco tirare in ballo la filosofia praticamente opposta tra città natia del ragazzo, un villaggio cresciuto nel rispetto della natura e che “consuma” solo il necessario per sfamarsi, e i villaggi occidentali che visiterà, perennemente in conflitto tra di loro e che, tramite immense deforestazioni, deturpano non solo gli habitat ma costringono gli animali a spostarsi per trovare un nuovo posto idoneo; magari ciò che dirò è una boiata (e al 90% dei casi lo è), però questo enorme stacco tra le due fazioni mi ha ricordato da una parte il Giappone alla fine del periodo Edo, ancora soggetto al feudalesimo e all’isolazionismo, mentre l’occidente ricorda l’America quando era sotto la morsa della Guerra di Secessione, una delle più sanguinose e esose dal punto di vista delle risorse; gli stessi fucili di Eboshi, per la loro potenza devastante che falcia le formazioni nemiche, ricordano i fucili a canna rigata di quel periodo. Decidete voi l’interpretazione bislacca preferita.
Arrivando alle conclusioni, fatelo guardare ai bambini, anche se è violento è sicuramente più istruttivo di Uomini e Donne, mentre gli adulti, spero, avranno già capito che questo è un filmone da guardare tutto d’un fiato. Devo dire ahimè una nota dolente riguardo il doppiaggio in giapponese, che l’ho trovato piatto nelle voci degli animali.
Contiene spoiler