Una prostituta viene brutalmente picchiata, ma a nessuno sembra importare. Finché la prostituta stessa e le sue colleghe assoldano William Munny, un cacciatore di taglie in pensione. Ma lo sceriffo Daggett gli metterà i bastoni fra le ruote.
Essere conservatore in termini artistici, oltre che politici e filosofici, non vuol dire non poter essere moderno in senso stretto.
Lo dimostra Clint Eastwood dirigendo "Gli Spietati" con una...
Essere conservatore in termini artistici, oltre che politici e filosofici, non vuol dire non poter essere moderno in senso stretto.
Lo dimostra Clint Eastwood dirigendo "Gli Spietati" con una forza riflessiva che non ha spazio per la nostalgia e con una esaltazione di certi valori che ormai non può più usufruire del linguaggio cinematografico dei western classici.
Così questo film non solo regala un emozionante storia di cowboy ma esplora sé stesso trovando nel genere western un monumento passato alla storia, invecchiato e custode di vecchi prodigi.
Si assiste ad un intero mondo, un immaginario collettivo, che viene soverchiato dalla legge del più forte, dalla probabilità, dalla fragilità degli uomini, dalla difficoltà reale che avvinghiava un passato povero e senza legge e per il quale l'eroe esisteva e aveva ragione di esistere in una società senza regole.
Clint Eastwood ha imparato nella sua carriera il valore dei suoi ruoli, traendone qualcosa che non era mai stato detto coi vecchi western, e vivere quelle pellicole dal centro della scena gli ha portato ad avvicinare la camera da presa ai volti degli attori, mettendo già così in discussione l'estetica decennale del genere.
L'antiperfezione e l'antiepicità, derivanti dalle ottime scelte di sceneggiatura, definiscono il completo distacco dal western noto a tutti, imponendo atmosfere sporche, lente e frustranti.
Essere conservatore in termini artistici, oltre che politici e filosofici, non vuol dire non poter essere moderno in senso stretto.
Lo dimostra Clint Eastwood dirigendo "Gli Spietati" con una...
Essere conservatore in termini artistici, oltre che politici e filosofici, non vuol dire non poter essere moderno in senso stretto.
Lo dimostra Clint Eastwood dirigendo "Gli Spietati" con una forza riflessiva che non ha spazio per la nostalgia e con una esaltazione di certi valori che ormai non può più usufruire del linguaggio cinematografico dei western classici.
Così questo film non solo regala un emozionante storia di cowboy ma esplora sé stesso trovando nel genere western un monumento passato alla storia, invecchiato e custode di vecchi prodigi.
Si assiste ad un intero mondo, un immaginario collettivo, che viene soverchiato dalla legge del più forte, dalla probabilità, dalla fragilità degli uomini, dalla difficoltà reale che avvinghiava un passato povero e senza legge e per il quale l'eroe esisteva e aveva ragione di esistere in una società senza regole.
Clint Eastwood ha imparato nella sua carriera il valore dei suoi ruoli, traendone qualcosa che non era mai stato detto coi vecchi western, e vivere quelle pellicole dal centro della scena gli ha portato ad avvicinare la camera da presa ai volti degli attori, mettendo già così in discussione l'estetica decennale del genere.
L'antiperfezione e l'antiepicità, derivanti dalle ottime scelte di sceneggiatura, definiscono il completo distacco dal western noto a tutti, imponendo atmosfere sporche, lente e frustranti.
Essere conservatore in termini artistici, oltre che politici e filosofici, non vuol dire non poter essere moderno in senso stretto.
Lo dimostra Clint Eastwood dirigendo "Gli Spietati" con una...
Essere conservatore in termini artistici, oltre che politici e filosofici, non vuol dire non poter essere moderno in senso stretto.
Lo dimostra Clint Eastwood dirigendo "Gli Spietati" con una forza riflessiva che non ha spazio per la nostalgia e con una esaltazione di certi valori che ormai non può più usufruire del linguaggio cinematografico dei western classici.
Così questo film non solo regala un emozionante storia di cowboy ma esplora sé stesso trovando nel genere western un monumento passato alla storia, invecchiato e custode di vecchi prodigi.
Si assiste ad un intero mondo, un immaginario collettivo, che viene soverchiato dalla legge del più forte, dalla probabilità, dalla fragilità degli uomini, dalla difficoltà reale che avvinghiava un passato povero e senza legge e per il quale l'eroe esisteva e aveva ragione di esistere in una società senza regole.
Clint Eastwood ha imparato nella sua carriera il valore dei suoi ruoli, traendone qualcosa che non era mai stato detto coi vecchi western, e vivere quelle pellicole dal centro della scena gli ha portato ad avvicinare la camera da presa ai volti degli attori, mettendo già così in discussione l'estetica decennale del genere.
L'antiperfezione e l'antiepicità, derivanti dalle ottime scelte di sceneggiatura, definiscono il completo distacco dal western noto a tutti, imponendo atmosfere sporche, lente e frustranti.
Essere conservatore in termini artistici, oltre che politici e filosofici, non vuol dire non poter essere moderno in senso stretto.
Lo dimostra Clint Eastwood dirigendo "Gli Spietati" con una...
Essere conservatore in termini artistici, oltre che politici e filosofici, non vuol dire non poter essere moderno in senso stretto.
Lo dimostra Clint Eastwood dirigendo "Gli Spietati" con una forza riflessiva che non ha spazio per la nostalgia e con una esaltazione di certi valori che ormai non può più usufruire del linguaggio cinematografico dei western classici.
Così questo film non solo regala un emozionante storia di cowboy ma esplora sé stesso trovando nel genere western un monumento passato alla storia, invecchiato e custode di vecchi prodigi.
Si assiste ad un intero mondo, un immaginario collettivo, che viene soverchiato dalla legge del più forte, dalla probabilità, dalla fragilità degli uomini, dalla difficoltà reale che avvinghiava un passato povero e senza legge e per il quale l'eroe esisteva e aveva ragione di esistere in una società senza regole.
Clint Eastwood ha imparato nella sua carriera il valore dei suoi ruoli, traendone qualcosa che non era mai stato detto coi vecchi western, e vivere quelle pellicole dal centro della scena gli ha portato ad avvicinare la camera da presa ai volti degli attori, mettendo già così in discussione l'estetica decennale del genere.
L'antiperfezione e l'antiepicità, derivanti dalle ottime scelte di sceneggiatura, definiscono il completo distacco dal western noto a tutti, imponendo atmosfere sporche, lente e frustranti.
Contiene spoiler