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Totally Killer - Recensione: La Gen Z incontra gli anni '80

Blumhouse cerca di non prendersi troppo sul serio sfornando un nuovo coloratissimo film horror a tinte comiche, che gioca con l'immagionario dei film slasher e sci-fi degli anni '80

Totally Killer, nuovo film prodotto da Blumhouse per Prime Video, si presenta come un frullato di Ritorno al futuro, Scream e Stranger Things con l’aggiunta di un pizzico di dark humor.  

 

In bilico quindi tra commedia e horror, l’opera della regista Nahnatchka Khan cerca di parlare a due diversi target: i giovanissimi che sono curiosi di scoprire o approfondire il Cinema di genere e gli amanti dei revival anni ’80.  

 

Questo perché ai già appassionati di horror Totally Killer rischia purtroppo di non lasciare un ricordo indelebile. 

 

 

[Il red band trailer internazionale di Totally Killer]

 

 

Totally Killer si apre con una delle sequenze più artisticamente ispirate del film. 

 

Con un’impostazione da podcast ci viene raccontato di un serial killer mai catturato che trentacinque anni fa ha ucciso tre sedicenni con sedici coltellate, mentre ci vengono mostrati dei fantastici modellini che riproducono fedelmente le scene del crimine. 

Durante la notte di Halloween la teenager Jamie (Kiernan Brennan Shipka) si reca a un concerto rock con l’amica Amelia. Intanto Pam (Julie Bowen), madre di Jamie e amica delle tre vittime del killer delle sedicenni, viene uccisa dall’assassino tornato a completare la sua opera; Jamie, scappando da un successivo attacco dello stesso killer, si nasconde in una macchina del tempo che proprio l’amica Amelia stava progettando. 

 

Cercando di difendersi, la ragazza attiva la macchina e finisce per ritrovarsi catapultata proprio nel 1987, pochi giorni prima dei brutali omicidi.   

L’obiettivo di Jamie diventa allora quello di fermare il killer prima che possa uccidere le tre ragazze e, nel futuro, sua madre.

 

Queste sono le premesse da cui Totally Killer prende il via. 

 

 

[Jamie, la protagonista di Totally Killer]

 

 

Mentre si avvicina l’anniversario dell’uscita in sala di Ritorno al futuro, Totally Killer omaggia apertamente il film cult di Robert Zemeckis

 

Sbarcata negli anni ‘80 sulle note della cover di Venus delle Bananarama, la giovane Jamie cerca di spiegare la propria situazione chiedendo alle persone se hanno visto Ritorno al futuro e dicendo che lei si trova nella stessa situazione di Marty McFly. 

Una differenza tra i due, che ha proprio il sapore di parodia, in realtà c’è: Marty nel passato cerca di far mettere insieme i propri genitori per far sì che lui possa nascere, Jamie invece cerca di non farli avvicinare troppo presto per paura che la loro relazione possa finire prima di concepirla.

 

Quello che però Totally Killer non eredita da Ritorno al futuro è la particolare attenzione dedicata a come funzioni il viaggio nel tempo e alle conseguenze che questo può avere sullo sviluppo del futuro. 

A rendere palese il fatto che il film, in maniera anche apprezzabile, cerchi di non prendersi troppo sul serio specie sulle questioni più tecniche e complesse è Jamie, che quando le viene chiesto cosa sa di come funzionino i quanti, risponde “Non lo so, ho visto Avengers: Endgame.”   

È la leggerezza che caratterizza Totally Killer a differenziarlo, in parte, da alcune pellicole a cui si ispira o dello stesso genere. 

 

Questo aspetto è inestricabilmente legato al fatto che il film si palesa da subito come un teen movie.

 

 

[Jamie nel passato che incontra la madre e le tre ragazze che verranno uccise dal killer]

 

 

Questo lato dell’opera emergerà a pieno proprio quando Jamie si troverà a doversi ambientare nella scuola frequentata dalla madre e dalle ragazze che verranno uccise.

 

Da subito verrà infatti invischiata nelle vicende amorose colme di sesso e tradimenti tipici di ogni college che si rispetti; Jamie cercherà allora di sfruttare queste dinamiche per trovare il killer ed evitare che le ragazze vengano uccise. 

È proprio dall’impostazione teen che a mio avviso deriva uno degli aspetti più originali e divertenti di Totally Killer: osservare una sedicenne che vive nel 2023 che scopre e si approccia agli anni ‘80 offre diversi siparietti comici e spunti di riflessione, seppur piuttosto banali, sulle differenze tra le due epoche e le due generazioni. 

Le persone si dimostrano maschiliste e razziste agli occhi di Jamie, il bullismo imperversa nelle dinamiche scolastiche, la burocrazia è esigua, i ragazzi ancora non si sballano con gelatina all’erba ma preferiscono fumarla e i materassi ad acqua sono uno degli articoli all’ultimo grido. 

 

Se Totally Killer riesce quindi a regalare agli spettatori qualche risata, il film della Khan fatica invece a far paura. 

Sebbene non manchino scene di tensione - e le atmosfere horror/sci-fi in salsa teen ricordino in parte prodotti decisamente riusciti come Stranger Things - è secondo me la sua inequivocabile natura da slasher a risultare la componente più debole dell’opera.  

 

Il serial killer delle sedicenni, infatti, dotato di un coltello e di una maschera che sembra una fusione tra Johnny Bravo e Donald Trump, finisce per far ricadere il film nel filone di opere del calibro di Scream e Halloween, entrambi citati nel film dalla stessa Jamie. 

 

 

[Ragazzi travestiti per Halloween con la maschera del killer delle sedicenni]

 

 

Il vero successo di pellicole di questo calibro risiedeva proprio nella capacità degli spietati killer di risultare tanto iconici quanto spaventosi, obiettivi che Totally Killer sembra invece mancare. 

 

Sebbene sia apprezzabile il tentativo di parodizzare e giocare con i luoghi comuni degli horror, in particolare quelli degli slasher, il film in questo senso fatica però a risultare convincente o degno di un particolare merito. 

 

Dopo Auguri per la tua morte, Blumhouse con Totally Killer ci consegna un’altra opera che si caratterizza per il mix di commedia e horror, dando vita a un prodotto fresco, leggero e ben confezionato che, però, al suo interno rischia di risultare un po’ vuoto e insipido.

 

[articolo a cura di Stefano Romitò] 

 

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