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Tchaikovsky's Wife - Recensione: ossessione d'amore - Cannes 2022

La recensione di Tchaikovsky's Wife, nono film di Kirill Serebrennikov presentato a Cannes 75  

Tchaikovsky's Wife, nono lungometraggio diretto da Kirill Semënovič Serebrennikov, segna l’ennesimo ritorno in concorso del cineasta russo al Festival di Cannes.

 

Lo aveva fatto nel 2016 con Parola di Dio - all’epoca partecipò in Un Certain Regard - film che affrontava il tema del fondamentalismo religioso mettendo contemporaneamente alla berlina alcune delle storture più rilevanti della società e della cultura russa; nel 2018 è stata la volta del concorso principale, la competizione per la Palma d’oro, con Summer, biopic sulla vita non convenzionale del rocker-poeta di Leningrado Viktor Coj; nell’edizione del Festival dello scorso anno è stata la volta dell’allucinato Petrov’s flu, un viaggio tra fantasia e realtà di un fumettista nella Russia post-sovietica.

 

Il film che conclude (per ora, ci auguriamo) il percorso di Serebrennikov a Cannes è Tchaikovsky's Wife, un accorato e dolorosissimo film biografico dedicato alla moglie del compositore russo Pëtr Il'ič Tchaikovsky.

 

 

[Una clip da Tchaikovsky's Wife di Kirill Serebrennikov]

 

 

Ci troviamo tra San Pietroburgo e Mosca nell’ultimo ventennio dell’Ottocento: quello di Tchaikovsky (Odin Bajron) è già un nome affermato all’interno del mondo della musica classica.

 

Di lui si invaghisce follemente Antonina Miljukova (Alëna Michajlova), una giovane aspirante studentessa di conservatorio disposta a tutto pur di passare il resto della vita con l’autore de Il lago dei cigni

Inizialmente l’uomo la rifiuta, vista la grande differenza d’età e soprattutto a causa del proprio carattere bizzoso, introverso e votato a un isolamento propedeutico alla produzione artistica.

L’insistenza di Antonina e la possibilità di sanare con un’eredità terriera le crepe economiche di Pëtr spingeranno i due fino al matrimonio.

Dopo un’iniziale fase idillica (o quasi), Tchaikovsky realizzerà di non essere fatto per il matrimonio e che la libertà a cui ha rinunciato gli manca troppo per potersi affermare realmente come uno dei più grandi compositori della Storia dell’Uomo.

 

Di qui comincerà per Antonina un calvario dolorosissimo e lungo una vita, durante il quale farà di tutto per non accettare la separazione dal marito e per avere la possibilità di continuare a stare con lui.

 

 

[Il matrimonio di Antonina Miljukova]

 

Quella di Tchaikovsky's Wife è una storia di ossessione, d’amore che si tramuta in malattia: un’esposizione al pubblico di quella dipendenza affettiva irrinunciabile che può condurre uomini e donne a compiere azioni assurde e, talvolta, ad abbracciare la follia.

 

L’ultimo lungometraggio di Kirill Serebrennikov è la penosa rappresentazione - attraverso gli occhi di Antonina - di un amore tumultuoso, abortito prematuramente e vissuto unilateralmente da una donna schiava del proprio sentimento, vittima di un estroso innamorato esclusivamente della sua musica.

 

Lo script tratteggiato dal cineasta russo è sentito, coinvolgente e tragico - esattamente come la storia personale di Miljukova - ma assolutamente non innovativo rispetto a decine di altri drammi romantici in costume.

Al contrario, il lavoro effettuato sul comparto visivo tutto, dalla fotografia ai costumi fino alle scenografie, è di rara pregevolezza, come già osservato in molte produzioni precedenti di Serebrennikov.

 

L’utilizzo delle luci e delle ombre, unito a una palette cromatica costruita su colori spenti - tendenti al verde acqua e al crema - riescono appieno nel compito di trasportare lo spettatore in una Russia fredda, nuvolosa, illuminata dalle candele e dai lampioni a petrolio.

 

Le performance recitative di Odin Bajron e specialmente quella di Alëna Michajlova sono di enorme livello: i due si disimpegnano in un paso doble semplicemente meraviglioso fatto di silenzi, contrasti e riavvicinamenti.

 

 

[Bastano pochi frame per capire l'altissima cifra stilistica di Tchaikovsky's Wife]

 

Da un punto di vista squisitamente estetico, il regista di Rostov sul Don muove la sua macchina da presa in maniera sinuosa, elegante, concedendosi carrellate, movimenti precisi con la macchina a mano e piani sequenza di rara bellezza.

 

Parlando di long take, è opinione di chi scrive che quello che conclude Tchaikovsky's Wife sia una perla di rara bellezza che va a incastonarsi in un biopic durissimo, a tratti conturbante, e perfettamente orchestrato.

 

Alla luce di quanto detto, il consiglio non può che essere di recuperare Tchaikovsky's Wife, se e quando verrà reso disponibile in piattaforma o in sala.

 

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 Tchaikovsky's Wife

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