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8 film horror per passare 8 Halloween con 8 orrori diversi

Halloween con un buon film a tema è condizione necessaria per sentirsi un po' più vicini al terrore, al dolcetto o allo scherzetto

Consigliare un film horror per Halloween è un lavoro maledettamente sporco, soprattutto in un presente in cui il genere è in piena ridefinizione.

 

Il filone degli spiritelli dispettosi sembra essere stato consumato e fagocitato dal pubblico: stiamo ufficialmente entrando in una nuova fase fatta di autori sempre più stratificati e complessi, alla ricerca di suggestioni orrorifiche ancora più indigeste per un pubblico tristemente ostile allo spirito creativo e artistico.  

Halloween

Lo spettatore è un bambino coperto da un lenzuolo dagli argini rifiniti a uncinetto rubato dai cassettoni di Nonna Cettina, mentre due buchi irregolari che completano il costume da fantasma lo lasciano guardare una parete di dolciumi indigesti, alcuni appetitosi ma amari, altri così pieni di glucosio da far pensare siano patrocinati da una lobby di malvagi dentisti clown assassini.

Halloween

Il pubblico guarda al genere orrorifico con mille occhi diversi: qualcuno è geneticamente predisposto alla noia e non capisce la poesia macabra di un genere sostanzialmente fantastico che non va sovrapposto alla realtà; qualcun altro è invece ipnotizzato dalle storie più classiche, altri amano lo slasher, certuni vivono l'illusione del found footage, taluni impazziscono per storie lovecraftiane e di perdita del senno.  

Halloween

Consigliare un film horror significa essere l'ombroso e beffardo padrone del negozio di dolciumi chiamato "Pick your poison", conscio di dover guidare il giovane avventore verso quello che desidera veramente o spingerlo senza che se ne accorga tra le braccia di nuove suggestioni.  

 

 

[Oppure potrei aprire La piccola bottega degli orrori e servire i clienti alla cassa con la targhetta, "Hi, my name is Frank Oz"]

Halloween
 

Consigliare un film horror significa ritirarsi nella serafica tranquillità di una baita ai confini di un piccolo paese rurale, sopportare gli sguardi attenti dei cittadini autoctoni che già ti bollano come "forestiero", mentre dietro i loro occhi puoi individuare un segreto nascosto che, in seguito, farà di te carne da macello infilandoti a forza nelle fauci di qualcosa di oscuro e sinistro.  

 

Significa preparare una tazza di caffè bollente e poi sedersi davanti a una macchina da scrivere di ferro i cui tasti consunti ricordano la superficie di un dente logoro. Il suono viscido dalla febbrile pressione delle dita si perde nel riecheggiare del "tlack" emesso con sincopato ritmo dal meccanismo che imprime le lettere di nero inchiostro su carta bianca abbagliante.

 

Alle spalle i mostri generati delle pagine strisciano e si lamentano, mentre di tanto in tanto l'urgenza di voltarti cresce, ma non lo farai per paura di scoprire un nero incubo dai denti aguzzi e fetidi di carne posizionato al centro del confortevole salotto, improvvisamente avvolto in un silenzio innaturale. 

Halloween

 

[Potrei aprirvi una finestra segreta sui recessi della vostra mente e dei vostri orrori, digitando da uno scialbo portatile pieno di briciole di brioscine del discount]

 

Sarebbe facile parlare di tutto quel Cinema rappresentativo di una New Hollywood in piena riscoperta e consigliare CandymanHellraiser o Maniac Cop.

 

Sarebbe facile proporre Halloween, Nightmare, Venerdì 13, La notte dei morti viventi, Dracula di Bram Stoker, La Casa, L'esorcista o quel capolavoro di Omen - Il presagio.  

 

Consigliare film per Halloween è un lavoro sporco e chi scrive non vuole lasciarsi andare a una sequela di titoli troppo legati al presente o ridondanti, cercando di accontentare quanto più possibile quella folla di bambini indecisi e confusi, vestiti da fantasmi abbelliti di pizzo che popolano il suo "negozio".  

 

Se gentilmente vorrete seguirmi, vi porterò attraverso le sfaccettature temporal-cinematografiche e scopriremo quanto la mia bottega abbia da offire, sia di inaspettato, sia di più noto.

 

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Posizione 8

Rabid - Sete di sangue

di David Cronenberg, 1977


David Cronenberg
 è conosciuto da tutti gli amanti del Cinema di genere come il padre del body horror e per molti la sua poetica lascia la propria eredità attraverso pellicole, meravigliose quanto rappresentative, quali Videodrome o La mosca.  

 

 

Eppure il regista canadese aveva già esplorato i temi che lo avrebbero portato a creare un nuovo sottogenere orrorifico nel 1975, con Il demone sotto la pelle.  

 

Utilizzando il sesso e l'incubo delle malattie sessualmente trasmissibili, l'autore canadese mise la creazione di un parassita e la ricerca di una "nuova carne" nello step evolutivo dell'uomo al centro di un horror incredibilmente moderno, anticipando il tema - da lì in poi ricorrente - della mutazione dell'essere umano come peccato finale di una specie arrogante.

 

 

Una creatura desiderosa di sostituirsi a Dio grazie alla scienza, che finisce con il perdere il controllo della propria umanità.

 

Rabid - Sete di sangue è invece interessante perché, pur utilizzando il totem alla base delle pellicole orrorifiche che caratterizzano la carriera del regista, affronta mostri classici diversi.

 

Cronenberg prende in prestito lo zombi romeriano per spogliarlo dei suoi caratteri sociali e sostituirlo all'infetto, utilizzando la scienza per creare un Paziente 0, qui come una sorta di "Contessa Vlad", la cui maledizione della sete di sangue che crea proseliti imperfetti viene imposta da un uomo e non da Dio.

 

 

Se in precedenza avevamo a che fare con un parassita, qui ci troviamo tra lo zombi e il vampiro. Mutata da un esperimento medico, la protagonista diventa la Paziente 0 che trasmette una variante della rabbia, che trasforma gli infetti in rabbiosi e violenti succhiasangue.  

 

Cronenberg è forse uno dei primi a creare una variante del mostro di Romero e, seppur spogliato dei suoi temi sociali caratteristici, riesce a costruire un horror nel quale la perdita di umanità dell'uomo - anche sociale, nel momento in cui si trova al cospetto di un Male così grande - è crudele, violenta e chirurgica.  

 

 

Rabid - Sete di sangue è un film di infetti essenziale, un'autentica pellicola horror-indie che vive di grandi intuizioni narrative e di alcuni tocchi di regia molto coraggiosi e moderni.

 

Insieme a John Carpenter, Cronenberg diventa uno dei pochi autori a mettere un bambino al centro di un destino macabro, sfruttando magnificamente la regia, la costruzione dell'orrore e le sue suggestioni, piuttosto che l'eccessivo (e spesso cafone) mostrare, utile solo per chi non capisce come la suggestione sia spesso più terrificante di una ridicola messa in scena.

 

Rabid - Sete di sangue

Disponibile su Rakuten TV.

 

Posizione 7

Il signore del male

di John Carpenter, 1987

 

Chiunque ami l'horror non può che considerare John Carpenter uno dei Maestri del Genere di riferimento. 

Il regista statunitense non è solo autore di Halloween, ma anche di The Fog, La Cosa e Il seme della follia, volendo prendere in esame quelle che considero le pellicole migliori.

Carpenter ha trattato quasi ogni mostro e sottogenere: lo slasher con l'assassino, le storie di fantasmi, gli alieni, i vampiri, il racconto lovecraftiano e il tanto caro e vecchio principe delle tenebre.

L'esorcista (1973) non è stata solo una pellicola di enorme successo che ha fatto discutere - e probabilmente traumatizzato - un pubblico di generazioni intere, ma è anche diventata opera seminale che ancora oggi viene riproposta in altri film, con risultati che definire altalenanti sarebbe molto generoso.

Possessioni diaboliche e demoni che perseguitano poveri timorati di Dio o scettici da convertire all'unica e sola realtà accettabile: sono loro il vangelo della nostra cultura, riflessa all'interno del genere.

Eppure per John Carpenter e Il signore del male non è proprio così. 

Nel 1987 Carpenter torna a lavorare con Donald Pleasence per sceneggiare (sotto l'alias di Martin Quatermass) e dirigere una storia nella quale un professore di fisica quantistica, insieme a un team di studenti e scienziati appartenenti ad altre discipline, viene chiamato da un prete per studiare un liquido verde nascosto sotto una chiesa abbandonata, a lungo monitorato da un antico ordine religioso.

Il signore del male va a destrutturare l'idea della religione cristiana, di Dio e del Diavolo come qualcosa di celeste e mitico, legando l'esistenza di questi esseri a forze universali spiegabili attraverso la fisica quantistica e la scienza, seguendo quel principio secondo il quale la magia o i miracoli sono semplicemente fenomeni scientifici a noi ancora incomprensibili.

Carpenter si allontana dall'esorcista, dai demoni che parlano in aramaico dall'inferno e scioccano l'essere umano utilizzando simboli, sacralità religiose e linguaggi inventati dall'uomo stesso, ma anzi la creatura userà linguaggi universali e la matematica sarà il verbo del suo vangelo.

Evidentemente per John Carpenter nulla di tutto ciò ha senso alcuno e, se esiste il Male a questo mondo, non è certo una stella caduta dal Paradiso inteso come luogo celeste oltre le nuvole e certamente non ha scavato verso il centro della terra per trovare le porte del suo regno di fuoco e penitenza.

Nel suo horror Carpenter imbastisce la narrativa spogliando di significati mistici persino i sogni, poiché anch'essi una scienza della quale non abbiamo capito il funzionamento.

Almeno per ora.

Il disfacimento dei dogmi religiosi è già significativo elemento di terrore e mentre la religione e Dio sembrano rannicchiarsi nella paura e nell'assenza di risposte e di segni, il Male è una forza che permea tutto il film e fin dai primi minuti assistiamo al manifestarsi di una costante presenza che cresce sempre con più forza durante la visione.

Il signore del male è un film terrificante, costruito per destabilizzare lo spettatore in tutte quelle credenze legate alla vita oltre la vita, facendo dominare la visione al sangue, a nefasti presagi e al senso di abbandono provato dall'uomo che, nonostante il crescere della sua conoscenza, continua a rimanere senza risposte e indifeso contro qualsiasi cosa governi la sua realtà, sfruttando l'angolo buio della sua conoscenza.

Dio e il Diavolo sono concetti semplificati dall'uomo per l'uomo, il Male e la sua venuta potrebbero essere molto più complessi di quanto si pensi e il regno dell'anti-materia potrebbe darci la mappa verso la nostra distruzione o la nostra salvezza. 

Il signore del male è un film incredibilmente semplice, nonostante una serie di concetti in apparenza complessi ma ben veicolati all'interno del film.

John Carpenter ha realizzato il suo film dedicato alla fine del mondo per mano delle credenze cristiane, riscrivendone miti e poetica.

L'apocalisse arriverà attraverso il regno dell'anti-materia?

 

Il signore del male

Disponibile su Chili.

 

Posizione 6

Dellamorte Dellamore

di Michele Soavi, 1994

 

La letteratura di Tiziano Sclavi è, con molto dispiacere, difficile da reperire perché per volontà stessa dell'autore non vengono più ristampate le sue opere.

Una delle più famose è Dellamorte Dellamore, pellicola del 1991 che - stando alle ricostruzioni di Sclavi riguardo la stesura del manoscritto avvenuta negli anni '70 - rappresenterebbe il personaggio di Francesco Dellamorte come prototipo di Dylan Dog

Questo è suggerito anche dai tratti caratteristici del personaggio, come ad esempio l'ossessione per la costruzione di un teschio (parallela a quella del famoso galeone di DyD), il maggiolone che guida, il rapporto con l'assistente "custode" della pistola, e tanti altri aspetti che legano il becchino di Buffalora all'investigatore dell'incubo.

Questa comunicazione è stata talmente nebulosa e mal sfruttata in sede di marketing che, ancora oggi, un numero sorprendente di persone è seriamente convinta che quello sullo schermo sia Dylan Dog.

Sembra inutile sottolineare come solo guardando il film a occhi chiusi e orecchie tappate si possa arrivare a pensare che quello sia un adattamento di Dylan Dog.

Michele Soavi, regista che stava venendo alla ribalta come regista di genere, nel 1994 trae un adattamento cinematografico del successo editoriale, con protagonista Rupert Everett e una giovanissima Anna Falchi.

Ci troviamo a Buffalora, paese in provincia di Brescia nella quale Francesco Dellamorte lavora come guardiano del cimitero.

Assistito da Gnaghi, giovane affetto da disabilità intellettive, deve assicurarsi che i morti rimangano al loro posto, poiché dopo sette giorni questi tendono a risorgere in cerca di carne.

Il libro di Sclavi, ricalcato nell'adattamento di Soavi, si allontana dallo zombi romeriano mangiacarne che trasforma gli uomini in morti viventi con un morso e tralascia anche gli elementi sociali.

Il canovaccio si cura di infondere il racconto della macabra ironia dell'autore e fumettista, spesso prendendosi gioco di alcuni tratti idiosincratici dei piccoli paesi, e come in molte storie di Dylan Dog - ad esempio l'albo n°125, dal titolo Tre per Zero - il surreale, il sopra le righe e il disfacimento della realtà sono il tessuto principale del film.

Dellamorte Dellamore non ha intenzione di venderci nulla di quello che vediamo come qualcosa di vagamente reale.

Siamo in una Buffalora surreale, specchio che riflette un presente dove la logica razionale del nostro mondo è totalmente deformata, dove i semplici meccanismi di causa ed effetto tra i personaggi sono scanzonati.

Soavi riesce a riportare in modo molto affascinante la poetica di Tiziano Sclavi e crea un film quasi impossibile da collocare con precisione nell'immaginario di genere, dato che apostrofarlo come commedia horror sarebbe sbagliato tanto quanto catalogarlo come un film di zombi.

Dellamorte Dellamore appartiene al racconto surreale e funziona nel momento in cui lo spettatore, grazie alla prima scena molto indicativa del tono dell'intero film, decide di lasciarsi andare a esso.

Il film è indubbiamente una delle pellicole di genere più affascinanti mai realizzate dal nostro Cinema, considerando soprattutto l'appartenenza a un filone quasi completamente inedito per la nostra industria, provando quanto siano errate le varie voci che suggeriscono che il nostro intrattenimento abbia dei limiti di genere.

Si tratta solo di investire adeguatamente.

Dellamorte Dellamore è un film riuscito nonostante i limiti tecnici e considerando che, rimanendo in un genere similare, due anni prima David Lynch aveva rilasciato Fuoco cammina con me (1992) che, per quanto sia stato fischiato dalla critica dell'epoca a Cannes, personalmente trovo tra gli horror psicologici surreali più belli mai realizzati.

Forse l'adattamento di Soavi aveva bisogno di guardare più attentamente a Lynch, come a Il pasto nudo di David Cronenberg (1991), per trovare la migliore grammatica possibile per essere trasposto sullo schermo, se volessi trovare un difetto di puro gusto registico al film.

Nel film di Soavi veniamo distratti da una serie di effetti speciali che, seppur di buon livello, sono minati da una post-produzione assente per l'alta definizione. 

Questo si traduce in un paio di scene con fili palesemente visibili che portano lo spettatore completamente fuori dalla scena.

Se perdonerete questo aspetto, vi regalerete una visione assurda e decisamente diversa rispetto a quanto abbiate visto fino a oggi in Italia.

 

Dellamorte Dellamore

Disponibile su Google Play.

 

Posizione 5

Scream

di Wes Craven, 1996

 

"Il pubblico odia il genere - Parte IV: non è la prima volta": questo potrebbe essere il titolo di una piccola appendice dedicata a Wes Craven, che va a espandere la trilogia dedicata al contrasto tra il pubblico e il Cinema di genere.

 

Quando Wes Craven arrivò al cinema con Scream lo fece conscio di aver girato un'opera sovversiva che sfidava lo spettatore, creata basandosi su tutte quelle idiosincrasie di anni di Cinema horror che avevano creato cliché e regole ormai catalogate in una bibbia non scritta.

 

 

Il personaggio di Randy Meeks era Wes Craven, il nerd amante del Cinema horror ormai così addentro al suo genere preferito da averne assorbito ogni sfumatura e costruzione narrativa, divenendo però non ostico a esso bensì esaltatore della poesia macabra di un filone sempre affascinante, seppur detestato dallo spettatore, presente nel film come comprimario e carattere di fondo.

 

Scream ha delle regole, predicate da Randy, che ricordano a tutti che valgono nella loro storia così come in Venerdì 13 e in tutti quei luoghi pruriginosi dove il sesso e i suoi umori si mescolano al sangue che verrà versato da lì a poco da chi commette l'errore di copulare in un film horror.

 

 

La genialità di Scream, un film ancora oggi molto moderno, sta nella rara impresa di essere riuscito, prendendosi gioco dei cliché del Cinema di genere, a creare un nuovo canovaccio horror divenendo di conseguenza opera seminale ispiratrice di nuove storie.

 

Gli assassini mascherati al cinema che ricalcano tutti i totem narrativi di Scream si sono moltiplicati nel corso degli anni 2000 e ancora oggi, mentre Scream 5 è in arrivo, trovate opere figlie della saga di Wes Craven.

 

 

Vi basta aprire Netflix e notare come il neo arrivato C'è qualcuno in casa tua e il lodevole Fear Street Parte 1: 1994, abbiano ampi debiti (nel caso del secondo fortemente voluti e ben strutturati).

 

 

Scream è un film horror girato con maestria, contraddistinto da sequenze entrate nella Storia del genere: si potrebbero portare come esempio i primi cinque minuti del film, un manuale di costruzione della suspense, della tensione e del terrore.

 

 

Una pellicola di genere piena di sangue, che fa del killer una figura umana eppure raggelante e che glorifica il Cinema horror. 

 

Scream

Disponibile su Sky, NOW e Chili.

 

Posizione 4

Sospesi nel tempo

di Peter Jackson, 1996

 

Per una gigantesca fetta di pubblico Peter Jackson è lo strambo neozelandese dietro la trilogia de Il Signore degli Anelli e, per alcuni, è anche il regista di King Kong.

 

In verità Peter Jackson è nato con il Cinema di genere e le sue prime pellicole, per quanto indie, mostrano l'estro e l'abilità di un regista e sceneggiatore incredibilmente dotato, considerato uno stravagante mestierante dal circuito dei festival di primo piano.

 

Una situazione che è cambiata con Creature del cielo, film che conquistò David Lynch alla 51ª Mostra d'arte cinematografica di Venezia, tanto da assegnargli il Leone d'argento per la regia. 

 

Proprio durante la lavorazione di Creature del cielo Jackson ebbe l'intuizione alla base di Sospesi nel tempo, commedia orrorifica che pone al centro della narrazione il mito dei fantasmi e della vita dopo la morte.

 

Con Robert Zemeckis come produttore esecutivo e Michael J. Fox nel ruolo del protagonista, il film racconta la storia di un truffaldino cacciatore di fantasmi, realmente capace di vedere e interagire con ectoplasmatiche presenze, e la sua indagine sulle tracce di una presenza ultraterrena che miete vittime nella cittadina di Fairwater.

 

Jackson in questo film bilancia commedia e orrore, e se i fantasmi che fanno da assistenti a Fox sono spalle comiche che alleggeriscono i toni di un film volutamente sopra le righe - tanto quanto alcune comparse, come il guardiano del cimitero interpretato da R. Lee Ermey che parodia il suo Sergente Hartman di Full Metal Jacket - non si può dire altrettanto dei toni della presenza oscura che aleggia sopra la cittadina.

 

Sospesi nel tempo, come le migliori commedie horror, tiene ben presente che anche quando si parodizza un mostro non bisogna spogliarlo della sua credibilità.

 

Gli assistenti di Fox sono cartooneschi, ma visivamente rimangono entità in decomposizione dall'aspetto disgustoso. Altrettanto vale per il fantasma che uccide vittime innocenti.

 

La sua è una presenza terrificante e viene trattata come tale.

 

Jackson apre il film con una scena horror e la fotografia tanto quanto la regia suggeriscono, un po' come Sam Raimi ne L'armata delle tenebre, le arie di un film di genere.

 

Anche il personaggio interpretato da Jeffrey Combs, volto presente in innumerevoli produzioni horror di Serie B e protagonista di Re-Animator, per quanto sopra le righe e ridicolo, è contraddistinto da momenti raccapriccianti.

 

 

Il film mette in scena i peccati di un serial killer che infesta le ombre di Fairwater, rispettando l'archetipo della storia di fantasmi legata a un dolore prima di tutto umano, grazie anche al protagonista.

 

Sospesi nel tempo è un film pieno di belle idee, che nel corso del tempo è diventato un piccolo cult del Cinema horror che spazia dal classicismo gotico del racconto di fantasmi alla commedia cartoonesca à la Scooby Doo e che forse, in una breve parte del finale, complice anche l'aderenza alla logica cristiana del mondo ultraterreno, risolve il protagonista con una scena un po' troppo cheesy nel suo essere zemeckisiana.

 

Mi sento tuttavia di condonare a Jackson un minuto di film a me non proprio congeniale, come potrebbe esserlo per molti di voi.

 

Sospesi nel tempo è una buona soluzione se volete vedere un film di fantasmi diverso da qualsiasi altra soluzione troverete nel panorama cinematografico, unendo la voglia di sangue e macabri presagi alla ricerca di un'opera che non si prende troppo sul serio (e poi, qualora non foste ancora convinti, ci sono anche le musiche di Danny Elfman).

 

Sospesi nel tempo

Disponibile su Chili.

 

Posizione 3

Thirst

di Park Chan-wook, 2009

 

Il vampiro è uno di quei mostri che il Cinema ha perso fortemente di vista e il passare del tempo lo ha incastrato in un paio di nicchie paradossalmente molto lontane dai pilastri che ne sorreggono il mito.

 

Merito anche di alcune pellicole, la cui forte presa sul pubblico ha scatenato i produttori amanti del pop a discapito della figura. 

 

 

Il vampiro è diventato amore maledetto, noia verso l'esistenza e, in punto preciso del tempo, Dracula è stato quasi trasformato in un supereroe svilendo totalmente la complessità del personaggio, il suo rapporto con Dio, con l'immortalità, la morte e l'amore.

 

L'atto di mordere la carne e succhiare il sangue si connette perfettamente con il genere horror perché alla base, tra le altre cose, ha il concetto di mettere in primo piano sesso e sangue.

 

 

Siamo creature che alla base hanno forti istinti carnali: affondare i denti nella carne, dribblato lo scoglio dell'ipnosi come espediente di un'epoca bigotta e poco aderente alle esigenze dell'orrore, diventa interessante nel momento in cui ci si rende conto che il sesso è ciò che porta gli umani a sviluppare gli automatismi carnali che li liberano dalle inibizioni, scambiando fluidi ed esplorando i corpi altrui, anche mordendo.

 

 

Park Chan-wook, ispirandosi liberamente al romanzo di Émile Zola Teresa Raquin, esplora il mito del vampiro non attraverso una maledizione di Dio, bensì in modo quasi cronenberghiano grazie alle piaghe dell'uomo, utilizzando un prete come protagonista in conflitto con Dio e con la fede.  

 

La scelta del protagonista di diventare un martire per testare il vaccino di un virus letale lo porterà a divenire un vampiro: da quel momento in poi l'uomo di Dio, tornato tra i vivi dopo aver visto la morte, scopre il potere del suo creatore e il piacere della carne; pur essendone spaventato ne resta affascinato e, in parte, corrotto.  

 

 

Thirst mette in dubbio il rapporto dell'uomo con Dio e con la fede e lo fa con il morbo del vampiro che spinge l'uomo a ritornare ai suoi istinti primari, liberandolo ma incatenandolo alla perdita di ciò che lo rende umano.

 

Sesso, sangue, omicidio, fede, orrore, avidità, vendetta: tutto si mescola e si alterna, portando lo spettatore in una storia horror vampiresca dove la morale dell'uomo si scontra con i suoi istinti peggiori.  

 

 

Thirst è a mio avviso uno dei film di vampiri più ispirati e interessanti degli ultimi 20 anni, girato magnificamente grazie alla capacità di Park Chan-wook di riempire lo schermo sfruttando i piani dei suoi quadri che danno rilevanza a ogni elemento in campo, rendendo affascinanti i dialoghi più semplici, evolvendo il suo passo registico via via che la storia evolve sempre più verso il macabro.

 

Thirst

Disponibile in Home Video.

 

Posizione 2

Attack the Block - Invasione aliena

di Joe Cornish, 2011

 

L'alieno è uno di quei mostri cinematografici che in rare occasioni ha trovato fortuna: se Alien è opera seminale che ha ispirato tanti, ma con poco successo, i capisaldi del genere orrorifico dedicato ai visitatori da altri mondi si contano sulle dita di una mano - forse senza nemmeno utilizzarle tutte.

 

 

Abbiamo vagamente più fortuna se abbandoniamo le tinte horror e guardiamo alle pellicole sci-fi, trovando in Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg quello che secondo me è il capolavoro del filone.

 

Parlando di Spielberg sembra impossibile ignorare il Cinema per ragazzi, altro genere largamente scomparso ma che nel 2011 grazie a Joe Cornish e al suo Attack the Block incontra il Cinema di genere, per consegnare al pubblico una horror comedy che sarebbe da criminali ignorare. 

 

 

Siamo nelle strade più degradate di Londra, tra le quali un gruppo eterogeneo di adolescenti e preadolescenti sono gli sgrammaticati e pericolosi protagonisti di un quartiere non proprio raccomandabile, andando in netto contrasto con la poetica di ammiccanti e nostalgiche pellicole anni '80.

 

Non sono puliti, teneri e innamorati come i protagonisti di Stand by me - Racconto di un'estate, IT o Stranger Things, sono contraddistinti da un accento inglese scomposto, da ghetto, sono rapinatori per necessità, consumatori di erba per emulazione e delinquenti per noia e destino, sono gli ultimi della società contemporanea.

 

Eppure rimangono giovani ragazzi il cui ardimentoso temperamento non li tiene certamente lontani dal voler giocare a FIFA nella propria stanza.

 

 

Sono guidati da Moses (un giovane John Boyega), il più duro e il più disperato di loro, capobanda e generale di una guerriglia urbana di quartiere contro una pioggia di "gorilla-wolf" neri come l'infinito dello spazio e dai denti fluorescenti.

 

Il film di Joe Cornish è perfetto perché riesce a sfruttare in modo credibile i classici effetti visivi, dando alle creature un aspetto davvero terrificante da fondere a una messa in scena sempre studiata e d'impatto, raccontando alla perfezione, grazie ai totem del genere, uno spaccato sociale attraverso una storia di alieni.

 

 

Attack the Block, proprio per rimarcare le differenze con il filone per ragazzi del Cinema hollywoodiano, non ammorbidisce eccessivamente i toni, mettendo in chiaro come i giovani protagonisti non sono al sicuro proprio come non lo sono quelli di Alien o La cosa.

 

Tutti possono morire, anche in modo cruento.

 

 

Attack the Block è uno stupendo film di alieni e di intrattenimento: se volete passare un Halloween alieno, sapete cosa guardare.

 

Attack the Block - Invasione aliena

Disponibile su Chili e Apple TV+.

 

Posizione 1

The Void - Il vuoto

di Steven Kostanski e Jeremy Gillespie, 2016

 

H.P. Lovecraft è uno di quegli autori vittime del proprio tempo.

 

Se all'epoca fu incompreso dai contemporanei, con il passare del tempo è cresciuto come uno degli autori visionari più affascinanti nella Storia della letteratura orrorifica.

 

 

Tuttavia la sua "sfortuna" continua e si riverbera nel Cinema.

 

Gli adattamente tratti direttamente dalla sua letteratura non fanno che confermare l'infilmabilità dei suoi scritti e la poca voglia dell'industria di sfruttare un tesoro sul quale gigioneggiano da anni, mentre continuano a proporre remake e reboot di saghe talmente abusate da dare un nuovo significato al concetto di "logoro".

 

Ci hanno provato, con relativo successo, Stewart Gordon e Brian Yuzna, e la loro serie dedicata ai film di Re-Animator, liberamente tratta da uno dei racconti di Lovecraft, è a mio avviso tra le migliori, ma non certamente opera indimenticabile.

 

 

Guardando invece a registi più dotati che hanno avuto voglia di toccare Lovecraft senza attingere direttamente dalle sue opere, John Carpenter è uno di quelli che ha avuto più fortuna e Il seme della follia del 1994 è un capolavoro del genere.

 

Le altre imprese sono poche, spesso molto difettose e non sempre vale la pena citarle: tra le più recenti mi sento di citare Il colore venuto dallo spazio per la regia di Richard Stanley, con Nicolas Cage.

 

 

The Void - Il vuoto è scritto e diretto da Steven Kostanski e Jeremy Gillespie, prodotto non a caso grazie a una campagna di crowdfunding: il film prende una manciata di influenze carpenteriane, da Distretto 13 fino a La Cosa, per mettere in scena un racconto lovecraftiano terrificante.

 

I protagonisti sono intrappolati in un ospedale di provincia, mentre una setta li assedia per completare un rito atto a nutrire una creatura multidimensionale.

 

Siamo nel regno di H.P. Lovecraft, siamo avvolti dai tentacoli di un mostro troppo terrificante per avere un volto, preda di uomini dissennati ormai distaccati dalla loro umanità.

 

 

Jeremy Gillespie stava lavorando con Guillermo del Toro all'adattamento mai nato de Le montagne della follia, progetto su cui preghiamo tutti che Hollywoood cambi idea e ce lo faccia vedere prima o poi. 

 

The Void non è certamente perfetto, ma è davvero molto intelligente e consapevole di incontrare un muro produttivo, sfrutta i limiti per plasmare una storia che rubare dai migliori per essere funzionale al suo scopo di riflettere una precisa poesia orrorifica.

 

Si analizza la ricerca di qualcosa oltre la nostra carne, una spiritualità oltre quello che possiamo concepire, ma vogliamo guardare, disposti a mettere su un altare interdimensionale la nostra umanità e la nostra forma.

 

 

In The Void ci sono esseri umani in lotta per sopravvivere contro i lati più oscuri della natura dell'uomo e dell'universo e un male il cui scopo è quello di esistere e regnare.

 

The Void è una delle poche opere ispirate a Lovecraft davvero riuscite, capace di mescolare la poetica dello scrittore con il miglior Cinema di genere anni '70/'80, un film che consegna allo spettatore un horror le cui suggestioni vi porteranno esattamente al cospetto degli umori dei mostri tentacolati cari allo scrittore di Providence, Rhode Island.

 

The Void - Il vuoto

Disponibile su Prime Video.

 



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