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Love, Antosha - Recensione: l'ultimo Anton Yelchin - Biografilm Festival 2019

Anton Yelchin, attore prematuramente scomparso all'età di 27 anni: dai filmini di famiglia al Pavel Chekov di Star Trek, una breve ma intensa vita dedicata al cinema e non solo

È così che Viktor Yelchin, affiancato da sua moglie Irina Korina, presenta il documentario sulla vita del loro unico figlio Anton Yelchin, attore di grande talento scomparso a soli 27 anni: 

 

"Our film is about love and we hope that, after you watch the film, you will love our son as much as everybody else does.”

 

 

[Anton Yelchin con la madre Irina Korina e il padre Viktor Yelchin]

 

Anton Yelchin nacque a San Pietroburgo nel 1989 e i genitori - non conoscendo neanche una parola di inglese ma preoccupandosi di far crescere il proprio figlio in un luogo più sicuro, in cui le tensioni politiche fossero minori - decisero di vendere tutto, lasciare l’allora Unione Sovietica e trasferirsi negli Stati Uniti. 

 

Viktor e Irina, famosi ex pattinatori sul ghiaccio, regalarono al piccolo Anton un’infanzia invidiabile facendolo crescere in un ambiente pieno di stimoli, non obbligandolo mai a prendere una certa strada, consigliandolo, sì, ma senza tappargli le valvole di sfogo, anzi, alimentando flussi artistici da cui il figlio si lasciava facilmente attraversare, quasi come fosse una spugna.

 

Una spugna speciale, però, perché Anton assorbiva tutto e non si saturava mai.

 

 

[Anton e Irina]

 

Balli con la mamma, serate a suonare la chitarra sul divano con il papà e poi quelle precoci recite immortalate nei filmini casalinghi: The Phantom, il titolo della sua opera prima… scritto con pastelli colorati su un foglio A4.

 

Fin da quando era bambino spiccavano la sua fantasia, la sua capacità di inventare situazioni e personaggi, doti allenate anche con il compagno di giochi con cui iniziò a girare i primi "film" molto (molto) sperimentali.

 

Fu durante la sua prima adolescenza che un amico di famiglia, vedendo la sua naturalezza nella messa in scena, suggerì ai genitori di iscriverlo ad una scuola di recitazione.

 

 

 

 

E fu circa nello stesso periodo che Viktor e Irina scoprirono la triste verità sulla condanna genetica a cui il figlio non avrebbe potuto sottrarsi fino alla fine dei suoi giorni, i quali, tra l’altro, sarebbero stati molti meno di quelli vissuti in media da un essere umano sano.

 

Troppo piccolo per sapere la verità, ad Anton verrà svelato tutto anni dopo ma, all’epoca, i genitori decisero che:

 

“Recitare sarà la migliore medicina per lui.”

 

La sua prima apparizione avvenne sul piccolo schermo in un episodio della serie E.R. - Medici in Prima Linea, durante la quale l'allora undicenne Yelchin recitò nel ruolo di un bambino che, perdendo la madre, piangeva sul suo corpo steso su un lettino d’ospedale.

 

Da lì cambiò tutto.

 

 

[Anton Yelchin sul set di E.R. - Medici in Prima Linea]

 

Fu quello lo spartiacque, quello il momento in cui il suo amato Space Jam venne scavalcato da Taxi Driver, con quel Travis Bickle uomo del sottosuolo che non ha mai smesso di ammaliarlo.

 

I copioni non erano più mucchi di righe da imparare per divertirsi solo in un secondo momento, recitandoli, ma ogni frase, ogni parola caratterizzava il personaggio, impreziosiva l’atmosfera, dava intensità alla scena ed era essenziale per l’attore per capire a pieno come interpretarla.

 

Il copione ora era emozionante.

 

 


 

Da allora, dai primi anni dell’adolescenza, Anton Yelchin iniziò un approfondimento adulto di qualsiasi prodotto artistico gli passasse sotto mano, tanto che il ben più anziano Martin Landau, dopo aver provato l’esperienza di condividere un set con il giovane attore, diceva di lui:

 

“He was an old soul.”

 

Aveva un copione?

Partiva dalla copertina per poi riempire pagine e pagine dello stesso con appunti che lo aiutassero a capire la filosofia dei personaggi.

 

Una musica?

Voleva imparare a suonarla e non con il maestro, ma a modo suo.

 

Un’immagine?

Ne studiava i colori, le luci e voleva riuscire in altrettanti begli scatti.

 

Chris Pine, Willem Dafoe, Zoe Saldana, J. J. Abrams, John Cho, Jodie Foster, Jennifer Lawrence: toccanti i ricordi di tutti loro nei confronti di quell’attore dall’animo sensibile, profondo, capace di lasciare il segno in chiunque stesse con lui per più di qualche ora.

 

Capace anche di spezzare il cuore, come ricorda Kirsten Stewart.

 

 

[Anton Yelchin e Kirsten Stewart adolescenti]

 

Alpha Dog, la paura del non saper interpretare la parte di un ubriaco perché non si era mai ubriacato in vita sua e come ha fatto per provare la parte.

 

Star Trek e la difficoltà di dover interpretare il personaggio di Pavel Chekov parlando un inglese con forte cadenza russa che nonostante le sue origini non sentiva suo, ma per cui pretendeva comunque la perfezione.

 

 

[Anton Yelchin interpreta il ruolo di Pavel Chekov nello Star Trek di J. J. Abrams]

 

Uno studio dei personaggi che ricorda la dedizione dei più grandi attori seguaci del MetodoRobert De Niro tra i più famosi e tra le sue prime fonti di ispirazione quando decise che la recitazione sarebbe stata la sua vita.

 

E ancora Like Crazy, Rudderless (Ti Lascio la mia Canzone), Solo gli Amanti Sopravvivono: sono solo alcuni dei 69 film in cui Anton Yelchin recitò in soli 27 anni di vita.

 

Una vita segnata, ma la cui tragica fine lasciò tutti increduli.

 

 

[Tilda Swinton, Tom Hiddleston, Mia Wasikowska e Anton Yelchin sul set di Solo gli Amanti Sopravvivono, di Jim Jarmusch]

 

 

Presentato al Sundance Film Festival 2019, successivamente in anteprima mondiale al Biografilm Festival 2019, Love, Antosha non è solo la dichiarazione d’amore di una madre e di un padre nei confronti del figlio, è soprattutto un inno alla vita, una scossa per chi ha ancora la fortuna di respirare su questa Terra, per chi ha tempo.

 

Ed è un invito a non perderlo, questo tempo, gettandosi con tutto il corpo e la mente nelle cose che si ama fare, sempre, lottando con tutte le proprie forze per avere almeno la finale consapevolezza di avercela messa tutta.

 

Come Anton Yelchin che ce la mise tutta per realizzare il suo primo film da regista ma, purtroppo, il tempo a sua disposizione gli ha remato contro.

 

Tutto ciò che resta di quel suo ultimo viaggio creativo è il copione, custodito gelosamente dai genitori e di cui non conosceremo mai il contenuto.

 

Possiamo solo fantasticare leggendo il titolo riportato in copertina: Travis.

 

 



PS: a meno che non conosciate già i fatti, consiglio vivamente di non cercare notizie in giro e di non guardare il trailer, che è bello ma rovina un importante colpo di scena.

 

Se però avete già visto il documentario o non siete particolarmente allergici agli spoiler, fate pure (trovate il trailer qui sotto).

 

 

 

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