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Doc Panic - Guida Galattica per Documentaristi

Cos'è il Documentario, quello senza Alberto Angela? È davvero un genere così noioso o è solo poco conosciuto? E perché girare documentari? Cari scettici, fatevi avanti... la curiosità è ''doc''!

Questa rubrica nasce dalla volontà di promuovere il genere cinematografico del Documentario, troppo spesso sottovalutato solo perché meno conosciuto di altri.

 

Articolo dopo articolo scopriremo insieme quanto è vasto e interessante il loro terreno di azione e quanta forza essi possiedano nonostante il minutaggio mediamente inferiore rispetto a quello dei classici lungometraggi.

 

Pronti?

"Vai! Doc!"

 

 



C'è del documentarista in ognuno di noi.

 

È una realtà oggettiva delle cose, è sempre stato così da quando l'uomo ha voluto in qualche modo lasciar traccia di sé in maniera attiva, da quando ha voluto documentare il suo passaggio.

 

Graffiti nelle grotte, segni sugli alberi, pietre disposte a formare simboli: tutti modi per far capire ai propri simili che era accaduto qualcosa, in qualche luogo e tempo più o meno vicini, e che gli occhi dell' "autore" avevano visto tutto.

 

Narrare gli eventi, documentare perché la testimonianza sia utile per altri o per pura necessità di lasciare un proprio segno, quasi a scrivere "Io c'ero" in un preciso punto della linea degli eventi.

 

È un istinto primitivo che ha prodotto risutati unici e caratteristici in qualunque epoca andiamo ad analizzare.

 

 

 

 

"Le dame, i cavallier, l'arme, gli amori" scriveva Ludovico Ariosto ne l'Orlando Furioso.

 

Ma ci pensate, se avesse avuto la possibilità di servirsi di una telecamera, cosa avrebbe potuto tirare fuori?

Ho sempre immaginato il piccolo scrittore che, bimbo speranzoso, chiedeva a Babbo Natale una Super 8 con cui poter girare corti in giro per i boschi...

 

Ci sarebbe stato tutto nelle sue sceneggiature: donne, uomini, guerre, amori... tutto come nei documentari.

 

Ecco, uno dei punti di forza del Documentario è proprio la varietà dei temi.

 

Il Documentario ha la capacità e la possibilità di andare ad approfondire argomenti, arrivando ad analizzare sfaccettature che per un fiction film risulterebbero troppo limitanti, se dovessero essere prese come soggetto principale.

 

Immaginate l'argomento principale come un tiro a segno, il Documentario come la freccia che viene scoccata e il documentarista come l'arciere: ovunque vada a conficcarsi la freccia, questa lo farà in una zona geometricamente approssimabile ad un punto.

 

Un singolo punto sull'intera superficie del tiro al bersaglio.

 

 

 


Il bello è che per giocare a questo gioco non devi essere per foza Legolas o aspirare al centro del bersaglio per ottenere il punteggio massimo: più ti muovi dalle circonferenze esterne verso il centro del bersaglio, più vai verso un livello maggiore di ricercatezza.

 

Magari non ci arrivi subito perché serve un certo grado di allenamento, una certa educazione alla disciplina, ma il punteggio è indipendente da tutto ciò e, che il lancio porti la freccia a grande o piccola distanza dal centro, potresti essere comunque soddisfatto del risultato.

 

Prendiamo come argomento la musica e i documentari a riguardo: un tiro a segno dalla superficie piuttosto estesa.

 

In base al nostro allenamento, a quanto siamo abituati a guardare documentari e alla nostra conoscenza, la freccia arriverà in zone diverse del cerchio: potremmo colpire le circonferenze più esterne de "La musica anni '60-'70", avvicinarci al centro in zona "Gli strumentisti-fantasma dietro ai big dei '60-'70" (The Wrecking Crew, 2008, di Danny Tedesco). 

 

O arrivare a raggio zero, nel centro, in "Storia di un cantautore americano anni '60-'70, flop in America ma inconsapevole idolo in tutto il Sudafrica, che non ha mai saputo della sua fama fino all'età di 70 anni, quando ha iniziato a fare concerti in giro per il mondo" (Searching for Sugar Man, 2012, di Malik Bendjelloul, vincitore dell'Oscar 2013 per il Miglior Documentario).

 

 

 

 

Un naturale modo con cui, iniziando ad accostarsi al mondo del Documentario, si procede verso l'apprezzamento di filoni tematici sempre più specifici e si riesce anche a fare una selezione di ciò che ci appassiona di più e cosa meno.

 

È chiaro, dunque, il grado di approfondimento al quale un documentario riesce a spingersi.

 

Posto questo, perché spesso lo si considera noioso a priori?

È un circolo vizioso: una più difficile distribuzione nei cinema (perché sì, anche i documentari meritano la sala cinematogratica e, eventualmente, in un secondo momento le piattaforme streaming) dà come risultato una più difficile fruizione da parte del pubblico, dunque una minore conoscenza dei documentari, un più lento processo di allenamento al genere e, così, ne consegue una più probabile preferenza da parte dello spettatore medio nell'andare a vedere un film, ad esempio, di supereroi piuttosto che un doc a tema immigrazione.

 

E tendenzialmente non esiste documentario che possa anche minimamente avvicinarsi agli incassi fatti dalla pronuncia della sola "A" iniziale di Avengers: Infinity War.

Dunque, si continuerà banalmente a spingere di più per distribuire ciò che genera entrate, rispetto a qualcosa di così poco remunerativo come i doc.

 

E così via, in loop.

 

Ho preso ad esempio i cinecomics dal momento che è indubbio il loro monopolio ai botteghini quando esce in sala un nuovo film appartenente al genere, ma è un esempio che calza benissimo anche prendendo l'uscita di un film di Quentin Tarantino.

 

Non è il Documentario ad essere migliore degli Avengers o di Tarantino, ma non è giusto dire il contrario conoscendo solo la metà di ciò di cui si sta parlando, cioè ciò che si elogia. 

 

L'obiettivo di questa rubrica è far avvicinare il Documentario agli incassi, non dico di Avengers: Infinity War, ma almeno de Il Ragazzo Invisibile (2014, Gabriele Salvatores)!

 

Troppo ambiziosa?

In fondo c'è chi ha fatto di peggio...

 

 

[Frame da Free Solo, di Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhelyi, vincitore del premio Oscar 2019 al Miglior Documentario]

 

 

Proverò a farvi incuriosire e, magari, appassionare al genere.

 

Vi parlerò di singoli documentari o sceglierò macroargomenti che facciano da filo conduttore e ci accompagnino alla scoperta di diversi doc a tema.

Affronteremo sport, musica, attivismo, immigrazione, hobby, riscatto sociale, arte...

 

Suggerimenti? Richieste?

Fatevi avanti!

 

E mi raccomando!
Poi vi interrogo e se non siete preparati... vi mando i libici nazionalisti!

 

Stay Doc!

 

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